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LA LUNA E IL TEMPIO DI ARTEMIDE

a cura di Giovanni Pelosini
 

La città di Efeso, in Anatolia, fu anticamente un importante luogo di culto della Dea Madre, rammentata allora come Cibele.

E’ singolare come di questa località si abbiano notizie storiche e leggendarie spesso legate al culto delle divinità femminili. Lo stesso Strabone affermava che la città fu fondata dalle Amazzoni e quindi non dovrebbe stupire la plurimillenaria “vocazione” femminile e lunare di quel luogo, che, fin dalle sue stesse origini, avrebbe ospitato templi alla Dea Madre, e quindi alla Dea della Luna Artemide, detta Diana dai romani, per finire con la tradizione cristiana che vi vide l’ultima residenza terrena della Vergine Maria.

 

Quella che il Graves avrebbe poi chiamato “La Bianca Dea” era celebrata nell’Artemision di Efeso, un magnifico tempio edificato circa sei secoli prima della nostra era che fu rammentato come una delle sette meraviglie del mondo antico.

La costruzione, di cui oggi non rimangono che pochi resti, doveva essere bellissima e molto grande, ed è plausibile ritenere che sorgesse su uno dei luoghi di culto delle primitive divinità femminili, documentate in molti luoghi di Europa e di Asia fin dal Paleolitico, forse sulle stesse rovine del tempio di Cibele, distrutto dalle incursioni dei Cimmeri nel VII secolo.

Si narra che il re Creso, ultimo re di Lidia passato alla storia come straordinariamente ricco, dopo aver conquistato Efeso, donò generosamente le risorse per ricostruire un grande tempio in onore della Dea patrona della città.

 

Tale doveva essere la fama del santuario efesino nell’epoca antica che divenne oggetto dell’attenzione morbosa di uno dei primi mitomani (e piromani) della storia. Un certo Erostrato diede infatti fuoco all’edificio in modo intenzionale nel 356 a.C. con l’unico scopo di “passare alla storia”. Fu così distrutto il mitico tempio di Artemide e nessuna ricostruzione successiva fu più all’altezza dell’originale.

 

In quella stessa notte si dice che sia venuto alla luce Alessandro Magno, ed i fedeli della Dea vollero credere che Artemide non aveva potuto proteggere il suo tempio dalle fiamme in quanto era intenta a sorvegliare la nascita di quel personaggio nella lontana Macedonia.

 

Chissà poi dove era la Dea della Luna quando il tempio ricostruito fu totalmente distrutto dagli invasori Goti nel 262 d.C. ed il rogo dell’Artemision fu, questa volta, definitivo?

 

Nel frattempo la nuova religione cristiana si stava diffondendo in tutto l’Impero Romano e particolarmente in Oriente. Lo stesso San Paolo predicò ad Efeso, ma i cittadini rimasero tenacemente fedeli al culto della Grande Madre e lo cacciarono.

Maggior fortuna vi trovò l’apostolo Giovanni, che sembra sbarcasse in Anatolia accompagnando la madre di Gesù, dopo che lui stesso gliela aveva affidata dalla croce. La tradizione narra che Maria visse ad Efeso fino al momento dell’Assunzione in una piccola casa ancora venerata come luogo sacro.

Fu sempre ad Efeso che, nel famoso storico Concilio del 431, ebbe luogo un’accesa disputa teologica proprio sulla Vergine Maria, decretando alla fine che essa dovesse essere considerata “Madre di Cristo” (Christotokos), e non “Madre di Dio” (Theotokos).

 

Si può azzardare l’ipotesi che il culto popolare degli abitanti di Efeso, da sempre devoti alla Dea Madre, non abbia in fondo mai avuto soluzione di continuità e, con varie operazioni di sincretismo religioso, abbia sempre scelto di celebrare il sacro nei suoi aspetti femminili. Una scelta opportuna nel luogo che si diceva essere stato fondato dalle Amazzoni.

 

Non è neanche un caso che una leggenda voglia vedere proprio in questi luoghi la tomba di Maria Maddalena, proprio presso la grotta in cui sette santi cristiani avrebbero dormito per circa due secoli, in una lunghissima notte, simbolicamente legata alla Luna ed alla sua eterna Dea.




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