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21 DICEMBRE 2012: L’APOCALISSE SECONDO LE PROFEZIE MAYA? (SECONDA PARTE)

a cura di Giovanni Pelosini
 

I cicli di Venere, le eclissi e “La Bella Rosa” zodiacale

Dante Alighieri era molto probabilmente un iniziato con profonde conoscenze anche esoteriche, e un “fedele d’Amore”, e non fece mai mistero di essere sempre stato spinto da questo superiore sentimento. Proprio a Venere, intesa sia come Dea che come pianeta, dedicò l’inizio del Canto VIII del Paradiso (1-12):

“Solea creder lo mondo in suo periclo
che la bella Ciprigna il folle amore
raggiasse, volta nel terzo epiciclo;
per che non pur a lei faceano onore
di sacrificio e di votivo grido
le genti antiche ne l’antico errore;
ma Dïone onoravano e Cupido,
quella per madre sua, questo per figlio,
e dicean ch'el sedette in grembo a Dido;
e da costei ond' io principio piglio
pigliavano il vocabol de la stella
che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio”.

Questa visione medievale dei moti del pianeta, considerato in quell’epoca signore del terzo epiciclo, è corretta dal punto di vista terrestre, e spiega come Venere si possa mostrare alternativamente al mattino, a oriente, prima del sorgere del Sole (Lucifero), oppure alla sera, a occidente, dopo il tramonto (Vespero).

Tale fenomeno era ovviamente noto anche agli antichi Maya, ed è dovuto al fatto che Venere ha un’orbita interna a quella terrestre, e quindi, per la terza legge di Keplero, possiede una velocità superiore a quella del nostro pianeta nel moto di rivoluzione intorno al Sole. Un anno su Venere dura circa 224 dei nostri giorni. 
L’aspetto singolare al quale i Maya attribuivano un significato assai particolare è che, mentre Venere compie 13 giri lungo la sua orbita, la Terra ne percorre più o meno esattamente 8.
Per questo motivo, ogni otto anni dalla Terra si osserveranno Venere e il Sole congiunti nello stesso segno zodiacale; e nello stesso periodo di otto anni si avranno cinque congiunzioni con Venere davanti al Sole in cinque punti equidistanti dell’orbita (a 72° l’uno dall’altro).

Queste cinque congiunzioni si susseguono in un preciso ordine in modo da disegnare idealmente nel cielo un quasi perfetto pentagramma, cioè una stella a cinque punte, simbolo di grande rilevanza nella cultura esoterica occidentale. Nello stesso modo, unendo i punti dell’orbita di Venere, nei quali, nell’ordine cronologico, il pianeta si trova tra la Terra e il Sole, si otterrà la stessa mirabile stella, soltanto un po’ più piccola. 
Ma non è tutto, perché il movimento di Venere osservato dalla Terra traccia spiralici disegni e mistiche geometrie, ricordando la figura di un fiore che molti chiamano “La Bella Rosa”. La bella Dea Afrodite-Venere aveva infatti come suo emblema proprio la rosa, che spiralicamente dispone i suoi numerosi petali e che fu il simbolo di tanti mistici in diverse epoche e culture.

Il ciclo venusiano dura quindi otto anni. Ma i Maya avevano soprattutto una estrema considerazione del ciclo più lungo di 243 anni, nei quali si verifica per quattro volte un perfetto allineamento fra la Terra, Venere e il Sole, l’ultimo dei quali è avvenuto proprio il 6 giugno 2012. In questa data molti hanno voluto vedere un segno che ha preceduto la fatidica data del 21 dicembre che vede la fine dell’ultimo Lungo Computo, se non addirittura proprio l’inizio di un ciclo epocale che terminerà nel 2255.

Il perfetto allineamento del 6 giugno 2012 ha prodotto una eclissi: Venere si è perfettamente congiunta al Sole mostrandosi come una macchiolina scura sul disco solare, con un diametro circa trenta volte inferiore.
Dal momento che il piano dell’orbita di Venere è leggermente inclinato rispetto a quello terrestre, questo fenomeno si verifica soltanto due volte in 243 anni. Trovo assai singolare però che ciò avvenga sempre nel mese di giugno, mentre l’allineamento invisibile, con Venere dalla parte opposta del Sole avviene sempre in dicembre, e sempre due sole volte in 243 anni. La prossimità degli eventi ai Solstizi d’Estate e d’Inverno, cioè ai momenti dell’anno in cui la forza solare è rispettivamente massima e minima, è un fatto simbolicamente molto rilevante, mettendo in rilievo i cicli solari annuali con quelli più lunghi venusiani, e la relazione che intercorre fra questi due benevoli “fratelli” del cielo.

Mistici numeri e geometrie

Nella visione mitologica degli antichi popoli (non solo) dell’America precolombiana, la lenta e graduale discesa del Sole da giugno a dicembre rappresentava una potenziale minaccia al perpetuarsi della vita e allo stesso ordine cosmico che doveva essere scongiurata con cerimonie e riti specifici. La scadenza solstiziale solo raramente coincideva con i ritmi di Venere, e questo era variamente interpretato come un segno celeste più o meno fausto.

In questo 2012 la data solstiziale del 21 dicembre rappresenta il giorno dell’inizio di un Lungo Computo di 5125 anni, ma è anche stata singolarmente preceduta dall’allineamento di Venere con il Sole il 6 giugno. Nel 2020, fra otto anni, la congiunzione (ma non l’eclissi) avverrà ancora nel segno dei Gemelli, proprio nell’anno che André Barbault considera astrologicamente l’acme secolare della crisi mondiale, secondo il suo studio sui cicli dei pianeti lenti.
In altri contesti culturali, anche le profezie degli indiani Hopi parlano della stella blu Kachime e di questo 2012 come anno fatidico, che sarà seguito da un periodo di sette anni prima dell’arrivo del misterioso “Purificatore Rosso”: il periodo approssimativamente coincide con la previsione astrologica di Barbault.

Probabilmente non è un caso che il Lungo Computo di 5125 anni contenga proprio 21 cicli venusiani di 243 anni (5125 : 243 = 21). Il 21 appartiene alla serie di Fibonacci in cui ogni numero è la somma dei due numeri che lo precedono, venendo dopo l’8 (gli anni terrestri del periodo di rivoluzione di Venere) e il 13 (le rivoluzioni di Venere nel periodo di 8 anni terrestri); così che la serie 3-5-8-13-21 assume una mistica valenza simbolica che procede dal rapporto fra l’angolo di circa 216° e quello di 72° (216° : 72° = 3) che si formano sull’orbita rispettivamente unendo nell’ordine i punti in cui si forma la congiunzione Terra-Venere-Sole e fra i 5 punti consecutivi, prosegue con il numero delle 5 punte del mirabile pentacolo venusiano, andando avanti poi con l’8 e il 13 (di cui abbiamo detto) per giungere alla simbolica completa realizzazione dell’opera alchemica con il numero 21, corrispondente al Tarocco del Mondo. Il Mondo è l’ultimo della serie degli Arcani Maggiori, ed è interpretabile come il compimento finale, la completezza nella complessità armonica dell’intero cosmo.
E Fibonacci ci insegna che non è neanche un caso che il rapporto fra le coppie successive della serie numerica si avvicini sempre più al Numero Aureo, la proporzione divina che si ritrova anche implicitamente nelle misure della stessa stella a cinque punte, che include un pentagono regolare.

L’umanità cambiata dagli Elementi nella lastra di Palenque

Forse abbiamo assistito (e stiamo assistendo) a quello che i Maya consideravano un momento cruciale per l’umanità, e comunque all’inizio del ciclo venusiano che si concluderà soltanto nel 2255, una nuova Era cosmica con cambiamenti globali ancora non immaginabili; in altre parole, alla nascita dell’epoca futura.
Il periodico ritorno della divinità Quetzalcoatl-Kukulcan-Venere può forse alludere all’attesa quasi messianica di un salvatore dallo spazio: in questa epoca così complessa e conflittuale in cui sembra che soltanto un intervento dall’esterno possa ricondurre l’umanità alla ragione la mitologia maya trova una certa eco. I discendenti dei Maya, e non solo loro, non hanno cessato in questi ultimi anni di portare fiori alla tavola incisa sopra la tomba del re Pacal, scoperta solo dopo alcuni secoli dall’arrivo degli europei all’interno della più grande piramide della città di Palenque. Su questa tavola si vede uno strano personaggio che sembra avere una specie di respiratore, manovrare dei comandi e guidare un’astronave: un alieno? Un terrestre evoluto in un’epoca e in un territorio in cui la storia ufficiale ritiene fossero assenti la maggior parte delle più elementari e antiche tecnologie?

Ho visto personalmente l’altorilievo del cosiddetto “Astronauta di Palenque”: il pesante monolite inciso mostra affascinanti e complesse figure simboliche, fra le quali quelle relative alle quattro cosmogoniche Ere precedenti. La lastra di Palenque parla simbolicamente di un mondo distrutto dall’Elemento Acqua, dalle piogge torrenziali di un antichissimo diluvio, con l’umanità trasformata in pesci; di un secondo mondo catastroficamente finito a causa di uragani e venti violentissimi (Elemento Aria) che indussero gli uomini a trasformarsi in scimmie per resistere al vento aggrappandosi agli alberi più resistenti; di una terza Era finita tragicamente nell’Elemento Fuoco; e di un quarto ciclo che terminò in una pioggia di lava (Elemento Terra), durante la quale gli esseri umani divennero uccelli per salvarsi. In mezzo a questi simboli Pacal, la divinità, il re dei Maya di Palenque, l’astronauta, sembra muoversi sereno, manovrando gli strumenti di un veicolo sconosciuto. Il drago, il giaguaro, il pipistrello, il serpente, la scimmia e altri meno decifrabili simboli sono presenti in questa enigmatica rappresentazione cosmogonica che i Maya ci hanno lasciato in eredità. Ritengo che tutto ciò possa essere un messaggio ai posteri, ma francamente non so se sia un messaggio di monito o di speranza, forse è soprattutto un messaggio di conoscenza e di invito alla coscienza, un messaggio d’amore.

In altre antiche steli mesoamericane si legge dell’attesa della “discesa dal cielo di un essere soprannaturale”, forse alludendo proprio alla divinità che, come narravano i miti toltechi, aveva abbandonato il Messico migliaia di anni fa con la promessa di tornare un giorno per il bene del popolo.   

Non so se veramente il ciclico ritorno del dio benevolo Quetzalcoatl-Kukulcan-Venere possa avere un significato simbolico di prosperità e di sviluppo per l’attuale civiltà umana, che per molti aspetti sembra aver smarrito se stessa e il sentiero di uno sviluppo sostenibile, ovvero se marchi un limite oltre il quale niente potrà più essere come prima e nuovi necessari paradigmi drasticamente sostituiranno i vecchi obsoleti modi di essere. La testa e la coda del Serpente Piumato si rincorreranno ancora nel cielo, senza sosta come la brillante stella della sera insegue ed è inseguita da quella del mattino?

Significati del ritorno di Kukulcan

Hernàn Huarache Mamani è un grande saggio peruviano, “curandero” quechua erede delle antiche tradizioni sciamaniche inca e andine. La sua equilibrata e autorevole opinione è che il cambiamento di questo 2012, così come preconizzato dai Maya, non sia da intendersi come la profezia di una catastrofe annunciata, ma l’inizio dell’Età dell’Acquario. Affinché i necessari cambiamenti, che sono già iniziati da tempo, continuino a essere graduali e non traumatici, Mamani ritiene che sia necessario il contributo dell’uomo, il quale prima di tutto deve imparare a riconoscere il potenziale distruttivo di certe sue azioni e il rispetto dovuto a Pachamama, la Madre Terra.
E questo ci riporta a valutare con serietà lo scenario mondiale attuale, con minore preoccupazione per le presunte “profezie” e maggiore attenzione alle “previsioni” di scienziati, filosofi e futurologi.

Si rifletta sulla crisi economica e finanziaria che stiamo drammaticamente sperimentando, sulla difficoltà che i governi di molti Stati incontrano nel gestirla, e nel cercare di gestire i problemi ecologici sempre più gravi, con conseguenze climatiche ancora appena immaginabili. Si rifletta sugli arsenali convenzionali e nucleari e sulle numerose aree di tensione e di conflitto nel mondo, sulla bomba a orologeria dell’incremento demografico e di potenziali giganteschi flussi migratori. Si rifletta sul prossimo esaurirsi delle risorse non rinnovabili del pianeta, comprese quelle energetiche dei combustibili fossili, le acque potabili, i minerali, le foreste; sulle gravissime conseguenze della spaventosa diminuzione della biodiversità. Si rifletta infine sulla diffusa crisi morale, politica e sociale che a tutti i livelli sta intaccando gli stessi valori fondanti della nostra civiltà occidentale, che finora ritenevamo, a torto o a ragione, largamente condivisi e quasi scontati, e che oggi cominciano a mostrare crepe e fragilità impensabili solo fino a pochi anni fa.

Tali riflessioni, condivise ampiamente dai movimenti più avanzati come “Agenda 21” o il “Club di Budapest”, e da straordinari scienziati e pensatori come Ervin Laszlo, Vandana Shiva, Marion King Hubbert, Ilya Romanovich Prigogine e tanti altri, ci portano a comprendere come il mondo stia effettivamente attraversando una fase di globale, radicale e sempre più veloce trasformazione epocale.
Eppure non ritengo che possa aiutarci concentrarci su chissà quale delle tante disastrose catastrofi possibili profetizzate o previste, o, peggio ancora, focalizzare l’attenzione sulla data del 21 dicembre 2012 come se fosse una possibile scadenza ineluttabile. Personalmente trovo che sia molto più utile una realistica presa di coscienza della necessità di un cambiamento di mentalità, individuale prima che collettivo, che porti alla sostituzione degli attuali e fallimentari paradigmi dominanti, basati soprattutto sul profitto a ogni costo e sullo sfruttamento selvaggio delle risorse terrestri e della stessa umanità.

Effetto Carrington e altre minacce spaziali

Non mancano, purtroppo, preoccupazioni riguardanti fatti che, per una volta, esulano dall’azione distruttiva dell’uomo. Da circa un anno la NASA ha messo in guardia la comunità internazionale sull’attività magnetica solare, che, dopo un periodo di calma, ha recentemente raggiunto picchi di notevole intensità. Già il primo settembre 1859 c’era stata una grande tempesta magnetica, a causa della quale si erano viste aurore boreali fino a Roma e ai Caraibi. C’erano stati anche danni alle poche apparecchiature elettriche dell’epoca, come i telegrafi, e altre conseguenze di cui nel XIX secolo si sapeva ancora poco. Il cosiddetto “Effetto Carrington” oggi potrebbe essere drammatico in relazione alla enorme dipendenza che, in questa epoca delle comunicazioni globali, abbiamo dalle apparecchiature elettroniche, dai satelliti, dalla rete internet, dalla stessa diffusione della corrente elettrica. Un prolungato black out potrebbe avere conseguenze anche irreparabili sull’economia globale e sulla stessa struttura della società attuale. Inoltre il ricercatore milanese Alfredo Benni sta studiando eventuali correlazioni fra l’attività magnetica solare, quella terrestre, i terremoti e le eruzioni vulcaniche, nonché le alterazioni del flusso neuronale negli esseri umani.

Non so se sia davvero un fatto incidentale che proprio l’estate del 2012 abbia fatto registrare intensi picchi dell’attività magnetica solare e che se ne prevedano altri nei primi mesi del 2013.

E naturalmente c’è chi si preoccupa anche dell’arrivo dell’asteroide “NA14”, previsto in transito vicinissimo alla Terra il 15 febbraio 2013. Certamente non è il primo né sarà l’ultimo corpo celeste che si avvicina pericolosamente al nostro pianeta con il rischio, reale, anche se remoto, di essere attratto dalla gravità e quindi impattare catastroficamente sulla sua superficie. Fu forse proprio un grosso meteorite a distruggere Santorini, sconvolgendo la civiltà mediterranea del secondo millennio a.C., e a rimanere nella memoria mitologica come la più disastrosa catastrofe sperimentata dall’umanità? Il ricordo mitico del Diluvio Universale, delle piaghe d’Egitto, della scomparsa di Atlantide si devono forse a eventi cosmici inattesi e brutali come il precipitare di asteroidi nella preistoria?

Le nostre conoscenze scientifiche sono attualmente incapaci di dare risposte certe e di rassicurare un’opinione pubblica, che comunque rimane il più delle volte disinformata o male informata, con la conseguenza di un’ignoranza assai diffusa, e di paure da essa generate.

Fanno riflettere però le notizie relative al recente finanziamento della costosa costruzione di un grande deposito superblindato nelle isole Svalbard, finalizzato alla conservazione dei semi delle piante coltivate. Forse qualcuno conosce in modo riservato notizie o previsioni che il mondo ignora? 

La presunta profezia di Malachia sugli ultimi pontefici

In questo periodo ci avviciniamo anche, assai singolarmente, all’epilogo della famosa profezia sui Papi attribuita a San Malachia, profeta e vescovo irlandese morto nel 1148, riportata dal Lignum Vitae pubblicato nel 1595, e considerata da molti un falso di quell’epoca finalizzato a facilitare l’elezione in conclave del cardinale Simoncelli di Orvieto. Anche se la Chiesa non ha mai riconosciuto la profezia, non furono pochi i Papi che l’hanno ricordata come una mistica conferma della propria elezione.
Il testo è una scarna e semplice lista di motti latini numerati da 1 a 111, seguita da un’apocalittica frase che evoca la distruzione di Roma e un “Giudice tremendo” che verrà a giudicare il suo popolo, quando siederà sul trono un enigmatico “Pietro Romano”. 

Il motto latino “De Gloria Olivae”, attribuito a Papa Benedetto XVI, sarebbe proprio l’ultimo della lista delle 111 emblematiche frasi che la presunta profezia di Malachia riporta, prima della catastrofica fine di Roma e del pontificato.  Non possiamo che augurare ancora lunghi e sereni anni di pontificato all’attuale Papa, e a noi stessi che il vescovo profeta (o chi per lui) si sia sbagliato, almeno in questa ultima parte.

Per inciso, ricordo anche la leggenda secondo la quale Jacques De Molay, l’ultimo Gran Maestro dei Cavalieri Templari, nel 1314, quando era già quasi avvolto dalle fiamme del rogo, abbia profetizzato la fine del potere del Papato 700 anni dopo la sua morte, cioè nel 2014.

E anche questa presunta profezia concorre a creare inquietudine e aspettative sui tempi futuri, se non sulla scadenza fatidica ormai prossima.

Che cosa succederà il 21 dicembre 2012

Non passa giorno ormai che i miei studenti mi chiedano con un certo allarmismo se ritengo plausibile la “fine del mondo” il 21 dicembre 2012; e molte persone che conosco chiedono il mio parere in merito, fra il serio e il faceto, confidando comunque sia nelle mie conoscenze scientifiche che in quelle relative alle simbologie e alle mitologie antiche.

Effettivamente, come abbiamo visto, esistono concreti motivi di preoccupazione per il futuro, ma questi prescindono del tutto dal calendario maya. Viviamo in un mondo e in una società che per molti aspetti mostra, proprio in questo periodo, limiti e difficoltà. Le persone ragionevoli si pongono giustamente domande sul proprio futuro e sul futuro dei propri figli.
Sento il dovere però di rassicurare tutte queste persone, almeno per ciò che riguarda il calendario maya, che non è propriamente una profezia, e che non termina definitivamente il 21 dicembre 2012, così come non termina il nostro tempo quando festeggiamo l’anno nuovo salutando il vecchio alla emblematica mezzanotte del 31 dicembre con il classico botto del tappo di spumante. In Guatemala sono stati ritrovati calendari Maya che terminano addirittura nell’ottavo millennio dopo Cristo.

Se andiamo ad analizzare il cielo zodiacale del 21 dicembre 2012, domificato per Greenwich alle ore 11.11, vediamo un Solstizio d’Inverno, in cui si notano Giove in terza Casa che si oppone a Mercurio e Venere, la lunga quadratura fra Urano in Ariete e Plutone in Capricorno che non aiuta i processi pacifici, e Nettuno in Pesci all’Ascendente, sostenuto dal sestile con il Sole, ma in quadratura con Venere. Saturno dallo Scorpione appoggia Plutone con un sestile, e la Luna è appena passata su Urano. Si nota infine uno yod fra Giove, Saturno e Plutone (che si congiungeranno in Capricorno nel 2020). Forse non si tratta di un tema con aspetti particolarmente positivi, e certamente non mancano motivi di preoccupazione su vari fronti, ma francamente non si notano configurazioni astrali che possano far pensare a catastrofi di dimensione cosmiche. Questo è anche un limite delle previsioni astrologiche, specialmente se non riferite a temi natali di individui ma rivolte alla globalità; ma in ogni caso ritengo che anche l’analisi astrologica non possa prevedere un evento disastroso e improvviso nella specifica occasione del 21 dicembre 2012. L’oroscopo del Solstizio parla poco di quel giorno, e semmai parla più di questo periodo, con configurazioni di pianeti lenti in progressiva evoluzione.
Antropologicamente parlando però, c’è la cronica difficoltà umana a cogliere la gravità delle crisi in atto finché esse non deflagrino in acuti sintomi. Al contempo si teme sempre chissà quale catastrofe cosmica che arrivi improvvisamente dall’esterno. Quel Nettuno in Pesci all’Ascendente parla anche di ciò. Dal cielo e dall’esterno si teme che possano venire asteroidi apocalittici, ovvero si spera che arrivino salvatori angelici o alieni filantropi in caso di bisogno... mai che a noi uomini venga in mente che stiamo rovinando la nostra vita con le nostre stesse mani e che potremmo fare scelte diverse!

Conclusioni

I miti aztechi raccontavano che il Serpente Piumato Quetzalcoatl era nato proprio in cima alla Piramide del Sole di Teotihuacan, grazie al sacrificio volontario della divinità del Fuoco Huehueteotl.
Un analogo sacrificio di sé lo aveva fatto il dio solare Tonatiuh, “Colui che va per illuminare e per scaldare”: dopo che l’Era precedente era finita nel buio totale, gli Dei si erano riuniti, decisi a far nascere il nuovo Sole che avrebbe illuminato l’Era che stava per cominciare. Nel buio totale, sulla sommità della più grande piramide di Teotihuacan, si vedeva soltanto l’esitante fiamma del fuoco sacro: uno degli Dei avrebbe dovuto gettarsi in queste fiamme, per ravvivarle con il proprio sacrificio e far nascere così il nuovo Sole, ma tutti esitavano di fronte a questa drammatica scelta. L’onore toccò allora all’umile Nanahuatzin, che non indugiò a immolarsi nel fuoco, rinascendo come Tonatiuh, l’attuale divinità solare che “illumina e scalda”. Ma i sacrifici non erano finiti. Tonatiuh non poteva muoversi, non aveva abbastanza energia, e così il Sole cominciò il suo quotidiano moto celeste soltanto quando tutti gli altri Dei, uno a uno, accettarono di donare la propria vita facendosi strappare il cuore dal petto.

Questo mito spiega perché i popoli mesoamericani facevano sacrifici umani per scongiurare la fine dei tempi, per evitare la morte definitiva del Sole e il termine degli eterni e mirabili cicli di Venere, pianeta che lo accompagna nel cielo.
La generosità del Sole, che si consuma per donare alla Terra luce e calore, che è la fonte primaria dell’energia che permette la nascita e lo sviluppo della vita, doveva essere alimentata dalla concreta gratitudine degli uomini, e da un sacrificio analogo a quello che gli Dei nel passato avevano fatto per amore.

Forse è tutto qui il criptico messaggio che il calendario maya ha portato attraverso i secoli: un invito ad abbandonare gli egoismi di una civiltà che sta smarrendo la sua umanità, che ha fatto del denaro e del profitto a ogni costo i suoi idoli, che sta sfruttando le preziose risorse fino al loro esaurimento spesso soltanto per alimentare il più vano consumismo.
Il sacrificio che la fine di questa epoca richiede per rinnovarsi è la comprensione profonda della sacralità della vita. Il sacrificio richiesto è il rispetto per la Madre Terra e per i nostri antenati che ce l’hanno consegnata ricca di doni affinché noi la consegnassimo ai nostri discendenti. Il sacrificio è la rinuncia a questa forma egoistica e miope in favore delle virtù umane, della fratellanza, della solidarietà, dell’empatia verso tutte le forme di vita. 

Prima che l’indebolimento dell’ultimo Sole ci porti nelle tenebre, l’umanità dovrà sacrificare se stessa, abbandonando modelli e paradigmi non più sostenibili, e rinnovarsi, rinascere nell’amore come il nuovo Sole della futura Era.




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