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PINOCCHIO E L'ITALIA

a cura di Lidia Fassio
 
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La situazione in cui versa il nostro paese in questo momento suggerisce analogie con la favola di Pinocchio, una metafora che si presenta molto attuale e che, pertanto, vale la pena rivisitare.

La caratteristiche più interessante di Pinocchio sta nel suo essere “burattino” e, come tale, non in grado di dirigere e indirizzare la sua vita facendo scelte consapevoli  per cui è mosso dai sottili fili dell’inconscio e dalle suggestioni che arrivano dal mondo esterno. Questa è la condizione tipica dell’immaturità infantile ed adolescenziale, fasi in cui sono le pulsioni ad avere la meglio, dato che le funzioni superiori della coscienza, quali discriminazione e  riflessione, pur essendo già ben sviluppate non sono ancora collegate  pienamente alla funzione sentimento, l’unica in grado di consentire valutazioni accurate e di comprendere appieno ciò che è bene e ciò che è male per sé stessi e per gli altri.

L’Italia e gli italiani sembrano anch’essi totalmente immaturi in preda a pulsioni ed emozioni che li rendono incapaci di organizzare strategie che possano portare a scelte razionali e alla piena capacità di autodeterminarsi e, pertanto, soggetti ad essere fortemente influenzati anche dai movimenti esterni, come se fossero colpiti da una sorta di obnubilazione delle coscienze.

Pinocchio, come l’Italia, poi soffre di un grande complesso con l’autorità; in effetti si trova spesso a mettere in campo la ribellione e l’indifferenza verso le regole e la disciplina cosa che, se da un lato è positiva dato che sono le forze stesse dell’inconscio a non  accontentarsi dei limiti imposti dall’esterno, dall’altro però questo può essere pericoloso se poi non  vengono accettate le conseguenze delle azioni che si mettono in atto; questa è la condizione in cui navighiamo anche noi italiani che siamo depressi per  la crisi ma, invece di riflettere sulla stessa, tendiamo ad accusare chi ci governa  senza comprendere che parte ci siamo giocati  nel produrla o nell’incentivarla per cui  non ci assumiamo la responsabilità delle scelte fatte in passato e, al tempo stesso, non siamo neppure disposti a subire le conseguenze della stessa e a seguire i limiti che vengono imposti dall’esterno. Come sempre quando non c’è responsabilità personale sarà l’autorità esterna a prendere il posto principale.

Psicologicamente parlando Pinocchio non possiede ancora un Super Io forte poiché manca di maturità e di struttura, come ben dimostra il suo stato di burattino. Fino a quando non avrà integrato appieno l’archetipo di Saturno, la lotta con il padre Geppetto e con l’autorità sarà forte proprio perché manca di limiti e di disciplina personali; nel caso è significativo il rapporto che Pinocchio intesse con il Gatto e la Volpe che simboleggiano gli istinti a crescere e a trasgredire che mettono alla prova le sue capacità di scegliere ma che, al tempo stesso, lo possono portare verso strade impervie e sicuramente distruttive. Pinocchio è anche totalmente estraneo al senso di colpa dato che, lo stesso, viene incarnato dal Grillo parlante che lui uccide per non ascoltarlo e questo significa che ancora non possiede né un IO  forte né un Super IO che lo aiutino a gestire le forze inconsce.

Si tratta di uno stato tipico dell’età immatura in cui vi sono conflitti tra la voglia di indipendenza, che emerge attraverso tentazioni di ogni tipo, e la paura di viverla pienamente poiché vi sono ancora fragilità e bisogni di protezione.

Anche l’Italia sembra essere in uno stadio simile; da un lato nelle persone vi è un forte desiderio di sganciarsi da certi meccanismi che stanno effettivamente rendendo la vita sempre più difficile e controllata dalle istituzioni e dallo Stato ma, dall’altro, non si è in grado di mostrare autonomia né l’assunzione di doveri e responsabilità; in pratica anche noi italiani uccidiamo spesso il Grillo parlante e, pertanto, non facciamo revisioni e non ci sentiamo in colpa ed accusiamo gli altri se siamo in questa situazione dimenticandoci che, come dice Jung:  “ognuno è parte del problema che sta vivendo”.

Pinocchio, nel suo dilungarsi nello stato di immaturità e di trasgressione rischia di essere inghiottito da Mangiafuoco; qui sono presenti le pulsioni regressive che possono travolgerlo e  che, suo malgrado, dovrà imparare ad affrontare e vincere per evitare di soccombere alla distruttività che è in lui ma che viene ancora interamente proiettata all’esterno.

Anche il nostro paese rischia di essere inghiottito dalla crisi che affonda le sue radici nell’avidità, nella competitività, nell’inerzia, nella corruzione e nel consumismo per cui ha bisogno di fare pulizia dall’interno, affrontando la necessaria  trasformazione che certamente non sarà indolore ma che potrà portarlo ad una nuova consapevolezza.

Pinocchio alla fine accetta la trasformazione ma, quando  inizia questo percorso,  è ancora molto insicuro e si trova davanti ad un bivio con due strade:

- la prima sarà difficile e frustrante ma lo porterà a sviluppare un IO forte che aggregherà attorno a sé le parti più luminose della personalità che sapranno combattere gli istinti regressivi aprendolo al processo di individuazione;

- la seconda invece sembrerà facile in apparenza poiché gli consentirà di cullarsi nella fragilità, nell’immaturità e nei  bisogni lasciandosi  sedurre dalle forze regressive che lo vogliono mantenere in uno stato di incoscienza.

Il momento è topico anche per l’Italia che si trova anch’essa nell’obbligo di crescere e di responsabilizzarsi  prendendo in mano il suo destino, combattendo l’inerzia e il desiderio illusorio di poter tornare facilmente ai momenti in cui tutto sembrava possibile, altrimenti rischia di cadere nel baratro.

Pinocchio, a questo punto, si trova a vivere una fase in cui non ha  riferimenti chiari perché non possiede ancora uno stato di equilibrio interno e non riesce a percepire le risorse che possiede realmente, quelle che gli arrivano dal passato, che possono regalargli sicurezze e valori, per cui si dibatte in enormi conflitti dato che il richiamo del “divenire” è ancora flebile e fatica a farsi ascoltare dalla sua coscienza; ogni adolescente si trova in questo stadio ma, se i valori sono buoni, prima o poi verranno alla luce per essere messi a frutto. 

Il nostro paese si dibatte anch’esso nel procedere e non riesce a rendersi conto dell’immenso valore che giunge dal suo passato e dalla sua storia su cui dovrebbe appoggiarsi pienamente per trovare energie e risorse vitali; spesso, i suoi abitanti sembrano non tener conto del patrimonio che giunge dalle sue radici e brancola come se non avesse sostanze per autosostentarsi.

Pinocchio però, pian piano inizia a sviluppare un rapporto con il suo femminile interno anche se, almeno inizialmente, lo vive in modo ambivalente; infatti, fa ricorso ad esso quando è in difficoltà ma poi prende le distanze e lo tradisce. La fata Turchina rappresenta il desiderio di Pinocchio di dare senso alla sua vita al fine di trovare le sue radici, quelle che lo aiuteranno nella definitiva trasformazione; però tutto è ancora molto informe in lui per cui, non sempre ascolta la Fata poiché non la riconosce come una parte importante di sé, il che fa pensare che il suo mondo ricettivo ed intuitivo sia già in movimento ma non ancora ben focalizzato dalla coscienza al punto che, spesso, le sue tracce si perdono.

Il femminile è il luogo da cui origina tutto e, per quanto riguarda il nostro paese, rappresenta l’enorme bagaglio del passato da cui possiamo trarre insegnamenti e sostanza tuttavia, anche l’Italia – come Pinocchio - si dibatte vorticosamente perché non riesce ad attingere ad esso e, per questo si sente vulnerabile in questo difficile momento di transizione.

Pinocchio  è alla ricerca della sua originalità ma, senza un centro stabile interno, rischia di andare per strade sbagliate, ammantate di illusioni e miraggi.

La fiaba però ha un lieto fine poiché  in lui prendono il sopravvento le forze costruttive che aprono la via al processo di individuazione che si instaura nel momento in cui  Pinocchio si trova nella pancia della balena - che simboleggia la numinosità del collettivo che può fagocitare l’individualità condannando il burattino alla “notte della coscienza”. Tuttavia, è proprio  allora che il  Sé lo richiama fortemente e, proprio quando è sul punto di perdersi, ha l’occasione di ricongiungersi al padre; psicologicamente parlando questo è il momento in cui il suo IO si rafforza per aiutarlo a superare l’ostacolo più grosso portandolo alla definitiva salvezza. Pinocchio tornerà a “casa”, nuotando e salvando Geppetto: la sua psiche si è finalmente organizzata e l’IO diventa un centro stabile e può procedere, senza cedimenti, verso  la trasformazione.

Pinocchio esce quindi dal limbo in cui viveva e, al tempo stesso, supera gli ostacoli che la vita gli ha posto generando così la possibilità di risanare anche gli irrisolti della psiche familiare. Lui risponde alla chiamata e, pur se ancora un po’ disorientato dalle tante voci discordanti al suo interno, trova un legame con la sua autenticità, quella che gli permette di distinguere tra le tante voci, quella del Sé.
La fata lo trasformerà in un vero bambino, ovvero in un  soggetto cosciente, in grado di scegliere e di non abbandonarsi al destino che altri hanno cercato di tessere per lui; l’unità si compie in quanto femminile e maschile sono pronti a collaborare per l’integrità.

Anche l’Italia sembra navigare senza una rotta precisa, mossa da onde emotive ed istintive che possono travolgerla dato che le strade che si presentano sono due:

- la prima è quella più difficile perché richiede di ricollegarsi ai valori autentici e al suo passato evitando di perdersi in comportamenti negativi ben conosciuti e sperimentati; è la strada della crescita che può darle la fiducia necessaria ad affrontare la crisi individuando obiettivi realizzabili  anche se, al momento, prevalgono ancora fatica e difficoltà;

- la seconda è quella apparentemente più facile nell’immediato poiché non richiede grandi sforzi ed anzi, suggerisce di abbandonare la lotta; porta però ad eludere o a perdere definitivamente l’opportunità della trasformazione.

E’ dunque il momento in cui tutti noi siamo chiamati a scegliere quale strada imboccare e, in questo momento,  siamo guidati da Matteo Renzi, un Capricorno con ascendente Gemelli e con Luna in Capricorno che, per certi versi, ricorda un po’ la crisi di Pinocchio, sollecitato dal bisogno di mostrare capacità, forza interiore e struttura ma, forse, ancora in balia della vanità e del bisogno di riconoscimento, come potrebbero suggerire il suo Plutone e il suo sontuoso Giove in decima. Da buon Capricorno dovrà testarsi e rafforzarsi all’interno, diventando un vero “capo” in grado di prendere in mano la situazione, individuando  l’obiettivo giusto che sarà tale solo se sostenuto da motivazioni autentiche e da integrità morale poiché le energie di Urano e Plutone - che lo accompagneranno nei prossimi anni - esigeranno da lui il coraggio di fare avviare i cambiamenti necessari che non potranno essere solo esteriori ma di sostanza.  Il suo Sole si trova a 20 gradi del Capricorno, pronto a cogliere i fermenti dei due archetipi che lo metteranno di fronte a due diverse possibilità:

- la prima lo porterà ad essere un vero leader in grado di procedere mantenendo ferme le sue idee, supportandole con intenzioni chiare che gli daranno forza e potere personale aiutandolo a seguire le direttive del suo Sé,  aiutato da un IO solido che trarrà energia dal passato e da valori ed ideali nobili ed elevati;

- la seconda è una strada molto più conosciuta, spesso  frequentata dai nostri politici ed è quella più facile poiché chiede di sottomettersi alla seduzione delle chimere del potere, dell’arroganza e dell’interesse personale.  Questa strada, se imboccata, porterà lui e l’Italia verso una fase di ancora maggiori difficoltà e dalla sorte non solo incerta, ma fallimentare. In pratica non dovrà lasciarsi tentare dal Gatto e la Volpe rivolgendosi e traendo consiglio dalla sua Fata Turchina che gli fornirà gli strumenti per scegliere ciò che è giusto.

Renzi dovrà dunque fare appello alle sue risorse, al carisma personale che giunge dal profondo e non solo a quello che mostra esteriormente che lo fa apparire simpatico, divertente e un po’ monello.

Lui ha ben altre frecce al suo arco ma i transiti che arriveranno vorranno che queste vengano scoccate verso scelte importanti e di grandi responsabilità, come ben si addice ad un condottiero.

Il suo femminile interno è riposto in quella Luna in Capricorno che parla di serietà, di integrità e di forza morale e che suggerirà la via ma, come Pinocchio, Matteo dovrà restare in ascolto e limitare al massimo il rumore di ciò che si muove attorno dato che la voce della Fata è soave e delicata e, a volte, fatica a destreggiarsi in mezzo alle tante urla dei falsi Sé.

Noi, come sempre, speriamo che se la “cavi” in modo da avere la possibilità di “cavarcela” a nostra volta.




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