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JEKYLL E HYDE : IL FASCINO SEGRETO DEL “DOPPIO”

a cura di Lidia Fassio
 

Addentrandoci nel mondo del fantastico e dell’immaginario collettivo, troviamo un altro dei temi “forti” che più riescono a far breccia dentro la psiche umana, quello del “DOPPIO”, ovvero dell’ombra personale che può agire nella vita di  chiunque come un “altro da sé”, uno “sconosciuto” che occupa spazi comuni ma che non vuole rendere conto e neppure si interessa delle regole comuni.

 

Si tratta  della psiche che, sdoppiandosi, crea nell’individuo l’illusione di poter vivere solo nella parte LUCE, proiettando interamente la parte OMBRA e vivendo il tutto come se si trattasse di due distinte individualità.

 

Molti personaggi si sono prodigati per mettere in scena questo tema, ma uno su tutti è riuscito a muovere le coscienze scrivendo un romanzo in cui le due parti di un uomo vengono viste “separate” e “scisse”, come se fossero appunto due personaggi diversi; sto parlando di Robert Louis Stevenson e del suo splendido romanzo “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” in cui un medico, riconosciuto per la sua bontà e generosità, molto famoso nella cupa, nebbiosa e soprattutto vittoriana Londra ottocentesca per il fatto che curava i bisognosi e gli emarginati; in lui si agita molto fortemente il dramma del “bene e del male” e vorrebbe trovare un “elisir o una pozione” che riesca a separarli per poi eliminare la parte negativa.

Un sogno ambizioso, ma certo non raro; infatti, è molto comune che  la parte luminosa della coscienza voglia riconoscersi nella positività e che, proprio per questo, trovi enormi difficoltà nell’affrontare, almeno per la prima parte della vita, la sua Ombra, il suo “doppio”, quello che la obbliga a vivere in uno stato di totale ambivalenza.

Il fatto che il romanzo mostri i due personaggi attraverso due comportamenti diametralmente opposti, ma anche attraverso due distinti soggetti, i cui tratti somatici sono realmente molto diversi: sereni e armoniosi per Jekyll e molto inquietanti, aggressivi ed infidi in Hyde, ha una importanza fondamentale perché può colpire in profondità ognuno di noi, facendoci comprendere quanto le due parti non si “vedano” poiché l’una sembra escludere totalmente l’altra. C’è un senso di profonda inaccettabilità soprattutto da parte della coscienza a vedere qualcosa che è l’incarnazione del male e, in questa rappresentazione Stevenson mette ognuno di fronte a sé stesso impedendo di continuare a coltivare l’illusione che il mito del medico buono e sempre positivo possa continuare per l’eternità.

 

Pian piano infatti il film ci permette di entrare pienamente nello stato di “scissione” tant’è che inizialmente Jekyll non ha alcuna coscienza di ciò che fa quando è nei panni di Hyde; col tempo però Hyde diventa sempre più potente ed imprevedibile oltre che “distruttivo” al punto che la sua invadenza scavalca  completamente il fragile controllo dell’IO di Jekyll.

 

In questa parte Stevenson sembra fare riferimento al meccanismo della “rimozione – negazione” che l’IO utilizza in forma massiccia per difendersi da qualcosa che non può vedere.. e  che, soprattutto, non vuole vedere perché non è in grado di reggere e di tollerare.

Sottolinea però inequivocabilmente anche l’impossibilità dell’IO a mantenere “separati e scissi” certi contenuti che nonostante tutto… abitano la nostra dimensione interiore; per cui, si assiste ad una lenta, progressiva ma inesorabile “possessione” della parte OMBRA che via via entra nella vita della coscienza (Jekyll) senza che questa possa agire più il suo controllo.

 

Il tema si conclude con un monito: non c’è alcuna possibilità per l’Io di poter tenere a bada per sempre i contenuti percepiti come “negativi”; l’unica possibilità sta nell’affrontarli, nel permettere loro di esprimersi alla luce, perché solo in quel caso l’Io può radicarsi ai suoi valori più profondi e trovare l’energia e la forza per integrarli assorbendo da questi creatività e visione più ampia. Da questa lotta – che inizialmente appare impari e in cui l’Io deve dar prova di grandissima tolleranza – può nascere una vera trasformazione che porta l’uomo a non vivere più stati di divisione e scissione: da questa lotta inizia il vero percorso di individuazione che, proprio nel suo significato più elevato sta a raffigurare “l’uomo non più diviso”.

 

I passaggi che vediamo fare da Jekyll e Hyde nel romanzo sono interessanti perché sono quelli che la nostra psiche deve fare per arrivare a “vedersi in questo gioco di specchi ” e ad integrare entrambi i “personaggi” nella coscienza e nella luce dell’IO:

 

-      affrontare il rimosso evitando così di “proiettarlo all’esterno” su capri espiatori che sembrano accogliere perfettamente l’incarnazione del male;

 

-      venire a patti con il lato trasgressivo ed infero della nostra natura: spesso è proprio quello che cerchiamo di evitare perché ci traghetterebbe in un terreno di estrema solitudine, isolamento e lotta (quello che vive Jekyll quando si accorge dell’esistenza di Hyde);

 

-       accettare ciò che inizialmente sembra non essere parte dell’ordine naturale delle cose e che, dunque, sconvolge l’andamento della vita;

 

-       incontrare la disapprovazione e la critica sia interna che esterna: mettere fine all’illusione che se si è buoni si piacerà a tutti e si vivrà senza conflitti;

 

-      sopportare il senso di colpa che deriva dalla trasgressione delle norme collettive che puntualmente vengono sottolineate dal lavoro del super Io che si eleva a giudice e a censore inflessibile;

 

-      accettare e vivere fino in fondo il senso di morte che sperimenta l’Io che è costretto a perdere la sua “verginità”, la sua immortalità e il suo senso di onnipotenza e a confrontarsi con la piccolezza e la mediocrità;

 

-       riconoscere che c’è una dimensione “sconosciuta” e onorarla, permettendole di esprimersi alla luce e non condannarla alle tenebre;

 

-       perdonarsi la propria imperfezione e la propria “falsità” passo che consentirà di perdonare l’imperfezione altrui;

 

-       risanare la ferita iniziale scoprendo che la parte Ombra ha molto da offrire sul piano della tolleranza sia interna che esterna, possibilità questa che ci metterà in pace con noi stessi e poi con il mondo. Questo passo porterà la RINASCITA.

 

Il romanzo termina con la morte di Jekyll e, ovviamente di Hyde… morte che deve essere intesa, sul piano psicologico, come la morte dell’IO diviso che, in questa accettazione di impotenza, trova in realtà l’unità e la vita.




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