Iniziamo con il mese di agosto un mini ciclo di articoli sull’adolescenza: non abbiamo certo la presunzione di poter essere esaustivi o di dare grandi consigli, ma possiamo offrirvi una piccola guida sulle principali tematiche che entrano in gioco in questo stadio della vita dei figli in modo da potersi avvicinare di più e comprenderli meglio senza entrare in eccessivi stati di stress e di ansia e senza arrivare a creare fratture tali che possano compromettere la fiducia che devono riporre sugli adulti, unico filo conduttore che permette di avere sentore di cosa succede in questo delicato periodo.
Affronteremo prima il tema dell’adolescenza, guardandola sia nei suoi risvolti positivi sia nelle difficoltà che il ragazzo si trova a vivere; poi affronteremo il tema del superamento dei limiti, tipico di questa età e, infine, quello delle sfide e dei comportamenti a rischio che tanto terrorizzano le famiglie.
I genitori sono sempre un po’ in affanno quando i figli si affacciano all’adolescenza: molti sono gli interrogativi che affollano la mente, molti i comportamenti difficili da comprendere per chi è “fuori generazione” e molte sono le paure che possa accadere qualcosa che “distolga” il figlio dalla strada maestra e dai valori ricevuti conducendolo verso i drammi che si leggono sulle cronache dei giornali.
I genitori sono anche molto preoccupati dagli errori di comportamento che potrebbero compromettere la crescita e la fiducia dei loro ragazzi. Le domande più frequenti sono:
- quanta libertà bisogna dare ai ragazzi?
- Quali sono i limiti che devono essere messi e mantenuti?
- Come si possono mettere delle regole che non siano “bloccanti”?
- Bisogna ignorare o rispondere alle provocazioni?
- Come bisogna comportarsi quando si vedono situazioni “anomale”?
Per cominciare l’adolescenza è uno stato che sembra IRROMPERE all’improvviso nella vita familiare creando ondate di scompiglio; infatti, tutto ciò che prima andava bene e sembrava stabile non lo è più e la calma navigazione avvenuta fino ad allora in acque conosciute e sicure sembra essere solo un ricordo che lascia il posto ad una navigazione totalmente insicura ed imprevedibile con in più la sensazione che non si abbiano gli strumenti giusti per affrontare le grandi onde del mare aperto che, se da un lato è pieno di fascino e di mistero, dall’altro è anche denso di pericoli non sempre facilmente superabili da navigatori inesperti.
L’adolescente diventa all’improvviso “lo sconosciuto in casa”, uno che sembra voler rompere qualsiasi schema esistente ed essere estraneo a tutto ciò che fino al giorno prima lo ha nutrito e protetto; questo diventa molto difficile per i genitori che, di punto in bianco, sembrano trasformarsi in esseri incapaci, inadeguati e per di più pallosi e rompiscatole che non capiscono e non lasciano libero il ragazzo; il lato meno fantastico sta proprio nella contestazione che assume livelli elevatissimi di scontro e che si accende per qualsiasi cosa venga detta dai genitori. Se non si comprende il bisogno che l’adolescente ha di “scontrarsi” per riuscire a “separarsi” …psicologicamente dai valori familiari e dalla dipendenza, allora sarà guerra aperta e questo non porterà nulla di buono per nessuno; se invece, ci si ricorda della propria adolescenza allora si comprende anche quanto sia un periodo burrascoso per tutti i ragazzi. A questa età si assiste al “risveglio dell’archetipo dell’eroe”, colui che deve affrontare la sua individuazione e che, pertanto, non può permettersi di sentirsi assoggettato a leggi esterne e ai limiti posti dall’ambiente e dalla famiglia.
Per i ragazzi è fondamentale il mondo esterno e soprattutto il gruppo dei “pari”; è con loro che si confronta, con loro che mette in discussione ciò che ha ricevuto ed è con loro che vuole comprendere cosa si sta muovendo dentro e verso cosa si sta cercando di andare. E’ una fase in cui vi è un confronto durissimo, sia esterno che interno…che si materializza nel confronto sia con i “diversi” dal proprio gruppo di appartenenza, sia con chi sembra creare ostacolo alla loro sperimentazione.
L’entità e l’intensità della ribellione sarà direttamente proporzionale al senso di appartenenza, al dolore che si pensa di generare nei genitori e alla paura che si sperimenta nel distacco; tutto ciò perché nella mente dei ragazzi c’è un grande timore di non trovare la propria identità e di rimanere preda di quella familiare, ma nello stesso tempo c’è anche il senso di colpa per il tradimento che si sente di operare verso chi ha protetto ed amato.
L’adolescente si trova spinto in un “territorio di mezzo”, una zona limite in cui da un lato si vede chiaramente ciò che sta perdendo (sicurezze, stabilità, protezione infantile) mentre, sull’altro versante tutto è ancora molto nebuloso; c’è una zona nuova, totalmente da esplorare e per questo completamente sconosciuta (la maturità e lo stato di adulto) e, in questa situazione, il ragazzo si sente di non avere ancora acquisito gli strumenti che possono servire in questa avventura e di avere solo tanta energia e voglia di andare, mista al terrore del fallimento.
L’adolescenza è il periodo iniziatico per eccellenza: si esce dall’infanzia per entrare un giorno nella maturità che però è lontana, carica di responsabilità, richiede capacità di affrontare i rischi che la vita comporta e, richiede di diventare indipendenti e padroni di sé: in una parola bisogna trasformarsi da bruco a farfalla senza sapere se si saprà realmente volare.
La criticità è strettamente collegata alla situazione esterna, interna e alle aspettative: quanto più sono elevate quanto più sarà forte il rischio della frustrazione che tenderà a riportare il ragazzo alla realtà: l’adolescenza è il primo step nel quale il giovane si confronta con la fine di certe illusioni infantili e puberali: la frustrazione è spesso presente ed irrompe creando insoddisfazioni ed ansie che mettono in evidenza il gap che c’è tra come si pensava di essere e ciò che, invece, si è nella realtà.
L’adolescente si deve confrontare da un lato con le difficoltà del mondo esterno (nuovi compiti, ruoli più impegnativi, responsabilità e richieste), ma ancor di più con quelle che giungono dal suo mondo interno che è in piena trasformazione: ci sono pulsioni incontenibili che squarciano il fragile velo della coscienza e che non sono facili da padroneggiare; i ragazzi sono poi chiamati a ridefinire i loro valori e, quando non ci sono strutture e sicurezze di appoggio, si rischia di finire in stati di depressione o ribellione che servono entrambi a dare espressione ai fantasmi interiori.
E’ una fase che porta una vera crisi in cui si torna, come da bambini piccoli, a vivere condizioni di estrema ambivalenza in cui da un lato si ha bisogno di separazione e di indipendenza, ma al tempo stesso si ha paura della libertà e si desidera sentirsi appartenenti e dipendenti. Il guaio è che spesso le due polarità del conflitto non sono affatto coscienti e l’adolescente finisce per identificarsi con la parte separazione – indipendenza proiettando fuori le paure e la dipendenza, scontrandosi con chi – nella sua immagine interiore - sembra bloccare e soffocare le sue iniziative.
E’ la fase di scontro vero con i genitori, una fase mitica che l’umanità e le generazioni hanno affrontato da sempre e di cui possiamo trovare traccia nel simbolismo di SIGFRIDO, l’eroe nordico che deve fare un lungo viaggio per trovare l’anello dei Nibelunghi… che sta ad indicare la possibilità di scoprire il suo potenziale trovando così la sua identità e la sua affermazione; per prima cosa Sigfrido deve lasciare la casa (dipendenza, sicurezza) e, dopo poco tempo comprende, attraverso una potente frustrazione, che il mondo non è interamente dalla sua parte (tipica fantasia infantile di poter piacere a tutti e di poter avere tutto) e che per ogni cosa che vorrà dovrà lottare per quello e competere con gli altri, il che comporta saper accettare la perdita e la delusione (fine dell’onnipotenza); le battaglie che l’eroe combatte servono però allo scopo di misurarsi con le proprie capacità fino a trovare la vera forza, quella che parte da dentro e che riceve alimento dalle motivazioni; nel viaggio l’eroe scopre che si possono superare sia i limiti interni che esterni e che, una volta trovati i potenziali si potrà ridefinire l’identità che corrisponderà all’integrità.
E’ un lungo “rito di passaggio” in cui molto di quello che accade è ancora fuori dalla vera possibilità di scelta che arriverà solo alla fine; è una fase in cui si assumono tante identità prima di arrivare a quella definitiva; in cui si rischia di rimanere bloccati dentro a lotte sterili che generano regressioni infantili in cui si rifugia per paura di non essere all’altezza e in cui si corre il pericolo di stagnare nell’illusione di poter evitare di prendersi la responsabilità sulla propria vita finendo così col non avere accesso alle qualità superiori della nostra psiche.
Bisogna comprendere che se da un lato la perdita di molte sicurezze è un passaggio prezioso che spinge i ragazzi a crescere e ad immettersi nel mondo adulto, dall’altro tutto ciò genera ansia, paura e ribellione perché all’interno si percepisce un grande senso di confusione che sembra non avere fine.