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IL MOTORINO? COMPRARLO O NO AI FIGLI?

a cura di Lidia Fassio
 

Il primo mezzo di spostamento a cui i figli adolescenti, maschi e femmine anelano, è il motorino; non c’è ragazzo che non sia stato ore a contemplare il motorino di un amico, che non abbia invidiato chi lo ha avuto prima di lui e che non abbia cercato di convincere i genitori del bisogno imprescindibile di “possederne uno”. Il motorino fa sognare i giovani, viene visto come una tappa importante e pressochè indispensabile dell’indipendenza, una sorta di passaggio “iniziatico” che simboleggia il raggiungimento di un primo traguardo di crescita.
Oggi i giovani hanno poche vere occasioni di “iniziazione” e quindi sentono più difficile, scoprire negli occhi di chi hanno attorno, la loro crescita.. Un tempo c’erano veri e propri rituali, spesso anche cruenti, che davano però la “prova” di essere diventati adulti. Oggi sono pochi e diversi: il motorino è uno di questi.. a cui si aggiungerà, il primo rapporto sessuale e la maturità  anagrafica; per chi studia, un traguardo importante, è l’esame di maturità che spalanca le porte all’università e quindi alla possibilità di potersi gestire in modo molto più autonomo sotto diversi punti di vista.
 
La richiesta di avere un motorino viene invece avvertita dai genitori come una spina nel fianco, qualcosa che getta improvvisamente nel panico, qualcosa che, se non avessero ricevuto, sarebbe stato meglio perché avrebbe consentito loro di dormire sonni  più tranquilli; alcuni genitori dicono di no.. altri tentennano e cercano di procrastinare il momento dell’acquisto; altri sostengono che, siccome il motorino si può utilizzare solo d’estate, è meglio aspettare di prendere la patente per  poi acquistare la macchina a 18 anni; l’auto, nell’immaginario genitoriale, viene vista come un mezzo più sicuro della moto, anche se i dati confermano che non è vero.. e che è una falsa illusione;  moltissimi infatti sono gli incidenti che accadono ai giovani in macchina anche perché le quattro ruote aiutano a fare spostamenti a più largo raggio con qualunque tempo e a qualunque ora.. del giorno e della notte.. mentre, in genere, il motorino si presta meno a certe situazioni.
 
Il motorino però è qualcosa di molto più  “simbolico” per i giovani; qualcosa che sembra sancire a tutti gli effetti lo stato di “ADOLESCENTE”; il motorino è molto più vicino di altri mezzi all’immaginario del guerriero di un tempo che,  in sella al suo cavallo, lasciava la casa familiare in cerca dell’avventura che lo avrebbe restituito adulto;  sicuramente è un mezzo che dà energia; è un mezzo “giovanile” nel senso più puro della parola; un mezzo che, a torto o a ragione, viene visto come il vero primo passo verso la  libertà e verso la socializzazione; infatti i ragazzi si spostano in gruppo in motorino ed è anche tipico della fase “omosessuale” dell’adolescenza.. quella che anticipa e che fa da preludio ai primi grandi innamoramenti che arriveranno subito dopo; il motorino alimenta un’immagine di sé selvaggia e poco inquadrata, ma, soprattutto, consente le prime vere scappatelle lontano dalla casa genitoriale…
 
Da grandi sarà invece la moto – o meglio, alcuni tipi di moto -  a raccogliere proiezioni di libertà  e di sregolatezza: la moto consente di vivere il lato più selvaggio di sé e di potersi identificare con chi non si è mai veramente integrato nella società.
 
Non a caso, alcune moto sono state identificate con le generazioni di giovani che le hanno utilizzate; chi non ricorda le scorribande di Peter Sellers e Dennis Hopper in “Easy rider”, film “cult” per le generazione degli anni 50; quelle moto, non a caso, sono diventate il simbolo del  tipo di vita a cui quella generazione anelava.
La ribellione e la libertà hanno sempre legato il loro volto alla “moto” che, guarda caso, permette grande movimento, grande velocità e, soprattutto grande trasgressione (il vento nei capelli era un tempo il simbolo della libertà.. oggi, chiaramente, il casco ha di molto limitato questa associazione).
 
Poche auto hanno avuto la stessa fortuna e, comunque rappresentavano qualcosa di diverso; forse solo la Diane e la Renault 4 sono state collegate alla generazione dei giovani di sinistra che protestavano con l’eskimo e che, si riconoscevano in canoni poco convenzionali e poco consumistici. Altre due auto hanno fatto epoca tra i giovani.. ma non sono state identificate mai con generazioni particolari: sono state la Mini Minor e il Maggiolino, simpatiche ma non “simboliche”.
 
Il motorino dunque resta qualcosa di importante per un ragazzo e, se non lo possiede, si sente   “tagliato fuori” dal mondo dei  “pari” e quindi emarginato da quanto di più interessante può offrire la vita a quell’età.
Chi non si è soffermato a vedere un gruppetto di ragazzi ai giardinetti, tutti in sella al loro motorino spento, tutti ciondolanti.. ma incapaci di lasciarlo e di scendere  anche solo per un attimo?
E’ un simbolo che serve al ragazzo per aumentare la sua popolarità nel gruppo, per sentirsi valorizzato dagli altri e più grande; per far colpo sulle ragazze; è anche una spinta forte verso un’autonomia che in realtà è ancora lontana a venire, ma che si comincia a manifestare con un graduale uscire dal controllo genitoriale.
 
I genitori ovviamente faranno le loro scelte in base alla loro mentalità; è però utile ricordare che tutti siamo stati giovani e che il motorino tutti lo avremmo desiderato; bisogna inoltre capire che non è non possedendolo che si elimina il pericolo; infatti, i ragazzi che non lo hanno finiscono per andare su quello degli amici e quindi, il pericolo non cambia.
Sarebbe invece bene lavorare sulla responsabilità che avere un motorino comporta e  sull’educazione stradale che bisogna seguire e rispettare; si possono mettere  regole ferree circa il suo uso punendo con il ritiro del mezzo gli abusi e il non rispetto della velocità e delle regole della  prudenza.
Questa modalità tende a lavorare sulla maturazione del ragazzo facendogli al tempo stesso  comprendere che ogni nuovo passo verso l’autonomia deve comportare anche un passo verso la responsabilità.. che, qualora,  non viene assunta, comporta una “sanzione” ed una “regressione” ad uno stato di minor autonomia.




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