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GENITORI ADOLESCENTI “AMICI” DI FIGLI ADOLESCENTI

a cura di Lidia Fassio
 

E’ comune oggi che i giovani che si trovano in età tra il pubere e l’adolescenziale, fase della vita che comporta una piena e legittima crisi di identità, affrontando questo passaggio si trovano a confrontarsi con una sorta di “vuoto generazionale” dovuto al fatto che anche i loro genitori stanno affrontando un vuoto analogo anche se in età totalmente diversa dovuto ad una crisi esistenziale che deriva dalla mancanza di punti di riferimento sia realizzativi che affettivi; ciò che è del tutto particolare è il fatto che la crisi oggi accomuna più o meno tutte le generazioni poiché scaturisce da una altrettanto grave crisi di passaggio della società stessa e  viene quindi a mancare il sostegno degli adulti nei confronti dei più giovani.

Tutto oggi è centrato sul presente: si rinnega tutto ciò che è passato perché sembra obsoleto e senza alcun valore ma così diventa difficilissimo affrontare il futuro che appare incerto quando non addirittura una  strada difficile da imboccare perché totalmente buia.

Viviamo in un’epoca che poggia l’intero apparato di valori sull’immagine, sull’efficienza e sulla produttività e quindi ogni singola persona si trova nella necessità di “fermare il tempo” in modo da non sentirsi “estromesso” da ciò che sta vivendo e, soprattutto, dal mondo del lavoro e degli affetti in quanto, una delle contraddizioni più palesi è quella che, da un lato bisogna essere sempre giovani per mantenere l’efficienza e lo stato produttivo e per poter avere occasioni di vivere nuove relazioni ma, dall’altro, pur essendo assolutamente in forma e “giovanili”, se si perde un lavoro diventa difficilissimo poterne ottenere un altro e, allo stesso modo, quando finisce una relazione, diventa arduo instaurarne un’altra che abbia buone prospettive di durata e di stabilità.

Così, con tutte queste contraddizioni si sta vivendo nel mito dell’ “eterna giovinezza”, un mito effimero che genera società ancora più effimere incapaci di dare sostegno e solidità e di proporre valori autentici a chi, proprio a causa dell’età adolescenziale, avrebbe tutto il diritto di sentirsi fragile ed insicuro e di vivere le giuste contraddizioni appoggiandosi però ad una mano forte.

 

Il mito della giovinezza da mantenere ad ogni costo ha dato vita al culto del corpo che deve mantenersi perfetto ed in forma a qualunque costo; un corpo piacevole, bello, scattante e soprattutto magro che sembra rassicurare ed illudere di potersi mantenere giovani, dà vita però all’abolizione delle differenze tra le varie generazioni: oggi è sempre più facile vedere madri e figlie vestite uguali, con gli stessi atteggiamenti camminare a braccetto senza distinguerle: anche questo genera molta insicurezza tra i giovani: un tempo, le madri erano le madri; vestivano in modo assolutamente diverso dalle figlie e, generalmente, dimostravano i loro bravi 20-25 anni in più e questo dava un sacco di sicurezze ai figli che, in nessun momento sentivano di poter fare confusione: non solo ma anche all’esterno la situazione era identica: tutti i genitori erano “distinguibili” per atteggiamenti, ruoli e vestiti. Certo, c’erano anche altre cose che impedivano una confusione di ruoli come il rapporto di “maggior distacco” che creava l’impossibilità di rivolgersi ai genitori senza il dovuto “rispetto” in quanto erano l’incarnazione di un’autorità poco contestabile riconosciuta dall’intera società esterna: tutto questo se da un lato poteva sembrare difficile e non favorire i rapporti,  dall’altro consentiva passaggi precisi, veri e propri rituali di iniziazione allorchè si usciva da uno stadio all’altro, sempre con negli occhi gli adulti e il loro mondo che rimaneva rigorosamente separato da quello infantile ed adolescenziale.

 

Oggi, se da un lato  non vi sono dubbi che la madre e il padre si sentano orgogliosi di essere scambiati per gli “amici” dei loro figli, non si può dire che sia lo stesso per i giovani che vivono con la sensazione di non avere più madri e padri ma fratelli e sorelle maggiori con i quali hanno un rapporto “paritario” al punto da poterli offendere e mandare a stendere quando vi sono discussioni o conflitti, ma non certo rassicuranti nel momento in cui si cercano riferimenti emotivi e contenitivi precisi.

Tutto ciò non è per nulla positivo: nelle terapie familiari si sostiene che alla base di una famiglia sana deve essere chiaro lo “scarto generazionale” e che, in nessun caso, la madre o il padre devono scendere al livello dei figli ma devono mantenere un ruolo “più distanziato” perché questo risulta essere estremamente salutare per i figli stessi che non possono vedere i genitori lacerati dai loro stessi conflitti, drammi o ansie ed in balia di tematiche affettive.

I genitori da un lato devono fornire una “base sicura” in ogni momento, ma hanno anche il compito di “educare” e quindi non possono essere “amici” dei loro figli che, altrimenti, si trovano senza alcuna guida, anzi, in molti casi sembrano invertirsi i ruoli con i ragazzi che chiedono maggior rigore e stabilità ai genitori che, invece, sembrano comportarsi senza responsabilità lasciando i figli allo sbaraglio padroni di una libertà che non sanno gestire ed in balia di inquietudini che dovrebbero essere “contenute e gestite” dai genitori.

 

Oggi tutto questo esiste solo in casi rarissimi; non vi sono più ruoli e non vi sono neppure scarti generazionali ma il dramma è che questa indifferenziazione non esiste solamente a livello di look e di età.. ma anche a livello di maturità emotiva e psicologica: sempre più spesso ci troviamo di fronte a genitori che faticano a fare il loro ruolo e ad impegnarsi e soprattutto non sanno essere veri punti di riferimento per i figli soprattutto in una fase in cui ne avrebbero veramente bisogno, anche se esteriormente sembrano rifiutarlo. Tra l’altro i genitori che non sanno stare dentro alla loro età.. hanno anche un fortissimo bisogno di essere al centro dell’attenzione e non cedono mai il palcoscenico della vita a chi, invece, ha bisogno di calcarlo per età e per condizione.

Un genitore che ha sempre bisogno di essere al centro del mondo non stimola solamente ammirazione nel  figlio ma suscita anche profonda invidia e senso di inferiorità: quando si hanno 15 o 16 anni permangono  ancora moltissime incertezze sulle proprie capacità di attrarre e di sedurre; da un lato si sentono spinte fortissime verso l’autonomia e la conquista dell’altro sesso ma, d’altro canto si sperimentano anche mille complessi e dubbi così, quando si rendono conto che madre e padre continuano a “sedurre” o ed attirare gli sguardi delle persone che dovrebbero essere invece oggetto del loro interesse, è naturale che si sentano nettamente in difficoltà e messi in scacco.

 

Si possono vedere queste situazioni nei comportamenti reattivi dei figli che possono sembrare opposti:

 

-          quando c’è la figlia che inizia a ribellarsi e a competere con la madre eterna adolescente il che la porterà a non potersi fidare del mondo femminile e a sviluppare verso di esso una fortissima competizione;

 

-          vi sono altre ragazze che invece finiscono per ingrassare, diventare obese oppure per vestirsi in modo da cancellare completamente la femminilità; in questo modo nascondono l’invidia e l’impotenza verso una madre che per loro è “invincibile ed onnipotente”;

 

-          possiamo trovare tracce di questo conflitto anche nelle ragazzine che iniziano prestissimo a vivere una profonda promiscuità sessuale come rivalsa e ribellione nei confronti della madre.


Un’altra delle grandi confusioni odierne sta sul piano affettivo: sempre più famiglie si separano e così i  genitori tornano ad occuparsi a pieno titolo della loro vita affettiva e sessuale presentando ai figli “altri compagni” spesso solamente transitori; anche questo sembra oggi molto normale ma non possiamo dimenticare che non è così perché i figli impiegano tantissimo tempo ad accettare una nuova figura vicino a quella del genitore; inoltre, sono passati solamente 40 anni dall’introduzione del divorzio in Italia e la nostra società ha ancora scarse capacità di saperlo affrontare senza grandissimi traumi emotivi e psicologici; in genere vi sono risse, litigi e conflitti che lasciano i figli senza fiato. 

In un tessuto sociale fatto di eterni adolescenti anche questa modalità diventa una calamità naturale in quanto la maggior parte degli adulti non è in grado di parlare in modo chiaro e responsabile ai figli che si trovano così in stato di totale abbandono emotivo senza essere minimamente supportati da nessuno; così,  oltre a vivere la separazione dei genitori vivono anche quella dal padre o dalla madre che, in stato di completa disperazione per la perdita affettiva subita, non sanno supportare i turbinii, i dubbi e le rabbie dei  figli che sono desolati e alla ricerca di risposte che non arrivano mai.

Inoltre, sempre più quarantenni ed ultra vanno alla ricerca di “persone molto più giovani” ed anche questo lascia del tutto spiazzati gli adolescenti che si trovano ad essere sia in competizione che sedotte da persone con molta più esperienza in questo campo.

 

Assistiamo addirittura a ragazzi che sono stati allevati dai loro nonni in quanto i genitori sono stati eternamente assenti o incapaci di prendersi la responsabilità della loro vita e di quella dei figli; in questo caso i nonni compensano occupandosi a tempo pieno dei nipoti ma anche questa è una situazione anomala in quanto i figli hanno bisogno di genitori di polso che siano in grado di seguirli e di far loro da guida mentre ai nonni non dovrebbe essere delegata la responsabilità dell’educazione ma solamente quella dell’affiancamento affettivo.

 

Stiamo quindi vivendo in una fase storica in cui, come abbiamo già detto in altre occasioni, mancano completamente Saturno e l’archetipo del Senex e, sappiamo bene che quando un archetipo è decompensato, viene ipercompensato dal suo opposto e complementare che però si presenta nel lato ombra. Così accade che oggi si assista allo strapotere del PUER che però non viene affatto vissuto nel suo lato “spirituale” ma nell’accezione più bassa che si incentra sull’eterna giovinezza (non dell’anima ma del corpo) nonché  sull’immaturità psicologica che genera l’assoluta incapacità di farsi carico delle responsabilità che sono legate all’età e alle esperienze fatte e vissute.

Speriamo che la presenza di Saturno in Vergine argini un po’ questo delirio e riporti tutti a vivere in maniera più consona e più creativa le differenze generazionali che sono l’anima di una società che guarda al futuro.




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