L’adolescenza è l’età dei miti ovvero è la fase della vita in cui sono fondamentali i modelli di riferimento ai quali ispirarsi e tendere: non c’è giovane che non abbia avuto miti ideali che, in pratica, fungono da archetipi e spingono i ragazzi all’imitazione e al mettere in scena comportamenti similari.
Non c’è generazione che non abbia avuto un ideale e che non abbia desiderato seguirne le gesta.
Un tempo i miti erano quelli veri: personaggi eroici che narravano di gesta impossibili in cui servivano coraggio, lealtà, senso dell’avventura e dell’onore.
I miti antichi sono in fondo la rappresentazione di “caratteri” che si distinguevano per qualità tipicamente maschili in cui i giovani potevano riconoscersi con successo.
L’eroe era colui che riceveva un compito che doveva onorare; era un personaggio “nobile di animo” che si muoveva su spinte interiori che sentiva profondamente che lo portavano a combattere contro ingiustizie per salvare persone e popoli interi da tiranni o da mostri che rappresentavano, senza ombra di dubbio, i drammi che attanagliavano un popolo o un gruppo di persone.
Personaggi come Ulisse, Ettore, Achille e Ercole hanno sicuramente ispirato tantissimi giovani soprattutto in epoche in cui non esisteva ancora la televisione e il cinema; la caratteristica di questi eroi stava nel loro coraggio, astuzia o saggezza, ingredienti che li portavano a non accettare soprusi di alcun genere e a lottare per liberarsi e rendere liberi: personaggi guerrieri che mettevano la loro vita in gioco per aiutare gli amici o il loro Re a risolvere i grandi drammi della vita, a volte salvavano principesse prigioniere; i risvolti psicologici presenti in questi miti sono evidentissimi e simboleggiano il grande desiderio di libertà e di giustizia che sono insiti nell’uomo così come innato è il desiderio di trovare completezza e di raggiungere una mèta, anche quando sembra irraggiungibile: in pratica il viaggio era sempre la ricerca della loro “anima” rappresentata dalla loro metà.
In tutti questi eroi c’è il disprezzo della morte, il senso della patria e dell’onore; molti di questi temi saranno poi ripresi dai “Cavalieri” e dalle loro saghe: chi non si è riconosciuto in Re Artù, in Lancillotto o Parsifal e la saga della tavola rotonda i cui personaggi sono mossi dalla nobiltà del loro animo e da princìpi e valori eterni ed universali; sicuramente da un punto di vista psicologico questi eroi incarnavano la possibilità di tutti di poter vivere in un regno dove la giustizia e l’opulenza fossero alla portata di ogni singolo individuo; in essi c’era il senso dell’orgoglio e dell’onore, la capacità di combattere per un obiettivo superiore seguendo ideali elevati che non potevano mai essere solo personali ma universali.
Anche Robin Hood e i suoi amici di Sherwood hanno infiammato i giovani portando in luce l’eterna e mitica lotta tra il tiranno e l’uomo comune che, quando è intelligente, può allearsi con altri uomini e combattere per i propri diritti scoprendo il valore del gruppo, dell’amicizia, della solidarietà e della condivisione.
Senza dubbio negli ultimi 100 anni i miti sono notevolmente cambiati grazie anche ai messi di informazione, al cinema e alla televisione in primis.
In effetti, a partire dagli anni ’30 e ’40 i miti cominciarono a cambiare e, con l’invenzione del cinema, furono gli attori del cinema a rubare spazio ad ogni altra cosa. Essi incarnavano la bellezza, il successo e quindi accompagnavano i giovani che non potevano accontentarsi di vivere una vita “comune o ordinaria” ma cominciavano a voler contare, brillare ed essere visibili.
Cominciarono così a cambiare alcune cose; in effetti non erano più la forza, il coraggio e l’onore ad attivare la voglia di imitare i nuovi eroi bensì la voglia di avere uno status e di godere di un’immagine di successo che poteva garantire una vita da sogno.
Si affacciarono anche miti che possiamo definire “maledetti”, tipo quelli incarnati da Marlon Brando o da James Dean che già anticipavano una generazione “selvaggia” dedita a comportamenti pericolosi, definiti “ribelli”, quali corse in macchina e in moto, sintomo di un primo apparire di forti contenuti depressivi che già strisciavano e che sarebbero dilagati poi nelle generazioni successive.
Anche gli eroi dello sport sono stati spesso considerati “mitici”; ed in effetti hanno ispirato i ragazzi che, per imitarli, si sono esercitati a diventare campioni e a vincere.
In ogni caso nessun giovane vuole proiettarsi dentro ad una vita ordinaria: intorno ai 16 anni si attiva realmente l’archetipo dell’eroe e quindi, astrologicamente, si attiva Marte che comincia a sollecitare il Sole affinchè inizi il suo viaggio e trovi la sua collocazione. L’ordinarietà non fa parte della giovinezza, come non ne fa parte la mortalità: tutti i giovani sono immortali e onnipotenti e questo non è solo frutto di presunzione o di mancanza di visione, ma è dovuto alla spinta che giunge da dentro, qualcosa che vuole esprimere la propria “unicità e specialità”.
Certo, sappiamo bene che non tutti ce la faranno ma ogni ragazzo sogna e spera che sarà proprio lui quello prescelto. L’attore o il campione rappresentavano già una grande variazione sul tema dell’eroismo: qui non c’è da fare guerra, non ci sono battaglie contro tiranni e non ci sono regni da conquistare o da salvare: c’è però un destino individuale che può trasformare la vita da ordinaria a straordinaria.
Dagli anni ’50 ’60 in poi i miti sono ulteriormente cambiati, anzi, possiamo dire che si sono ulteriormente trasformati.
E’ iniziata l’era delle “rockstar”, musicisti che hanno fatto epoca per la loro musica in tutta una generazione si è riconosciuta ma, ancora di più, per la loro vita trasgressiva e per la dissacrazione di molti dei valori precedenti.
Senza dubbio tre generazioni di giovani hanno preso spunto da quelle che venivano chiamate “Stelle - star” dando vita al mondo dei “beat”, dei “figli dei fiori” che, se da un lato avevano come ideale un mondo libero, il libero amore e la possibilità vera di vivere per ciò che si è, non rispettando più i dettami di un collettivo estremamente coercitivo, dall’altro non si può trascurare il fatto che, con i loro comportamenti, hanno sicuramente impresso nei giovani un particolare modo di vivere che ha funzionato da modello non certo positivo.
In effetti, la generazione di cui stiamo parlando è quella che, tra le altre cose, ha mitizzato lo sballo derivante da droga e alcool, ovvero un certo modo di vivere fuori dai canoni e, soprattutto, fuori controllo ed è anche quella che ha dato il via ad un modo di vivere del tutto trasgressivo e, spesso, autolesivo.
In effetti, da allora sono crollati tutti i miti eroici e sono apparsi al loro posto strani personaggi dalla vita sregolata che dissacravano tutti i valori che erano perdurati per secoli.
Senza dubbio questo modo di vivere ha avuto molta presa sui giovani che, da quel momento, hanno iniziato ad imitare i comportamenti dei loro idoli incuranti dei problemi che, nel tempo, sarebbero emersi.
Il mito dello “sballo” ha fatto eco in tutta la civiltà occidentale mettendo in luce quello che fu chiamato “il popolo della notte”, ovvero orde di giovani che, durante notti intere trascorse in discoteca facevano uso di cocaina, varie altre sostanze sintetizzate per aumentare la resistenza al ballo senza sentirsi stanchi, il tutto mischiato a tantissimo alcool che, come sappiamo, ha effetti estremamente nefasti soprattutto sui giovani.
La vera preoccupazione incominciò a seguito di numerosissimi incidenti stradali in cui morivano ragazzi giovanissimi dopo essersi messi in macchina completamente “sballati”. A queste giovanissime vittime e alla situazione hanno dato l’appellativo di “stragi del sabato sera”.
Senza dubbio la responsabilità degli adulti è grandissima in primis per non aver previsto la grande distruttività che potevano avere certi modelli e, in seguito, per non aver saputo minimamente far fronte al dilagare costante della droga che, come ben sappiamo, circola con molta facilità in ogni luogo dove ci sono giovani, a partire dalla scuola fino ad arrivare alla discoteca.
Tre generazioni sono state colpite in modo indelebile da questo fenomeno con il suo numero di vittime. Dalla generazione dello sballo sono nati anche i “rave party”, veri e propri festini senza alcuna regola, organizzati per lo più con il passa parola via internet per cui migliaia di ragazzi si ritrovano in luoghi spesso tristi e desolati, tipo vecchie fabbriche dismesse, per consumare dosi elevatissime di droghe e alcool il tutto condito con musica “techno” dove non è presente melodia o armonia ma solo ritmo assordante ed ossessivo consumato a volume altissimo.
Di certo, questo degrado e queste difficoltà hanno fatto pensare che fosse il tempo per iniziare una campagna di prevenzione che, si spera, possa essere fatta seriamente. Da tempo la polizia stradale ha iniziato a ritirare patenti facendo la così detta prova del palloncino per verificare le dosi di alcool o di droghe ingerite prima di mettersi alla guida. Su altri fronti alcune discoteche famose del nostro paese hanno lanciato lo slogan “se bevo non guido, se guido non bevo” invitando i giovani ad accordarsi sul fatto che chi guiderà la macchina dovrà bere solo analcolici nella serata; alcune discoteche hanno messo a disposizione autobus per portare a casa i ragazzi dopo la notte brava: sicuramente tutte cose lodevoli che, tuttavia, non danno risposta al perché, queste generazioni non riescono ad immaginare di divertirsi senza essere “sballati”.
Senza dubbio, qualcosa dovrà cambiare negli adulti e nei valori in modo da aiutare i giovani a considerare la vita qualcosa di importante e non qualcosa da sfidare con trasgressioni di ogni genere.
Da qualche anno stanno infatti rientrando in scena miti diversi: sono iniziati film quali “Troy ed Alexander” che hanno fatto ritrovare il gusto per valori diversi, più elevati e, negli ultimi anni, film molto seguiti dai giovani stanno richiamando nuovamente a lotte per difendere altri mondi o per salvaguardare la loro terra come accade in “Avatar”; stanno però riscuotendo successo anche i film storici, quasi a richiamare nuovamente il desiderio di gesta in cui riconoscersi che non siano più trasgredire, vivere nel buio della notte completamente sballati, ma coltivare ideali che, anche se non sono nuovi, hanno però modelli positivi da offrire.
Sicuramente il transito di Plutone (dal Sagittario al Capricorno), il passaggio di Saturno prima in Vergine ed ora in Bilancia, quello di Urano in Ariete (il prossimo giugno) a cui farà seguito quello di Nettuno in Pesci (prossimo anno) porteranno un nuovo “spirito dei tempi” più legato all’essenzialità, ai valori quali benessere, salute, spiritualità e, soprattutto salvaguardia del corpo e della terra che, come sappiamo sono i nostri contenitori senza i quali non potremmo pensare di avviarci verso un futuro.
Senza dubbio cambiano i tempi, cambiano i valori e i giovani saranno chiamati ad interpretarli e ad essere protagonisti di queste trasformazioni che dovranno passare attraverso una drastica riduzione del consumismo che sembra essere ormai giunto alla sua nemesi.
Serviranno dunque nuovi eroi capaci di farsi portavoci di nuovi valori, di maggior eguaglianza e di rispetto delle risorse della terra, soprattutto dell’acqua e delle fonti energetiche.