Ho guardato con interesse e solidarietà la nascita del movimento degli “indignati” perché ne riconosco il valore socioculturale prima che politico. Un forte segnale di stanchezza, di dissenso e disagio, che ha il confortante merito di non limitarsi al brontolio passivo e si organizza, si trasmette, si diffonde, raccogliendo in un manifesto comune tanti giovani. Vorrei tanto che rappresentasse davvero l’inizio di un cambiamento di coscienza
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