Un lancinante grido di dolore, tragica ferita inflitta all’uomo da un capitalismo sempre dato per spacciato, in realtà vivo, vegeto e aggressivo, oggi ponte tra occidente e oriente, un capitalismo feroce quello mostrato nell’ultimo film del sudcoreano Kim Ki-duk, vincitore del premio più ambito, il Leone d’Oro, all’ultima edizione del Festival di Venezia. Nella vicenda narrata assistiamo a una rappresentazione di aspra ferocia, con immagini cruente che non impedisce, quasi per compenso, al film di essere intriso di religiosità
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