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SINGLE PER SCELTA O PER DESTINO

a cura di Elena Cartotto
 

L’amore, perfino nella nostra epoca fluida dove tutto muta rapidamente e le connessioni virtuali vanno a sostituire sempre di più le relazioni autentiche, resta al centro degli interessi nella vita affettiva, sociale e addirittura culturale. Intorno all’amore si costruiscono narrazioni, film, canzoni; le storie d’amore del cinema o anche quelle reali tra personaggi famosi sono spesso un’ottima chiave di lettura dell’epoca in cui sono avvenute: ne rispecchiano usi, costumi, sogni, aspettative, paure. Si pensi a Cesare e Cleopatra, all’epopea sentimentale che unì, nella finzione di Via Col Vento, Rhett Butler e Rossella O’Hara, o all’anticonformistico rapporto tra John Lennon e Yoko Ono.
Essere single continua, quindi, a risultare un’anomalia, almeno a livello inconscio, sebbene sposarsi, convivere, o avere semplicemente una relazione non sia più necessario al fine di costruirsi un’indipendenza economica, ottenere una visibilità sociale, diventare parte della comunità.

Si sono spesi fiumi di parole sulla bella vita dei single, liberi di avventurarsi in sempre nuovi contesti conoscitivi ed esautorati da responsabilità e obblighi verso il partner; una netta inversione di rotta, però, di questa visione “in rosa” dell’esistenza dei single c’è stata con la pandemia. Finita l’epoca degli aperitivi, delle palestre e delle feste, per i single è iniziata la fiera della solitudine: improvvisamente si sono ritrovati a tu per tu unicamente con uno schermo, con l’agenda degli appuntamenti vuota, a fissare in uno specchio i propri occhi smarriti e quel futuro rimasto a metà.

Insomma, forse lo status di single non è poi così appetibile, specialmente in situazioni emergenziali come quella appena vissuta; per altro, considerati i costi della singletudine, l’economia stessa sembra privilegiare nettamente la vita di coppia e la condivisione delle spese.

Date queste premesse il fatto che una persona possa essere single per scelta continua a sembrare strano e a generare battute e diffidenza. Insomma, se un uomo o una donna sono soli sarà perché sono sfortunati o incapaci di tenersi qualcuno accanto, specialmente a una certa età. Oppure avranno qualche difetto di fabbrica o scheletri nell’armadio. L’idea che possa esserci alla base una precisa volontà di liberazione dal concetto stesso di legame sembra più una scusa colta, filosofica, studiata a tavolino che la realtà. Chi vorrebbe mai restare solo potendo scegliere di avere una relazione?

I motivi che spingono ad essere single per scelta possono essere i più disparati: forte individualismo, senso della libertà esasperato, dedizione al lavoro o a un qualche progetto che assorbe tutte le energie, paura dell’amore, o, al contrario, ideali troppo elevati a livello sentimentale che impediscono di trovare un partner in carne e ossa, ma anche capacità di trovare serenità, possibilità di evoluzione e divertimento nella propria solitudine.

Molte opere nel mondo della creatività e dell’arte e perfino scoperte scientifiche non si sarebbero mai realizzate senza la solitudine.  La stessa capacità di leadership sembra connessa alla solitudine e uno studio dello psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, noto per le sue ricerche sulla felicità e la creatività, colui che introdusse il concetto, ormai noto e altamente utilizzato di flusso, evidenziò che gli adolescenti che non sopportavano la solitudine non erano in grado di sviluppare talenti creativi.

Quale fattore astrologico, al di là di qualunque disamina sociologica, può spingere verso una consapevole e felice scelta di solitudine?

Certamente ci sono segni più propensi di altri, per motivi diversi, ad amare la singletudine.
Tipico è il caso della Vergine che fatica ad accettare un partner convivente che vada a inserirsi nella sua routine a cui è così legata. La Vergine può andare fortemente in crisi se vede una crepa nelle proprie abitudini e spesso dividere la vita con qualcuno obbliga a cambiare in corsa i propri programmi. In più è un segno molto dedito al lavoro per cui le sue energie sono per lo più dirette in quella direzione.

L’Acquario è tradizionalmente il libertino dello Zodiaco: più che single, lui sente di appartenere a tutti e inconsciamente percepisce ogni legame come un attentato alla propria libertà di sperimentare, crescere, evolversi.

La singletudine dei Gemelli è spesso di facciata e maschera l’intensità della loro vita sociale. I Gemelli svolazzano di fiore in fiore e preferiscono dedicarsi a tanti piccoli amori che a una relazione totalizzante da cui la loro enorme curiosità li porta spesso a scappare a meno che non abbiano nel tema dei valori Toro tra i pianeti personali, come Venere o Marte. In quel caso diventano maggiormente stanziali.

Il Capricorno è un altro segno fortemente proteso alla solitudine e in questo caso più che ragioni di comodità, paura o libertà, troviamo il vero amore per la propria indipendenza. Il Capricorno ama appassionatamente, autenticamente e visceralmente la solitudine perchè la considera la massima opportunità che ha disposizione per realizzare la propria autonomia, e l’autonomia, per questo segno, è la “conditio sine qua non” per dare forma ai propri talenti e raggiungere le proprie ambizioni. La vetta tanto cara al Capricorno non è uno spazio che si può dividere in due e lui è pronto a pagare il prezzo necessario per poter avere quella vista dall’alto tutta per sé.

Se i Pesci a volte sono single è, invece, spesso per la proiezione su un piano di tensione ideale dell’amore. A loro piace inseguire, sognare, aspettare l’amore: viverlo concretamente in una relazione di coppia potrebbe facilmente far crollare tutti i loro sogni e per loro questo sarebbe devastante. Non è escluso, però, che la spinta ascetica presente nei Pesci, come, per altri versi, nel Capricorno li spinga verso una qualche forma di amore e di dedizione nei confronti non di un’altra persona, ma di una causa o di una fede. L’amore, soprattutto per il segno dei Pesci, è visto come rinuncia e sacrificio.

A livello di tema natale alcune configurazioni portano più facilmente di altre a una scelta di singletudine. Una forte impronta saturnina ad esempio, che autonomizza molto il soggetto e lo rende facilmente indipendente dalle emozioni, o nettuniana che spinge a rifuggire i legami. Perfino una Venere troppo beneficata sembra porsi, secondo alcuni studi, come un elemento contrario alla relazione. È come fosse una Venere che basta a se stessa e che quindi non cerca attraverso l’amore di ricucire le proprie ferite o di trovare accoglienza per i propri bisogni. Infondo si sta con qualcuno anche come forma inconscia di riparazione o compensazione per certe mancanze. Pare, invece, che Veneri molto lese difficilmente restino sole, sebbene la loro vita affettiva possa essere movimentata.

Una casa 10^, settore co-significante del Capricorno, particolarmente ricca può togliere peso all’intimità dell’opposta casa 4, e ciò a detrimento della famiglia e di quel senso di intimità che è comunque necessario alla vita di coppia se pensata a lungo termine: non a caso la 10^ è virtualmente quadrata alla casa 7^ che rappresenta l’antisingletudine per eccellenza.

Paradossalmente anche una casa 4^ troppo poderosa può innescare un legame così intenso, nel bene e nel male, con la famiglia di origine da rendere inessenziale il bisogno della coppia, soprattutto se, anche qui, ci sono quadrature con la casa 7^.

La casa 12^ preferisce i legami fuori dall’ordinario e questo può predisporre alla singletudine come ripiego per l’impossibilità di vivere una relazione, ad esempio clandestina, palesemente alla luce del sole.

Infine l’arietina casa 1^ con la sua energia, col suo Io strabordante, con la sua tendenza alla leadership può spingere a restare single per l’impossibilità di raggiungere quei compromessi, tanto cari alla Bilancia e all’opposta casa 7^, assolutamente necessari alla vita di coppia e di relazione in generale.




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