La nostra vita si basa sul principio d’adattamento per la sopravvivenza e la nostra coscienza rappresenta un punto di riferimento indispensabile e anche un lungo progresso evolutivo che si è opposto alla tendenza naturale a rimanere inconsci. Qualcosa ha spinto però l’essere umano a non rimanere in questa dimensione inconscia, a sviluppare una coscienza e diventare consapevole di se stesso e del mondo che lo circonda.
Un certo adattamento è basilare nell’infanzia, ma adattarsi alla realtà spesso significa assuefarsi, abituarsi alle norme, ai dettami collettivi. Spesso le persone destinate ad essere originali e singolari esibiscono comportamenti particolari che mostrano la loro difficoltà a adattarsi alle situazioni normali dimostrando che qualcosa sembra non andare per il verso giusto. Queste difficoltà possono evolvere verso la conquista di una maggiore individualità o verso forme distruttive, ma non è possibile stabilirlo in anticipo.
Qualcuno avrà sperimentato delle difficoltà già dal tempo della scuola materna, mentre altri si sono integrati perfettamente negli ambienti educativi e sociali della loro infanzia. Tali differenze nei comportamenti adattivi significano un diverso modo di percepire la realtà esterna e per alcuni individui tale realtà viene vissuta come un ostacolo, un peso difficilmente sopportabile che impedisce loro di vivere la loro vita in modo sereno all’interno di relazioni stabili e gratificanti.
L’esistenza di questi individui ha bisogno di un cambiamento, una trasformazione. Trasformare la vita comporta vedere la realtà in modo diverso, anche se questo non avviene in modo del tutto facile perché la percezione funziona secondo modalità selettive e l’essere umano è predisposto in modo tale da vedere sempre le cose alla stessa maniera. Le esperienze che abbiamo vissuto determinano il nostro sistema di pensiero e di rappresentazione.
Credo che l’essere umano abbia il compito di inventarsi l’esistenza liberandosi di quello che sta dietro alle sue spalle, sostenuto dalla sua tendenza "creativa" che alberga nella parte più nascosta della psiche, nel non conosciuto. L’inconscio può essere inteso come quella modalità psichica non riferibile a nulla di conosciuto o di concreto, una qualità della vita psichica di difficile dominio dell’Io cosciente. L’Io rappresenta quella qualità psichica in grado di mediare sia con la nostra dimensione più profonda sia con la realtà e di giungere a delle soluzioni di compromesso sufficientemente utili e costruttive per l’individuo.
La capacità creativa, insita negli esseri umani, è la capacità di mettersi all’ascolto dei nostri processi interni, legati a sensazioni profonde che la parte cosciente non può cogliere del tutto e alle volte per niente. Questi processi interni vanno intesi come energia pura e libera non contaminata dalle sovrastrutture ambientali legate a condizionamenti educativi che attraverso l’acquisizione di comportamenti inibitori vogliono guidare le nostre azioni sociali orientate verso una sufficiente e necessaria convivenza civile.
In psicoanalisi, il termine inibizione è impiegato per indicare il processo attraverso il quale il Super-Io dell’individuo impedisce alle pulsioni istintuali di giungere alla coscienza. Il nostro mondo pulsionale inconscio è caotico e la sua energia è "libera". Uno sviluppo armonioso e creativo dell’essere umano attinge a questa dimensione interna e soltanto se il nostro Io sviluppa la capacità di orientarsi anche verso l’inconscio può entrare in rapporto con le energie creative della personalità. L’armonia, il senso di soddisfazione e il benessere sono proporzionali al recupero della nostra funzione creativa, della dimensione profonda del nostro essere. Quando l’energia psichica rimane imprigionata nel regno del mondo interiore, l’essere umano soffre, ma se l’energia riesce a liberarsi allora l’individuo rinasce ad una nuova vita. Rinascere significa vedere il mondo in modo diverso, attraverso un atteggiamento creativo che è legato alla possibilità di entrare in rapporto col nostro mondo sconosciuto e attingere alle sue fonti energetiche. E’ una specie di bagno psichico all’interno del nostro mondo sommerso per attivare la funzione creativa.
Le sofferenze umane derivano dall’evoluzione della coscienza, ma l’essere umano può ricavare un maggior senso di benessere nel momento in cui comprende che la coscienza e l’inconscio possono dialogare e in quella dialettica avvicinarsi di più alla totalità dell’esistere poiché la sofferenza è sempre una spaccatura dal "tutto" e una prevalenza e prevaricazione dell’unilaterale e del parziale. La libertà dell’essere umano nasce dalla relazione tra la coscienza e l’inconscio e in ragione di questo rapporto e di questa sintesi l’individuo può ritenersi libero.
Il nostro mondo è organizzato come la ricerca di un continuo equilibrio tra il razionale e l’irrazionale. Il sogno è un esempio del fenomeno irrazionale. Durante il sonno l’Io momentaneamente si sgretola ed emerge un tipo di pensiero molto lontano dal mondo della coscienza. Il sogno appare illogico ma, grazie a Freud, è possibile trovare un significato a quest’incomprensibilità. L’essere umano deve però rapportare il messaggio del sogno ad un livello comprensibile e utilizzabile da parte della coscienza e sapere che il mondo irrazionale ha la facoltà di nutrire come una linfa vitale che poi deve passare attraverso il filtro dell’Io. Il problema nasce, quando l’Io diventa rigido e impedisce a questa dimensione psicologica di filtrare e, quindi, di arricchire la nostra vita. La terra della nostra dimensione interiore è il concime della nostra esistenza e come tale va rigirata perché le zolle possano portare alla luce un terreno fertile e accogliere i semi di una nuova percezione dell’esistenza.
Gli individui che soffrono alle volte si rivolgono allo psicologo perché si sentono fuori del gioco della vita, e riescono a venir fuori della loro situazione, quando ritornano in possesso di motivazioni che consentono loro di reinvestire la propria energia psicologica altrove. Lo psicologo dovrebbe capire come attivare tali motivazioni in coloro che gli richiedono un aiuto. La vera contesa non è col mondo esterno ma con noi stessi. Il nemico non è fuori, ma è dentro di noi e le persone che si sentono vittime e lamentano d’essere sfortunate e trovano sempre un capro espiatorio proiettano all’esterno il motivo delle loro difficoltà interiori. La metamorfosi può avvenire nel momento in cui questa tendenza ad orientarsi continuamente verso l’esterno si converte in un’attitudine a guardarsi dentro e ad un più spontaneo, onesto e libero ascolto interno.