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LA RUOTA DELLA FORTUNA

a cura di Rosanna Sotgiu
 

Superata la tentazione di ritirarsi dal mondo, il viandante-iniziato decide di tornare alla vita di tutti i giorni, fatta di alti e bassi, di positivo e negativo, della dualità propria del mondo dei sensi e delle apparenze.
Egli sceglie quindi di ridiscendere tra gli uomini abbandonando il mondo dell’assoluto per il regno delle fatalità governato dalla legge degli opposti e della dipendenza reciproca tra causa ed effetto.
Decide di cimentarsi nella lotta originata dagli opposti senza perdere la lucentezza della consapevolezza di se stesso, quanto ha acquisito nella tappa precedente.

Questa carta è colma di simboli, di contrasti e di paradossi. Esaminiamoli uno ad uno prima.
La Ruota a due cerchi concentrici, immagine del doppio vortice, generatore della vita individuale. rappresenta il ciclo inarrestabile della vita, l’eterno movimento dell’essere, immersa nel mare dell’inconscio emozionale. È una costruzione assolutamente improbabile, issata su una lunga asta con una base tondeggiante troppo piccola per sostenere l’asta e soprattutto in completa balia delle onde, che accentuano la mancanza di stabilità della struttura alla quale dovrebbe conferire equilibrio.
Il cerchio contiene sempre due parti contrastanti, una di caduta e una di evoluzione, comunque lo si guardi; e non si può comprenderne una senza ricordare l’altra.
Raffigura l’alternarsi delle fasi della vita, ascendenti e discendenti, soggette al mistero e al perenne mutamento, cui l’uomo non può porre alcuna resistenza, perché la costruzione è priva di un punto di forza per contrastarne la perpetua fluttuazione.

Ma individua anche il libero arbitrio …. L’uomo infatti non ha facoltà di fermare il moto della ruota (il fato predestinato) può soltanto agire sulla manovella per ritardarlo o accelerarlo, senza potere intervenire né sull’inizio del ciclo (nascita) né sulla sua fine (morte).
Dipinge l’uomo nel suo presente, originato dal passato e pronto al suo futuro. La ruota del divenire fluttuando nell’oceano d’acqua, fonte di vita primordiale, accoglie gli opposti, il bene e il male (le due figure mitologiche aggrappate al cerchio esterno rosso) per permettere all’uomo di scegliere e comprendere le differenze e le ciclicità del divenire stesso.
Il basamento a mezza luna ci riporta ancora al simbolo di oscurità e mistero.
Il cane/serpente = SETH è di profilo e in salita, attivo, mentre il diavolo/ramarro = ANUBI è di faccia e in discesa, passivo. E la ruota gira in modo che l’attivo e il passivo si alternino.

La Sfinge dall’alto li obbliga all’azione: non possono fermarsi, come non si arresta la VITA UNIVERSALE. Essa è anche il simbolo del Mistero dell’Esistenza, dove si debbono “fare i conti” con lo yin e lo yang, due forze che vanno comprese a fondo per potere essere “dominate”. Brandisce una spada bianca: purezza di intenti nell’opporsi all’automatismo degli istinti ed eliminare gli eccessi.

Ci ricorda i 4 verbi della Trasmutazione Alchemica: possiamo fare della nostra vita una creazione divina, usufruendo delle energie celesti a nostra disposizione e contrastando quelle negative per evitare la distruzione. Potremo operare il “miracolo” con la disciplina (la spada bianca) e il costante desiderio di raggiungere l’equilibrio tra gli opposti.
Le Ali ci riconducono al SAPERE che si eleva al di sopra di tutto e tutti, la coda di Leone ci riconducono al VOLERE, la spada simboleggia l’OSARE e il corpo da toro il TACERE.
I due serpentelli rosso e verde ricordano la forma del Caduceo rammentandoci che solo nell’azione e nel movimento attivo vi è la “cura” dell’esistere.

Il cerchio chiuso è il segno rappresentativo di ciò che non ha inizio né fine, formato da una linea unica le cui estremità si saldano l’una nell’altra, è un limite separatore tra la superficie interna finita e quella esterna infinita. Anticamente veniva disegnato come un Serpente che si morde la coda, ovvero il cosiddetto Uroboros. Ma esiste anche il cosiddetto cerchio aperto ossia la spirale (il caduceo) che corrispondono ai 6 giorni della Creazione, lasciato “aperto” alla co-creazione infinita con l’ausilio dell’Uomo. Esso suggerisce il concetto di crescita di evoluzione illimitata, mentre il cerchio chiuso determina un limite, qualunque sia la sua ampiezza, segnala l’eterna ripetizione senza un inizio né una fine.

L’idea della Ruota Cosmica la troviamo anche nelle filosofie orientali, dove viene chiamata la Ruota delle incarnazioni, dove la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte si ripetono senza sosta e per uscire da questa gabbia ci si deve dirigere verso il centro, dove esiste un sentiero di salvezza, lontano dalle alternanze: il sentiero del distacco.

Ogni credo evoluto insegna che la vita non è un cerchio chiuso, ma aperto, non è una prigione eterna, ma ha un’entrata e un’uscita.
Concepire la vita come un cerchio aperto comporta una corresponsabilità di creazione, mentre rimanere nel cerchio chiuso dà l’impressione di essere protetti … è il nostro cervello rettiliano a tentarci ….. dovremo sovrastarlo per evolverci!
In questa carta vi sono entrambi le simbologie del cerchio, sormontate dal Mistero della Sfinge: a noi la scelta di essere figli del serpente o della luce!

La lettera ebraica che lo rappresenta è la YOD e vale 10, essa è poco più grande di un puntino, e rappresenta la Creazione ed il metafisico. Riconduce al nome divino del tetragramma con cui inizia. Il popolo ebraico ha quattro nomi, che iniziano tutti con YOD: YAAKOV , ISRAEL, YEHUDA' e YESHURUN. Ciò indica questa nazione ha la missione di santificare il Nome di Dio sulla terra.
La parola Yod può essere letta come YAD (mano), e indica possesso. Il neonato ha le mani chiuse alla nascita, come a dire: "il mondo intero è mio"; quando si muore, invece, le mani sono aperte, ad indicare che non ci si porta dietro niente di fisico da questo mondo. (Mechiltà, Esodo 17)
Ad Abramo fu aggiunta una He al nome (valore 5) per prepararlo alla sua missione, mentre a Sara (sua moglie) venne sostituita la Yod del nome con una He: simbolicamente Dio (simbolo della Yod) si suddivise equamente tra il Padre e la Madre dell’Umanità.
Questa lettera è anche l’anagramma della parola Dio, che non è solo un nome ma anche un verbo: colui che è, era e sarà.
Concentrare, condensare, andare verso il centro, implodere, il punto cioè lo spazio e il tempo tendenti all’infinito.

La comparazione delle simbologie numerica e geometrica fa scoprire un’analogia tra il Dieci ed il Punto entro il Cerchio.
Il valore numerico di un Centro o Punto è UNO, mentre quello di una circonferenza è NOVE, numero che moltiplicato per qualsiasi altro dà, addizionando le cifre del risultato, sempre e soltanto sé stesso (9), esattamente come una circonferenza perpetuamente ritornante sul proprio tracciato. Tale simbologia suggerisce l’ipotesi esso rappresenti la perfezione relativa allo spazio-tempo circolare, ovvero la divina immanenza sul creato (il mondo è sempre stato assimilato all’idea di cerchio).

Ora passiamo alla fase pratica: quando si presenta la Ruota, può avere significati contrastanti, come del resto è il clima della carta. Fortuna, casualità, precarietà.
Certamente indica ciclicità, ma bisogna fare attenzione a cogliere dove si trova il soggetto, se chiuso dal cerchio o al di fuori, se cosciente delle istanze del proprio essere o passivo nei confronti degli eventi.
Pertanto intervento della fortuna sì, ma anche periodo instabile, transitorio, con possibili avversità, fase di declino, fine di un ciclo.
Lascia intendere comunque una certa evoluzione interiore dell'individuo.
E' un segno di avvio di un  nuovo inizio. Il cambiamento potrà attuarsi oppure la vita ristagnerà.
Indica un momento storico nel quale possiamo pensare a dei cambiamenti radicali, anche con l’aiuto di un po’ di “fortuna”.




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