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LA FORZA

a cura di Rosanna Sotgiu
 

La Ruota della Vita ci ha insegnato che tutto ciò che ci circonda è riverbero di “altro”, anch’esso presente; non c’è bianco senza il nero, non c’è luce senza ombra.

Vivere quindi significa accettare in toto la dualità che avevamo incontrato fin dalla Papessa.

E se il cammino individuale è stato effettuato correttamente, e si è compresa la lezione dell’Eremita, si può ora fare ricorso alla propria Forza interiore, a quello stato di “magia” e di fiducia che ci permette di affrontare gli eventi percependone la portata e non opponendoci ad essa.

Le arti marziali insegnano infatti a non contrastare l’energia “antagonista” ma a farne un punto di forza per non sprecare la nostra a vuoto. Queste arti coniugano esercizio fisico, disciplina, rispetto per l’avversario, umiltà e calma. Il “guerriero” congiunge l’Hara, il punto di equilibrio interiore e sorgente del soffio vitale, con il Ki, energia vitale, per trovare il proprio nucleo e soprattutto il proprio cuore.

"La via del guerriero è una via che ha un cuore, perché è una via che passa attraverso la fatica e la sofferenza dell’evoluzione personale per andare verso la ‘centratura’ del guerriero su se stesso".

Solo così il percorso diventa via, passaggio di emozioni e di energie sempre nuove e sempre in rinnovamento, all’interno del quale la pratica marziale si risolve in un piano di realtà più alto.

Tra i vantaggi che ne derivano un posto di rilievo assume il miglioramento delle capacità di autocontrollo, per valutare la situazione ed a reagire opportunamente.

Inoltre nelle arti marziali il contatto con l'altro (avversario) determina uno stress tale che costringe il discepolo ad scoprire i mezzi per adattarsi mentalmente alla situazione che si crea in ogni incontro. Ciò provoca un comportamento riflesso anche nella vita di relazione al di fuori della semplice competizione in palestra, generando rapide modificazioni tendenti ad un adattamento della persona a nuove situazioni. Tutto ciò quindi rappresenta in realtà un processo educativo.

Torniamo alla nostra carta: anche il copricapo del Bagatto ora, a distanza di dieci tappe di autoconoscenza, ha germinato; il seme dell’arcano uno ha dato i suoi frutti.

Questa carta raffigura una donna intenta ad aprire le fauci ad un leone, cosa che fa senza alcuno sforzo, perché ha trovato l’esatto punto di vulnerabilità dell’avversario.

Il suo volto rivela che questa azione non viene svolta con rabbia, con rancore, con violenza, ma con tranquillità. Il suo comportamento serve a far capire al leone che non è il più forte e che non le incute alcuna paura. La Forza rappresenta, fra le potenze proprie dell’uomo, quella che è frutto dei suoi sforzi e che egli può esercitare pienamente su tutti i piani, purché la ponga in armonia con le leggi divine.

Simbolicamente il leone, belva feroce, non addomesticabile, rappresenta l’aggressività. Ma sappiamo da tutti gli studi psicoanalitici che l’aggressività in sé non è negativa, lo diventa se non viene riconosciuta e soprattutto se viene agita in modi impulsivi, o verso l’altro o verso se stessi.

Il Leone qui rappresenta anche il nostro EGO, che è una formazione necessaria per lo sviluppo dell’identità, della consapevolezza, dell’intenzionalità e della risolutezza: elementi tutti positivi. L’ego in sé non è un problema. Ma quando è posseduto dalle nostre insicurezze, quando è sotto il controllo del nostro passato, diventa per così dire nevrotico, si trasforma in un ostacolo.

Nelle tradizioni spirituali l’ego è visto come una forza negativa; per esempio, come orgoglio o egoismo. Da questo punto di vista, è paradossale immaginare che possa coltivare un atteggiamento di umiltà.

Ma sembra che Jung pensasse a due diversi aspetti o stadi di sviluppi dell’ego: uno in cui l’ego, in quando funzione autoregolantesi, ha bisogno di rafforzarsi per aiutarci ad affrontare le sfide del mondo; l’altro in cui l’ego deve farsi umile per permettere all’individuo di scoprire la saggezza più profonda e sottile della vita.

È quindi un momento importantissimo del percorso di autoconsapevolezza: l’iniziato infatti, alla luce dell’esperienza acquisita, è ora in grado di dominare le proprie passioni ed emozioni negative.

Infatti nella Lama successiva vedremo come il Bagatto-Iniziato sarà pronto a sacrificare il proprio Ego, spogliandosi di tutto quanto acquisito fino ad ora e rigenerandosi ....... per poi rinascere.

La carta è caratterizzata dal predominio dei colori blu (colore del cielo, simbolo di energia cosmica, di moralità e di purezza), rosso (indice di forza e passione) e oro (la spiritualità divina come simbolo di forza interiore). 

La lettera ebraica che lo rappresenta è la KAF (K o CH), a seconda che ci sia o meno un puntino in mezzo (daghesh). Il valore numerico della Kaf è 20.
KETER (corona) o TOCHEN (contenuto)
La lettera KAF rappresenta la corona e la realizzazione. La sequenza talmudica dell'alfabeto insegna: se fai ciò che ALEF  BET  GHIMEL  DALET dice, cioè se studi la Torah ed agisci a fin di bene, allora HE VAV, Dio, ti darà ZAIN HET TET YOD, sostentamento, accettazione, bontà e successione. Infine, Egli ti metterà una KETER (corona).

Ci sono tre corone: KETER TORA', KETER KEHUNA' e KETER MALCHUT; la corona della Torah, la corona del sacerdozio e la corona reale, ma la quarta corona, KETER SHEM TOV (la corona del buon nome), è superiore a tutte le altre tre. (Avot 4:17)

Il valore numerico della parola KETER (corona) è 620, e rappresenta la totalità delle mitzvot (precetto) - 613 ordinate dalla Torah e sette mitzvot rabbiniche.

Come semplice grafismo la KAF (contenitore) ha un doppio simbolismo.

Esso sta per il palmo della mano che serve da contenitore ed, allo stesso tempo, identifica la misura di quanto esso contiene. KAF quindi definisce la produttività e la realizzazione che risultano da uno sforzo mentale o fisico, così come la YOD, che sta per YAD (mano), indica potere e possesso.

La mano aperta simboleggia il riposo dello Shabbat, mentre la mano chiusa simboleggia l'essere pronti per l'azione ed il ritorno al mondo del lavoro e della realizzazione.

Il valore di un recipiente non risiete nella “scorza” ma nel vuoto, ossia è tanto più grande quanto più potrà contenere.

Funzioni: PENETRARE (verbo intransitivo), entrare dentro, spingersi dentro vincendo una resistenza, una difficoltà o in maniera nascosta; passare attraverso, capire, approfondire, decifrare con fatica, addentrandosi molto nel profondo. Essa è una lettera che indica la ricettività nel saper capire, nel saper penetrare, la saggezza intesa come Conoscenza per l’amalgamazione con la Vita.

Questa lettera è l’immagine simbolica di ogni oggetto a punta per bucare ed è rappresentata dalla mano semichiusa ad imbuto e dall’altra mano con l’indice che la penetra.

Significato: indica il possesso di mezzi e facoltà necessari per affrontare e superare qualsiasi ostacolo. Simboleggia la forza fisica, mentale ed interiore.

Viceversa: la mancanza della forza ci condurrà all’inevitabile sconfitta.

Ora passiamo alla fase pratica: quando si presenta la Forza indica che molto più spesso di quanto si creda, ostacoli anche enormi possono essere superati con il minimo sforzo, basta    concentrarsi su di essi e richiamare a sé tutte le forze interiori, invece magari di disperderle lamentandoci della sfortuna occorsaci. La carta infatti segnala il bisogno di affrontare i nuovi sviluppi con coraggio, forza interiore, rettitudine morale e, soprattutto, non disperare del risultato.

Potranno anche esservi battute d'arresto e difficoltà, ma la carta mantiene il suo carattere di positività, poiché ripone nelle risorse interiori la capacità di superare quelle avversità.

Può quindi, a livello psicologico, rappresentare una persona che cerca di dominare i suoi impulsi tramite l'intelletto, che non si lascia fuorviare dall’ambiente circostante, che è ricca di forza morale e di fermezza, magari anche di un pizzico di audacia, che sa essere convincente e persuasiva senza imporsi. In ambito amoroso simboleggerà un amore virtuoso, senza riserve e coraggioso.

Al contrario potrebbe indicare debolezza di carattere, ostacoli che non riusciranno ad essere superati per mancanza di forza morale o spirituale. Oppure aggressività, collera, reazioni violente, abuso di potere.




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