Cosa succede quando una coppia deve affrontare il problema del “tradimento”?
A questo punto sorge spontaneo chiedersi cosa c’entra tutto questo con il tradimento che si vive ad opera o ai danni di un partner?
Certo, le due cose non sembrerebbero così consequenziali, tuttavia ci sono schemi non coscienti che appartengono alla nostra storia che non aspettano altro che il verificarsi di una certa scenografia affettiva per rimettere in scena il dramma.
Tutte le coppie giovani sono fortemente motivate dalla voglia di ricomporre la “fusione” perfetta : in tutte le persone c’è un ideale amoroso che ha a che fare con il “perdersi nell’altro”, con l’essere nutriti in una condizione di totale appagamento; nulla di più falso. L’amore sicuramente mette in moto energie potentissime che hanno come scopo finale l’incontro e la rielaborazione di vissuti antichi per ricomporre l’unità interna per cui, proprio le parti più difficili della nostra esistenza, fungeranno da aggancio perfetto con l’altro, che non sarà “uno” qualsiasi, ma quel “particolare altro”, scelto ad hoc dal nostro radar interno per permettere che la grande performance abbia inizio.
Ed è in questo sogno illusorio che affondano le radici di un futuro tradimento: infatti, quanto più un individuo è distante da certe tematiche interne personali, tanto più la scelta del partner sarà manovrata e indirizzata dall’inconscio perché saranno le motivazioni profonde a determinare quell’incontro e ad avere la meglio “a totale insaputa” della coscienza che per tanto tempo viene per così dire “gestita” dall’interno.
La coppia, psicologicamente parlando, è il teatro privilegiato dove ognuno di noi può “rimettere in scena” i contenuti irrisolti nella prima relazione d’amore dell’infanzia sperando di portarli a compimento.
I due personaggi che formano la coppia sono inoltre prepotentemente influenzati dalle reciproche figure genitoriali che hanno dato vita alle immagini interiori dello “stare in coppia”; non per niente la casa VIIa, rappresenta l’immagine di “relazione che abbiamo in mente” e i pianeti che si trovano al suo interno ci raccontano “cosa” incontriamo di noi stessi attraverso la coppia; una cosa però interessante è che la casa VIIa si pone sul vertice dell’asse IVa – Xa che - per definizione - è l’asse dell’eredità psicologica familiare ed in essa confluiscono tutte le dinamiche viste e interiorizzate nel rapporto con la famiglia d’origine.
C.G.Jung parla del bisogno di celebrare il matrimonio interno tra Anima e Animus, le due creature psichiche che si attivano nel momento dell’attrazione capaci di dar vita a quello strano gioco di specchi proiettivi che realizzeranno l’incontro che dovrà portare al ricongiungimento psichico dei due opposti. Il concetto di “matrimonio interno” ci ricorda che la relazione è la maggiore possibilità di “conoscenza personale”; così, attraverso l’altro, quell’altro che amiamo tanto, siamo costretti a “ri-conoscerci” integrando quelle parti di noi che erano fuori dalla coscienza e che proiettavamo su altre persone.
Ecco allora che anche il tradimento serve uno scopo più elevato e ci aiuta a scoprire qualcosa di nostro, qualcosa di così remoto e distante per la nostra coscienza da doverlo incontrare fuori da noi, perché ci è estraneo e non appartenente.
Sotto il profilo simbolico, il tradimento costringe chi lo sperimenta a portare l’amore su un piano diverso: lo espelle da speranze infantili e spinge a diventare adulti e a prendere atto che l’amore non ha nulla a che spartire con la perdita di sé e l’annullamento nell’altro.
Infatti, la fusione appartiene ancora a quell’impossibile ed infantile desiderio di perdersi dentro l’altro e questo modo di pensare è il “vero tradimento” che si consuma ai danni di sé stessi.
In astrologia Venere e il segno della Bilancia rappresentano l’archetipo dell’amore e della relazione, ma sono al tempo stesso indicatori di equilibrio ed armonia interni da ricercarsi attraverso la relazione che è il luogo dove possono esprimersi sia il desiderio di essere con l’altro, sia quello di sviluppare la propria individualità; Venere, attraverso l’amore e la relazione di scambio con l’altro offre la possibilità di rompere il guscio narcisistico che ci manterrebbe in una condizione di solitudine e di isolamento; però ci ammonisce quando pensiamo di “prendere identità dall’altro” e sembra punirci severamente se pensiamo di “perderci completamente nell’altro”. Quando non riusciamo ad apprendere questa lezione, il tradimento sembra incaricarsi di estrometterci dall’impossibile sogno obbligandoci a ripiombare nella realtà.
Se si riesce però a sopravvivere emotivamente alla sofferenza, il tradimento consentirà di approdare a nuove risorse interne che permetteranno di sperimentare la relazione come “incontro tra due persone adulte, autonome e in grado di scegliere”; due persone diverse, e proprio per questo alla ricerca di punti di condivisione e di progetti e obiettivi da realizzare insieme; due persone coscienti che l’altro non riempirà mai i vuoti personali interni che sono e restano a nostro totale carico.
Questi sono i punti fondamentali dell’amore adulto e, a volte, per arrivare a questa coscienza il Sé obbliga l’IO a passare attraverso un vero e proprio atto di espulsione dalla fantasia di simbiosi attraverso l’esperienza del tradimento.
Il tradimento è dunque squisitamente un fatto “relazionale”. A volte si tradisce sé stessi, ma anche in questo caso indica che non vi è rapporto corretto con la propria immagine, con i propri valori e la propria morale per cui ciò che si mostra all’esterno non è esattamente coincidente con ciò che c’è nel nostro profondo.. L’atto del “tradire” è un atto Plutoniano e noi sappiamo bene che questo pianeta sta a segnalarci ciò che “non è vero di noi, invitandoci a lasciar morire le false immagini e le impossibili verginità che nascondono la parte più autentica del nostro essere.
Il tradimento è l’affermazione che la relazione tra due persone è già diversa da ciò che si pensa e si crede perché, di fatto, chi tradisce si è già allontanato dallo spazio emotivo e di fiducia che prima condivideva con l’altro.
Per tradire bisogna “essere appartenuti” ecco perché riguarda l’asse IIa-VIIIa: noi lo viviamo come un “tradimento alla fiducia data” ed anche qui c’è un autoinganno poiché la fiducia rappresentata dalla casa IIa è quella che noi dobbiamo riporre nelle nostre possibilità e potenzialità e non certo quella che concediamo agli altri. Essere in relazione richiede un “fidarsi” delle proprie risorse, ed è questo che facciamo quando “entriamo in intimità” perché inevitabilmente esponiamo le nostre fragilità e vulnerabilità: sapere che qualunque cosa accada noi possiamo trovare dentro di noi la nostra forza; sapere che le cose possono cambiare e si possono trasformare perché tutto è “impermanente” ma noi abbiamo il “potere di farcela”.
Il tradimento ci espone alla “precarietà della vita e delle cose”: quando siamo traditi ci accorgiamo che l’altro “esiste al di fuori di noi” e questo è un duro colpo al bisogno di unicità, di esclusività e di eternità dell’Io.
Ricordo che Plutone e la casa VIIIa sono quadrati al Leone e alla casa Va e, sono preposti a far uscire l’IO dalle fantasie che ancora si porta dietro dall’infanzia.
Plutone ci ricorda che “possiamo sopravvivere” perché abbiamo il nostro potere personale e le nostre forze; qualunque avversità, trasformazione o abbandono è di fatto superabile poiché c’è qualcosa all’interno che resta e che non può essere perduto: noi stessi.
Certo, non è affatto detto che il tradimento debba coincidere con la fine di una relazione; quando questa sopravvive e le due persone affrontano le reali motivazioni che hanno prodotto la crisi, vi sarà una reale trasformazione dentro ad ognuno e, di conseguenza, nella relazione; in pratica nulla resterà come era in precedenza.
Chi tradisce urla con un grido strozzato che c’è qualcosa che non va dentro alla relazione e, anche se non è consapevole della portata del suo gesto, questo porterà uno sconvolgimento grandissimo.
Il tradimento trascina il tradito nello sconforto, nella totale insicurezza ed inadeguatezza : spesso iniziano assurdi confronti con la terza persona e, proprio questi sentimenti, fanno scatenare una rabbia cieca a cui si affianca un profondo senso di impotenza e di annientamento. A questo si sovrappone la sensazione di totale “estraneità” dell’altro; mentre si pensava di sapere tutto del partner, si scopre improvvisamente di non sapere chi sia veramente. E’ molto sconvolgente il pensare che l’altro ha avuto pensieri, sentimenti e comportamenti completamente isolati dal “NOI”.
Il tradimento annulla di fatto ciò che si pensava appartenesse ad entrambi; chi tradisce lascia il “NOI” e si avventura con il suo solo IO verso altri lidi, si incentra nuovamente su sé stesso, al di fuori del vissuto comune; il tradimento mette in moto energie che spingono verso qualcosa di nuovo; non è però solo rivolto verso l’esterno, ma è soprattutto un movimento verso l’interno.
Nonostante nell’immaginario collettivo risulti più simpatica la figura del tradito che non quella del traditore, non possiamo trascurare il fatto che anche quest’ultimo spesso resta spiazzato dalla perentorietà del suo atto: anch’egli sembra colto alla sprovvista, come se si trattasse di una forza compulsiva che lo ha trascinato oltre la sua volontà, la sua morale e ciò che credeva di essere, segno che, in profondità, qualcosa era molto diverso dal sentire dell’IO … e che c’era un “tradirsi” precedente al “tradimento” fatto all’altro.
In fondo, il tradimento da qualunque parte lo guardiamo ci riporta sempre ad un tradimento personale: se tradiamo stiamo comunque tradendo qualcosa che abbiamo sottoscritto o condiviso per cui, o siamo incoerenti con ciò che scegliamo, oppure non siamo più in linea con l’impegno preso ma non abbiamo il coraggio di affrontare direttamente la situazione. In entrambi i casi non siamo “congruenti”.
Se veniamo traditi ci siamo già traditi abbandonando la nostra vita nelle mani di qualcun altro, oppure siamo dentro ad una situazione non per le motivazioni che andiamo sbandierando e quindi non siamo “integri”.
Qui entriamo nel significato più profondo della casa ottava che si incarica di farci “conoscere il nostro limite”, al di là dei pregiudizi morali e delle false illusioni dell’IO: il tradimento può infatti manifestarsi sia per il tradito che per il traditore con una forte sensazione di “morte e annientamento di una parte di sé” che apre alla ricerca di un nuovo modo di essere : può essere dunque considerato uno strumento di passaggio, una fase di traghettamento verso la conoscenza di qualcosa che ci appartiene e di cui nulla sembravamo sapere prima.
Certo, per l’IO è sconvolgente vedere “un limite… ed un… oltre” che mai erano stati presi in considerazione perché la morale e il Super IO bloccavano l’accesso ad una parte trasgressiva ed impulsiva, molto meno disposta a farsi mettere il bavaglio dalle norme collettive o dai dettami della ragione.
Quando ci lasciamo “sedurre” dall’esterno ed entriamo negli scomodi panni del “traditore” dobbiamo prendere coscienza che non siamo contatto con un lato della nostra natura che non riesce ad emergere .
Se invece ci troviamo ad indossare il vestito del “tradito” dobbiamo cominciare a chiederci “dove ci siamo traditi”, ovvero, cos’è che non abbiamo rispettato del nostro modo di essere e cosa c’è all’esterno e nella nostra vita che non corrisponde al sentire interno.
Le motivazioni possono essere tante; a volte è così forte il bisogno di stabilità e di sicurezza che si finisce per non vedere la realtà; altre volte tratteniamo e blocchiamo ciò che invece dovrebbe essere accolto e compreso; altre ancora non affrontiamo sul nascere la crisi, illudendoci che le cose si aggiusteranno da sole; quando siamo in queste situazioni dobbiamo sapere che ci candidiamo a qualche accadimento che ci “risveglierà” improvvisamente mettendoci a confronto con la nostra autenticità. Il tradimento sia inflitto che subito ha sempre il compito di “squarciare un velo”.
Un’altra lacerazione profonda può nascere quando due parti di noi sono in conflitto: quella che ha bisogno di relazione e quella che, invece, vuole mantenere la libertà; questo stallo interno può perdurare a lungo fino a che non vi sarà un’esplosione che condurrà a qualche “atto” visibile.
All’inizio dell’articolo ho sottolineato che le radici del “tradimento” hanno ramificazioni molto antiche; aspetti di Venere o della Luna con Plutone, opposizioni tra pianeti sull’asse IIa – VIIIa e tra i segni Toro – Scorpione, sono indicatori di tradimenti subiti e di organizzazioni difensive della personalità che hanno lavorato sulla percezione di “non poter essere amati per quello che si è veramente” spingendo a manipolare, trasformare e falsare sé stessi, la propria immagine e i propri valori per essere accettati dagli altri; tutto ciò ha permesso la sopravvivenza infantile, ma a prezzo della svalutazione e del tradimento della propria natura.
Chi ha vissuto un tradimento nell’infanzia è stato profondamente leso nel senso di fiducia nella vita ed ha sperimentato un senso di “non esistenza, di non valore e di non integrità”: per far fronte all’impotenza e alla rabbia distruttiva ha imparato ad autoingannarsi e a tradirsi o seducendo e manipolando per ottenere le attenzioni indispensabili, oppure costruendosi un’ “immagine grandiosa ed onnipotente di sé” che si mostra invulnerabile perché nega i sentimenti veri in cambio di potere e controllo.
Se siamo passati attraverso il senso di umiliazione e di tradimento infantile, la nostra psiche sarà segnata da un bisogno enorme di recuperare l’unità e il paradiso perduti e ci spingerà verso relazioni simbiotiche che vivremo in maniera difficile poiché non potremo essere veri: il tradimento adulto ha dunque lo scopo di “rimetterci in linea” con la nostra integrità sia abbandonando le false illusioni infantili, sia evitando di affidare la nostra vita agli altri, sia riconquistando il nostro potere personale, unico che può garantirci di non diventare vittime di nessuno, neppure di noi stessi.
Plutone e la casa ottava sono l’anticamera di quell’autonomia ed indipendenza che dovremo raggiungere nella decima; il passaggio però deve comportare la “conoscenza” di noi stessi e di quelle parti che non ci piacciono perchè non concordano con l’immagine che vogliamo dare di noi stessi al mondo. Esso però ci ricorda che se “ci tradiamo”, non solo ci candidiamo alla sofferenza interiore, ma ci candideremo anche al tradimento esterno.
Comprendere cosa si nasconde dietro a certi comportamenti può aiutarci ad affrontare la relazione con noi stessi e con gli altri in modo più chiaro e diretto, permettendoci di costruire uno spazio che sia veramente intimo senza la paura di mostrarci per quello che veramente siamo.