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GIOVE E IL FEGATO

a cura di Lidia Fassio
 

Molte sono le funzioni che fa il fegato; è l’organo che fa più funzioni ed elaborazioni; è un vero e proprio laboratorio chimico oltre ad essere anche l’organo più grande del nostro corpo.

Sappiamo che il fegato è simbolicamente rappresentato da Giove a livello astrologico e, per analogia, Giove è anche il pianeta più grande del nostro sistema solare.

Il fegato ha il compito di sintetizzare il nutrimento, in particolare gli zuccheri e i grassi e di immagazzinarli per poterli rendere disponibili quando è necessaria maggiore energia, ad esempio quando facciamo una fatica o una corsa o una arrampicata e ci sentiamo a corto di forze, allora andiamo ad attingere alle risorse accumulate.

E’ in pratica un grande elaboratore e sintetizzatore.

Da un punto di vista psicologico il fegato viene quindi legato alla funzione di elaborazione e sintesi, quei delicati processi che ci permettono di rielaborare il nostro vissuto per trasformarlo in esperienza personale utile nel momento in cui si dovessero presentare situazioni analoghe perché, a quel punto, possiamo attingere dal nostro bagaglio senza rifare il percorso. E’ proprio attraverso questa possibilità che possiamo “crescere” e aumentare la nostra consapevolezza. Esattamente come dalla funzione di elaborazione del cibo possiamo crescere fisicamente nutrendo il nostro corpo con  le sostanze di cui ha bisogno.

 

Il fegato è quindi legato psicologicamente alla nostra visione e noi sappiamo bene che crescere psicologicamente vuol dire anche “allargare il nostro modo di vedere”, mentre per vivere bene bisognerebbe  avere una visione serena ed ottimista delle cose il che ci aiuta ad avere fiducia nel percorso di adattamento tenendo lontane le grandi ansie; quando invece la visione si restringe, aumenta la paura e finiamo per trovarci in situazioni difficili in cui ci sentiamo insoddisfatti e poco vitali, il che ci porta dentro ad un senso di pessimismo e di depressione.

 

Nell’antichità il fegato era considerato l’organo più importante dell’uomo seguito poi nel medioevo dal cuore  e, nell’epoca moderna dal cervello; ci sono miti che ci riportano proprio al fegato e al suo simbolismo di coraggio e di fede.

Inutile dire che non sono solamente superstizioni antiche giacchè ancora oggi diamo al fegato questo simbolismo il che significa che nell’immaginario collettivo l’uomo ha sempre associato le qualità più nobili  quali il coraggio, la fede, e la speranza a questo organo; infatti parole come “uomo di fegato” oppure “uomo di fede o di poca fede” sono entrate a far parte del vocabolario comune di ognuno di noi. 

 

Non a caso Prometeo, l’eroe che fu punito da Zeus per la sua trasgressione – fu condannato a vivere incatenato ad una roccia del Caucaso con un avvoltoio che durante il giorno gli mangiava il fegato che di notte ricresceva e si riformava, pronto per essere nuovamente divorato durante il giorno.

In effetti, a questo punto possiamo pensare che Zeus punì proprio l’audacia e il coraggio di Prometeo che gli consentirono di sfidare il capo degli Dei. Il coraggio è in ogni caso il frutto di una fiducia in sé stessi; è da questa “fede” nelle proprie capacità e nei propri mezzi che nasce il coraggio di avventurarsi e di sperimentare l’ignoto. Da sempre l’uomo ha voluto sfidare i suoi limiti e crescere.

 

E non siamo certo lontani dalla verità quando constatiamo che se il nostro fegato non funziona siamo particolarmente deboli, perdiamo il colorito brillante e diventiamo giallastri e con l’occhio spento. Quando ci sentiamo senza risorse e senza riserve manchiamo di coraggio e di speranza e allora il futuro si fa veramente incerto; il coraggio si fonda su una fede profonda che giunge sia dall’interno che dall’idea di essere parte di un progetto universale e spirituale; senza questo ci sentiamo isolati e soli e quindi, senza speranza.

 

Abbiamo sempre assegnato queste qualità al segno del Sagittario e a Giove che ne è il signore; ebbene Giove rappresenta sicuramente la maggior parte delle funzioni del fegato ed astrologicamente interpretiamo Giove come portatore di fiducia in sé stessi e nelle proprie risorse; come speranza, che dona il coraggio di intraprendere strade nuove e di non accontentarsi di ciò che si conosce già. In pratica, attraverso a questo simbolo noi possiamo elaborare in continuazione il nostro vissuto traendone ogni volta significato e sintesi fino a comprendere le finalità e gli scopi della vita.

 

Il fegato esegue anche notevoli funzioni metaboliche e serve sia alla secrezione della bile che alla modificazione chimica del sangue.

 

Da tempo si è individuato anche un preciso collegamento tra il fegato e la rabbia: le persone sempre un po’ arrabbiate venivano chiamate “biliose”; in effetti, il fegato non è il responsabile della produzione della rabbia ma è l’organo che la deve smaltire ed elaborare, ovvero è l’organo che smaltisce l’adrenalina. Sappiamo che troppa rabbia in circolo crea serie di difficoltà al nostro organismo che faticherà ad eliminare le tossine che vengono mandate in circolo; in alcuni casi essa viene espressa attraverso le infiammazioni o gli incidenti, ma il fegato ha comunque il suo da fare con i residui che la rabbia crea. Nel linguaggio comune infatti, quando una persona è sempre arrabbiata vuol dire che si sente impotente e senza risorse e per questo ha problemi sia di elaborazione del suo vissuto, sia di adattamento alla realtà fino al punto da non riuscire più a smaltire ciò che accumula a livello interno così che le tossine finiscono con l’accumularsi e far ammalare questo organo.

Il detto “mangiarsi il fegato” è molto indicativo e rappresenta in modo estremamente realistico la tipologia della persona che, con la rabbia, finisce per distruggere sé stesso.




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