Affrontare il tema della diversità non è mai semplice a dimostrazione del fatto che in ognuno di noi alberga un conflitto tra l’essere accettati dagli altri – il che significa rispondere a canoni così detti di “uniformità e normalità” - oppure seguire la propria indole e certi tratti del carattere che possono discostarsi ed essere additati come “diversi”.
Ognuno di noi ha il compito di trovare la propria individualità; il punto è che “individualità” significa sempre diversità in quanto ognuno di noi è assolutamente unico e quindi non può che essere diverso dagli altri; ciononostante, la diversità non è così facile da accettare e da vivere.
Parlando di diversità non possiamo non occuparci di Nettuno che, essendo il signore dei Pesci e della cosignificante casa XIIa, ricerca il vero raggiungimento dell’individuazione e, quindi, la riconquista della personale libertà ed unicità.
I nettuniani, manco a dirlo, sono i soggetti che più di tutti gli altri avvertono la loro diversità interna anche perché l’ambiente in cui nascono e crescono rimanda costantemente questa immagine che, loro malgrado, devono accogliere e fare propria.
Così come non è facile per i bambini nettuniani entrare dentro ad un mondo fatto di ordinarietà e di normalità che non comprendono e non accettano, non è neppure facile per i genitori – che sicuramente hanno caratteristiche diverse dai figli – allevare e convivere con un piccolo fortemente segnato da Nettuno.
La diversità viene infatti sentita come “estranea” all’ambiente in cui si è nati e si vive, ma viene anche vissuta dagli altri come un qualcosa di difficile da accettare in particolar modo da un genitore che, egoisticamente, tende a ricercare nel figlio un’estensione di sé e della propria identità.
Un recente studio di psicologia neonatale sostiene che, anche dal punto di vista fisico, il genitore trova più facile attaccarsi al figlio se in esso riscontra tratti di somiglianza, mentre tende a sentirlo più estraneo e ad attaccarsi meno se non gli somiglia.
La stessa cosa viene vissuta sotto il profilo psicologico: un figlio che non sembra ricalcare le orme genitoriali, che fatica ad adeguarsi alle regole familiari e che sembra non somigliare a padre e madre, viene avvertito come “meno proprio”, come se facesse sentire il genitore spodestato e, a volte, tradito.
Tutto ciò non è prettamente corretto, ma è sicuramente umano ed appartiene alla sfera egoica della persona che ha bisogno di riconoscere qualcosa di sé nella propria progenie; pensiamo alla casa Va – casa solare ed egoica - che vede nel figlio l’estensione dell’ IO. Il folle sogno della clonazione, al di la’ dell’aspetto tecnico, ci ricorda che per molte persone, avere un figlio, è semplicemente un desiderio di autoperpetuazione che, nel caso, addirittura giunge alla follia paranoica di poter “rifare sé stesso”.
Sono veramente pochi i genitori che sono pronti a scoprire giorno dopo giorno ciò che viene fuori dal cilindro, contenti di nutrire l’individualità del figlio anche laddove si allontana molto dalla propria.
Le parole di Gandhi rivolte al suo braccio destro Nehru che chiede come riconciliare la diversità di religione sono interessanti: “prendi un bambino musulmano orfano e crescilo come un musulmano”; di primo acchito possono sembrare parodossali ma spiegano molto bene la difficoltà di accompagnare l’indole e la natura di un bambino, evitando di manipolarla e di piegarla alla propria modalità di pensare, di sentire e di credere.
I nettuniani, insieme agli uraniani, rappresentano i “diversi e gli innovatori” nella delicata e fantastica ruota zodiacale per cui, soprattutto da piccoli, non hanno certo una vita facile in quanto si sentono completamente spiazzati dentro a schemi e parametri che non comprendono e che anzi, nella logica dell’evoluzione, sono proprio quelli preposti a cambiarli.
Chiaro che la loro esistenza viene vissuta dai genitori, che sono portatori di valori più tradizionali, come qualcosa che sfida le loro convenzioni e che sembra prendere una strada propria.
La nostra società poi riconosce una serie di valori e di obiettivi che, difficilmente, entrano nel pacchetto in dotazione ad un nettuniano.
Soprattutto negli ultimi due decenni la conquista di un ruolo, di una sicurezza o di una realizzazione sono subordinate all’accettazione di una serie di parametri e di performances che spesso sono quanto di più lontani da un nettuniano.
Vengono inoltre premiate la forza, la durezza, la determinazione e la razionalità; ebbene, tutto ciò è lontanissimo da Nettuno che, invece, cerca di condurre i suoi protetti sulla strada del sentire, della fantasia, dell’empatia e della partecipazione.
L’impossibilità di poter vedere riconosciute queste potenzialità porta ad un senso di difficoltà e di alienazione che spinge questi bambini ad intraprendere le strade desiderate da altri allontanandoli così via via da ciò che sono, facendoli brancolare a lungo alla cerca di una identità vera, utilizzandone una presa a prestito, il tutto favorito anche dalla loro incredibile malleabilità e dalla facilità di “captare” ciò che gli altri desiderano da loro.
Rousseau diceva che l’unica cosa che diventa insopportabile all’uomo è “non poter essere sé stesso” e non poter esprimere la propria vera natura ed autenticità; i nettuniani, più degli altri, si trovano incastrati dentro a questa realtà con l’aggravante che, essere diversi nella nostra società vuol dire essere meno validi, meno apprezzati: in una parola “meno qualcosa” ovvero, portatori di qualche “mancanza”.
I nettuniani sono quelli che nella prima parte della vita sentono più incisivamente la ferita del collettivo sulla loro pelle e questo sembra essere il prezzo da pagare per poi poter reggere la propria individualità, senza aver bisogno di aggrapparsi al mondo e alle cose per avere sicurezze.
Certo, il rischio è altrettanto alto: vivere sentendosi spesso “un’assenza”, come se non si possedesse una maschera in grado di difendere dal mondo esterno significherà faticare tantissimo a trovare una collocazione passando attraverso varie forme di dissoluzione per ritornare a sentire ciò che da sempre avevano avuto a portata di mano.
Spesso i nettuniani prendono strade che sembrano “sbagliate” anche negli studi e questo perché, nel tentativo di modellarsi per risolvere il senso di alienazione che giunge dalla diversità, accettano di seguire percorsi che non gli appartengono e che, inevitabilmente, ritarderanno di molto la loro realizzazione facendoli anche rischiare di non riuscire più ad agganciare il loro delicato e fantastico mondo interiore che contiene la vocazione.
Chi ha figli fortemente segnati da Nettuno o dai Pesci non può trascurare questo fatto e deve cercare di accompagnare la loro particolarità, la loro propensione al sogno, alla fantasia e alla capacità di empatizzare con tutto ciò che c’è attorno; sono bambini che hanno difficoltà a mettere confini e che faticano ad entrare nella realtà che spesso sentono noiosa; non hanno una mente razionale e quindi possono stentare a scuola sul piano dell’attenzione e della concentrazione; sono intelligentissimi ma sensibili all’esclusione che vivono come una perdita di valore di sé ed un senso di alienazione dal mondo.
Andranno quindi accompagnati ad esprimere i loro talenti che sono piuttosto di tipo artistico e creativo: allora potranno regalarvi grandi soddisfazioni oltre alla gratificazione di avere rispettato ciò che la natura ha creato.