Gli esseri umani nascono con bisogni fondamentali che possono essere riassunti in due parole:
- cibo: corrisponde al nutrimento, ovvero a tutto ciò di cui il bambino ha bisogno sotto il profilo alimentare a partire dalla suzione; non è però limitato al cibo per il corpo, ma anche e soprattutto al cibo per la psiche, ovvero a tutto ciò che accompagna il bambino nella sua crescita psicologica e culturale giacchè, mentre si nutre assimila linguaggio, mentalità, comportamento e valori.
- amore: ha a che fare con l’essere contenuti, sostenuti, toccati, rassicurati e confortati ogni volta che se ne sente la necessità; tutto ciò verrà sperimentato prima con i gesti e, solo molto più tardi, sarà chiamato amore.
Questi due ingredienti sono assolutamente fondamentali anche se una carenza di amore viene assorbita con maggiore difficoltà ed ha implicazioni più profonde sul piano della struttura della personalità.
In effetti, l’amore è l’ingrediente principale per la costruzione dell’architettura psichica; è alla base della struttura cognitiva che si formerà nei mesi e negli anni successivi alla nascita.
Ci sono osservazioni che hanno dimostrato pienamente questa teoria: mentre la carenza di cibo può rendere difficoltosa la crescita e costringere il corpo ad adattarsi e a svilupparsi di meno (restare più basso di statura e di struttura muscolare), una carenza di amore nella primissima infanzia, può minare per sempre la crescita psicologica e rendere il soggetto precario a livello emotivo, incapace a sua volta di contenere e dare amore agli altri.
Tutto questo passa attraverso quella che si chiama “funzione alimentare” che è appartenente al segno del Toro (notoriamente affettivo, contenitivo e nutrente) e alla cosignificante casa IIa nella quale leggiamo proprio come è stato percepito il “nutrimento” (X - Giove e Venere) da cui deriveranno il senso di valore personale, quello di autostima, l’origine delle potenzialità affettive e relazionali, il senso di appartenenza e, in ultimo, la possibilità di elaborare concetti che entreranno appieno nel contesto culturale in cui il soggetto vive e cresce.
Ovviamente, queste due funzioni vengono fatte in maggior parte dalla madre - da qui l’equazione (cibo – madre – mondo); essa ha il ruolo di provvedere ciò che serve al bambino, di fare da filtro tra il mondo esterno e il mondo del bambino, ma possiede anche un ruolo di compensazione nel senso che provvede a far sì che i fattori negativi non abbiamo il sopravvento e vengano rimpiazzati da quelli positivi.
Questo ruolo non riguarda solamente le negatività o le inquietudini che possono arrivare dall’esterno ma soprattutto quelle che giungono dall’interno (paura, rabbia e dolore); è proprio la madre che insegna gradualmente a comprendere la differenza tra mondo esterno e mondo interno in modo che, più avanti nella vita, il bambino sappia distinguere tra le due istanze senza confonderle.
La casa IIa e i pianeti Venere, Giove e ovviamente Luna (poichè manchiamo di X), ci daranno la possibilità di leggere la stabilità di base nonché la capacità di assorbire sia eventi positivi che negativi senza perdere il senso di unità interiore e senza che debbano avvenire scissioni difensive.
Un rapporto positivo cibo-amore garantisce la sicurezza e la fiducia di base che produrrà nel bambino la possibilità di accettare il mondo e sé stesso proprio perché viene vissuta sul proprio corpo una sensazione di continuità nel sostegno, nell’accettazione e nel supporto da parte della madre. Interessante a questo livello il fatto che l’astrologia abbia da sempre visto nella casa Xa la possibilità di poter avere una buona relazione con il mondo e l’eredità psicologica materna; è infatti nella casa IIa che si pongono le basi di una futura autonomia ed autorealizzazione ed è la madre che permette al bambino di costruirsi un’idea del mondo. In effetti la psicologia evolutiva sostiene che dall’esperienza cibo amore si arriva a vedere sé stessi come un vero e proprio “centro” non solo del proprio mondo ma anche del “mondo” in generale.
Tra l’altro ciò che avviene in casa IIa consente di creare un legame tra l’Io del bambino e la comunità dentro la quale viene a nascere e questo darà un senso di radicamento che, anche in caso di estrema difficoltà, permetterà al bambino di rintracciare sempre le sue risorse e di non sentirsi in balia degli eventi.
Si può così comprendere come un’assenza di nutrimento e di amore possa distruggere il fondamento stesso di un’esistenza e danneggiare il modo anche irreparabile la futura crescita cognitiva.
In effetti, Greenspan – psicologo evolutivo - sostiene che è proprio da qui che prendono vita le emozioni più importanti che costituiranno la futura intelligenza del bambino, quella che lui chiama “intelligenza del cuore”.
La psicologia evolutiva moderna sostiene che il bambino nasce “aperto” a qualsivoglia esperienza per cui assumerà con facilità il comportamento che gli viene offerto come modello dal suo gruppo di appartenenza.
Se il bambino non trova però condizioni “possibili” il nucleo dell’Io nascente viene dissolto e si carica di esperienze negative che lo portano verso vissuti di angoscia tali che, l’esperienza del mondo, diventa permeata dal dolore e dalla paura anziché dalla fiducia e dell’amore.
Ciò che è evidente in una seconda casa molto battagliata, accompagnata da grandi difficoltà di Venere, Luna e Giove è un’esperienza che potremmo definire di “fame”, anche che se, non necessariamente si tratterà della fame di cibo, ma di una fame che la persona si porterà dietro tutta la vita ed essere espressa sotto forma di una costante sfiducia in sé stessi e nel mondo che è la normale reazione allo stato di abbandono, impotenza e disperazione.
Un rapporto originario molto disturbato viene sperimentato dal bambino come una mancanza di amore; la sensazione di non essere degno di essere amato permea il vissuto originario lasciando un desiderio quasi insaziabile di recuperare attraverso un’avidità di denaro, di cibo o di amore che non potrà che sfociare in rapporti sempre deludenti pervasi da narcisismo in cui la “fame, che è soprattutto d’amore” tenderà a dilatarsi anziché ad essere colmata.