Nel momento in cui inizia la fase d’innamoramento, le individualità degli amanti si sono confuse l’una nell’altra, ma man mano che l’unione cresce, nel momento in cui subentra la relazione, gli amanti vengono restituiti alla loro stessa unicità trasformata. L’incontro diventa come una creazione d’arte, poiché nulla è stabilito e tutto è di fronte ai due innamorati, alle loro soggettività che possono dar vita a qualcosa di completamente nuovo. Spetta ai due soggetti in questione la responsabilità dell’evoluzione che assumerà la loro relazione. In questo particolare, unico rapporto a due entra in gioco il tema dell’impegno personale. I due innamorati sono portatori di un desiderio che nella sua essenza profonda li spinge a creare la relazione a loro immagine e somiglianza nella dimensione incognita del loro esistere. I due innamorati sono come costretti a confrontarsi con qualcosa che non si sarebbe mai intuito. La parte di noi più autentica, la nostra dimensione più profonda emergono nella loro pienezza con tutte le ombre e luci, proprio nello spazio di un rapporto.
Ogni evoluzione psicologica passa attraverso l’incontro e lo scontro fra due dimensioni, da cui emerge l’unicità reciproca di chi vive il rapporto; un rapporto che rappresenta così lo strumento di conoscenza profonda della propria dimensione soggettiva. Grazie all’incontro con l’altro, soprattutto se è caratterizzato da sentimenti d’amore, noi possiamo avvicinare le parti oscure della nostra personalità e consentire l’emergere del nostro sentire più autentico. Quando nella nostra esistenza, anche con ragioni le più plausibili, si passa da una relazione all’altra, non si fa che sfuggire all’approfondimento dell’incontro e questo comportamento può significare a livello psicologico la difficoltà di mettersi in rapporto con se stessi. E’ riduttivo attribuire le nostre difficoltà ai problemi di coppia, dobbiamo invece capire che nella realtà noi stiamo accusando noi stessi, poiché ci priviamo dell’unica possibilità di conoscerci che trova la sua essenza nell’amore. Noi possiamo toccare la nostra soggettività, il nostro essere più intimo e autentico, quando accettiamo la dimensione del sentimento. E’ l’incontro con l’altro che può far emergere sentimenti d’indegnità, perversione e i comportamenti peggiori, tutto ciò che rappresenta la parte più oscura del nostro essere. L’incontro d’amore ci consente di conoscere e attraversare i nostri lati peggiori per poter entrare in contatto con essi. Nell’incontro d’amore, si viene a creare una condizione nuova che può emergere soltanto dall’incontro di quei due individui particolari perché ogni unione è diversa, poiché gli individui sono diversi e creano dimensioni particolari.
Nell’incontro d’amore noi abbiamo di fronte un altro essere al quale restituiamo la sua soggettività, la dignità, l’integrità, la forza della sua presenza e la sua unicità strappata agli aggrappamenti mortiferi del collettivo in cui gli altri sono vissuti più come oggetti e strumenti dei quali noi ci serviamo che come individui. Occorre riconoscere l’utilità delle organizzazioni sociali, ma dobbiamo essere capaci di difendere lo spazio vitale della nostra soggettività e dimensione interiore. Bisogna essere attenti che nella dimensione amorosa possiamo arrivare a strumentalizzare l’altro, passando da un dialogo reciproco a posizioni di potere e riportare colui che amiamo da una dimensione soggettiva ad una oggettiva, non più unica e particolare. Nell’incontro d’amore i due innamorati attivano reciprocamente un nuovo sentire interno che viene sperimentato come incarnato dall’altro, un nuovo sentire per cui diventa indispensabile ricongiungersi. Nell’incontro d’amore viene attivata un’essenza vitale, una sorta d’eternità contenuta in una dimensione sacra, divina, ma, per consentire a quest’essenza di esprimersi, dobbiamo passare attraverso le nostre parti perverse in una mescolanza d’ombra e di luce, in una dimensione di solitudine e nella sensazione di non poter comunicare a nessuno ciò che abbiamo vissuto.
Un incontro in cui prende vita l’esperienza intensa della sessualità col suo bagaglio di limiti e divieti di cui spesso siamo portatori inconsapevoli. La sessualità umana, a differenza di quella animale, non è mai del tutto istintiva, naturale e inconscia poiché si deve tener conto che in essa agisce l’immaginazione. L’angoscia, la paura e il senso di colpa vivono all’interno della nostra sessualità. La nostra sessualità è infarcita di desiderio e senso di colpa perché nel fondo del nostro cuore abbiamo come la sensazione di fare qualcosa che non dovremmo fare. Nella sessualità si vive il conflitto inconscio tra divieto e spinta alla ricongiunzione, il desiderio di incorporare ed essere incorporati che negli esseri umani si esprime attraverso l’esperienza del bacio. Il bacio rappresenta appunto il desiderio di incorporare e d’essere incorporati che trova la sua prima esperienza nella relazione materna. Nell’età adulta, quando non si sente più il desiderio di unire le nostre labbra a quelle della persona amata si può supporre che il legame sia deteriorato. La bocca rappresenta per l’essere umano la primaria modalità di conoscere il mondo circostante, il modo primario di ricevere amore e diventa successivamente un rivelatore di questo immenso e profondo sentimento. Dalla dimensione amorosa possono emergere vissuti di vita e di morte che mettono in crisi la nostra soggettività ed è proprio il venir meno di essa che consente di provare il senso d’unione profonda, ma l’unione lascia un vissuto di delusione nel fondo del nostro cuore poiché noi non riusciremo mai a possedere la soggettività della persona amata fino in fondo ed ecco perché la sessualità continua a ricercare l’unione in un incessante desiderio di ripetizione, in un tentativo disperato di afferrare l’altro attraverso il suo corpo insieme alla paura di perdere l’oggetto d’amore che invade tutta la nostra psiche.
Su questo terreno incerto nasce il sentimento della gelosia legato al rapporto amoroso e che chi ama non può non conoscere, un sentimento che affonda le proprie radici nell’esperienza dei rapporti primari. La gelosia nasce dal sospetto, dal dubbio e genera angoscia e questa reazione così intensa rivela la nostra esperienza dei rapporti primari. E anche se il dubbio offusca la nostra visione della realtà esterna e sprofonda nel buio la nostra vita interiore, diventa illuminante sul piano della conoscenza di noi stessi. La gelosia ripropone, nell’attualità della relazione d’amore, il bisogno vitale del bambino di un affetto sconfinato ed esclusivo. Il bambino si sviluppa in base all’amore che gli viene offerto dagli altri e quando viviamo la paura di perdere l’oggetto del nostro amore lo viviamo come un segnale di pericolo che genera angoscia. La paura di perdere qualcuno che amiamo ci accompagna per tutto il corso della nostra esistenza e nonostante le varie esperienze di vita reagiamo con gelosia, come negli anni infantili, alla minaccia di perdere l’amore come se la nostra esistenza si potesse proiettare in avanti soltanto perché esiste l’altro. Il dubbio devasta l’animo di chi ama perché teme di perdere l’appoggio della persona amata. Il tentativo di evitare la dimensione psicologica della gelosia apre la porta all’aggressività perché un individuo geloso e frustrato si trasforma in aggressore e tiranno e in questo modo dalla gelosia si passa alla possessività.
Questo tipo di scelta non è consapevole e alcuni individui si lasciano orientare da forze interne a scegliere situazioni di rapporto in cui è possibile esprimere la propria possessività. Ma la crescita nelle relazioni d’amore non consiste nel non provare gelosia e possessività, ma nel considerare questi sentimenti come riproposte di temi infantili che rappresentano la premessa del nostro sviluppo e di una nostra realtà più autentica. E’ vero che le espressioni intense di gelosia e possesso rivelano problematiche psicologiche, ma è difficile pensare di vivere una relazione amorosa non attraversata dal fenomeno drammatico e irrazionale del possesso. E’ dal confronto di questo genere di sentimenti che possiamo conoscerci meglio e capire in modo più profondo quale tipo di relazione stiamo vivendo con la persona che sentiamo d’amare. L’amore è un sentimento che si nutre, dunque, anche di gelosia, possesso e angoscia. E l’angoscia è quella di perdere chi amiamo. Ma se non si accetta di costruire il coraggio morale di confrontarsi con questi sentimenti è difficile poter dire di vivere una vera dimensione d’amore. Non lasciarsi andare all’amore, con tutti i suoi rischi, potrebbe voler dire di non aver costruito quel coraggio morale necessario per vivere l’amore, di aver rinunciato ad una vita più autentica, anche se dolorosa e di aver umiliato i nostri sentimenti. Forse maturità significa saper accettare i propri limiti, le proprie debolezze, il fatto di sentirsi dipendenti e ammettere i nostri sentimenti di gelosia, vivendoli fino in fondo, assumendo il rischio che la nostra esistenza si evolva solo a condizione che chi amiamo ci stia accanto, consapevoli che amare significa anche impegnarsi a costruire il rispetto delle reciproche soggettività.