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DARE UN NOME ALLE EMOZIONI

a cura di Lidia Fassio
 

Parliamo spesso di emozioni : siamo convinti di conoscerle perché le percepiamo e sono parte integrante del nostro essere, tuttavia non sono così semplici da comprendere e, pertanto, da spiegare; spesso gli adulti non sanno distinguerle tra loro e quindi non riescono neppure a comunicare al mondo esterno ciò che in effetti “sentono” al loro interno.

Le emozioni sono un sistema di informazione molto antico che prende origine dal sistema limbico: il loro compito è quello di “guidarci e di farci agire di fronte ad una situazione” e sono state efficacissime soprattutto in un tempo in cui la mente razionale non era ancora strutturata ed organizzata come oggi e quindi non sapeva dare risposte immediate e al tempo stesso precise ed efficaci. Oggi invece vi è una precisa interrelazione tra i due apparati.

La caratteristica principale del messaggio emozionale sta nella velocità: infatti, esse riescono a farci agire in tempi brevissimi per cui risultano importantissime in caso di pericolo di sopravvivenza dove si collegano automaticamente alle risposte istintive collaudate dai primordi ad oggi.

Sicuramente le emozioni sono state plasmate dalle forze evolutive che hanno sempre soprasseduto alla nostra sopravvivenza.

 

Le emozioni sono prevalentemente impulsi ad agire; significa che nel corso dei millenni abbiamo selezionato risposte che si sono rivelate efficaci in tempi estremamente veloci. In pratica le emozioni ci servono a far fronte alle emergenze della vita.

In effetti, alcune emozioni in particolare, ci spingono al movimento, a fare qualcosa e quindi, il loro scopo è molto chiaro. Il punto è che sono così bene organizzate che, spesso, non ci permettono di agire.. ma ci costringono a “reagire” sotto il loro influsso e quindi, la nostra volontà si può sentire totalmente spiazzata. Questo tuttavia accade quando non abbiamo un rapporto corretto con le emozioni e, soprattutto, quando le reprimiamo e quindi, nel tentativo di controllarle finiamo per bloccarle e per subirne gli effetti.

 

Le emozioni si dividono in primarie e composte o miste: le prime sono essenziali e pure e sono 8, ma da esse prendono vita tantissime altre emozioni miste nel senso che derivano da quelle primarie ma sono più sofisticate e complesse perché sono meno definibili: in alcuni casi possono addirittura mischiarsi insieme due o tre emozioni: ad esempio, la gelosia è un’emozione molto sofisticata che deriva dalla combinazione tra paura e collera.

Le emozioni sono presenti fin dalla nostra nascita e, fondamentalmente convogliano dei bisogni particolari e delle necessità impellenti; ognuno di noi può essere intelligentissimo ma essere analfabeta a livello emozionale e quindi, non solo non saper riconoscere cosa si muove dentro, ma non poter neppure esprimere con il linguaggio ciò che sembra colpirlo a tradimento.

Le emozioni, benché nel comune modo di pensare vengano considerate in contrapposizione alla ragione, sono invece strettamente connesse ai processi cognitivi; in effetti le emozioni compaiono nella vita di una persona come conseguenza della valutazione di una situazione.

Le emozioni sorgono quindi come “risposta” ad una situazione e non sono suscitate dall’evento in sé, ma dal valore che ognuno attribuisce a quell’evento.

In effetti, quando un bambino comincia a percepire bene le sue emozioni, esse dovrebbero essere “contenute” e in un certo senso “spiegate” al bambino dalle figure parentali che, in questo modo, lo  aiuteranno a riconoscerle e a saperle poi distinguere bene l’una dall’altra, nonché a poter esprimere attraverso il linguaggio ciò che si verifica all’interno.

Una madre che non sappia gestire o distinguere le sue emozioni non potrà fare da filtro al proprio figlio e, di conseguenza, non insegnerà a riconoscerle e ad esprimerle poiché ne avrà timore. Non a caso astrologicamente la nostra tonalità emozionale viene letta nella Luna che rappresenta anche il rapporto con il contenimento materno e la modalità di risposta ad esso

Parlare di ciò che “sentiamo e proviamo” sembra una cosa facilissima ma in realtà è veramente complicato e poche persone hanno una relazione facile con il loro mondo interiore e, di conseguenza, non sanno neppure comunicare con gli altri a questo livello.

 

Le emozioni primarie sono universali e come tali appartengono ad ogni cultura anche a quelle che noi consideriamo primitive nel senso che non sono state mai coinvolte o influenzate dal cinema o da libri che avrebbero potuto mostrare alcuni particolari fisici caratteristici delle stesse.

 

Un’altra cosa da comprendere è che le emozioni generano degli stati d’animo ma “non sono” quegli stati d’animo. Infatti, le emozioni sono velocissime, entrano in circolo e poi terminano; quello che invece può restare a lungo è uno stato d’animo conseguente ad una emozione.

Ad esempio è impensabile che noi restiamo tutto il giorno in preda alla collera, mentre è certamente vero che, dopo un episodio di collera acuta, possiamo restare frustrati o irritabili anche per tante ore.

 

Gli umori sono legati al temperamento che è invece la propensione ad attivare dentro di sé una determinata emozione che, quindi, genererà anche un particolare tipo di umore. Ad esempio, la propensione ad attivare l’emozione della tristezza può generare un umore costantemente depresso.

 

La parola “emozione” deriva dal latino “emo-agere”, ovvero “agire sul sangue”; è interessante perché ciò che noi avvertiamo dell’emozione è proprio la spinta all’azione. In effetti, nel momento in cui proviamo l’emozione, il nostro sangue viene praticamente canalizzato in alcuni punti del corpo, quelli che più ci predispongono a dare una risposta corretta rispetto al tipo di informazione che abbiamo ricevuto.

Da un punto di vista biochimico le emozioni sono sostanzialmente degli informatori chimici (neuropeptidi)  che vengono prodotti in seguito ad una particolare situazione e che viaggiano attraverso il nostro sangue raggiungendo con una grande facilità e velocità le membrane cellulari su cui sono sistemati dei recettori pronti ad accoglierli; questa informazione modificherà in frazioni di millesimi di secondo tutta la chimica del corpo. In pratica, la medicina psicosomatica ha compreso che questo “secondo cervello” serve a “sintonizzare” tutto il nostro corpo sulla base di ciò che avvertiamo. Si capisce così perché una persona sintonizzata prevalentemente sulla “collera” continui a produrre adrenalina che la costringe ad essere costantemente in uno stato di ipervigilanza che non permette più il rilassamento. Questo continuo stato d’animo produrrà alla fine un crollo del sistema immunitario.

Le emozioni possono essere suscitate da eventi esterni o interni. Riassumeremo qui di seguito le principali emozioni e le loro derivate.

 

Le emozioni primarie

 

-      Collera: è un’emozione intensa, quasi impossibile da trattenere. Quando proviamo un vero stato di collera il nostro sangue affluisce alle mani e questo perché intende prepararci ad affrontare chi ci sta di fronte: le mani possono quindi sferrare un pugno, oppure afferrare un’arma. Viene messa in circolo una grande quantità di “adrenalina” che è una carica energetica che permette una reazione forte, vigorosa ed efficace. Dalla collera nascono però un numero imprecisato di emozioni composte tra cui: ira, rabbia, indignazione, ostilità, odio, violenza, acrimonia, animosità, fastidio esasperazione, risentimento, odio, furia, ecc. ed è qui che diventa difficile distinguere tra un sentimento di ira o di rabbia, tra il risentimento e l’odio, e via di seguito. Astrologicamente possiamo legare la collera a Marte.

 

-      Paura: è un’emozione che tende a farci agire in due modi apparentemente opposti: fuga o paralisi. Il sangue in questo caso affluisce vero i muscoli scheletrici delle gambe proprio per prepararci alla fuga nel caso vi sia la possibilità. Contemporaneamente si diventa pallidi proprio perché tutto il sangue defluisce verso il basso. Il corpo però si immobilizza e resta come “congelato”. Noi diciamo spesso che la paura “gela il sangue” ed in effetti, restiamo immobilizzati in uno stato di fortissima allerta quasi a farci comprendere bene quale sia la risposta migliore tra fuggire o bloccarci e non fiatare. Per esempio, questa seconda risposta è sempre stata la più precisa di fronte ad un animale infuriato. Dalla paura nascono: ansia, timore, spavento, terrore, fobia, panico, tensione, nervosismo, preoccupazione, apprensione, ecc. Astrologicamente la paura è associata a Saturno.

 

-      Gioia: è un’emozione che spinge a saltare e a urlare; l’espressione “non sto più nella pelle” è riferita alla gioia. In questo caso c’è un grandissimo cambiamento biologico perché c’è un aumento grandissimo di energia che inibisce tutti i centri che generano angoscia e dolore. L’afflusso di sangue in questo caso è in tutto il corpo e c’è quindi una grandissima sensazione di “benessere” e di entusiasmo. Le emozioni complesse che da essa derivano sono: beatitudine, esaltazione, estasi, euforia, gratificazione, fierezza, piacere sensuale, divertimento, diletto, ecc. Astrologicamente possiamo legare la gioia al pianeta Giove.

 

-      Amore: è un’emozione che spinge alla tenerezza, al prendersi cura e al coccolare e al rilassamento. Risveglia il sistema parasimpatico che porta ad abbandonarsi. Facilita la cooperazione e la condivisione. E’ un’emozione che spinge all’unione e alla solidarietà perché permette di sentire ciò che sentono gli altri (empatia). Le emozioni complesse che prendono vita dall’amore sono: accettazione, affinità, gentilezza, adorazione, devozione, fino all’agape. Possiamo legare questa emozione al pianeta Venere.

-      Tristezza: è un’emozione che spinge alla chiusura e al pianto: è sempre legata ad un senso di perdita, ad una delusione profonda che induce ad entrare in una fase di “lutto”. Da un punto di vista biologico si verifica una mancanza di energia e di entusiasmo e tutto questo spinge a rintanarsi a stare soli con sé stessi in modo da favorire l’elaborazione della perdita. Nel cammino evolutivo si pensa che la tristezza corrispondesse anche a momenti di particolare vulnerabilità che invitavano pertanto a rimanere rintanati evitando i rischi. Le emozioni complesse legate alla tristezza sono: dolore, malinconia, cupezza, solitudine, abbattimento, disperazione, autocommiserazione, depressione. I pianeti che più si legano alla tristezza sono Saturno e Nettuno ma non è così semplice, nel senso che, per esempio, la depressione è un miscuglio di Plutone, Saturno e Marte; mentre la malinconia può essere anche uno stato d’animo Nettuniano che richiama alla nostalgia per qualcosa che non c’è più..

 

-      Sorpresa: è un’emozione che induce a sollevare le sopracciglia quasi per avere una visione più ampia ed allargata. Infatti, dal punto di vista biologico, arriva più luce alla retina e attiva la percezione e favorisce la comprensione e l’elaborazione di nuovi piani organizzativi. Le emozioni complesse derivanti dalla sorpresa sono: shock, stupore, meraviglia e trasecolamento. Il pianeta che più può portare sorprese e stupore è Urano, sempre a caccia di novità.

 

-      Disgusto: un’emozione che viene rappresentata con una smorfia facciale inconfondibile. E’ qualcosa che turba l’olfatto o il gusto ma agisce anche metaforicamente: infatti si può essere disgustati da una frase o da un atteggiamento. E’ forse, insieme alla paura, l’emozione più primordiale che impedisce di ingoiare e di portare dentro qualcosa.. probabilmente serviva ai nostri genitori per evitare di avvelenarsi obbligando, anche qualora qualcosa fosse stato ingoiato a sputare. Le emozioni collaterali al disgusto sono: sdegno, disprezzo, ripugnanza, schifo, avversione. Da un punto di vista astrologico il disgusto è scarsamente catalogabile ed è sicuramente dato da aspetti negativi a Venere.

 

-      Vergogna: si tratta di una emozione molto spiacevole che tocca l’individuo nella sua totalità e profondità. Spesso si associa alla “colpa” che deriva dalla sensazione di non essere “come gli altri vorrebbero” e quindi di essere “sbagliati”. Produce uno stato di sofferenza legato soprattutto al rapporto con gli altri. Viene generata dal timore di non essere degno, di non essere all’altezza e quindi di non essere riconosciuto. E’ un’emozione che lede fortemente l’immagine di sé e che impedisce alla persona di sviluppare un buon senso sociale. E’ spesso collegata al senso di colpa che genera una ferita profonda nell’autostima. Le emozioni derivate sono: rammarico, umiliazione, rimorso, mortificazione e costrizione. In astrologia la vergogna è spesso generata da una difficile relazione tra Venere e Saturno ma spesso, entra in gioco anche Plutone, soprattutto quando la vergogna scaturisce dall’aver manifestato istinti quali la sessualità e l’aggressività, considerati da molte famiglie “moralmente disdicevoli”.




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