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AMORE O ABITUDINE ?

a cura di Lidia Fassio
 

L’amore è l’energia che causa, consente e mantiene la vita. E’ una forza radiante che permette di crescere e di scambiare con gli altri ed è ciò che dovrebbe garantire la gratificazione e il desiderio di dar vita nonché quello di unirsi con gli altri in modo da conoscersi ed individuarsi.

Non si può vivere senza amore; quando questo accade scivoliamo in uno stato di sterilità, perdiamo contatto con il lato migliore della vita e diventiamo aridi e insensibili; tuttavia, basta un fremito, un piccolo palpito del nostro cuore per rimettere in moto tutte le cellule e tornare a sentirci pieni di risorse e di vitalità. L’amore riscalda, permette a tutto di fluire e di scorrere.

 

Senza dubbio l’amore è imprescindibile in quanto, come dice una celebre canzone: “è ciò che muove il mondo”;  questo non significa che sia semplice e facile da riconoscere e da vivere realmente: spesso l’amore viene mistificato e contrabbandato e mostra quindi facce che sono di certo molto distanti dall’originale. Non c’è persona al mondo che non desideri l’amore, tuttavia, non è facile costruirlo – perché è di questo che si tratta - e ancor meno se lo si vuole sperimentare a livelli evoluti ed intensi.

 

Pierre Daco dice che l’amore è sicuramente l’energia dell’universo, quella che tiene insieme tutte  le cose; è  la grande forza di attrazione che unisce tutto e tutti; dice anche che noi umani lo cerchiamo e lo desideriamo perché esiste nell’universo e dà prova di sé emettendo da un punto preciso. Prosegue sostenendo che per gli esseri umani è molto difficile sperimentare l’amore vero perché sono dotati di apparecchietti riceventi poco adatti a percepire vibrazioni così intense e sottili. Tutti cerchiamo amore, ma siccome non riusciamo a vibrare al suo stesso grado di intensità, finiamo per accontentarci di surrogati banali e scadenti che, oltre a non gratificarci, più spesso di quanto pensiamo, ci fanno soffrire.

 

Surrogati dell’amore sono: possesso, rinnegamento di sé, masochismo, calcolo, abitudine e bisogno. Quando si è in presenza di questi sentimenti è impossibile che vi  sia contemporaneamente anche l’amore.. anzi,  sempre,  di esso non vi è traccia.

 

Troppo sovente si vedono relazioni che non hanno più alcun senso da un punto di vista dell’amore poiché in esse non vi è più traccia di ciò che magari era presente un tempo; in questo caso prevalgono altri fattori che incidono in maniera forte, ma non si può parlare di quel sentimento preciso.

 

Molte delle cose che vediamo nella quotidianità sul piano della relazione stanno ad indicare che vi è una notevole difficoltà nell’interpretare e nel vivere l’amore che, prima di tutto, è conoscenza di sé e dell’altro  e che, in assenza di essa, si perde nel nulla.

In effetti l’amore è molto esigente e non ammette di essere trascurato, ha bisogno di tempo, di sollecitazioni  e di continue attenzioni e non accetta di scadere nella mediocrità.. del resto.. l’amore in astrologia è simboleggiato da Afrodite una Dea bellissima che certamente non accettava di essere messa da parte.  Questo archetipo ha bisogno di desiderio, di bellezza, di armonia, di scambio, di sogno e deve permettersi di coltivare i suoi ideali; in caso contrario, tende ad emigrare o a recedere, fino a spegnersi o dileguarsi.

Venere è la figlia di Urano e questo significa che l’amore ha bisogno anche degli ingredienti forniti da quel Dio ovvero: novità, eccitazione, scoperta e sperimentazione: non si può vivere l’amore in una condizione di routine e di stagnazione.

 

Nel mito Afrodite era riconosciuta per la sua grande passione, per il fatto che aveva il cinto magico con cui attraeva i suoi prescelti e si rendeva irresistibile; viveva fasi di grande innamoramento in cui dovevano essere presenti tutte le componenti: intellettuale, fisica, istintuale ed emozionale.. incarnando così appieno il simbolismo di “armonia tra le parti e tra le persone”.

 

Il mito di Afrodite è moderno più che mai in quanto rappresenta un archetipo di libertà amorosa o meglio, di perfetta coerenza con i sentimenti; lei non si lasciava ingabbiare da nessun tipo di condizionamento esterno o sociale: in effetti era costantemente in lotta con Era che rappresentava il “matrimonio” e che avrebbe desiderato esiliarla dall’Olimpo.

Era considerata la “regina dei triangoli” giacchè il sentimento che rappresentava – e che è archetipico -  andava ben al di là delle barriere sociali e burocratiche e spesso, finiva per far innamorare di sé, persone che non erano libere ma che, forse, avevano il cuore libero.

L’amore infatti si insinua dove c’è spazio, dove non c’è un cuore che batte per qualcuno e, in un certo senso, serve da risvegliatore che ci fa comprendere che siamo in presenza di una situazione contaminata e di un desiderio altrettanto forte di rimediare e di tornare a provare sentimenti autentici.

Da sempre ho sottolineato che anche l’Astrologia, nella sua infinita saggezza, ha disgiunto l’amore dal matrimonio nonché dai contratti e da caratteristiche che niente hanno a che vedere con esso.

 

Trattando il mese della Vergine non possiamo non indagare il tema dell’abitudine visto che il segno è sicuramente il rappresentante principale di questa peculiarità. I nativi Vergine e i soggetti che hanno una sesta casa piena e i Saturniani si trovano spesso nella condizione di ancorarsi anche troppo alla realtà e alle sicurezze; finiscono per entrare appieno nelle cose che devono essere fatte limitando al minimo le novità e i cambiamenti e, in questo modo, pensano di vivere tranquilli e di stabilizzarsi ignorando che finiscono invece per perdere contatto con qualcosa di profondo che ha a che fare con il cuore, qualcosa che potrebbe rinvigorire e rendere più interessante la loro vita.

 

Molte coppie si illudono infatti di riuscire a vivere bene cercando di ancorarsi ad una serie di abitudini che prendono vita da eccessive preoccupazioni per la stabilità di tipo economico e sociale. Avere una casa di proprietà, poter fare una serie di cose ed essere riconosciuti socialmente sono motivazioni che possono prendere il sopravvento su ciò che l’amore dovrebbe essere ovvero “accompagnarsi nella vita, condividere una serie di cose insieme, avere progetti da portare avanti e scambiare ciò che si è e si ha”.

 

Senza dubbio le difficoltà sul piano pratico inducono spesso a lasciare da parte domande e interrogativi sul reale stato dei sentimenti: in effetti, la routine e  la sicurezza che giungono dalle abitudini consolidate prendono molto spesso il sopravvento e, senza che la coppia se ne renda conto, finisce per trovarsi  avvinghiata in una situazione in cui tutto viene dato per scontato e perde di magia.

 

L’amore è quanto di più lontano dallo “scontato”; in effetti, il desiderio può rimanere fino a quando c’è la sensazione della scoperta, dell’avventura; finchè ci sono cose da conoscere nell’altro ed è questo che Afrodite insegna; lei è maestra nell’arte della seduzione e, per questo archetipo, non deve mai esserci nulla di sicuro ma tutto deve essere in evoluzione: in fondo, la sicurezza è quanto di più lontano e di meno interessante per l’amore. Così, proprio ciò che cerchiamo più spesso e con fatica, ciò che pensiamo di volere con tutte le nostre forze, ci porta invece in un territorio arido e negativo che il più delle volte smorza e svilisce l’amore.

 

La vita ordinaria è monotona, programmata, identica giorno dopo giorno e, pertanto, non lascia spazio all’immaginazione ed è quanto di più deleterio per una coppia: due partners dovrebbero quindi porsi di tanto in tanto questo problema e chiedersi cosa stanno facendo per e della loro relazione, se la stanno alimentando e consolidando oppure se sono caduti nella trappola della scontatezza e del pensare che tutti i giochi sono fatti e che, quindi, non ci sarà più nulla che farà sussultare il cuore.

 

Tutto ciò che riguarda l’amore è lontano da certe caratteristiche: l’innamoramento si nutre di passione, di momenti intensi e di grande immaginazione (che compensa la non conoscenza dell’altro) ed è difficile trovare questo in una relazione consolidata dove spesso subentra la presunzione di dare per scontato l’altro e, ancor meno, in una vita regolare fatta di lavoro, di impegni e di doveri; l’amore, come lo vogliono Afrodite e la casa settima ha a che fare con il desiderio di novità, con  l’interazione e la costante negoziazione di ciò che si è ed ha bisogno che lasci spazio alla crescita personale in modo da consentire il cammino di  individuazione. In pratica, la settima casa, richiede che ognuno dei due sia autonomo e accetti la  separatezza e la differenza dell’altro che, proprio per questo, deve continuare a crescere per nutrirsi e nutrire anche la relazione.

 

Oggi molte relazioni si basano su motivazioni che sono lontane dal concetto di amore; pur essendo in presenza di affetti – in molti casi – si è però abbastanza consapevoli che ciò che tiene insieme in realtà sono i problemi da superare che, sono diventati priorità incontrovertibili.

Ci sono coppie che hanno mutui ed impegni vari che tiranneggiano completamente la loro vita affettiva e che, di conseguenza, non possono neppure permettersi di formulare la domanda: “c’è ancora spazio per la crescita della nostra coppia?” perché vivono situazioni oggettive che premono ed impediscono i cambiamenti.

 

In questo caso, tuttavia, l’amore resta il grande assente o meglio, quello che soffre poiché non è coltivato, né ricercato; sarebbe opportuno però chiamare le cose con il giusto nome: si tratta perciò di un contratto che si porta avanti con annesso senso di frustrazione che nasce dalla percezione dell’impossibilità di cambiare il proprio stato.

In altre situazioni invece, ciò che crea difficoltà è la paura della solitudine che è uno spauracchio che si affaccia in presenza di una bassa autostima; magari c’è la consapevolezza di non avere più nulla da scambiare con il proprio compagno, tuttavia, si tratta di una persona che si conosce e che dà una certa garanzia sul fatto che la vita non verrà mai sconvolta mentre, se si osasse, magari si finirebbe per star peggio o, appunto, soli.

 

Certo, quando le cose sono trascinate da tempo e si è entrati in un circuito di abitudini e di routine, diventa anche difficile cambiarle e, pertanto, si finisce in uno stato di rassegnazione e stagnazione in cui tutto è piatto e noioso.

 

Questa è la faccia più triste di un Saturno non maturo che, quindi, non riesce a farsi carico della propria vita e delle proprie scelte, rinunciando però a cogliere ciò che gira nell’aria e che potrebbe essere colto  se solo ci fosse qualche guizzo interno che potesse inoculare un po’ di coraggio.




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