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AMORE E GUERRA

a cura di Lidia Fassio
 

L’amore è ben rappresentato in Astrologia dal pianeta Venere e dal segno della Bilancia. Sappiamo che sono due simboli che hanno molto in comune in quanto, entrambi, rappresentano qualità quali il confronto, il bisogno di equilibrare laddove vi sono squilibri, la capacità di mediare e di venire a patti con l’altro e, infine, la riconciliazione degli opposti (Bilancia) che ben si addicono con quelle di Afrodite: amore, gusto, desiderio, senso estetico, autostima, raffinatezza e principio di eros.

La parola “guerra” evoca subito alcune immagini che hanno a che vedere con il fuoco, con le armi che, in genere, sono fatte di ferro; fa venire in mente ardore, passione, coraggio, rabbia, furia e distruzione ma anche difesa, capacità di mantenere ciò che ci è stato affidato e che sentiamo nostro: in una parola ci viene in mente Marte, il dio della guerra con il suo elmo, il suo ghigno e i suoi muscoli possenti.

 

Astrologicamente parlando dobbiamo ricordare che i segni e i pianeti che si oppongono per domicilio hanno in realtà molto più da spartire di quanto non si pensi ed in effetti, osservando attentamente Bilancia ed Ariete, si possono scoprire delle cose veramente interessanti circa alcune modalità di comportamento che, seppur apparentemente diverse, nascondono invece similitudini notevoli. Si chiamano infatti opposti e complementari e, con questi termini, si intende sottolineare il fatto che l’uno ha inevitabilmente bisogno dell’altro per completarsi, ragion per cui, sono simboli che si trovano sempre mischiati, come se l’identità dell’uno fosse confermata e sostenuta da quella dell’altro.

 

Da sempre si dice “amore e guerra”; questi due sostantivi sono stati abbinati fin dall’antichità, prova ne è che anche i miti dei vari popoli tendono ad associare queste due modalità di essere con divinità tra loro collegate e, la mitologia greca in particolare, affida ad una coppia di “amanti” l’incarico di rappresentarli simbolicamente. Afrodite ed Ares infatti erano due amanti senza dubbio singolari ma proprio per questo  archetipici, uniti nel rappresentare qualcosa di inevitabile e di necessario.

E’ interessante notare anche come il mito greco metta in evidenza il fatto che da queste due divinità sono nati due figli: Armonia e Furore come a dire che quando tra loro era l’ amore a prendere il sopravvento, regnava armonia, quando invece tra loro c’era baruffa, si aprivano fasi di vero e proprio furore che, ovviamente, interessavano non solo l’Olimpo ma l’umanità intera.

 

Certo non è facile pensare ad Afrodite, la dea della bellezza, dell’armonia, dell’amore, del piacere e della relazione intrattenersi in passionali amplessi con Ares che, nella Grecia antica, era considerato una sorta di bestione peloso, irruento, impulsivo, pazzo e senza testa ma proprio per questo invincibile in battaglia. Ares è espressione di forza, di eroismo, di furia selvaggia e, nel contempo, di virilità e di aggressività, qualità fondamentali per un popolo che, nonostante la sua filosofia, non disdegnava comunque la guerra.

Questa coppia di archetipi ci deve fare riflettere sul significato che gli antichi davano agli opposti: sembrerebbe infatti improbabile immaginare la raffinatezza fatta persona di Venere - che era la dea del piacere e della seduzione - colei che si occupava di far scattare l’innamoramento negli individui provocando tutta la gamma di colorazioni affettive; lei che era colta piena di fascino, di armonia, di senso estetico e di  buon gusto, innamorata di Ares, uomo sicuramente pieno di ardore, di forza e di coraggio, ma quasi inconsistente sotto il profilo della relazione se si esclude  la sua incredibile potenza sessuale, il che significa che ci devono essere significati molto più profondi e, ovviamente, archetipici.

 

Questa strana coppia ci riporta dunque a contenuti più consistenti che non possono essere trascurati; forse ci vuole dire che non esiste amore se non c’è passione, anche se è doveroso che la passione abbia poi una sua evoluzione e si trasformi in eros, tuttavia, l’istinto sembra essere fondamentale anche per l’amore e per una relazione: forse, senza di esso, non avrebbero avuto origine le emozioni e i sentimenti che ne sono la logica evoluzione; l’istinto poi è la molla primaria per la sopravvivenza ma anche per il desiderio che genera la libido che muove ogni cosa; prima esiste il “bisogno” puro, fortissimo ed imprescindibile che, servendo un progetto universale garantisce il perpetrarsi della vita e, solo in un secondo tempo e dalla soddisfazione del bisogno può nascere la capacità di placarlo e di farlo diventare qualcosa di più nobile come “amore e relazione”.

 

Inutile dire che il sentimento ha bisogno della ragione in quanto è basato su una scelta precisa ma, il sentimento senza l’attrazione dei sensi non esisterebbe e quindi non potrebbe mai arrivare alle forme più sublimate dell’amore.

 

Anche le frasi che abbiamo sempre sentito dire nella dialettica popolare: “l’amore non è bello se non è litigarello, in amore e in guerra tutto è valido e, l’amore è meglio dopo una litigata”, sono sicuramente antichi luoghi comuni ma, dietro ad essi, si cela qualcosa di interessante dal punto di vista simbolico.

 

Possiamo infatti dire che l’accoppiata Venere e Marte non è separabile e, di conseguenza, anche se siamo esseri moderni, dobbiamo sempre far posto ad entrambi nella nostra vita.

 

Amore e guerra fanno pensare però anche ad altri significati indissolubili tra cui l’alternanza ambivalente dei sentimenti che spesso ritroviamo nelle relazioni amorose; infatti, sebbene l’attrazione sia una molla comune ad entrambi e sia fondamentale per qualsiasi relazione amorosa non possiamo non pensare alla difficoltà che tutti gli esseri umani affrontano quando, proprio l’intervento della bella Afrodite che fa scattare il desiderio e la passione nell’animo umano, suscita comunque un vespaio di sentimenti contradditori e non sempre positivi che impiegano anni ad essere tollerati e gestiti. Tutti noi ci siamo trovati a sperimentare amore ed odio, desiderio e repulsione, tenerezza e aggressività verso la stessa persona e sappiamo bene che non sempre sono facili da conciliare.

Eppure sappiamo che è proprio laddove i sentimenti sono forti che ci sono le maggiori possibilità che la relazione possa stare in piedi e decollare; sappiamo altresì che è proprio quello il territorio di maggior rischio; non a caso, la psicologia forense ha il suo maggior impiego proprio dove regnano i sentimenti e,  i delitti passionali, ancora oggi sono oggetto di particolare attenzione.

 

Non si può però dire che Afrodite fosse una divinità guerriera ma, se scendiamo un po’ in profondità nel suo mito, ci rendiamo conto di quante guerre sono state fatte per via dei “sentimenti”; la stessa guerra tra Atene e Troia – magistralmente raccontata da Omero nell’Iliade – nasce e si consuma per un tradimento amoroso, quello di Elena per Paride. Come a dire che la difficoltà sta nel momento in cui una passione cessa o si trasforma o allorchè viene tradita (come nel caso di Elena e Menelao): lì i cuori possono incendiarsi e, ciò che scaturisce,  non essere più padroneggiabile.

 

La Dea dell’amore era inoltre conosciuta per la sua noncuranza verso le così dette regole “sociali” e questo sottolinea che l’amore non può tener conto delle strutture esterne e dei contenitori nei quali gli umani – per esigenze completamente diverse da quelle dell’istinto e del sentimento – hanno creato per garantire alle società di poter crescere e svilupparsi. Senza dubbio, Afrodite era una divinità temuta poiché sembrava far scattare gli amori nel momento in cui lei percepiva la necessità interiore ma, spesso, del tutto al di fuori da quelle che erano le regole. Afrodite infatti, pur essendo la signora di un segno etico e raffinato come la Bilancia, nel mito mostra un lato assolutamente trasgressivo e disobbediente soprattutto quando esercita il suo potere maggiore: quello di dar vita ai “triangoli”. Afrodite era considerata la regina dei triangoli amorosi.

In effetti quando decideva che un amore doveva nascere lei non si occupava minimamente di sapere se uno dei due innamorati era sposato il che dava origine spesso a  risse e sofferenze non solo tra gli umani ma anche tra gli Dei dell’Olimpo.

Come a dire che l’Amore, quello con la “A” maiuscola, se ne frega delle convenzioni e, spesso, si accende anche laddove non sarebbe lecito, almeno non secondo le leggi di Era, la Dea del Matrimonio, perennemente in lite con Venere. Ma l’amore è davvero incanalabile? E se è vero che è l’energia che ha permesso anzi ha dato origine al mondo, di certo non si lascia incastonare dentro a canoni che nulla hanno a che fare con esso, anzi, dobbiamo pensare che la sua forza sia per lo meno travolgente e che segua un suo preciso scopo e percorso.

 

In effetti il mito ci ricorda che non sempre i sentimenti, soprattutto quando sono mossi da potente istintualità, possono tenere conto di ciò che le leggi e le convenzioni sociali hanno creato e, forse, è proprio per questo che all’interno delle relazioni scoppiano spesso grandi battaglie perché non è facile far convivere passione e ragione, anzi, si direbbe che la prima  sia clamorosamente opposta alla seconda.

Tuttavia, se seguiamo invece la logica zodiacale possiamo arrivare a considerazioni diverse ma, non per questo, meno interessanti. In effetti, i sentimenti possono nascere dalle passioni, ma possono poi trasformarsi ed avere una loro vita quasi rendendosi indipendenti da esse, il che ci riporta ad una logica diversa tra esse: la passione serve sicuramente un progetto più grande ed è radicata nell’istinto e, come tale, imprescindibile in quanto deve garantire la sopravvivenza della specie (come ben mostra la casa V che si occupa dell’innamoramento da cui scaturiscono sessualità e riproduzione); il sentimento invece serve la relazione che è prima di tutto una grande possibilità di avviare il processo di individuazione che può essere considerato un vero e proprio principio sociale che ha il compito di “tenere insieme” le cose e di portare tutto all’unità; certo, il sentimento utilizza senza dubbio l’attrazione e il desiderio ma, lo scopo ultimo è permetterci di arrivare a scambiare, a condividere e a prendere in considerazione fattori quali la solidarietà e la capacità di donazione di sé.

 

Non a caso Marte dà il via alle sei case sotto l’orizzonte mentre Venere dà origine alle sei case superiori, quelle che spingono ogni individuo a creare relazioni che porteranno poi allo sviluppo del grande principio relazionale che deve nascere all’interno dell’umanità, unica vera possibilità di trascendere la logica della guerra per giungere a quella della condivisione.

 

Non possiamo però non vedere quanto siano interdipendenti i due principi: l’uno senza l’altro non esisterebbe e, senza la potenza e la forza di Marte anche Venere troverebbe le sue difficoltà: non solo ma è proprio la passione che si trasforma in “scopo” che può spingere gli uomini a superare la lotta e a trovare invece forme di convivenza migliorative.




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