ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - C'era una volta

LA FANCIULLA SENZA MANI - 2° PARTE

a cura di Lidia Fassio
 
Interpretazione della fiaba

La fiaba parla dell’individuazione femminile.

Il processo di individuazione per C.G.Jung consiste in un lento e graduale ampliamento di coscienza; pian piano la coscienza entra e illumina le parti che prima erano inconsce e ne comprende i contenuti. Solo questo percorso può portare la personalità alla verità e alla possibilità di espressione, cosa che assicurerà un senso di autenticità e di benessere. Il processo di individuazione consiste nel percorso di “diventare individuo” un essere “non diviso”; è quindi un guardarsi dentro ed accettare di entrare in relazione con aspetti molto variegati e poliedrici della nostra natura che possono apparire sotto forma di immagini, di personaggi o di figure. C. Risè dice: “ … questo processo è in pratica un abbassamento dell’onnipotenza paranoide dell’individuo che immagina se stesso come vorrebbe essere, mentre è costretto ad iniziare umilmente una serie di confronti, di face à face con i propri contenuti profondi, in gran parte arcaici e collettivi. Ciò porterà il soggetto ad una diversa, e più fluida, immagine di sé e ad una relazione più autentica, e più tollerante, con il mondo esterno”.
In pratica, il cammino verso l’individuazione apre le porte a quel “tollerare dentro di sé”, contenuti ritenuti inaccettabili in modo da poterli poi gradualmente tollerare fuori. Sentirsi via via più completi indica un sempre minore bisogno di proiettare all’esterno contenuti personali.

La Relazione con il Padre

La prima parte della fiaba è incentrata sulla relazione padre-figlia; lui è un mugnaio che non ha più niente; lei è la figlia fragile, insicura proprio perché ha un padre che non ha una identità solida e, per di più è restato senza risorse (il denaro sotto il profilo psicologico è paragonabile all’energia e alle risorse personali). Gli è rimasto solo il mulino e un albero di mele.

L’albero ci riporta al il mito di Adamo ed Eva; è sempre un simbolo di femminilità e di erotismo.

L’Incontro con l'Ombra

Il mugnaio va nel bosco e gli si presenta il diavolo sotto le sembianze di un vecchio. Il bosco simboleggia l’inconscio umano, ricco ma anche pericoloso e incontrollabile ed inquietante.
L’incontro con il diavolo possiamo leggerlo come l’incontro tra il mugnaio e la sua parte ombra: il diavolo è ovviamente una parte di lui, quella che ha molta energia e libido, ma è anche incontrollabile e per questo non facile da riconoscere perché è grezza e, a volte, incivile e troppo istintiva.

Il vecchio-diavolo vuole quello che c’è dietro al mulino e in cambio è disposto a dare al mugnaio la ricchezza: il mugnaio, in quel momento pensa solo all’albero di mele che ha dietro casa e accetta ma non sa che dietro l’albero, in quel momento, c’è la figlia.

Qui ci sono problemi di invischiamento edipico di cui il padre consciamente non sa nulla; la favola tratta soprattutto l’edipo non risolto della fanciulla che, proprio per questo restare fissata all’interno della relazione paterna, faticherà ad incontrare il maschile esterno, poiché lo ritiene pericoloso, perché così lo ha visto “negli occhi del padre”.

In certe ragazze la fase edipica non si risolve perché il padre non c’è, per cui l’elemento maschile rimane qualcosa di sconosciuto e misterioso e magari continuano ad averne paura.
Per risolvere la fase edipica ci vuole anche l’intervento della madre: lei infatti deve offrire un modello accettabile di donna in cui la ragazza trovi piacevole identificarsi; se invece la madre offre un modello terribile, debole o vittimizzato, tutto diventerà difficile : molte donne hanno in memoria una madre rabbiosa, frustrata, depressa, inferiore e svalutata da sé stessa e dal mondo per cui la figlia non può identificarsi con lei e rifiuta il modello ma, a questo punto, non esce neppure dalla fase edipica.

Nella fiaba, la madre è una figura insignificante esattamente come quella di ogni donna che non ha risolto il complesso di edipo ed è rimasta incatenata psicologicamente al padre.

La fase edipica è quella che astrologicamente viene rappresentata dalla casa Va; se viene superata la ragazza si avvia a diventare una donna e sarà in grado di affrontare una relazione adulta con un uomo. Se invece rimane fissata su questa fase, rimarrà figlia e mai donna. Anche la donna, come l’uomo, deve prima riconoscersi nella sua identità femminile per avviarsi al mondo della relazione.

Molte donne, apparentemente forti, si portano dentro una inconscia fragilità a livello affettivo che le costringe a sentirsi vittime non appena hanno a che fare con gli uomini, perché ricadono ogni volta nello schema relazionale “padre – figlia”, l’unico che conoscono; quelle che invece si sentono fragili e che si lasciano attrarre dal ruolo di vittima sono del tutto inconsapevoli della “piccola bambina vittimizzata” all’interno e del modo in cui questa blocca l’ingresso alla vita adulta.

E’ la fanciulla senza mani interiore (simbolo di persona che non può agire in maniera autonoma) che espone continuamente le donne che non hanno superato la fase edipica al pericolo di sottomettersi agli uomini, ritenendo le loro leggi più importanti di quelle femminili.

Il compito della donna è dunque quello di prendersi cura di questa figura interiore perché solo così verrà a capo del caos emotivo che ha dentro.

Nella fiaba, il diavolo va a riscuotere il suo credito, ma la ragazza comincia a lavarsi le mani ed anche quando lui ordina di togliere tutta l’acqua, lei comincia a piangere e si bagna le mani: in questo modo lui non la può prendere.

E’ importante il tema dell’acqua, delle lacrime e del piangere tanto: solo se la donna sente il suo dolore potrà fare un grande passo in avanti ed entrerà in contatto con le sue emozioni e con il mondo degli affetti, unico in grado di permetterle di valutare e valutarsi.

Le Lacrime sono importantissime nel percorso di crescita: a volte costa molto piangere, ma è sempre un grande passo in avanti: infatti per la maggior parte delle persone è più facile mostrare la rabbia e l’aggressività piuttosto che aprire il varco alla fragilità; soprattutto le donne che si identificano con la parte forte che hanno imparato ad essere distaccate e dure, hanno particolarmente paura della loro debolezza e si appoggiano alla parte razionale che tende a farle sentire tranquille, controllate e sicure. C’è bisogno di un grande coraggio per andare a vedere l’altro lato.

Dopo la scoperta del dolore arriva il senso di impotenza: la nostra eroina, per non farsi portare via dal diavolo, si fa tagliare le mani e questo indica la totale perdita di controllo su se stessa e sul proprio destino.

Tradotto nel linguaggio della psiche questo indica un abbandono di attività (mani) che le serve però per liberarsi dell’influsso negativo che la sua parte maschile ha su di sè.

E’ una fase molto dolorosa, ma se viene vissuta consapevolmente, il diavolo (l’ombra) perde il suo potere. E’ così che la nostra fanciulla esce dall’invischiamento con il padre … affrontando fino in fondo la sua impotenza. Sul piano psicologico significa riconoscere che un certo tipo di rapporto blocca la crescita.

L’eroina in quel momento abbandona il nido paterno e si avventura nel mondo; significa che comincia a confrontarsi con sé stessa; va per il mondo senza più nascondere il suo dolore, cercando il confronto con altri esseri umani che hanno altri modi di essere e di pensare.
Psicologicamente significa che procede ad un riconoscimento della propria debolezza con sé stessa e con gli altri, ma comincia anche a mettersi in gioco in prima persona.
Questa fase è particolarmente difficile per quelle donne che si sono identificate nella loro forza e che hanno eretto una corazza perché gli altri non accettano di vederle fragili in quanto sono abituati ad averla come punto di riferimento. Molti amici e compagni si allontanano in questa fase e la donna si trova sola in questo passaggio che perdurerà fino a quando non troverà persone più adatte al suo nuovo modo di essere e, dovrà saper accogliere forza e sensibilità, testa e cuore, azione e ricettività.

La Madre della fanciulla senza mani

Il marito si è venduta l’unica figlia al diavolo e la madre non ha combattuto, non si è ribellata ed è restata con il padre; in pratica non ha fatto nulla per salvare la figlia.
E’ una donna passiva, senza orgoglio materno e senza capacità di proteggere la sua creatura; questo comportamento femminile non offre nessun appoggio alla ragazza per uscire dalla fase edipica: non ci si può identificare in una donna che neppure difende la figlia, sarebbe come assumere un ruolo passivo, negativo e apatico. Spesso le donne che hanno un padre simile al mugnaio, hanno anche una madre che somiglia alla sposa del mugnaio; hanno un femminile poco sviluppato e sono molto più portate ad assumere il punto di vista maschile cosa che, però, le assoggetta poi al pensiero maschile; è questa identificazione che le porta ad avere sempre relazioni difficili.
In questo caso, la fanciulla per diventare donna, conscia di sé stessa e della sua potenza femminile, dovrà mettere in discussione i due ruoli genitoriali, prima quello del padre e poi quello della madre.

Nella favola accade proprio questo: lei si allontana (prende le distanze psicologiche dai due genitori) e, vagabondando, capita nel frutteto di notte, sotto la luce della luna.
E’ importante questo passaggio che rappresenta l’incontro con l’archetipo femminile e lunare.

Questo vuol dire che lo sviluppo interiore che trasforma la fanciulla debole in donna forte comincia proprio con l’incontro dell’archetipo femminile. La luce della Luna indica che c’è qualcosa di suo, di intimo che deve venire alla luce; la luna è l’inconscio ed è li’ che stanno accadendo le cose.
Il giardino è circondato da un fossato e, psicologicamente, sembra un ventre che protegge e nutre: ci sono frutti che lei mangia. Lei li’ può rafforzarsi e diventare conscia del suo reale valore.

La fanciulla senza mani entra in contatto con la forza che ogni donna possiede ma che spesso non conosce. Questa esperienza la sta lentamente trasformando.
Ha fame, non ha mangiato nulla ma non ha le mani e quindi non può procurarsi il cibo da sola. Questa immagine fa pensare alla sua impotenza, la sola che la porta ad affidarsi a Dio, ad una forza superiore. Questo passaggio è molto femminile, ricorda altri miti, quello di Psiche; astrologicamente è un passaggio Nettuniano, in cui ci si affida a qualcosa di superiore ed in quel momento si ottengono risposte e sostegno, simbolo che c’è un progetto più grande di quello individuale.

L’angelo

Anche l’angelo è una figura che ha a che fare con il transpersonale; qualcosa che sembra apparire quando non ce la facciamo più con le nostre forze; è quindi anch’esso una figura Nettuniana che riguarda le nostre capacità interiori di protezione e di nutrimento e sostegno: l’angelo appare miracoloso, ed in effetti quello che accade alla donna quando si mette sulla strada dell’individuazione è miracoloso perché è al di fuori della capacità di comprensione del l’Io e della parte razionale, totalmente estraneo a questo lato.

Jung parla di funzione trascendente attraverso la quale la psiche si organizza e si cura trovando soluzioni diverse da quelle abituali. E’ questo che accade quando siamo esausti, ci arrendiamo e, all’improvviso ci appare la soluzione attraverso un’intuizione. Tutto sembra diverso da quel momento, in effetti tutto è diverso.
Mentre si attivano le forze dell’individuazione conscio ed inconscio entrano in contatto ed accadono situazioni che sembrano trascendere l’ordinarietà.

La fanciulla della fiaba in quel momento sa che il suo problema non ha soluzioni razionali e per questo lascia entrare altre forze. E’ quindi l’inconscio che la conduce dentro il giardino dove entra in contatto con il femminile archetipico: qualunque donna che sia stata impossibilitata ad identificarsi con la madre naturale può quindi crescere entrando in contatto con la “Madre naturale” che è presente in ognuno di noi.

Il Re

Il giardino è del Re e lei mangia le sue pere; compie dunque qualcosa di proibito, nel senso che trasgredisce la legge esterna. Questo passaggio è estremamente simbolico perché, la capacità di trasformazione passa attraverso la trasgressione dei principi introiettati dal mondo esterno.

Quando la protagonista comincia a comportarsi secondo le sue necessità e non più secondo i bisogni e desideri degli altri, è pronta per la relazione ed infatti …. in quel momento … arriva il Re.
Lei diventa la sua sposa e vivono sereni e tranquilli: lui le fa costruire due mani d’argento che sembrano farla uscire dalla passività, però non basta questo perché le mani dovrà costruirle con le sue forze e non attraverso un’altra persona.

Le cose precipitano quando il re parte per la guerra e lei, in quel periodo diventa madre. Quando lei manda la notizia al Re al fronte, ci si mette di mezzo il diavolo che scambia il messaggio e informa il re che il figlio che è nato non è suo ed è un bastardo.
Il Re arrabbiato, manda a dire che il figlio deve essere ucciso.

A questo punto la nostra eroina si trova dentro ad un fortissimo conflitto tra il suo bisogno di riconoscimento e di stabilità (attaccamento) e la sua parte selvaggia che ama la libertà e che non vuole appartenere a nessuno in particolare.

La regina Madre

Sarà lei a salvare la nostra eroina.
La Regina Madre è dotata di grandissimo potere e, come madre del re, può opporsi all’ordine del figlio perché giudica sbagliata la sua decisione. Qui, il principio femminile diventa attivo e agisce in maniera chiara e responsabile; difende le sue idee e difende la nuora perché sa che sarebbe un errore obbedire ad una legge ingiusta anche se è maschile. Questa figura psicologicamente indica che sta valutando attraverso il suo personale sistema di valori interiori e non attraverso la legge e la regola esterni.

La regina madre fa uccidere una cerva al posto del nipotino; qui ritroviamo un’analogia con Artemide (Luna crescente), Dea degli animali selvaggi. Se questa figura diventa conscia viene sconfitto il lato distruttivo che si annida nell’ambivalenza della donna quando scopre di avere un grande potere sul maschio.

Qui, la ragazza contatta la sua parte selvaggia e scopre parti completamente sconosciute di sé stessa ed infatti decide di andare con il suo bambino dentro la foresta, armata solo delle sue forze.
Questo è un passaggio difficile delle donne perché devono lasciare la dedizione verso gli uomini ed avviarsi a scoprire la propria energia, senza appoggiarsi né appartenere. E’ una scelta di autonomia. Si confronta con il suo potere personale e rinuncia al potere degli uomini e sugli uomini: diventa una donna indipendente a tutti gli effetti.

Nel Bosco

Il bosco è un luogo selvaggio che rappresenta il regno dell’inconscio umano con i suoi aspetti pericolosi e “non civilizzati”. Lei deve affrontare il bosco con le sue forze istintive, ritirandosi dal mondo esterno.

Affrontare il Dolore

Nel bosco è sola e sperimenta solitudine e dolore che trasformano l’idea del suo maschile interno.
Quando il re torna dalla guerra la regina madre gli racconta cosa è veramente successo e lui si mette alla ricerca della moglie; ci vorranno 7 anni e per tutto quel tempo il re non mangia e non beve, ovvia rappresentazione simbolica della sua perdita di importanza: non si nutre, svanisce così l’immagine dell’uomo forte. E’ una rappresentazione del passaggio che fa la nostra eroina che … smette di nutrire e di dare forza al suo maschile interno.
La protagonista ha sviluppato nel frattempo autonomia, forza ed indipendenza e non ha più bisogno di un uomo che le interpreti per lei.
Il re trova la moglie, viene accolto dall’angelo dopo di che i due si vedono e si riconoscono, ma, questa volta, si vedono come sono realmente ed entrambi si risvegliano.
Questo avvicinamento imposterà una relazione completamente diversa tra i due.

La Relazione Adulta

Il rapporto ormai è tra due persone integre; tutto si è compiuto e, proprio a quel punto, a lei ricrescono le mani perché è finalmente in grado di gestire la sua vita; ha nutrito il suo femminile e lo ha agito direttamente e chiaramente. Questo le ha permesso di incontrare di nuovo il marito e di sposarlo nuovamente, con basi completamente diverse.

Tutte le relazioni per diventare adulte hanno bisogno di questo passaggio. Troppo spesso però le relazioni terminano quando invece potrebbe iniziare la trasformazione.




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati