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SÈ STESSI DI FRONTE ALL’ALTRO

a cura di Lidia Fassio
 

Essere sé stessi sembra un luogo comune, una frase banale eppure, tutti sappiamo quanto è difficile e quanto, per tutta la vita, non si fa altro che inseguire questa possibilità.

Quando nasciamo siamo assolutamente “una totalità” e quindi un “noi stessi al cento per cento” tuttavia, l’educazione, le paure, le ferite e le difficoltà ci obbligano ad indossare maschere che, se da un lato ci servono come protezione, dall’altro ci “deformano” e, come vuole la parola in sé, ci costringono ad assumere una forma che non è la nostra originale. Così, giorno dopo giorno, ci deformiamo e ci allontaniamo da ciò che siamo potenzialmente per essere come gli altri ci vogliono fino al punto da perdere contatto con la nostra essenza.

Come dice Robert Bly autore del “Piccolo libro dell’ombra”, noi all’inizio siamo una torta meravigliosa ma quando arriviamo a vent’anni, di quella torta è rimasta solamente una piccola fettina con la quale ci avventuriamo nella vita e ci relazioniamo con gli altri, senza sapere chi siamo.

In effetti, la più grande sfida della vita e dell’identità nell’oroscopo, inizia sull’asse prima-settima laddove, da un lato siamo chiamati ad essere noi stessi e a mostrarci esattamente per ciò che ci viene spontaneo, affermando con forza e con vigore la nostra unicità (prima casa) ma, dall’altro, ci induce a fare compromessi e a mediare con gli altri di cui abbiamo bisogno per sopravvivere, per rispecchiarci e per essere amati, bisogni questi altrettanto imprescindibili (settima casa).

Su questa continua altalena si fonda la nostra identità che, come ben dice lo Zodiaco, non può strutturarsi senza un continuo confronto con il mondo poiché è da esso che impariamo a riconoscerci e ad accettarci; il punto è che nella settima leggiamo anche l’immagine della relazione che ci siamo costruiti al nostro interno nei lunghissimi anni in cui siamo stati parte attiva di un rapporto, quello tra i nostri due genitori (asse quarta decima).

Questa è la ragione per cui quando si entra in relazione d’amore con un partner bisognerebbe avere ben chiare in mente le aspettative che abbiamo al nostro interno poiché sono queste a creare le problematiche  che agiscono assai fuori dalla nostra coscienza. Certe immagini degradate -  frutto del modello relazionale introiettato - possono strisciare sotterraneamente e minare ciò che consciamente abbiamo in testa di creare e di vivere.

Il segno su cui poggia la settima casa ci parla del modello archetipico che c’è al nostro interno (inconscio) mentre, i pianeti che abitano la casa o, eventualmente, il pianeta signore del segno nel caso la casa sia vuota, ci parlano di ciò che vogliamo noi attraverso le relazioni e, infine, Venere e la Luna nel tema natale ci segnalano i  modelli emotivi ed affettivi che abbiamo costruito nell’ambito delle relazioni parentali. Vivere bene la casa settima vuol dire avere consapevolezza di queste tre cose e cercare di sfrondarle delle parti inconsce che derivano dai complessi parentali che ci portiamo dietro e che sono i responsabili di quel “non essere sè stessi” che tanto ci fa faticare nella vita.

Lo Zodiaco è simbolico ma estremamente rappresentativo di come si sono mischiati nella nostra psiche gli archetipi con i modelli comportamentali assorbiti dall’ambiente e proprio la croce delle case angolari mostra con estrema peculiarità ciò che la coppia genitoriale ha messo in scena e ciò che noi abbiamo introiettato e strutturato a scapito della nostra essenza. Se ci sono quadrature o opposizioni su queste quattro case possiamo immaginare che abbiamo dovuto  “modificarci” il che, alla lunga, ha fatto nascere un carattere ed una personalità molto diversi dalla nostra essenza che, resta comunque leggibile nel nostro Sole; possiamo però anche supporre che questo carattere e questa personalità influenzeranno fortemente le nostre aspettative e il nostro modo di vivere le relazioni.

Sappiamo altrettanto bene che il fine di una vita, quello che Jung chiamava “individuazione” è un lento e graduale recupero – che dura un’intera esistenza – delle parti che abbiamo confinato nell’inconscio, di ciò  che non conosciamo al fine di raggiungere la nostra autenticità ovvero quel “divenire ciò che potenzialmente siamo all’origine”; si tratta di  un vero e proprio viaggio che deve riportarci  “a casa” passando attraverso i dodici settori dello zodiaco alla continua scoperta di chi siamo partendo dall’immagine che abbiamo di noi stessi (casa prima) fino a raggiungere quel senso di totalità e completezza in cui possiamo rituffarci consci però della nostra individualità (casa dodicesima).

Inutile dire che buona parte di questo viaggio avviene attraverso la relazione e, quindi, proprio attraverso l’amore e i partners che via via entreranno nella nostra vita, affioreranno le parti di noi più profonde, quelle che sono state relegate nel fondo della nostra psiche ma che, tuttavia, potranno regalarci via via il senso di completezza e di integrità.

Cito una frase della Marie Louse Von Franz sul potere della relazione nel processo di individuazione: “…L’esperienza dell’Anima per l’uomo e dell’Animus per la donna va al di là dell’esperienza possibile con un partner in carne e ossa. La concreta esperienza amorosa vissuta con un partner reale è comunque quella che più di tutte conduce all’esperienza del Sé, anche se la funzione del partner varia a seconda dei casi. ... Si può affermare che ogni profonda esperienza amorosa implica un’esperienza del Sé, poiché è dal Sé che proviene l’elemento travolgente e passionale dell’amore stesso.» (M.-L. von Franz, Alchimia, p. 166)

Abbiamo spesso sottolineato come l’altro, l’estraneo, colui che però amiamo non sia nient’altro che uno specchio che rifletterà ciò che da soli non riusciremmo a vedere creando così a volte un senso di somiglianza o, a volte, un senso di estraneità che, tuttavia, ci appartengono e che andranno a ricomporsi.

Proprio per questo il rapporto con i partners è difficile in quanto indossiamo una serie di maschere protettive che “nascondono” la nostra vera essenza – il guaio è che la nascondono anche a noi stessi – e perché il confronto con ciò che sta dietro al velo non sempre ci piace e non è facile da portare dentro la coscienza in modo che venga realmente riconosciuto ed amato.

Sappiamo bene che questo processo non potrebbe avvenire senza un reale sentimento di amore verso noi stessi e verso l’altro, unica garanzia affinchè le emozioni più profonde e più vere, possano emergere in un clima di compassione che le mette al riparo da nuove ferite che distruggerebbero irreparabilmente la possibilità di raggiungere la coscienza.

Senza dubbio l’autenticità è la cosa più importante nel processo della costruzione dell’identità che deve essere ricercata anche nel rapporto di coppia giacché se i due partners possono “essere veramente sé stessi” ci saranno maggiori possibilità che il rapporto d’amore possa funzionare e che ognuno possa ricontattare sé stesso.

Recenti studi fatti dalla dottoressa Amy Brunell presso l’università dell’Ohio hanno dimostrato che agire in modo coerente con i propri valori, le proprie idee e le proprie emozioni produce un interagire sincero e semplice con gli altri, in particolar modo con i partners affettivi, rende migliori, crea possibilità di comprensione e minore tensione e favorisce un dialogo più aperto e chiaro il che produce maggiore obiettività. In pratica, la dottoressa Brunell sostiene che i rapporti diventano migliori e, soprattutto, più soddisfacenti. Nel corso dello studio si è potuto verificare che, in queste condizioni, scende di molto il tasso di conflittualità e di distruttività e si aprono finestre di dialogo molto più profonde e gratificanti.

In pratica lo studio sostiene che, quando si devono fare troppi compromessi con sé stessi per stare in relazione, si finisce per stipare sacche di rabbia e di risentimento che, alla lunga, agiscono sul sentimento allontanando e  compromettendo inesorabilmente l’intimità che è la vera molla di qualsiasi rapporto. Chi riesce ad instaurare relazioni in cui può “essere sé stesso” ha dunque una maggior possibilità di superare le fasi di stress in quanto può indirizzare le energie verso la relazione senza costringersi al logorio che deriva dal non sentirsi “a casa”. E’ molto interessante il fatto che questi studi non facciano altro che confermare ciò che, da sempre, l’astrologia sottolinea attraverso il segno della Bilancia che simbolicamente ci parla del nostro rapporto con “gli altri” e,  soprattutto, con quei particolari “altri  che sono i nostri partners.

Questo segno è prima di tutto appartenente all’elemento aria il che ci riporta allo scambio vero ed affettivo ed alla capacità di essere sé stessi e al limite di trovare quali sono i punti di condivisione e di cooperazione; ci riconduce alla signoria di Venere, una divinità che si è distinta per essere sempre e comunque sé stessa, non nascondendo nulla di ciò che pensava e faceva, al punto da creare spesso sconcerto sull’Olimpo.

In effetti non può esistere una vera “armonia” se non siamo in grado di portare fuori quello che abbiamo dentro.. e, soprattutto, non possiamo essere felici e gratificati se dobbiamo amputare ciò che siamo. Venere ha molto a che fare con il concetto di “verità” che nasce appunto dalla possibilità di esprimere all’esterno ciò che abbiamo dentro, creando quindi una relazione armoniosa tra il dentro e il fuori.

In pratica Venere ci dice che non può esistere relazione duratura e gratificante se in essa non vengono tenuti in conto i valori più profondi e i pensieri di entrambi i partners e se, al suo interno, non vi è la possibilità di esprimere ciò in cui si crede e ciò a cui si dà valore (ricordo che Venere in Bilancia è passata prima attraverso il segno del Toro e del Cancro per giungere poi al suo domicilio primario e, pertanto ha creato le condizioni affinchè lo scambio con l’altro non avvenga a discapito dell’individualità a cui questo archetipo è profondamente interessato). Venere è legata al “benessere” e, lo zodiaco ci dice che non esiste la possibilità di star bene se non siamo in linea con noi stessi e con i nostri valori.

L’identità passa via via attraverso varie differenziazioni che hanno lo scopo di rendere l’individuo padrone delle sue risorse interiori, al di là delle determinazioni genetiche e degli imprinting lasciati dalle figure fondamentali della sua vita. Le relazioni ovviamente sono i mattoni che serviranno a costruire la sua struttura psichica e ad evocare e far vivere la sua sfera emotiva che non si modellerà quindi sul mondo esterno ma sulla soggettività interiore con la quale si andrà incontro all’altro che, a sua volta, avrà il suo intero mondo da rappresentare.

E’ proprio l’unicità del mondo emotivo dei due partners a costruire l’intimità nella coppia e a formare quel senso di “compatibilità” tra i due inconsci che regala la sensazione di conoscenza e di unione e la capacità di elaborazione dei feedback che giungono dal gioco di riflessi che si forma.

Esseri sé stessi è dunque qualcosa che dobbiamo ricercare con forza durante tutto il viaggio della nostra vita.




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