Uno dei padri fondatori della terapia familiare dice che la coppia e la famiglia sono “sistemi” che si mantengono fondamentalmente su aspettative di obblighi e di lealtà (sempre invisibili) che servono a creare coesione ed equilibrio al loro interno. I sistemi per natura sono “conservatori” in quanto hanno prima di ogni altra cosa il compito di mantenersi integri per cui, in un certo senso, più cambiano più tendono a mantenersi identici.
Quando i figli crescono devono affrontare una sorta di “scontro” - che può essere più o meno duro - con la famiglia d’origine che tende a far leva sulla “lealtà” ai valori ricevuti, cosa che, necessariamente, il figlio dovrà rivedere accuratamente per capire cosa trattenere del suo passato e cosa, invece, lasciar andare perché non corrisponde al proprio modo di essere.
Possiamo dire che tutto ciò è parte integrante della storia della civiltà occidentale: a partire dai miti greci ad andare in avanti, ci troviamo di fronte ad una lunga saga di lotte tra padri e figli in cui il singolo “figlio” combatte contro il collettivo “famiglia” per liberare sé stesso da un potere schiacciante che tende a ridurre e, a volte, a sopprimere o deformare l’individualità.
Possiamo comprendere quanto sia ambivalente questo discorso in quanto, da un lato noi abbiamo il compito di sviluppare ed esprimere la nostra identità senza amputarla e senza rinunciare ad essa; dall’altro, però, ci troviamo a pagare un fortissimo carico di sensi di colpa, allorchè l’indipendenza si costruisce differenziandoci e combattendo proprio contro coloro che ci hanno generato, curato e dato tanto.
La mitica guerra tra Urano e Saturno non è solamente una lotta tra il vecchio e il nuovo e tra l’idea e la forma ma è soprattutto una lotta titanica tra la spinta a risvegliare ed onorare l’individualità e l’unicità, ben rappresentata da Urano che, nel mito, viene “castrato” da Saturno che rappresenta il bisogno altrettanto forte di mantenere un legame con le leggi familiari e collettive che garantiscono uniformità, stabilità ma anche il mantenimento di uno status quo che rassicura non solo l’individuo ma l’intero sistema sociale che, in questo modo, può, perpetuare sé stesso.
Senza dubbio se osserviamo la famiglia con la lente d’ingrandimento ci rendiamo conto che gli individui al loro interno sono molto meno liberi di quanto credono. Riconquistare la libertà è dunque uno degli scopi profondi non solo dell’evoluzione ma anche dell’individuazione; essere liberi vuol però dire non portarsi dietro “valigie” che non sono personali e che pesano perché costringono alla ripetizione e al continuo tramandarsi di “dinamiche” che sono vincolanti e, a volte, determinanti.
Significa che ci sono dei “fili” che legano i vari membri di una famiglia: spesso li sentiamo, sono i sottilissimi vincoli di tipo emozionale che tuttavia agiscono in profondità fino a condizionare i nostri comportamenti nel tentativo – quasi sempre inconscio – di non allontanarsi troppo dai dettami ricevuti, rimanendo così “fedeli” a certi diktat che sono stati passati ed iscritti in modo indelebile.
Crescere vuol dire “tagliare” questi fili anche perché, finchè sussistono, è come se si fosse impossibilitati a vivere veramente e pienamente la vita ma si resta per così dire “burattini” che si muovono a comando.
E’ chiaro che il legame, i vincoli e i condizionamenti sono per lo più inconsci e, proprio per questo, ci vogliono lavoro e consapevolezza per afferrare i fili e tagliarli in modo da poter poi scegliere la strada migliore.
Molte volte però non è facile e, chi non sente un forte disagio che deriva dalla privazione dell’espressione individuale, può sottomettersi con facilità ai dettami familiari fino a imprigionarsi e a vivere una vita spenta, senza adesione alla verità interna.
La coppia poi è quella che fa le spese maggiori di questi condizionamenti: infatti, la famiglia di origine può incidere molto più di quanto non si pensi su quello che sarà l’esito finale della relazione.
Se facciamo un ragionamento astrologico ci rendiamo conto dell’importanza di quanto sopra: l’asse delle quattro case angolari rappresenta il nucleo portante che supporta la vita di qualunque individuo. Si tratta di quattro bisogni fondamentali che non possono essere disattesi ma che, via via devono essere superati in modo da poter arrivare alla fatidica autonomia ed indipendenza ben rappresentata dalla casa decima che è l’ultima e quella più elevata delle quattro in questione.
Se le vediamo in successione comprendiamo bene che la prima casa rappresenta il nostro primo impatto con il mondo, il modo in cui ci vediamo e tendiamo ad essere visti dagli altri: la prima casa è però anche la nostra maschera il che presuppone un “adattamento” ed anche una “difesa” che ci permetta di assestarci senza essere troppo condizionati e feriti dalle altre tre: in una parola rappresenta la nostra “personalità”, qualcosa di somigliante ma anche di distinto dall’identità.
L’energia della prima casa è collegata simbolicamente con l’Ariete e questo perché ci vuole una notevole dose di impulso e di istinto per non lasciarsi condizionare troppo e per mantenere un legame con l’identità anche se, in qualche modo, un po’ mediato. Non a caso l’Ariete ha al suo interno Marte, Sole e Plutone che parlano di una identità in “nuce” che, tuttavia, si sforzerà di venire alla luce attraverso pulsioni e comportamenti istintivi e naturali.
La quarta casa è la casa della famiglia d’origine intesa come “radice” soprattutto emotiva ed affettiva anche se poi è anche il luogo in cui impariamo le regole che la governano: è il luogo in cui, per eccellenza, veniamo protetti e nutriti a più livelli ed è quello in cui iniziamo a relazionarci con gli altri membri. E’ qui che impariamo a sentire e poi ad esprimere le emozioni e ad avvertire quelle altrui; è qui che creiamo i primi grandi legami ed è anche qui che iniziamo a diventare un po’ più esperti in questo campo: scopriamo che le emozioni e i sentimenti sono bellissimi, soprattutto quando sostengono, calmano e nutrono ma scopriamo anche che non è sempre così: alcune volte infatti comprendiamo sulla nostra pelle che non sono indolori e ci fanno stare male soprattutto quando ci imprigionano perché sono vincolanti. Avvertiamo tutto ciò grazie alla sensibilità lunare che ci permette di percepire anche le aspettative altrui e di “soddisfarle”.
Se pensiamo alle quadrature tra la casa quarta e la casa prima possiamo ipotizzare difficoltà avvertite dal bambino nell’espressione spontanea della sua personalità: una sorta di conflitto tra il comportamento istintivo e naturale della prima casa e i valori che vengono passati dalla famiglia, ben evidenziati dalla quarta casa.
A volte questo conflitto ingenera grandissimi disagi in quanto il figlio sente di infliggere frustrazioni o ferite ai suoi genitori allorchè non risponde ai loro desideri; altre volte è costretto invece ad avvertire il rischio di perdere gli affetti se si comporta come desidera o come è nella sua natura.
Di fronte a questo stato di cose molti figli rinunciano ad esprimere pienamente sé stessi e iniziano così ad operare mediazioni e manipolazioni che li porteranno lontano da ciò che sono e tutto questo per assicurarsi affetto, protezione e sostegno, cose altrettanto importanti nella vita di un bambino.
In casa quarta impariamo anche ad entrare in relazione; infatti, la contiguità di Luna e Venere suggerisce che proprio qui passiamo da una relazione emotiva e duale ad uno scambio triangolare ed affettivo con altre due persone. Il modo in cui abbiamo avvertito ed introitato questo scambio influenzerà profondamente, anche se sotterraneamente, le relazioni di coppia che si andranno a formare in futuro.
La casa settima rappresenta gli schemi relazionali che abbiamo forgiato. Senza ombra di dubbio essa mette in evidenza il modello di rapporto che abbiamo visto in azione tra le due figure genitoriali qualcosa che, nel bene e nel male, è registrato nella nostra memoria.
Questa casa ci parla poi delle nostre capacità affettive, del modo in cui siamo in grado di condividere e scambiare, della possibilità di tollerare la diversità dell’altro intesa come un punto fondamentale nello scambio e, infine, ci permette di comprendere se siamo disposti a svincolarci realmente dalle nostre radici (quarta casa) oppure se ne subiamo il fascino o il condizionamento.
Una quadratura quarta settima sottolinea difficoltà nello svincolo dalla famiglia: indica che ci sono condizionamenti che non sono facilmente superabili ed indica, soprattutto, che permangono problemi di ordine emotivo - soprattutto nel raggiungimento della costanza oggettiva - che possono contaminare la nuova relazione.
E’ chiaro che, nel caso, parliamo dell’impossibilità di svincolarsi sul piano emozionale il che porta a dover rispettare e continuare a portare avanti regole e credenze nonché a rispettare le norme che derivano dalla famiglia e dal legame con i genitori.
In questo caso non si è liberi: ci si trova di fronte al dilemma: “son fedele al partner o alla famiglia?”.
In questa situazione un bisogno sacrosanto, quale quello della relazione espresso molto incisivamente dal codice zodiacale, diventa una sorta di “guerra” interna in quanto si combatte su due fronti, quello individuale che vuole relazionarsi in maniera libera con il partner e quello collettivo familiare che, a livello profondo, reclama per veder attuati i suoi dettami.
Il superamento di questo conflitto avverrà diventando indipendenti a livello emotivo il che consentirà di poter amare la propria famiglia senza per questo, doverne rappresentare all’infinito i modelli.
La settima casa può avere un’opposizione con la prima il che metterà in primo piano la lotta tra l’espressione spontanea di sé e il portare avanti ciò che si “vuole per sé” e la paura di perdere il supporto affettivo degli altri e, soprattutto, del partner. Una sorta di tiro alla fune interna in cui i due bisogni sembrano risultare conflittuali anziché complementari.
In effetti, non si può scegliere se essere sé stessi o se avere una relazione giacchè i due principi non necessariamente sono in conflitto ma vengono avvertiti come tali perché devono essere compresi ed integrati.
La casa decima – ultima del gruppo delle angolari – indica il nostro livello di autonomia e di indipendenza e, soprattutto, quanto e se siamo pronti a fare la nostra parte nel mondo assumendoci a pieno titolo la responsabilità sia come individui sia come esseri sociali. Si tratta della casa dove dobbiamo “autorealizzarci” ovvero esprimere tutto il nostro potenziale in modo cosciente e responsabile, mettendolo anche al servizio del mondo.
E’ chiaro che la casa decima può esprimersi solamente se sono stati risolti i bisogni delle prime tre case angolari: in caso contrario ci saranno tante velleità ma una impossibilità perché mancheranno i punti di appoggio su cui costruire l’ultimo piano.
La casa decima richiede infatti autonomia su tre livelli: fisico, emotivo e psicologico e, se non si è svincolati da un EGO troppo bisognoso (prima casa), dal bisogno di protezione e di sostegno (quarta casa) e dal bisogno di qualcuno che supporti l’identità attraverso lo specchio (settima casa) non si potrà pensare di arrivare a questo ultimo step.
Queste quattro case ci dicono però che, proprio anche se sono in quadratura tra di loro, non sono “l’una contro l’altra” ma ricordano che le prime supportano quelle successive e ancora che, le prime tre, costruiscono la struttura per realizzare la quarta.
Certo, quadrature tra la settima e la decima indicano che i due bisogni (relazione ed autorealizzazione) sono visti come alternativi ed inconciliabili, così come quadrature tra la decima e la prima possono indicare una personalità ancora troppo egocentrica che non riesce a portare a termine i compiti che la decima casa richiede. Infine, l’opposizione tra la decima e la quarta rappresenta un grande conflitto tra dipendenza e autonomia e riporta ad un problema insito nella struttura emotiva che, spesso, è fragile ed impedisce di stare in piedi sulle proprie gambe.
L’asse quarta decima è però anche l’asse “genitoriale” del nostro tema natale nel senso che è l’asse in cui possiamo leggere la nostra eredità (paterna e materna rispettivamente nella IV e nella X) ovvero ciò che abbiamo al nostro interno come “contenuti” già appartenenti a loro, indipendentemente dal fatto che siano o meno stati compresi ed interpretati e che saremo chiamati a sviluppare in modo autonomo.
E’ molto facile comprendere anche come l’asse quarta decima influenzi direttamente ed in modo preciso la nostra personalità (prima casa) e la nostra immagine di relazione (settima casa).
Diventare autonomi ed avere una buona relazione vuol dire liberarsi dal crogiuolo transgenerazionale che porta i singoli individui a ripetere schemi coercitivi che limitano l’espressione del potenziale e dell’identità. E’ proprio attraverso i modelli relazionali che i nostri “antenati” ci lasciano in eredità che va avanti la vita e che ogni individuo trasmette a chi verrà dopo.
Individuare i modelli inconsci è perciò un dovere preciso di ognuno di noi e servirà due diversi obiettivi:
- libererà da automatismi che corrodono e condizionano individualmente
- permetterà di passare modelli più liberi ai figli.