Più volte in questa rubrica abbiamo parlato di simboli politici, verificando come i partiti, i gruppi e le coalizioni abbiano da sempre la tendenza a caratterizzarsi fortemente anche con gli emblemi che li rappresentano nella campagna elettorale e in ogni altra occasione pubblica. Abbiamo visto come tali simboli abbiano anche spesso una forte valenza evocativa, utilizzando particolari oggetti, glifi e colori, ma in Italia, negli ultimi anni c’è stata la tendenza a sostituire l’oggetto rappresentato con uno slogan oppure con il nome del leader del gruppo, che diventa esso stesso uno slogan.
Tale tendenza è il sintomo palese dell’esaurirsi del potere evocativo delle ideologie del XX secolo, ma anche di una semplificazione estrema dei contenuti politici, i quali si ritiene che oggi possano essere sintetizzati in una sola frase, ovvero efficacemente riconoscibili nell’azione, ma soprattutto nell’immagine, di un singolo individuo. Le stesse vigenti regole maggioritarie dei sistemi elettivi italiani e la forte personalizzazione della politica spingono quasi sempre i gruppi ad identificarsi simbolicamente nella figura del loro leader.
Non fa eccezione a questa relativamente recente tendenza il logo del gruppo politico dei cosiddetti “Finiani”, la compagine di destra che negli ultimi mesi ha fatto molto parlare di sé per il progressivo allontanamento dal PdL, che pure avevano contribuito a far nascere. Le divergenze tra PdL e Finiani sono ormai arrivate al punto che questi hanno costituito gruppi propri in Parlamento e si sono infine dotati di un nome e di un simbolo, cominciando a configurare quello che in futuro potrebbe essere un vero e proprio partito autonomo oppure la nascita di nuovi schieramenti e coalizioni in vista delle prossime elezioni politiche che molti giudicano assai vicine. In tal caso non si può escludere la prossima evoluzione grafica dell’attuale simbolo se non addirittura la genesi di nuovi simboli di coalizione in funzione soprattutto elettorale.
Il simbolo, infatti, ha come scopo non secondario quello di essere riconosciuto e scelto nelle cabine elettorali, ed è per questo che considero la sua nascita il vero e proprio inizio del cammino politico di un gruppo, anche se l’attuale non è detto che sia il logo definitivo, non essendo ancora chiare le nuove alleanze.
Analizzando l’attuale simbolo di FLI riconosciamo i tre punti caratterizzanti di cui sopra: assenza di una figura o di un oggetto simbolico o araldico come nei simboli partitici tradizionali, presenza di uno slogan emblematico, nome del leader in evidenza. Il resto è sfondo con colori significativi.
Se, come dicono anche gli esperti di psicologia della Gestalt, in un’immagine la figura è la forma che si staglia sullo sfondo-sostanza, l’analisi del logo è piuttosto semplice. Il cerchio di base porta nella metà inferiore i colori della bandiera italiana, unico retaggio simbolico del vecchio logo del M.S.I. (partito originario di Gianfranco Fini e dei suoi seguaci), mentre la metà superiore ricorda cromaticamente il cielo e l’azzurro che negli ultimi anni ha caratterizzato simbolicamente le coalizioni di destra; in questa parte è inserito in grande evidenza e in maiuscolo il cognome del Presidente della Camera dei Deputati Fini, che incarna così simbolicamente nella sua persona tutta la filosofia del gruppo, le sue aspirazioni e i suoi progetti politici.
Un ulteriore semicerchio verde si manifesta come elemento di discontinuità del cerchio precedente collocandosi in modo leggermente sfalsato verso sinistra, e ciò, potrebbe avere vari significati, non necessariamente tutti scelti coscientemente.
Per prima cosa il cerchio non appare perfetto, come se si volesse dare risalto proprio all’elemento di discontinuità con il passato, quasi a volere graficamente tracciare una nuova circonferenza più larga, ovvero l’inizio di una spirale di Archimede che si proietta a coinvolgere spazi sempre più ampi ruotando idealmente in senso orario. In questo modo, mentre si conservano le origini del cerchio originario, sembra che il simbolo voglia indicare un percorso politico nuovo, meno circoscritto anche se legato alle radici, ed ancora in nuce per ciò che riguarda gli sviluppi futuri. Lo stesso slogan inserito in questo semicerchio fa appunto ricorso anche alla parola “futuro” come valore e punto di riferimento; e il campo verde è tradizionalmente considerato il colore della speranza e della giovinezza. Il messaggio implicito nella scritta è chiaro: “speranza nel futuro”. Anche se i più maligni ipotizzano in questo termine e nel colore verde una velata allusione alla distanza anagrafica fra i due leader della destra: Berlusconi e Fini.
Un’altra chiave di lettura registra invece semplicemente una traslazione, seppur lieve, verso sinistra del semicerchio verde rispetto al cerchio nello sfondo: il che potrebbe essere un’allegoria, probabilmente involontaria, di uno spostamento “formale” verso sinistra (ovvero verso il centro) e di un radicamento “sostanziale” nei valori simbolici originari di destra. In questa ottica l’autore di questa nuova formula (forma) sarebbe ovviamente Fini, con il suo nome scritto nel semicerchio superiore, percepito appena distinto cromaticamente dall’azzurro dello sfondo (sostanza). Infatti, il Presidente della Camera si è espresso più volte in modo da differenziare la propria posizione in aperta contrapposizione a quella del leader del PdL Silvio Berlusconi, specialmente nella forma e nello stile, ma anche dichiarando di voler recuperare i contenuti politici una volta condivisi.
Lo slogan del simbolo, che è anche il nome della nuova formazione politica, fa riferimento al “futuro” e alla “libertà”, parola presente anche nel partito di origine, ma soprattutto caratteristica dei valori di riferimento dell’area liberale di centro-destra. La scelta simbolica di questa parola non è certamente casuale e dichiara senza rischio di fraintendimenti l’intenzione di FLI di essere un concorrente del PdL, dal quale deriva e dal quale importa la parola chiave come riferimento valoriale.
Mentre scrivo questo articolo giunge la notizia (15 novembre 2010) delle dimissioni dei ministri di Futuro e Libertà dal governo, prologo di una vera e propria crisi e di uno scontro non più rimandabile fra quelle che un tempo erano le due anime del Popolo della Libertà. Potrebbe essere ormai prossimo il confronto (forse anche elettorale) fra due simboli che si ispirano entrambi, anche nel nome-slogan, al concetto di “libertà”, anche se non si può escludere, in questa situazione piuttosto fluida, una ricomposizione dell’intero attuale scacchiere politico italiano e la conseguente proposizione di nuove coalizioni e conseguentemente di nuovi simboli.