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FRANCESCO

a cura di Sandra Zagatti
 
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Alle 20.12 del 13 marzo scorso, il mondo intero ha accolto l’annuncio e la proclamazione del nuovo Papa. In quel momento, il segno della Bilancia stava sorgendo all’orizzonte, mentre il segno del Cancro culminava in alto, nel cielo di Roma.

E’ un tema, quello dell’inizio del nuovo Pontificato, che vede uno stellium in Pesci, forte del suo governatore Nettuno, nella quinta casa: il settore dei figli e, perché no, dell’amore. E in un periodo così difficile e teso per la nostra società, con la crisi economica, il caos politico e tanto disincanto… l’emozione di sentirsi comunque fratelli al di là delle differenze, è fiorita spontaneamente nel cuore di tutti, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti.

Solo una suggestione collettiva? Un semplice umano bisogno di sollievo, di speranza? Un sentimentalismo fuori luogo, per alcuni persino ipocrita e comunque passeggero? Potrebbe anche essere, ma non lo credo. Che ci siano tanti problemi è evidente, che non si possano risolvere in poco tempo è ovvio, ed è pure verosimile che questo Papa, come tutti gli altri, riceverà non soltanto elogi ma anche critiche nel corso del suo mandato, quando dalle parole passerà ai fatti e quando un po’ tutti, più o meno competenti, ne discuteranno e valuteranno cause e conseguenze.
Eppure, anche un’emozione è un fatto. E per quanto istantaneo, anzi forse proprio perché istantaneo, è un fatto tangibile: che tocca e lascia il segno. E’ come il bagliore di un flash che coglie alcuni impreparati, altri già in posa, altri ancora in movimento o di spalle, non tutti sorridenti o nemmeno somiglianti alla propria autoimmagine… ma ugualmente riuniti in un’immagine. Un’immagine strappata al tempo ma che resta nel tempo, “immortalata” da quel colpo di luce e dalla complicità di un obiettivo.

Qual è l’obiettivo di Papa Francesco? Nessuno può rispondere con sicurezza ma il tema di quel momento offre suggerimenti preziosi: se il suo modo di presentarsi è stato così amabile e amorevole, in linea con l’ascendente Bilancia e con Venere congiunta al Sole, il Medio Cielo descrive appunto un’ambizione, una finalità, una direzione. E il Cancro è il segno dell’”appartenenza”: a uno Stato, a una famiglia, a una razza, a un popolo… e dunque, per estensione, all’umanità tutta. E’ il segno del nutrimento e dell’accoglimento, il domicilio lunare e che pure ospita, nel Solstizio estivo, l’apoteosi solare. Fratello Sole e Sorella Luna, sì.

Di questo Papa Sagittario è piaciuta subito la semplicità, la spontaneità, la “gioviale” simpatia. Ma il suo Giove natale in sesta casa, trigono a Urano culminante, accenna anche ad altro. Nel nome che ha scelto c’è un segnale fortissimo, di cui consapevolmente si è responsabilizzato e fatto carico. San Francesco non fu infatti solo un esempio di umiltà ma anche di coraggio innovativo, un manifesto vivente del contraddittorio confronto tra la cristianità vissuta e quella rappresentata o teorizzata. E in ciò fu tanto radicale e scomodo da essere inizialmente temuto come eretico, così come fu talmente vicino alla natura e a tutto il Creato da risultare quasi pagano (oggi lo chiamerebbero ecologista ma sarebbe comunque benvenuto, seppure altrettanto scomodo…).

Questa non facile ma necessaria dialettica tra Fede e Chiesa, tra sentimento religioso e istituzione confessionale, risulta quanto mai attuale e si è ben espressa nella quadratura celeste tra Giove (esiliato) e Nettuno (in domicilio). E in fondo, un evento inatteso e caratterizzato analogamente da umiltà e coraggio, è già stato quello di Papa Benedetto XVI; in linea con la quadratura Giove-Nettuno ma in qualche modo anche con quella Urano-Plutone. Urano stupisce, scardina le consuetudini, è rivoluzionario e innovatore… mentre Plutone trama nell’ombra o, comunque, nutre i fantasmi del sospetto, come dell’angoscia. Non a caso, la scelta di Ratzinger è stata analizzata al microscopio da commentatori più o meno autorevoli, la maggioranza dei quali ha optato per un’impossibilità nel continuare a rappresentare una Chiesa troppo legata al potere, minata di scandali, contaminata moralmente e ormai troppo lontana dalla gente come dalla propria funzione e vocazione primaria. E’ un’ipotesi verosimile, ma ritengo comunque sincera la motivazione data dallo stesso Ratzinger sull’età avanzata, la fragilità: la stanchezza. E’ sempre stato un intellettuale e un solitario, ed è difficile capire se la sua sia stata davvero un’ammissione di incapacità o un’omissione di disgusto. Resta il fatto che, tra equilibrismi politici e lotte continue (forse anche con la propria coscienza)… ha scelto di chiamarsi fuori, anzi di tornare dentro: ha scelto Dio.

Di novità in novità, Papa Francesco ne rappresenta davvero tante. Non è solo il primo ad usare quel nome un po’ tabù, che pure ha voluto assumere senza numero ordinale, quasi a sottolineare di non essere lui il “primo”, bensì appunto il Santo di Assisi (o nel dubbio che ci sia mai un secondo…); è inoltre il primo Gesuita, nonché il primo Papa non europeo. In merito a queste due ultime caratteristiche già molto si è detto, tra reality e fantasy. Non è dato sapere se quel suo commento a caldo sui Cardinali che sono “andati a prenderlo dalla fine del mondo” sia intenzionalmente ammiccante alle varie profezie sul recente Solstizio o semplicemente un’imperfetta traduzione di un pur ironico “in capo al mondo”, ma è comunque una curiosità che intriga. Ancor più considerando che, a proposito di profezie, proprio quella inquietante e misteriosa di Malachia sembra accennasse (ma anche no) ad un ultimo Papa “caput nigrum” prima della fine della Chiesa e di una sorta di Apocalisse, e mentre molti pensavano al colore della pelle, “Papa nero” è invece ed appunto la definizione tradizionale del capo dei Gesuiti.
Lo ammetto: persino io, che ho molto rispetto per le sincronicità, ritengo che ci sia molta e forse solo suggestione in tutto ciò: in fondo, l’emotività collettiva è rimasta orfana delle aspettative millenaristiche sul Solstizio 2012 e quel Nettuno in Pesci un po’ messianico lo è senz’altro… Ma tant’è: come ho detto sopra, anche le emozioni sono fatti.

Senz’altro più obiettiva è la constatazione sulla sua provenienza. Origini italiane a parte, Jorge Mario Bergoglio è nato, cresciuto e vissuto a Buones Aires, Argentina. Non europeo, dunque, ma nemmeno nordamericano: dettaglio non secondario e che sottolinea quanto il fulcro dell’Occidente abbia ceduto, in termini di carisma spirituale. Nonostante quanto affermato da Giovanni Paolo II («l’Europa del terzo millennio o sarà cristiana o non sarà»…), la Chiesa occidentale è diventata forse troppo “mondana”: inquinata dagli idoli-demoni della politica e della finanza, cresciuta in potere e ricchezza ma perdendo autorevolezza e credibilità, ha aumentato i propri segreti senza con ciò difendere il mistero della sacralità che dovrebbe rappresentare e custodire, si è modernizzata allontanandosi così dalla tradizione – anche evangelica – senza avvicinarsi di più all’uomo moderno. E per quanto riguarda il dialogo inter-religioso, sempre più auspicabile, pur tra i tanti e importanti passi avanti, compiuti dai precedenti Pontefici, resta la sensazione che si sia trattato di aperture sociali, culturali, “diplomatiche”, più che di un’autentica trasformazione dell’approccio alla spiritualità. Ma non è un caso che Giovanni Paolo II scelse proprio Assisi per lo storico incontro dei rappresentanti di tutte le religioni, confessioni e fedi del mondo, nel 1986…

Ecco perché questo Papa è piaciuto tanto. I suoi modi schietti e così poco “istituzionali” hanno mirato dritto al cuore della gente: tutta la gente, non solo i cattolici, la gente vera che lo ha riconosciuto come un proprio simile e altrettanto vero. Il suo dichiarato rifiuto per una Chiesa “autoreferenziale” è stato messo in pratica fin da subito con atti concreti e pratici: pochi fronzoli, pochi addobbi costosi e complicati, poche chiacchiere. Libero da teche protettive e distanzianti, è sceso dal pulpito per immergersi nella folla, scambiare commenti, battute, sorrisi, abbracci e strette di mano. Toccare e farsi toccare. E proprio mentre abbandonava carismatiche ostentazioni diventava più affascinante, coinvolgente: non era ancora insediato ufficialmente come Pontefice che era già il “nostro” Papa.

Non si può negare che Papa Francesco rappresenti sia il forte impatto di rinnovamento di Urano, sia il richiamo alla metamorfosi anche ideologica che Nettuno evoca. Il “lampo” uraniano è spesso individualizzato mentre l’”onda” nettuniana ha una diffusione e un contagio tipicamente collettivi, ma entrambi i pianeti possono rappresentare personaggi di svolta. Se poi Papa Francesco potrà esprimere al meglio anche la trasformazione di Plutone, con tutto ciò che ne consegue in termini di differenza tra potere e potenza («il vero potere è il servizio»…), lo vedremo nel tempo, ma possiamo già immaginare che non sarà facile.

Una cosa è certa, almeno a mio avviso: a dispetto dell’immagine romantica e più legata alla leggenda che alla storia, lo stesso San Francesco fu radicato e persino rigido nella propria appartenenza alla Chiesa, dalla quale si differenziò ma mai si allontanò. Analogamente, sembra probabile che questo Papa faccia un po’ di ordine e pulizia nella Curia, non soltanto nel ridondante apparato burocratico e carrieristico ma persino in certi armadi impolverati che contengono antichi scheletri (la stretta di mano a Pietro Orlandi è solo in apparenza un gesto di semplice gentilezza, come non è un semplice capriccio l’allontanamento dalla Santa Sede del cardinale Bernard Law, accusato di aver coperto i preti pedofili nella diocesi di Boston). E’ augurabile che dia un esempio pratico di quel “taglio alle spese” su cui i nostri politici si limitano finora a teorizzare, o magari imponga finalmente allo Ior gli standard di trasparenza richiesti dal sistema bancario internazionale, e dall’opinione pubblica. Ed è possibile che si dimostri più clemente con i divorziati e tollerante con le coppie di fatto, che favorisca un maggiore coinvolgimento delle donne (se non il sacerdozio) alla vita della Chiesa, nonché una maggiore partecipazione dei laici… Ma non ci si aspetti che accolga o addirittura promuova mosse significative di apertura a tematiche tradizionalmente chiuse come aborto, matrimoni gay, eutanasia. Né che accetti di essere usato o  ingabbiato (con la sua Luna in Acquario!) in cliché politici o demagogici.
Non ci si aspetti, insomma, che pur sensibile ai temi della giustizia sociale diventi un “giustiziere”. La sua non è una lotta contro la ricchezza ma «contro la povertà, sia materiale che spirituale»; la sua opera di rinnovamento – anche etica – all’interno della Chiesa è finalizzata a un ritorno alle competenze originali della Chiesa stessa, non ad un suo stravolgimento “essenziale”. E l’essenza della Chiesa è nel messaggio di umiltà e concretezza di Cristo: il Dio che si fa Uomo.

A proposito di personaggi di svolta, anche se più differenziato e sbilanciato nell’indice di gradimento, torno a sottolineare l’uraniano “effetto Grillo” sul sistema, politico e istituzionale, a sua volta appesantito e inquinato dall’ombra del potere, del denaro e dei (permettetemi la schietta metafora)… sederi pesanti sulle poltrone. Difficile elevarsi o avanzare, quando si è incollati a stili e comportamenti cronici; e inevitabile che ci voglia un evento “acuto” per evidenziare il malessere e la necessità di affrontarlo. Accade spesso anche sul piano fisico, quando arriva una febbre da cavallo, un’emicrania invalidante o un’insistente insonnia a segnalare che qualcosa non va: ma confondere il sintomo con il problema a monte è un errore grossolano, quanto pericoloso può essere illudersi di risolvere il problema annullando il sintomo.
E’ arduo ipotizzare, adesso, se il Movimento 5 Stelle sarà proficuo per un autentico e positivo cambiamento, se si disperderà in fretta come un’effimera protesta o addirittura, come alcuni pensano, se risulterà un bluff, un’illusione, anzi una delusione. C’è da sperare che almeno come pungolo, come segnale, appunto come sintomo possa essere funzionale, favorendo o forzando una svolta che tutti anelano, di cui tutti parlano, ma che finora non si è vista.
Che Nettuno in Pesci possa rappresentare fanatismi ideologici è purtroppo da mettere in conto, e come dissi in passate occasioni è anche un transito tipico per l’avvento di nuovi “guru”, di “salvatori” più o meno credibili. Già Monti, ammettiamolo, era stato vissuto e persino proposto come qualcosa di simile e nessuno, né Grillo né purtroppo Papa Francesco, può essere immune dal rischio di una proiezione collettiva così pressante. Nettuno è contagioso, lo ripeto. Tuttavia è un contagio che può essere utile, e ne abbiamo visto esempi lampanti in questi giorni. I media sono pieni di notizie in stile… francescano, dalle modeste scarpe del Papa, ai risparmi dei grillini, al pranzo in mensa della Boldrini e così via: sono eventi reali, sia chiaro, magari più o meno spontanei a seconda dei soggetti coinvolti ma comunque apprezzabili e da accogliere favorevolmente anche come esempio. E chissà che il risparmio e la lotta agli sprechi non diventi davvero un nuovo costume e non solo uno slogan!

Certo, al momento le incognite sono ancora tante, come delicatissime le prove che ci aspettano; e i movimenti astrologici non aiutano a fare chiarezza. Elezioni politiche, elezioni del Papa, elezioni del Presidente della Repubblica, nuovo Parlamento, nuovo Governo… Non ricordo, nella storia relativamente recente, un tale tiro incrociato di mutamenti istituzionali. E d’altra parte, a partire da Plutone e accelerando tra 2011 e 2012 con Urano, Nettuno e Saturno, tutti i pianeti lenti hanno cambiato segno, il che significa che almeno per i lentissimi abbiamo davanti diversi anni per diventare altrettanto nuovi e diversi, augurabilmente migliori.
In questa prima fase, ci aspetta l’ulteriore cambio di segno di Giove che, pur assai più veloce, sembra avere un ruolo cruciale. Se infatti dai Gemelli è rimasto dissonante a Nettuno e allo stellium in Pesci, evidenziando le contraddizioni della Chiesa o delle stesse idee politiche a confronto con la realtà (con particolare riferimento alla responsabilità e alla coerenza), entrando in Cancro a fine giugno andrà ad attivare uno splendido Grande Trigono d’Acqua assieme a Saturno e a Nettuno… Ma contemporaneamente attiverà anche una conflittuale Croce a T con i soliti Urano e Plutone, che il prossimo anello di sosta di Marte in Bilancia, tra fine 2013 e metà 2014, trasformerà in Grande Croce.

Un Marte in Bilancia che, curiosamente, è presente nel tema natale sia di Beppe Grillo che di Papa Francesco, a testimoniare forse quanto entrambi, sia pure in modi diversi, siano reattivi di fronte alle ingiustizie (o a ciò che avvertono come ingiusto). Al di là delle ovvie differenze dei temi stessi nonché degli individui, noto per altro una particolare enfasi sui segni cardinali nei tratti astrologici dei personaggi protagonisti di questo periodo: Bilancia sono anche Bersani e Berlusconi, mentre Grillo ha Sole in Cancro, proprio dove il Papa ha l’ascendente. I segni cardinali saranno coinvolti appunto dalla Grande Croce e, se può colpire questa particolarità, non può comunque stupire, trattandosi di personaggi verosimilmente coinvolti anche nel dibattito, nei cambiamenti, nel divenire del nostro prossimo futuro. E forse avremo modo di verificare ancora una volta quanto l’interpretazione personale dei transiti possa fare la differenza, nei tanti modi e livelli d’espressione che un simbolo permette.

Non dimentico che Urano in Ariete parla di “energie rinnovabili”… ma innanzitutto da rinnovare e ricreare, cominciando dall’individuo. E solo se l’individuo ricostruirà davvero una dignità di appartenenza e una responsabilità di partecipazione, Giove e Urano potranno collaborare e non contrastarsi, con la loro prossima quadratura. E chissà che Giove non diventi proprio quel “pontifex” tanto atteso e necessario: costruttore di un ponte verso Nettuno, tra Io e Noi.

Non dimentico nemmeno quel cielo del 13 marzo scorso: Ascendente Bilancia, Medio Cielo in Cancro. Voglia di giustizia, di pace, di solidarietà e persino di riscatto, che tuttavia non può trovare realizzazione con imposizioni o compromessi, con soluzioni dall’esterno o assoluzioni dall’alto, bensì nascere o appunto rinascere da dentro. Non a caso Papa Francesco, dopo il suo saluto meravigliosamente semplice («Fratelli e sorelle, buonasera!»), ha invitato alla preghiera e al raccoglimento, riuscendo in un attimo a far tacere migliaia di persone in Piazza San Pietro e probabilmente milioni di individui che lo stavano ascoltando di fronte alla tv o al computer.

In conclusione, ci troviamo di fronte a tempi difficilissimi e insieme preziosissimi. Dubito (e non da ora) che una vera rinascita possa iniziare prima del 2015, ma nel frattempo siamo e restiamo in una fase letteralmente cruciale, in cui la parola “morte” potrà avere interpretazioni altrettanto diverse: fine o nuovo inizio, distruzione o ricostruzione, occasione fallita od occasione raccolta, da tutti e da ognuno. E’ pur vero che esiste una legge di natura per cui nulla può restare immutato a lungo, e prima o poi, in un modo o nell’altro, i tempi cambiano. Non voglio con ciò contraddirmi, bensì insistere sulla natura eccezionalmente critica di questo tempo, senza dare alla parola “crisi” un significato solo negativo. Al contrario, citando Einstein, credo anch’io che ogni crisi sia da accogliere, da sfruttare, da capire, e non da rifiutare o semplicemente da contrastare: «Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.»
Ciò non toglie che la notte oscura spaventi, e che nel buio si possa anche inciampare o perdersi. Per questo, se appare una luce, è comprensibile che tutti l’accolgano con gioia e sollievo, proprio come un… buongiorno.
«Non abbiate paura della tenerezza. Non fatevi rubare la speranza.» C’è forse qualcosa di meglio per descrivere un Sagittario ascendente Cancro? E di cos’altro potremmo mai aver bisogno, per rischiarare il presente e ricreare un futuro?

Una lanterna tra tante lucciole; un invito al silenzio tra troppo chiasso.




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