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L’ATTACCO DI PANICO

a cura di Lidia Fassio
 
Negli ultimi anni si è verificato un sensibile aumento del disturbo da attacco di panico; sono molte le persone che lamentano questo tipo di patologia che sembra apparire in modo abbastanza improvviso lasciando la persona colpita nello sconforto più totale, avvolta dalla paura di non possedere gli strumenti necessari per “controllare” ciò che sta accadendo, almeno, non razionalmente.

Generalmente, quando si è in preda ad un attacco di panico si ha la sensazione di essere catturati da un nemico potente ed invisibile che stanzia in qualche meandro della psiche e che attacca a suo piacimento.
Questo è il lato più tragico dell’attacco di panico: ci si trova ad essere sensibilizzatissimi nei confronti di un sintomo che non si sa bene cosa sia e da dove origini, ma di cui si conoscono benissimo gli indesideratissimi effetti.

L’attacco di panico infila il soggetto colpito dentro ad una realtà di paura che coinvolge mente e corpo attraverso una rapidissima sequenza di reazioni fisiche ed emotive che sono più veloci di qualsiasi processo razionale. Tra l’altro, tutti i percorsi che la mente fa per evitare o fronteggiare l’attacco di panico si rivelano del tutto inefficaci in quanto tendono ad accentuare più che attenuare il problema poiché focalizzano l’attenzione proprio su ciò che si vorrebbe evitare.
Spesso si pensa che questo sintomo abbia origini fisiologiche; in realtà c’è una imperfetta interazione tra le percezioni sensoriali e la capacità di elaborarle e di dar loro un significato: questa disfunzionalità trascina il soggetto dentro ad un circolo vizioso in cui la paura diventa patologica e si nutre di sé stessa.

Le persone che non hanno mai avuto a che fare con attacchi di panico stentano a comprendere cosa stia realmente accadendo e spesso cercano di far leva sull’idea che le paure sono del tutto immaginarie dimenticandosi del fatto che l’immaginazione può agire sulla mente inducendola a credere vero ciò che viene percepito come tale.
La mentre è “creatrice di realtà” e, in questo caso, è come se si intrappolasse e cominciasse ad autoingannarsi finendo per considerare vero e dannoso ciò che in realtà non lo è.

Da un punto di vista psicologico l’attacco di panico può essere considerato un vero e proprio messaggio dell’inconscio che denuncia attraverso un sintomo che il mondo interno (inconscio) non è per nulla in sintonia con ciò che porta fuori all’esterno (coscienza); la persona però non si prende cura di questi messaggi, non dà loro un senso e così l’inconscio, un bel giorno, decide di “farsi sentire” e ….a quel punto …. trova un modo inequivocabile per farlo.
In pratica, è come dire che nell’attacco di panico c’è una lotta tra i due emisferi cerebrali che hanno capacità e prerogative molto diverse tra loro. Il sinistro è molto razionale ed è abile nel linguaggio e nella logica mentre il destro è quello capace di “sentire” attraverso le emozioni; in pratica uno “prova” delle sensazioni e dà significato e valore, mentre l’altro “ragiona, comunica e fa collegamenti”.

Di regola i due emisferi collaborano e interagiscono in maniera perfetta; vi sono però momenti della vita o situazioni in cui entrano in ..rotta di collisione e, in quel caso, l’emisfero sinistro comincia a sovrapporsi al destro: così, una persona fa tutta una serie di cose che razionalmente pensa che siano giuste, mentre un’altra parte di lei “sente” che tutto ciò non va affatto bene perché i suoi veri sentimenti vengono completamente negati. La parte passionale ed emotiva finisce totalmente in scacco perché vengono fatte scelte logiche che si credono migliori o più sicure.

A quel punto l’emisfero destro comincia ad arrabbiarsi e ad eruttare cercando una strada per farsi sentire e notare: l’attacco di panico può essere un sintomo fantastico per l’occasione.
Certo, una parte del mondo della persona è completamente inconscia e non percepisce questa lacerazione perché c’è un Super IO che funge da censore dentro la nostra psiche e che non permette a questo lato di emergere ed è proprio allora che il nostro inconscio si ingegna per far in modo che i suoi bisogni vengano riconosciuti.

Vi sono anche teorie leggermente diverse per spiegare questa problematica; si pensa altresì che queste persone soffrano di disturbi nella percezione che, con molta probabilità, origina da una particolare difficoltà ad esplorare nuove possibilità e questo si evince un’educazione che non ha dato fiducia nell’avventurarsi e nel provare le proprie capacità per cui la persona, di fronte a cose nuove, tende a bloccarsi e, simbolicamente, l’attacco di panico la “blocca davvero”.
Secondo questo punto di vista l’attacco di panico sarebbe una reazione fobica contro le sfide della vita e si accompagna ad una paura del futuro del resto ben rappresentata nel problema del “controllo” che intrappola questi soggetti in manie e fobie.
Spesso, la troppa protezione nei confronti dei bambini si somma ad una difficoltà genitoriale a consolare e al tempo stesso a spronare all’esplorazione del mondo soprattutto in caso di tentativi falliti. Se il genitore cerca di evitare le frustrazioni crea percezioni di timori che restano stagnanti nella psiche, pronte poi a scattare all’occorrenza.

In ogni caso, qualunque sia la teoria più accreditata sarà importantissimo per la persona cercare di comprendere quale messaggio vuole dare l’attacco di panico nella sua vita.

Astrologicamente gli attacchi di panico sono potenzialmente rappresentati da opposizioni sugli assi IIIa/IXa e VIa/XIIa e aspetti di lesione tra Mercurio e Nettuno. Queste configurazioni suggeriscono difficoltà nella percezione della realtà e confini non perfetti tra il mondo interno e quello esterno il che può portare facilmente la mente e piccole distorsioni che producono autoinganni; queste opposizioni rendono però i soggetti molto timorosi nell’esplorazione di nuove possibilità mentali proprio perchè sentono come un pericolo il lasciar andare le difese della mente, cosa che li induce a strutturare particolari meccanismi di blocco e di protezione, basati sul controllo.




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