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L’ETÀ DA REINVENTARE

a cura di Lidia Fassio
 

Le società occidentali sono particolarmente in crisi con la vecchiaia, età che viene vista solamente come portatrice di guai a livello psicofisico, in cui non vi sono più le possibilità di un tempo per cui la vita si fa più costrittiva, limitante e meno interessante.

Questa è sicuramente una delle motivazioni per cui gli anziani sono spesso emarginati, visti come persone che non producono più e che, di conseguenza, sembrano essere a carico della società e delle famiglie. Il fatto che abbiano maturato con il loro lavoro una pensione viene spesso dimenticato e vi è sensazione strisciante che sia la società a doverli mantenere con tutti i loro problemi e che, quindi, sottraggano risorse importanti che potrebbero essere destinate ai giovani.

Ci si dimentica con facilità di ciò che hanno fatto nelle fasi di giovinezza e maturità e di quanta parte della loro vita abbiano dedicato a crescere figli e a non far mancare loro nulla. In particolare in questo periodo storico, gli anziani sono quelli che hanno costruito e ricostruito per ben due volte la nostra nazione, l’hanno difesa ed hanno lavorato sodo per promuovere il benessere delle generazioni che sono venute dopo che, grazie a loro, possono scegliere, studiare, divertirsi, decidere cosa fare nelle vacanze avendo a disposizione molto più del necessario grazie alle fatiche e, spesso, alle privazioni vissute dai genitori e dai nonni.

Astrologicamente parlando l’archetipo che governa la terza età è Saturno, che simboleggia qualità e doni visti con diffidenza perché richiama al bisogno di ritornare all’essenzialità della vita e delle cose, all’indipendenza e, soprattutto, al traghettamento dalla pura dimensione materiale a quella spirituale.

Sappiamo con certezza che ogni fase della vita porta con sé problemi e doni per cui anche la vecchiaia deve avere in serbo delle cose interessanti, a patto però che venga onorata e non ignorata o rimossa.

Gli antichi vedevano nella vecchiaia l’età dell’ORO che corrisponde al raggiungimento di una certa saggezza che si acquisisce attraverso un sano distacco dalle cose ordinarie e con il  desiderio di occuparsi del sociale, regalando un po’ del proprio tempo per un benessere superiore, uscendo al tempo stesso dagli obblighi e dalle responsabilità tipici degli altri stadi della vita nei quali si è chiamati ad occupare un ruolo nel mondo necessario alla realizzazione dei propri obiettivi e alla costruzione di qualcosa di importante per se stessi e per chi si ama. In effetti, fino all’età della pensione si occupano ruoli; si è prima figli, poi compagni, genitori e magari capi responsabili di altre persone, il che significa che ci sono necessità e doveri che non possono essere disattesi. Quando si chiude il ciclo lavorativo si presuppone che i figli siano ormai adulti e indipendenti e che si diventi letteralmente padroni del proprio tempo e della propria vita. Oggi sappiamo che non sempre è così perché le cose si sono complicate in occidente e molti giovani, pur avendo magari già formato una loro famiglia, non riescono a bastare a se stessi per cui, sono i genitori, ad aiutare e supportare limitando così le risorse che potrebbero utilizzare per se stessi.

Un grande economista disse che le generazioni dei 40enni sono quelle che utilizzano e dissolvono le risorse accumulate dai 70enni.

Tuttavia, sappiamo che c’è un’età dell’Oro e che questa è la terza, quella governata da Saturno, di cui ci parla il mito; si tratta di un periodo in cui si è distanti dalle tribolazioni e dalle incombenze della quotidianità e della realtà, per cui si è veramente liberi. Il mito dice che Saturno, nel suo terzo ciclo,  governa con saggezza e distacco un regno di opulenza e di giustizia. Possiamo tradurre in queste parole un significato metaforico in cui l’età dell’oro è appunto il periodo della vecchiaia, in cui l’individuo governa pienamente la sua vita con quel sano distacco che è necessario a comprendere i problemi del mondo ma anche a prepararsi a quello che verrà.

La vecchiaia è però una fase della vita che va preparata: non la si può incontrare improvvisamente senza i giusti strumenti perché, nel caso, la situazione può diventare particolarmente complicata. Quando si passa dal ciclo lavorativo a quello della libertà bisogna reinventarsi e, in questo, sembrano maggiormente attrezzate le donne che, solitamente si trovano ad avere molto tempo per se stesse e quindi, riprendono gli studi, cominciano a viaggiare, a sviluppare la loro creatività e a fare tutto ciò che per tanto tempo non hanno potuto fare. Contrariamente a quanto si pensi, le donne sono quelle che anelano a uscire dai ruoli e, pertanto inventano attività, incontri e condivisioni che sembrano ringiovanirle e farle sentire più vive di prima.

Gli uomini faticano di più perché tendono ad identificarsi maggiormente con il lavoro e con il ruolo cosa che può essere deleteria nel momento in cui si è fuori da entrambi.

Molte idiosincrasie nascono dal fatto che quando si parla degli anziani, e mi riferisco in questo caso ai mass media o agli studi di medicina o di geriatria, l’accento viene posto esclusivamente sul discorso della cura, delle case di riposo, del costo in termini sociali e sanitari mentre nessuno si occupa del ruolo che hanno gli anziani ancora attivi nella società, di come si mettono a disposizione e supportano le persone più giovani.  Come non pensare a quanto fanno i nonni nei confronti dei nipoti: al tempo prezioso che dedicano in termini affettivi e pratici per far crescere nel migliore dei modi le nuove generazioni.

In effetti l’idea che la vecchiaia sia esclusivamente un peso contribuisce a far percepire le persone della terza età come se non esistessero o peggio ancora, esistessero esclusivamente in termini di problema e mai di contributo.
Di fatto c’è una paura radicata anche in coloro che studiano quest’età al punto da non analizzarla mai nella sua interezza ma solo nella patologia o, al limite, in una sorta di ricerca dell’elisir di lunga vita che potrebbe scongiurarla. In pratica, la vecchiaia viene vista in termini negativi, come una minaccia incombente e come un problema con cui la società deve fare i conti.

La nostra è la società dell’immagine e, pertanto, è difficile proporre visi con le rughe o fisici imperfetti,  soprattutto se si tratta di donne. Molte attrici lamentano il fatto di non trovare più ruoli quando hanno superato di 60 anni, quasi che quest’età fosse un tabù di cui non si può e non si deve parlare. L’invecchiamento maschile fa invece meno paura ed in effetti sono molti gli attori anziani che lavorano e che fanno film interessanti dai grandi contenuti e che, se riescono a tenersi alla larga dai trapianti di capelli, dal botulino e dal bisturi, sfoggiano un fascino che non avevano a 20 anni, quando erano perfetti. Pensiamo al Sean Connery impomatato e asettico ai tempi di James Bond e, tremendamente affascinante nei ruoli che ha interpretato dopo i 60 anni: ricordiamo “la casa Russia e il primo cavaliere”, tanto per citarne due.

Il problema sembra stare nell’accettazione dell’età perché altrimenti c’è il rischio  di entrare in depressione, di chiudersi o di diventare ossessivi e maniacali, perché il vuoto può sembrare incolmabile. La psicologia sociale sostiene che le società occidentali hanno molti più problemi delle altre dato che tendono a negare la vecchiaia per cui una parte di  individui fatica perché si sente inutile e fuori da tutti i ruoli per cui non riesce ad inventarsi stimoli allorchè il fisico comincia a mostrare i limiti. Il mondo sociale, esattamente come vuole Saturno in Acquario, può essere invece di grande aiuto ed alleviare molti dei problemi di solitudine e di isolamento che vivono coloro che cavalcano quest’età.

Betty Friedan una psicologa americana che si occupa della terza età sostiene che chi non ha una vita sociale soffre molto di più perché non è integrato nel mondo circostante. Questo fatto pare abbia un’incidenza forte anche sulla salute: noi siamo essere sociali e, pertanto, dal momento in cui non abbiamo più un lavoro ad occupare il tempo, diventa fondamentale trovare nuove fonti di interesse. Certamente, la lettura, i viaggi e la cultura possono fare miracoli ma c’è un grande bisogno di contatto umano che, a quest’età, è parte integrante della vita.

Proprio la Friedan ha dimostrato che gli anziani che fanno attività sociale e che hanno progetti a lungo termine che li coinvolgono direttamente, mantengono molto più a lungo la memoria e la tonicità fisica proprio perché si sentono attivi e utili, pienamente in contatto con gli altri esseri umani. In effetti, creare legami  esterni a quelli esclusivamente familiari contribuisce a sentirsi bene e tutto ciò  stabilizza il senso di autostima e il valore personale.

Dato che a quest’età c’è una forte spinta alla disintegrazione è fondamentale che ci sia una spinta altrettanto forte all’integrazione sociale. Jung stesso ha sostenuto che il processo di individuazione inizia intorno ai 40 anni e prosegue per tutta la vita, a patto che la persona non inizi un percorso di regressione senza ritorno in cui finisce per disinteressarsi del mondo esterno e ad entrare in un buco nero.
In pratica, il grande psicologo svizzero sostiene che la crescita umana non termina mai a meno che non sia l’individuo stesso ad abdicare e questo ci permette di capire che anche la terza età può essere un periodo fertile in cui non saranno più il corpo e gli istinti a dettare legge ma l’anima che inizia a fiutare il ritorno a casa e si prepara per il viaggio.

Come possiamo immaginare una buona vecchiaia astrologicamente parlando?
Per prima cosa possiamo dire che un buon Saturno nel tema natale può essere importante a questo proposito perché predispone ad una buona accettazione dell’età e ad un ridimensionamento delle aspettative egoiche che tanta parte hanno nell’infelicità. Quando Saturno è positivo significa che è stato fatto un buon lavoro sull’indipendenza e permette di avere una visione realistica delle cose, senza però scadere nel cinismo.

Personalmente ritengo però che, per assurdo, anche una buona Luna aiuta ad accettare il ritmo delle  stagioni individuali. In effetti, la Luna lesa predispone a mantenere dipendenze ed  immaturità emotive che, se non vengono affrontate a dovere, rischiano di far percepire il tempo che passa come una sorta di calamità in cui viene meno la possibilità di riscuotere i crediti che si sente di avere. Senza dubbio anche Mercurio ha la sua grande importanza: non è un caso che le persone che sembrano mantenere la giovinezza più a lungo, saturniani a parte, appartengono ai due segni mercuriali: Gemelli e Vergine a dimostrazione del fatto che la curiosità, l’amore per la conoscenza, un sano divertimento e l’appassionarsi a tutto ciò che può stimolare la mente e l’anima, sono le vere ricette di un invecchiamento buono, lontano dalle ossessioni di mantenersi giovani a livello estetico, in grado di continuare a crescere.

Anche l’arte ha la sua importanza: in effetti, gli artisti sono le persone che sembrano preoccuparsi meno del trascorrere dell’età a patto che restino in contatto con lo spirito creativo di Nettuno che, ovviamente è eterno e non soggetto a deterioramenti. Sono tanti gli artisti, in particolare i musicisti, i registi e gli scrittori che sono magnificamente prolifici nella terza età.




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