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IL GRANDE INGANNO

a cura di Fabrizio Cecchetti
 

Durante la visita ai capi di Stato europei di fine marzo 2014, in occasione del G7 a Bruxelles e del 70° anniversario dello sbarco in Normandia, il presidente americano Obama in uno dei suoi discorsi ufficiali proclamò alcune cose in apparenza plausibili ma a ben vedere stupefacenti: grazie all'enorme quantità di gas e petrolio di scisto recentemente scoperta, gli Stati Uniti avrebbero potuto non solo diventare a breve termine autosufficienti energeticamente ma persino risolvere in poco tempo il problema della “pericolosa” dipendenza dell’Ucraina e finanche dell’Europa dal gas russo. Oltre a ignorare, volutamente o no, l’enorme ostacolo della mancanza quasi totale delle infrastrutture necessarie (depositi e impianti di liquefazione-degassificazione, navi gasiere, ecc.), il presidente USA in quel contesto sembrò allegramente sorvolare su un dettaglio tutt’altro che trascurabile: la produzione americana realmente conveniente di gas e petrolio di scisto durerà alcuni anni al massimo!

Gli esperti del settore petrolifero sanno benissimo che questo tipo di giacimenti, sfruttati tra l’altro con una tecnica ecologicamente devastante (il cosiddetto fracking o fratturazione idraulica), non possono sostenere una produzione abbondante per lunghi periodi di tempo: hanno, infatti, una resa iniziale rapidissima, ma anche un declino altrettanto veloce. Come mai, allora, il presidente degli Stati Uniti in persona ha proclamato l'inizio di una nuova era petrolifera e promesso soprattutto un cospicuo sostegno energetico all’Europa che non potrà mai mantenere?

Sulla scarsa propensione dei politici a mantenere la parola data siamo tutti d'accordo, ma forse il presidente Obama, non avendo tempo e competenze giuste per valutare il reale volume dei combustibili fossili estraibili nel suo paese, si è lasciato suggestionare dai suggerimenti e dai dati fornitigli dai suoi consiglieri. Uomini probabilmente influenzati dalle grandi aziende petrolifere e/o dalle grandi banche d’investimento che fanno affari con o senza l’oro nero. Chi lo sa? Noi persone comuni, lontane anni luce dagli intrallazzi esistenti anche ai più alti livelli della politica, possiamo solo intuire vagamente ciò che avviene realmente nelle famigerate “stanze dei bottoni”. Il fatto è che ormai numerosi esperti indipendenti del settore sospettano fortemente che tutta la pubblicità costruita attorno alla presunta nuova “era” dei combustibili fossili statunitensi sia solo un’incredibile montatura.

L’industria del petrolio, ma anche il sistema economico-finanziario mondiale, come abbiamo già detto altre volte, è in crisi ormai da anni ed è per questa ragione che essi stanno cercando di sfruttare qualsiasi occasione per attirare investimenti da ogni dove al fine di creare delle enormi “bolle” speculative volte a far sopravvivere il suddetto sistema energetico-finanziario in irreversibile declino. La caratteristica peculiare delle “bolle” speculative è, però, quella di “scoppiare” e quindi di arricchire alcuni a scapito dei molti. Nelle speculazioni di questo tipo non perdono solo gli investitori che hanno creduto ingenuamente al business particolare, ma anche la gente comune perché le gigantesche quantità di denaro bruciate scioccamente avrebbero potuto essere investite in opere pubbliche o private più costruttive.

L'inestricabile e plutonico intreccio che collega segretamente il Potere, la politica, gli affari e le risorse naturali primarie, come sappiamo, è un fenomeno antico quanto l'uomo. Eppure al centro di questo groviglio complicato di interessi oggi ci sono dei beni materiali capaci di moltiplicare i profitti e gli intrighi plutonici come nessun altro prima di loro: il petrolio innanzitutto e in seconda battuta il gas e il carbone.

E non è certo un caso che anche queste sostanze sembrano incarnare perfettamente le simbologie di Plutone, il signore dell'Ade e delle ricchezze sotterranee. In sintonia con i significati di questo pianeta, esse sono considerate un pacchetto di risorse più preziose dell’oro, una sorta di “linfa grezza” che giace nel sottosuolo e che occorre tirar fuori con le buone o con le cattive per assicurare la prosperità della propria nazione e, in un senso più vasto, lo sviluppo dell’intera civiltà. Spingendo l'analogia ai confini del fantastico, potremmo paragonare tale mix di risorse agli ingredienti della “pozione magica” che rende invincibili i simpatici Galli delle avventure di Asterix. L'unica differenza è che quella prodotta nelle viscere della Terra, per quanto in grado di trasformare gli uomini in dèi quasi onnipotenti, ha una natura decisamente ripugnante, velenosa e persino “infernale”. Ovvero, plutonica.

La tipica ambivalenza del pianeta, sempre oscillante tra l'istinto di sopravvivenza e la pulsione di morte, è rintracciabile in ogni aspetto costitutivo di questi materiali fossili: dalla lunghissima e complicata genesi che li ha caratterizzati, ai loro subdoli effetti sull’ambiente, sul clima e sulla società. Essi si sono formati, infatti, molto lentamente dopo la decomposizione, il seppellimento e lo schiacciamento di innumerevoli organismi vegetali e animali morti parecchi milioni di anni fa. L'alto valore commerciale e strategico che è stato attribuito negli ultimi secoli a questi materiali risiede, quindi, nella grande concentrazione di energia solare che si è fissata nella loro struttura bio-chimica e che è possibile utilizzare come combustibili nei motori delle nostre automobili e/o nelle centrali termo-elettriche. Il petrolio, inoltre, possiede una struttura chimica polimerica adatta per essere ricombinata in molti modi, il più famoso dei quali ci permette di avere a disposizione oggetti di “plastica” di ogni forma e colore. Il petrolio è sicuramente il più versatile e prezioso fra i tre materiali fossili utilizzabili, ma è anche quello più vicino al picco di produzione.
Tutto questo ci dà l’idea dell’importanza cruciale rivestita dagli idrocarburi nell’economia odierna: senza di essi le fabbriche, i trasporti, i commerci e persino l’agricoltura meccanizzata si fermerebbero di colpo. In altri termini, assisteremmo al collasso immediato della nostra società dei consumi e del benessere. Ed è ovvio, quindi, che in nome del petrolio, del gas e del carbone si è disposti letteralmente a vendere l’anima al diavolo.    

Ma qual'è il prezzo da pagare per ottenere i servigi miracolosi di queste tre “creature” partorite dal mondo infero plutoniano? Secondo gli studiosi dei sistemi dinamici complessi, come quello che regola i rapporti tra le attività umane e il mondo naturale, il costo è già salato e lo diventerà prossimamente sempre di più. Gli effetti ecologici negativi sono ben noti al pubblico, anche se purtroppo non abbastanza temuti: l’avvelenamento petrol-chimico dell’aria, dell’acqua e del suolo, e soprattutto il surriscaldamento climatico prodotto dall’immissione dei gas-serra nell’atmosfera, un fenomeno in grado di portarci verso una catastrofe globale inaudita se non riusciamo a fermarlo in tempo. La difficoltà della gente, anche di quella colta, a valutare i rischi mortali dell’inquinamento generato dallo sfruttamento dei combustibili fossili è, guarda un po’, legato a un’altra simbologia plutoniana: l’invisibilità. Così come il dio greco Ade era capace di occultarsi indossando il proprio elmo magico, anche le molecole volatili di anidride carbonica liberate in atmosfera dai tubi di scappamento o dalle ciminiere non sono rilevabili dai nostri occhi; eppure esse si stanno accumulando furtivamente da tempo nell’aria che respiriamo, ammantando il nostro pianeta blu con una coperta trasparente sempre più spessa e soffocante.

Possiamo, insomma, affermare con ragionevole certezza che la storia degli ultimi tre secoli, quella in cui l’umanità ha sperimentato il massimo sviluppo demografico, economico e tecnologico, è stata in realtà l’epoca dei combustibili fossili, le uniche sostanze conosciute (a parte il raro uranio) in grado di offrirci l’energia supplementare necessaria per farci diventare la specie più influente (e dannosa) della Terra. In altre parole, abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo una fase storica di stampo plutoniano, caratterizzata da un’improvvisa iniezione di energia molto concentrata che proviene dai recessi più oscuri del mondo fisico; un’energia potente ma piena di impurità e quindi capace di contaminare tutto quello che impregna. Estendendo la lettura del fenomeno al piano psicologico, possiamo dedurre che questo complesso fenomeno storico non si sia limitato a incidere esclusivamente a livello fisico, economico e ambientale, bensì anche su quello interiore ed emozionale. La mente umana, in poche parole, si è lasciata letteralmente “intossicare” da contenuti inconsci collettivi di onnipotenza che appartengono alla Natura stessa, alla sua capacità superiore di riciclare ciò che è morto e che è stato scartato, decomposto, sepolto. In base a questa interpretazione olistica, collimante perfettamente peraltro con quella astrologica, possiamo concludere che l’uomo oggi sta sfruttando a piene mani delle fonti di energia che lo accecano, gli impediscono di vedere le conseguenze disastrose del suo effimero dominio. In altri termini, l’umanità “drogata” dall’uso dei combustibili fossili si sta plutonicamente auto-ingannando, sia sulle sue reali forze e capacità, sia sul suo destino di supremazia nei confronti degli altri esseri viventi. E nel farlo si sente pure in diritto, ahimé, di imbrogliare i suoi stessi simili, di corrompere, di tramare complotti e di compiere atrocità di ogni genere.

A Plutone non si possono delegare virtù come il rispetto, il senso morale e la saggezza, dato che è un principio vitale primitivo che travolge ogni ragionamento e qualunque confronto dialettico. Quando ci si lascia rapire dai contenuti inconsci collettivi di questo pianeta finiamo per diventare schiavi delle sue stesse smanie protagonistiche, delle sue bramosie al contempo creative e distruttive. Il suo “effetto” a breve termine somiglia, tanto per capirci, a quello della cocaina: un’intensificazione spasmodica della vitalità, della percezione sensoriale e della lucidità mentale, seguita da un crollo verticale delle forze e delle capacità consuete, ma anche dalla depressione mescolata a sentimenti di tipo aggressivo e paranoico.
Stando a questa serie impressionante di analogie, non possiamo nemmeno considerare una pura coincidenza il fatto che la scoperta astronomica di Plutone sia avvenuta nel 1930, cioè tra le due Guerre Mondiali! Il complicato e misterioso “orologio” zodiacale, con le sue poderose e inesorabili “lancette” planetarie in perenne movimento, sembra dirci che c’è un oscuro sincronismo tra l’individuazione ottica del pianeta in esame, l’utilizzo del petrolio e lo scatenamento di una violenza distruttiva globalizzata come quella dei due conflitti mondiali.

Ma se questa conclusione è giusta, possiamo anche vedere a che punto siamo oggi? E cioè se siamo vicini o no al momento della verità, allo svelamento della dura realtà delle cose? Pur non avendo la sfera di cristallo o le facoltà di veggenza, si possono fare tuttavia delle riflessioni interessanti sulla scorta dei passaggi planetari del passato e di quelli attuali e prossimi venturi.

L’era moderna dei combustibili fossili si può far risalire all’inizio del 1700, quando due fabbri e inventori inglesi (Savery e soprattutto Newcomen) misero a punto il primo motore a vapore della storia applicato in campo industriale. Pur essendo poco efficiente, esso fu impiegato soprattutto per pompare fuori l’acqua dalle miniere di carbone, cioè nelle vicinanze del combustibile che lo alimentava. Plutone (risorsa energetica sotterranea) e Urano (invenzione tecnologica) in quel periodo si congiunsero tra la fine del Leone e l’inizio della Vergine indicando, appunto, l’esigenza di generare calore non in modo sommario (Leone), bensì tale da muovere utilmente leve e pistoni, ossia produrre lavoro (Vergine). Pochi ci pensano, ma se non si fosse inventato un primo modello di motore termico, per quanto rozzo e poco efficace, l’interesse dell’uomo per i combustibili fossili sarebbe rimasto molto limitato e non avremmo certo avuto né l’energia, né i materiali come l’acciaio e la plastica per mettere in piedi l’attuale civiltà industriale, e forse nemmeno la possibilità di alimentare la nostra fede nel progresso. Analizzando ancora meglio la configurazione di quel periodo fatidico (attorno al 1711-’13), ci rendiamo conto che essa riassume e anticipa quello che sarebbe poi avvenuto in seguito. La suddetta congiunzione Urano-Plutone, per esempio, fu perfetta al grado (28°- 29°) nel segno del Leone e da ciò si può leggere che era venuto il momento di impiantare il “seme tecnologico” da cui doveva svilupparsi una società di stampo leonino, basata sul consumismo, sugli eccessi, sul superfluo e sui divertimenti di massa; una società che si sarebbe realizzata concretamente soltanto con il ritorno di Plutone e Urano entrambi nello stesso segno tra gli anni ’40 e ’50 del 1900, circa 250 anni più tardi. Mentre, il dispiegarsi della stessa congiunzione in Vergine, seppure in forma un po’ meno precisa, sembra indicare altre due cose. La prima riguarda il modo vergineo con cui doveva avanzare il processo dello sviluppo industriale inaugurato da questo nuovo macchinario: lento, prudente, modesto e per lo più sottovalutato. La seconda, invece, concerne il senso vergineo dei limiti delle risorse realmente fruibili, in particolare dei combustibili fossili, che allora era appena agli inizi, ma che doveva purtroppo diventare palpabile nel corso della seguente congiunzione in Vergine del 1965-’66. In questo contesto, anche la posizione di Saturno fu straordinariamente parlante. Circa 300 anni fa esso si sovrappose alla congiunzione Urano-Plutone in Vergine, costringendo la ragione e il senso critico a piegarsi alle esigenze della produzione e del guadagno immediati, anche se questi erano ristretti ai proprietari delle miniere. All’epoca, per esempio, nessuno si preoccupò di un possibile esaurimento globale del carbone, dato che era un’eventualità troppo lontana nel tempo. A metà degli anni ’60 del secolo scorso, invece, il medesimo pianeta transitante nel segno dei Pesci si oppose alla congiunzione Urano-Plutone riprodottasi di nuovo in Vergine. Ispirati da Saturno, gli intellettuali più lucidi e alternativi di quel periodo sollevarono accuse molto dure di avidità e scarsa lungimiranza contro il settore industrial-finanziario, dato che in nome del profitto e della produzione esso stava provocando danni forse irreparabili all’ambiente. E perché no, anche alla mente della gente semplice, ammorbata da inganni e bugie di ogni tipo. Una fra tutte quella dell’abbondanza infinita delle risorse fossili che è riemersa, seppure tra le righe, anche nel discorso di Obama cui ho fatto cenno all’inizio.

Questo proclama presidenziale ci riporta difilato ai giorni nostri e, dunque, ai transiti planetari odierni che mettono spietatamente in evidenza ciò che stiamo assistendo: una manipolazione della realtà effettuata ai più alti livelli e con mezzi comunicativi estremamente potenti. Costretto da circostanze complicate, oppure convinto in buona fede dai suoi poco disinteressati consiglieri, il presidente americano parla del nuovo Eldorado petrolifero e gasifero statunitense come se stesse recitando un copione scritto dal grande regista dello Zodiaco: ossia dal diabolico Plutone. Il soggiorno attuale di questo pianeta nel segno del Capricorno, infatti, mostra con grande precisione che il palcoscenico privilegiato dal quale diffondere le sempre più gigantesche menzogne del turbo-capitalismo, necessarie a tenere in piedi la pericolante comunità socio-economica mondiale, è il Potere istituzionale esercitato dalle più alte cariche di una nazione o di un organismo internazionale. Chi più di Obama, ad esempio, può convincere l’opinione pubblica internazionale che i combustibili fossili sono indispensabili sia per il benessere della sua nazione, che per i destini del mondo intero, anche se questi erano stati stigmatizzati nel proprio programma politico? Nessuno. E la ragione di questo fenomeno affonda nel nostro immaginario collettivo che vede nei presidenti o nei capi di governo delle figure di altissimo livello, in grado di gestire con grande competenza, ragionevolezza e autonomia, le complicate responsabilità di uno Stato. La maggior parte di noi, però, stenta a capire che l’istinto affaristico plutoniano si è ormai appropriato del Capricorno e, cioè, del potere concesso alle maggiori funzioni governative, condizionando pesantemente e forse addirittura ricattando i politici eletti democraticamente per svolgerle. Persino dietro a presidenti molto popolari come Obama ci sono influentissime lobbies che reclamano la loro consistente fetta di potere. E conoscendo la tradizionale forza della consorteria dei combustibili fossili americana, è assai probabile che sia stata proprio questa a “convincere” l’inquilino della Casa Bianca ad annunciare trionfalmente che, grazie al petrolio e al gas di scisto, gli Stati Uniti riacquisteranno il prestigio geo-politico e l’indipendenza energetica perduti tempo fa. Ora, come si può facilmente notare, la capacità dell’America di riportarsi in auge a livello mondiale è strettamente connessa con il problema della propria autosufficienza energetica e cioè con la presunta abbondanza di combustibili fossili sul proprio territorio. Tutto questo ci parla ancora una volta delle simbologie risvegliate dal passaggio di Plutone in Capricorno, segno assetato di dominio e di autonomia, ma anche costretto a fare i conti con la penuria di risorse connessa all’ostilità del clima invernale o all’inospitalità dell’ambiente toccatogli in sorte nello Zodiaco.

Siccome questo transito riguarda un pianeta collettivo, e per di più afflitto da un altro corpo celeste di grande rilievo (Urano), è chiaro che non sono soltanto gli USA  a dover affrontare tali questioni capricorniche, ma un po’ tutte le nazioni del mondo, anzi l’intera civiltà umana. Il raggiungimento del picco produttivo globale dei combustibili fossili (in particolare del petrolio) e l’avvicinarsi del punto di non ritorno oltre il quale il surriscaldamento ci porterà al disastro climatico assicurato, sono fenomeni che si stanno realizzando adesso e su scala mondiale. Nessun popolo della Terra può credersi al sicuro di fronte al pericolo imminente di rimanere senza energia e materie prime, di essere travolti o danneggiati anche solo di riflesso dagli effetti disastrosi di un clima impazzito; oppure, nel caso peggiore, di essere coinvolti in qualche guerra militare per l’accaparramento delle risorse.

Ad alcuni, lo so, può sembrare strano che un transito di Plutone nel duro e freddo Capricorno sia sincronizzato con il preoccupante processo di surriscaldamento climatico attuale. Eppure, se ragioniamo sulle simbologie coinvolte evitando di cadere in sciocchi pregiudizi, dobbiamo ammettere che in questo passaggio planetario ci sono tutte le premesse necessarie per giungere alla giusta conclusione. Come abbiamo visto, se la causa dell’aumento delle temperature medie mondiali è la liberazione nell’atmosfera di anidride carbonica e di altri gas-serra contenuti nei combustibili fossili o presenti assieme ad essi, allora per logica il surriscaldamento è dovuto a una diffusione in aria di molecole chimicamente riconducibili a Plutone. A questo punto diventa più facile cogliere il collegamento: il transito odierno di questo pianeta in Capricorno indica il momento epocale in cui l’accumulo di molecole carboniose nell’atmosfera è così elevato da innescare la disgregazione e lo scioglimento dei grandi ghiacciai montani (Capricorno), o ancora peggio delle calotte polari (Capricorno), ossia del sistema che impedisce alla Terra di diventare un forno per noi esseri umani inabitabile.

Naturalmente, questo soggiorno di Plutone in Capricorno si correla nel nostro tempo proprio al fenomeno del surriscaldamento climatico anche per via della sua quadratura con Urano in Ariete. Un aspetto planetario durissimo e pericoloso che mette in luce, non solo l’immediatezza e la perentorietà degli eventi, ma anche la responsabilità umana di ciò che sta succedendo. Urano, infatti, si inserisce a bomba in questo discorso perché simboleggia la decisione deliberata della nostra specie di manipolare tecnologicamente e scientificamente la Natura a proprio vantaggio, trascurando spesso le conseguenze a lungo termine.

Ritornando alla domanda lasciata in sospeso poco fa, e cioè se ci stiamo o no avvicinando al momento della verità del nostro sistema socio-economico “drogato” dagli idrocarburi plutoniani, io risponderei con toni un po’ profetici, ma non pomposi, che esso potrebbe verificarsi effettivamente intorno all’anno 2020 (ossia tra 2019 e il 2021)! All’epoca, quando la suddetta quadratura Urano-Plutone starà per dissolversi definitivamente, una delle più importanti riunioni planetarie del 21° secolo inizierà a produrre i suoi effetti: la tripla congiunzione Giove-Saturno-Plutone che si verificherà quasi totalmente in Capricorno. In base questa configurazione, ipotizzo che in quel ristretto arco di tempo Saturno, spalleggiato da Giove, farà cadere molti veli di falsità plutoniana stesi sugli occhi della gente dalle èlite e quindi costringerà tutti a una durissima presa di coscienza della realtà che si sta spalancando davanti a noi: nel grande ventre della Terra non ci sono più le riserve abbondanti di energia fossile per continuare a vivere comodamente come prima, e non c’è nemmeno più il tempo per evitare la catastrofe climatica, dobbiamo adeguarci subito e seriamente alla nuova era della Scarsità; pena l’autodistruzione.

Temo, insomma, che tra cinque anni all’incirca il mondo intero sperimenterà un periodo particolarmente difficile, amaro e deprimente, ma probabilmente anche essenziale per riuscire a gestire con maggiore saggezza il nostro futuro.




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