Il desiderio di conoscere il futuro e i retroscena degli accadimenti della nostra vita è antico quanto l’uomo e riguarda tutti, indipendentemente dal grado di cultura scientifica raggiunto dall’umanità e dal grado di razionalità dell’individuo. Certo, qualcuno che si dichiari scettico e critico sull’argomento c’è, il “io non ci credo” è abbastanza diffuso ma nella maggior parte dei casi si tratta di una difesa. Il soggetto potrebbe preoccuparsi di sembrare ingenuo, turlupinabile e boccalone, oppure teme di apparire troppo primitivo e intellettualmente poco sofisticato. Magari in cuor suo ha paura di essere deluso o, addirittura, di sentire previsioni sgradite. La curiosità, però, è sempre presente, anche se celata.
Per prima cosa va sgombrato il campo da un pregiudizio che spesso crea dannose ansie e timori immotivati: il consulto previsionale NON è una sentenza. Le carte si consultano proprio per evitare di trovarci sorpresi alle spalle dal destino, e preparare una strategia di difesa o anche di attacco, se necessario, ma la lettura serve a gestire la realtà, non a conoscere masochisticamente in anticipo come saremo colpiti! Certo, un consulto si può organizzare in più modi e per scopi diversi: solo cartomantico, solo astrologico, misto cartomantico-astrologico, previsionale puro sul futuro, tipo “Vediamo come mi andranno le cose”, mirato su un argomento, su una persona, su un evento; strategico, tipo ”Come devo agire per riappacificarmi con questa persona,”, oppure “ Come dribblare brillantemente un rivale in amore o sul lavoro”….l’elenco potrebbe proseguire. Qui ci occuperemo del consulto cartomantico.
Per un consulto di Cartomanzia
Chi preferisce questo tipo di consulto lo fa prevalentemente perché la cartomanzia, basandosi sulla capacità intuitiva del cartomante senza alcuna contaminazione razionale, culturale e scientifica, possiede un fascino primitivo, un po’ magico, e ci riavvicina alla parte più primitiva di noi, riconnettendoci, contemporaneamente, con la nostra mente superiore. Questo tipo di consulto ci dà una preziosa opportunità in più di analisi della realtà attraverso l’uso di canali energetici diversi da quelli razionali su cui ci basiamo usualmente.
Come funziona il meccanismo della cartomanzia?
Si tratta di un flusso di informazioni che passano dal consultante al cartomante in modo biunivoco, attraverso un ponte energetico. Tutto ciò potrebbe suonare agli scettici piuttosto stravagante e ingenuo, magari anche un po’ infantile, e la cosa ha un senso: i bambini sono i più vicini al mondo “magico”, che in realtà è solo la capacità, non ancora repressa, di usare liberamente i canali energetici dei corpi sottili. Oggi l’esistenza di questo tipo di energia è materia di studio e di interesse di un numero sempre crescente di uomini di scienza e io confido di vederla codificata in forma misurabile nel prossimo futuro, come è già successo per molte altre forme di energia. Magari fra qualche anno potremo sintonizzarci con i consultanti semplicemente conoscendone la “frequenza”, come si fa ricercando un canale radio!
La cosa fondamentale, quindi, è stabilire questo ponte fra consultante e cartomante. Ma da dove provengono le informazioni? Emergono dal subconscio della persona che chiede il consulto. Chi si affida alla cartomanzia dovrebbe sapere che il presupposto base per questo tipo di consultazione è la consapevolezza che la nostra mente superiore conosce già tutte le risposte che ci riguardano, passate, presenti e future. Si tratta solo di farle emergere alla coscienza, scavalcando la barriera di rimozione e censura che ognuno di noi possiede al riguardo. Il cartomante ha anche il compito di riordinare con logica e obbiettività tali informazioni, in modo da ricavarne risposte compiute o almeno suggerimenti. Quest’ultima parte rappresenta il compito più importante del cartomante, rendendolo indispensabile; infatti, se dipendesse solo dalla conoscenza del significato delle singole carte o dalla capacità di utilizzare qualche forma di energia sottile, ognuno potrebbe tentare di leggersi le carte da solo, mentre sappiamo quanto questo sia altamente sconsigliabile. E’ abbastanza discutibile anche farsi leggere le carte quando si abbia un rapporto particolarmente stretto con il cartomante. Dando per scontate la conoscenza dei simboli degli Arcani o delle Sibille e l’allenamento nella gestione dell’emotività, del distacco, della concentrazione e della capacità telepatica, l’ostacolo principale, infatti, resta l’Obbiettività. Tutta questa premessa ha uno scopo, arrivare a stabilire delle regole guida per ottenere un buon consulto.
1) La Fiducia. Non c’è nulla di più sciocco del sottoporsi ad un consulto con animo scettico e diffidente. Certo, se avete tempo e soldi da perdere, poco male: otterrete solo di avere sprecato un’occasione importante e di avere fatto perdere tempo e irritato un professionista che, se è tale, se ne accorge subito. La cartomanzia può essere anche divertente, non lo nego, ma Non è un Gioco. Quando il consultante non è fiducioso e partecipe e vuole solo mettere alla prova il cartomante cercando effetti speciali e fuochi d’artificio, spesso otterrà esattamente il contrario. La carte stesse non risponderanno: scetticismo, diffidenza o, peggio, ostilità sono energie “inquinanti” che interrompono l’empatia fra l’esperto e il consultante e distorcono la corretta trasmissione del flusso di informazioni.
2) La Tranquillità. Lo stesso risultato può sortire nel caso il consultante sia in buona fede ma sconvolto da troppa emotività, rabbia, eccitazione, nervosismo. E’ chiaro che una parte di queste emozioni sono quasi sempre presenti in un consulto: se una persona cerca un consiglio, di solito ha un problema. A questi casi, diciamo di grado di emotività elevato ma nella norma, il consulente è preparato e riesce a inquadrare e separare le energie del suo cliente dai fatti reali e dalle intenzioni delle altre figure sotto esame. Se però il consultante è fuori autocontrollo è meglio che prima di chiedere il consulto si calmi almeno un po’, o si confidi con il cartomante prima della lettura vera e propria, in modo da tranquillizzarsi quel che basta per non invalidarlo.
3) Concentrazione e Continuità. Dopo quanto esposto sopra a proposito del ponte energetico, questa regola dovrebbe apparire ovvia e intuitiva. Una volta instaurata la comunicazione mentale tra cartomante e consulente, ogni interruzione non farà che penalizzare la qualità della trasmissione e la profondità della percezione.
4) Il Giusto Tempo. Come in ogni cosa, anche per i consulti esiste il giusto tempo, sia per quanto riguarda la frequenza degli stessi che la durata. Qui bisogna fare le dovute differenze. Il responso delle carte non rappresenta una sentenza inappellabile, dato che cambiano a seconda del fluire degli eventi: si limitano a rispecchiarli. Se la situazione cambia, cambiano anche le carte. Il motivo per cui la cartomanzia è così utile per prevenire e gestire gli eventi consiste proprio nella possibilità di vedere com’è indirizzata la situazione al Momento, e poter così affrontarla nel modo più consapevole o tentare di modificarla. In generale non bisognerebbe fare consulti sullo stesso argomento troppo spesso ma questo vale per domande su questioni piuttosto definite. Quando invece stiamo monitorando una questione in divenire conviene seguirne l’evoluzione passo per passo e aggiustare il tiro, anche modificando la strategia. Per scoprire “cosa posso fare”, “come devo agire” etc. le carte sono uno strumento impagabile.Quanto deve durare un consulto? Questo dipende molto dalle esigenze del consultate e dal tipo di quesito. Va da sé che se bisogna anche studiare una linea d’azione il consulto si prolungherà. Quando esiste già un rapporto tra il cartomante e il consultante si riesce anche a fare consulti veloci perché il consulente è già al corrente di molti dati e fatti riguardanti il consultante e anche il ponte energetico si stabilisce più velocemente. Il primo consulto necessita di qualche preliminare in più e serve soprattutto al cartomante per stabilire il contatto telepatico ed empatico con il consultante il più saldamente possibile.
5) Esposizione del Problema. A proposito dei dati da riferire al cartomante, è necessario porre le domande nel modo più chiaro e semplice possibile. Più secca e circoscritta la domanda, più chiara e definita la risposta. L’atteggiamento deve essere collaborativo: il cartomante è un consulente che deve consigliarvi al meglio e, per farlo, deve prima inquadrare perfettamente la situazione da analizzare. Ora, pretendere che un perfetto estraneo vi consigli su questioni importanti della vostra vita in pochi secondi e basandosi sul nulla mi pare un atteggiamento piuttosto incosciente e un po’ masochista. Tenete presente che ogni carta ha vari significati, che si moltiplicano nell’associazione con le altre carte del mazzo. Inoltre, spesso nella stesura compaiono contenuti del subconscio del consultante completamente estranei al problema in questione, contenuti che l’operatore deve inquadrare e collocare correttamente. L’ingenua pretesa di “fare in fretta” e non dare informazioni è alquanto controproducente per l’esito del consulto, soprattutto se è il primo. Sarebbe come andare dal medico lamentando un malessere ma senza descrivere i sintomi!
6) Disciplina. Durante il consulto bisogna mantenere un atteggiamento di costante concentrazione e, soprattutto, non disturbare quella del cartomante. Rispondere alle domande del consulente va bene, mantenere un dialogo e dare qualche informazione anche, ma mettersi a questionare sulle risposte, mettere in discussione i responsi e negarne l’esito, ove sgradito, non fa che rendere infruttuoso il consulto e non serve a nessuno. Piuttosto si può cercare di capire il perché di risposte inaspettate approfondendo la questione con altre domande mirate. Capita anche che qualche consultante che si reputi competente in cartomanzia chieda continuamente “Che carta è uscita?” Con quali altre?” per poi correggere a proprio piacimento l’interpretazione dell’esperto. Vorrei ricordare che, anche se il consultante fosse a sua volta un cartomante professionista, dal momento che si chiede un consulto bisogna affidarsi completamente alle capacità dell’operatore scelto, lasciando che ad agire attivamente sia solo lui. Il consultante può solo avere un atteggiamento collaborativo ma passivo. Non bisogna mai dimenticare che la lettura delle carte non si fa seguendo letteralmente il significato della carta singola, che, peraltro, ne ha vari, ma osservando la sequenza e gli abbinamenti, le interazioni che ha con le altre carte vicine. Accade poi molto spesso che il cartomante abbia delle intuizioni risolutive osservando la stesa e facendosi ispirare da essa ma andando oltre la lettura letterale e affidandosi alle proprie capacità di veggenza. Le carte sono un mezzo di concentrazione come un altro, uno strumento; le risposte provengono dalla mente allenata del consulente e dalla sua capacità si sintesi nell’interpretare i numerosissimi simboli che le carte gli propongono nella stesa per rappresentare la situazione del consultante.
Riassumendo: un consulto di cartomanzia è un’esperienza piacevole e interessante, un’occasione preziosa per conoscere di più sé stessi e mettere meglio a fuoco i propri scopi e la propria realtà. Buona lettura!