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LAVORO DIPENDENTE O INDIPENDENTE? IL CROLLO DELLE BARRIERE

a cura di Elena Cartotto
 

La crisi economica, la richiesta di flessibilità, il progresso tecnologico, l’organizzazione aziendale sempre più a rete e gerarchicamente meno strutturata, modificano compiti, ruoli, aspettative professionali. Un tempo il fatidico “posto fisso”, specialmente nel pubblico, era il discrimine tra l’età infantile e quella adulta, il viatico verso la maturità completa, il passaporto per la realizzazione dei sogni formato famiglia: un matrimonio e la casa di proprietà.

Oggi i sogni muoiono all’alba e cambiano rapidamente: il posto fisso non c’è più, la famiglia può essere di vario genere, perfino allargata o composta da persone dello stesso sesso senza figli, i matrimoni diminuiscono o durano il tempo di un tramonto, i giovani, se possono, vanno all’estero, e avere una casa propria equivale a possedere un bene di lusso che non tutti possono permettersi. In un conteso simile il lavoro indipendente, ossia la capacità del singolo di attivare nuove imprese, raggiungere ruoli dirigenziali o semplicemente di diventare imprenditore di se stesso, acquista un significato profondamente innovativo rispetto al passato. 

Alcuni sono ancora convinti che il posto sicuro sia garante se non di felicità, almeno di serenità confortati da uno Stato che sembra davvero continuare a ragionare come se fossimo fermi agli anni ‘70: ossia si concedono agevolazioni a chi le ha già, mutui a chi può garantire il reddito di un lavoro sicuro da qui alla prossima reincarnazione, finanziamenti a chi ha le spalle coperte se non da un posto fisso, almeno da genitori con una pensione certa. La verità è che se oggi Darwin fosse vivo, premierebbe, partendo dalla sua teoria evoluzionista, i più flessibili, coloro che cambiano pelle col tempo e sanno reinventarsi strada facendo, uscendo dagli schemi prefissati.

Lo schema datore di lavoro-lavoratore è infatti, per un buon numero di persone, saltato per aria. La tradizionale figura dell’imprenditore, il “pater familias” erede di una grande azienda o di un gruzzolo sufficiente a fare impresa, con evidenti valori di 2^, 4^, 8^ come, ad esempio, Mr. Fiat Gianni Agnelli con Mercurio e Urano in 2^, Giove e Nettuno in 8^, e Luna, Marte, Venere in 4^, è ormai, perfino astrologicamente, desueta. Come altrettanto desueto è il dipendente di fantozziana memoria che possiamo immaginare portatore di uno stellium in 6^ privo di riscatti.

I flessibili di oggi, i possibilisti, i contrabbandieri di sogni, i precari per forza, ma innovatori per destino, sono, in realtà, uno strano mix di quel che un tempo erano le corazzate frontali di un mondo diviso tra chi comandava e chi ubbidiva. I liberi professionisti convinti del loro ruolo da “game changer”, che s’inventano nuovi lavori, che sviluppano app tecnologiche, o blog di tendenza, che si laureano in filosofia e poi aprono aziende agricole, per citare solo alcuni esempi, sono creature miste da un punto di vista astrologico, indipendenti da tutto, ma prive di certezze, esposte al fallimento, ma capaci di orientare mercato e tendenze.

Se un tempo un destino da 6^ induceva  a pensare alla linearità di un percorso professionale protetto, per quanto senza grandi entusiasmi, e la 10^ in evidenza faceva sognare traguardi da leader, oggi le carte, anche astrologiche si mischiano, e un’asse 6^/12^ particolarmente stimolato, ad esempio, non deve scoraggiare facendo pensare ad un percorso lavorativo irto di ostacoli e prove come potrebbe indicare una certa simbologia tradizionale, ma anzi può far presumere, se ben orientato, ad una creatività capace di immettersi nel quotidiano rinnovandolo. La 6^, casa da sempre del lavoro dipendente, ha ampliato nel mondo odierno la sua simbologia e di conseguenza il suo potere, in quanto casa viriginiana capace di godere dei benefici del pragmatico Urano il dio tecnologico dello Zodiaco. Di conseguenza una casa 6^ in evidenza che il secolo scorso poteva alludere alla schiavitù di un lavoro dietro la scrivania, o comunque faticoso e in ogni caso piegato al mito dell’operaio o impiegato modello, oggi può immettere una notevole vis tecnologica in qualunque professione. In più è risaputo quanto le risorse umane siano ormai il settore chiave in ogni azienda sia pubblica che privata: tali risorse possono essere lette come strumenti, nello specifico umani, necessari al fine di perseguire un risultato utile per l’azienda e in questa prospettiva sono pertinenza della casa 6^.  Chi gestisce le risorse umane ha un potere immenso e tale potere può derivare, ad esempio, da un Giove, pianeta di espansione, in 6^ come da un Saturno, simbolo di logica e strategia, sempre in 6^ in aspetto benefico ad un Sole o a anche ad un Plutone, grande burattinaio capace di gestire le maestranze, in 10^.

Allo stesso modo l’uomo o la donna con forti valori 12^, non sono più relegati, come voleva una certa astrologia catastrofista, agli ospedali o alle prigioni, ma possono scegliere un percorso professionale fuori dai canoni anche in altri campi, ad esempio artistici, o inerenti il mondo sociale e il volontariato, sfruttando, però, tecniche e metodi dell’opposta e uraniana casa 6^ più in linea coi tempi e con l’evolversi della generazione Millenials. La 6^ può essere intesa come casa di servizio non solo nei contenuti, ma anche nella sua modalità di relazione con le altre case zodiacali, ossia può servire bene i settori con cui entra in relazione se li aggancia in maniera costruttiva. Un trigono 6^/10^ può fare la fortuna del dipendente che promozione dopo promozione arriva alla dirigenza o comunque sfrutta il lavoro quotidiano per ampliare le proprie ambizioni di autonomia, ma anche, in relazione di sestile con la 4^, di un libero professionista che svolge la propria attività in una casa/studio. La casa 9^ differentemente dal passato non è più solo lingue straniere, estero, insegnamento, Università, filosofia, legge, sport e religione, ma apre una finestra importante sulle professioni della cosiddetta era acquariana che si snodano tra studi olistici e nuove consapevolezze concettuali.




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