“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico…”
Ogni anno il solstizio invernale sancisce l’inizio della relativa stagione ma è percepito anche come conclusione; anzi, soprattutto come tale. Solstizio, Natale e Capodanno sono infatti ricorrenze diverse ma talmente vicine nel tempo da essere accomunate in un’unica fase di svolta, con l’anno alle spalle che lascia il posto a quello nuovo, e questo nonostante le rispettive celebrazioni – tra sacro e profano – vedano trasformare l’energia di raccoglimento nei tipici aspetti di festeggiamento liberatorio e chiassoso. E poco cambia se quest’anno sarà differente, se la dimensione individuale o strettamente familiare prenderà il sopravvento su quella sociale: in teoria ciò sarebbe più congruo, considerando le simbologie tradizionali (non solo religiose) del periodo e lo stesso ritiro della natura. In pratica, però, siamo da tempo smaliziati, avvezzi a una banalizzazione consumistica e più mondana di questi giorni, che non a caso definiamo festività. In tal senso, il ridimensionamento pur forzato di certe abitudini moderne è anche un ritorno ad abitudini antiche, direi persino il recupero di qualcosa di intimo, fatto di gesti, di pensieri e sentimenti, di contesti noti e preziosi: qualcosa che sembra appartenere a un’altra epoca eppure è l’essenza più autentica di questo tempo, di quest’anno così difficile, mentre il sole – come ogni anno – torna a risalire sull’orizzonte.
Proprio su tali riflessioni dovremmo concentrarci: non su ciò che non potremo fare o che ci mancherà, ma su ciò che potremo tornare a essere e ad avere. Sulla certezza che la notte più lunga è passata… e sulla speranza che non sia solo una metafora.
Un confronto del genere tra passato e futuro, così palese nel presente, è ben rappresentato dalla congiunzione di Giove e Saturno a inizio Acquario, cioè nel segno di Urano, nonché dalla quadratura che i due pianeti formeranno a breve (Giove già in gennaio, Saturno in febbraio) con lo stesso Urano in Toro.
Su questa congiunzione si è già detto e scritto molto, non sempre a proposito. I due pianeti si incontrano ogni vent’anni, ma per più di due secoli lo fanno in segni dello stesso Elemento. La loro imminente congiunzione è appunto la prima della serie in segni d’Aria. Inoltre, la sua concomitanza con il solstizio invernale la rende ancor più rara e interessante, tanto da rimandare all’ipotesi (di valenza simbolica, più che astronomica o storica) per cui anche la famosa Stella che guidò i Re Magi a Betlemme fosse in realtà una congiunzione Giove-Saturno, verosimilmente ben visibile e luminosissima nei cieli dell’epoca.
In effetti sono in molti ad aver proiettato su un tale evento aspettative millenaristiche, più o meno sostenute dall’obiettività e più spesso in linea con gli eccessi emozionali della difficile fase in corso. È, a suo modo, una ricerca di significato, di eccezionalità, per compensare o sublimare la paura, per scansare i sensi di colpa dando al tutto un senso destinico. Personalmente tenderei a contenere certe interpretazioni, almeno facendo ordine nel confuso mix di testa, cuore e pancia che le motivano. Soprattutto vorrei ricordare che nessuna configurazione astrologica, per quanto infrequente, è di per sé positiva o negativa, così come nessun transito è legato agli accadimenti da un rapporto di causa-effetto, ma semmai li accompagna e ne descrive le potenzialità. D’altra parte, soltanto negli ultimi decenni abbiamo avuto diversi eventi celesti (e terrestri) di analoga importanza e ogni volta la fine del mondo, paventata o auspicata, si affiancava all’opportunità di creare un mondo nuovo: opportunità fraintesa, al massimo intravista, comunque mancata.
Quindi restiamo sobri, e possibilmente responsabili.
Anche se i protagonisti della prossima stagione saranno proprio Saturno e Urano, che per altro resteranno in orbita dissonante per tutto il 2021, non va sottovalutato il ruolo di Giove, che governa il Sagittario e anche i Pesci, rispettivamente il segno precedente al domicilio di Saturno e quello successivo al domicilio di Urano; e che dunque partecipa come una sorta di ponte, di traghettatore, tra ciò che dovrebbe finire e ciò che potrebbe iniziare. Non a caso, nel corso dell’anno (precisamente tra metà maggio e fine luglio) Giove farà un primo passaggio in Pesci, segno in cui può dare il meglio in termini di speranza, creatività, solidarietà, dopo di che rientrerà in Acquario sino a dicembre.
Intanto, però, c’è uno scoglio da superare nel prossimo inverno. Non basta infatti che Giove e Saturno siano entrati in Acquario per tirare un sospiro di sollievo e inneggiare a facili cambiamenti migliorativi, in stile Nuova Era: la resistenza è notevole. Come ho scritto sopra, saranno entrambi in quadratura a Urano, ma lo scoglio più immediato è rappresentato da Marte, che dopo sei mesi in Ariete (avete notato quanto le preoccupazioni per la pandemia della primavera si siano trasformate negli ultimi tempi in rabbia, protesta e ribellione?) il 6 gennaio entra in Toro e quindi si affianca a Urano nella dissonanza a Giove e Saturno. Dissonanza che sarà particolarmente intensa in gennaio ma resterà percepibile anche in febbraio: quando Marte entrerà in Gemelli, il 4 marzo, comincerà infatti un trigono a Giove e Saturno.
Sul segno dei Gemelli è comunque necessario fare un’ulteriore riflessione. Si tratta del segno di Mercurio (un segno d’Aria, appunto), associabile alla comunicazione, agli scambi sociali e agli spostamenti… cioè praticamente a tutto ciò che durante il 2020 ha subito limitazioni. Inoltre, a proposito di Covid, sul piano fisico è legato al sistema respiratorio. Forse non è un caso che Mercurio sia congiunto al Sole proprio in occasione del solstizio, quasi a confermare l’attualità dei suoi significati. Essendo poi il segno che ospita (a 19°) il Sole di nascita della Repubblica italiana, siamo in tanti a pensare che la quadratura di Nettuno abbia avuto un ruolo significativo in questa situazione e che probabilmente quel sospiro di sollievo lo tireremo solo quando tale transito si scioglierà definitivamente: cioè dopo la quadratura di febbraio (i transiti precedenti, a orbita zero, risalgono a marzo e settembre 2020) e quindi intorno a marzo-aprile. Sino ad allora, la dialettica tra Marte e Nettuno manterrà alto il livello di ansia, di disagio e frustrazione, con derive un po’ fanatiche: penso per esempio alla polemica già in corso sulla vaccinazione per obbligo o per scelta (di nuovo dissonanza Saturno-Urano) e al carico ideologico che sta da tempo contaminando l’operato scientifico e politico.
Penso anche, tuttavia, a un tentativo di scoprire e diffondere nuovi modi di interagire, lavorativamente e socialmente, che potrebbero nascondere nella collaborazione zodiacale tra Urano e Nettuno (poi Giove) una feconda alleanza tra strumenti tecnologici e valori umani.
Insomma, qualcosa è già cambiato ma abbiamo davanti un periodo di passaggio delicato, complesso, critico, non privo di rischi. Ed è verosimile ipotizzare che ci lasceremo alle spalle il 2020… soltanto nella primavera 2021. Quando l’energia che finora ha combattuto sul fronte di vita e morte punterà decisamente – non solo in natura – verso la rinascita.