Inizia un nuovo inverno eppure ci sembra di tornare indietro, di ritrovarci in scenari già visti, in situazioni già vissute. La differenza sta nel modo in cui le stiamo vivendo e che purtroppo, almeno al momento, non pare più incoraggiante o più efficace. Secondo anno dalla scoperta del Covid19, terza dose vaccinale, quarta ondata, più un numero imprecisato di varianti: sembra un crescendo di ansie, paure, preoccupazioni realistiche e allarmismi più o meno fondati. E il richiamo alla responsabilità e ai sacrifici si aggiunge alle incognite sul futuro in una sorta di chiamata alle armi… Non è una metafora troppo azzardata. Ribadisco infatti che, se pure il contesto è apparentemente simile, ci sono differenze sostanziali rispetto al 2020. Differenze che si sono palesate durante il 2021 e che proprio adesso, in vista delle festività e della stagione invernale, rischiano di essere confermate e persino amplificate.
Ricordiamo tutti l’inizio della pandemia, il primo e più severo lockdown. Ricordiamo lo choc, il panico, l’isolamento. Ma dovremmo ricordare anche il forte istinto alla speranza e alla solidarietà (andrà tutto bene! insieme ce la faremo!) che si attivò subito e intensamente, come sempre accade di fronte a disastri naturali, attentati, emergenze collettive. Era ingenuità? Compensazione? Facile sublimazione emozionale? Può darsi. Eppure, resto del parere che in quel momento e proprio in quell’istinto ci fosse per tutti noi un messaggio da interpretare, elaborare, introiettare. Un’opportunità da cogliere. La chiave per aprire la porta del divenire e accedere in modo naturale ma consapevole al corridoio che collega il passato al futuro. Ma non l’abbiamo capito. Oppure l’abbiamo dimenticato fin troppo in fretta, travolti dall’ombra della paura che non è solo il pessimismo ma la rabbia, non solo il disincanto ma il rancore, non solo lo scoraggiamento ma la competizione, la ricerca di un colpevole.
Lungi da me l’idea di farne soltanto una questione di opinioni, noto semplicemente che i modi di affermarle sono diventati protagonisti nonché paradossalmente simili, per integralismo da entrambe le parti. Così, la difesa di un’opinione è diventata un attacco all’opinione diversa; anzi, peggio, alle persone che la esprimono. Chiamata alle armi, dicevo. In una guerra assurda che, come tutte quelle di trincea, finisce per distruggere il territorio (in questo caso socioeconomico) senza produrre risultati, sino alla resa del nemico.
A questo siamo arrivati. Ed è stato un cambiamento progressivo, inesorabile anche se inizialmente invisibile, non improvviso ma subdolo. Con la responsabilità di un’informazione contraddittoria ed esasperante, siamo passati dalla solidarietà alla faziosità, dai valori condivisi ai comportamenti contrapposti, senza nemmeno rendercene conto. Con il senno del poi, Saturno in Capricorno era stato più sobrio, rigoroso e concreto, rispetto al Saturno in Acquario che per tutto il 2021 ha battagliato con Urano, quasi a contendersi una supremazia di governo sul segno; a proposito di trincee. Né ha aiutato granché Giove, che in Acquario sembra aver solo amplificato la retorica ideologica. Ciò mi conferma che l’auspicata Era dell’Acquario dovrà attendere l’ingresso di Plutone nel segno (2024), per essere quanto meno inaugurata. Ma nel frattempo siamo ancora immersi nella delicata e complessa fase di passaggio.
Cambierà qualcosa nei prossimi mesi? Direi di sì, considerando che Giove entra in Pesci il 29 dicembre e che la quadratura Saturno-Urano, dopo il terzo e ultimo aspetto il 25, comincerà pian piano a sciogliersi (la retrogradazione di Urano, sino al 18, permette infatti a Saturno di sorpassarlo). Qualcosa è meglio di niente ma non è tantissimo; in fondo Saturno e Urano restano zodiacalmente dissonanti e Giove sarà velocissimo, entrando in Ariete già in maggio. Tuttavia, rimanendo all’interno della stagione, il panorama celeste offre eventi significativi e, a mio parere, incoraggianti.
Come testimone dal 2021 al 2022 abbiamo Venere, che con il suo anello di sosta in Capricorno ha forse qualcosa di importante da insegnarci, in merito alla responsabilità di relazionarci agli altri in modo più onesto, costruttivo, e di investire energie in rapporti che contano e che durano, perché basati su solidi valori condivisi e non su contingenze emotive. Tutti i pianeti veloci transiteranno in Capricorno, formando aspetti solo armonici con i pianeti lenti: soprattutto Marte sarà in sestile a Giove il 4 febbraio, in trigono a Urano il 9 febbraio, in sestile a Nettuno il 23 febbraio, nonché in congiunzione a Plutone – assieme a Venere – a inizio marzo.
Un’alleanza potentissima tra Acqua e Terra, che offre rinnovamento, trasformazione feconda, ma anche concretezza e stabilità. A proposito della dialettica tra questi due Elementi, è importante notare che anche i Nodi Lunari si spostano sull’asse Toro-Scorpione (il 24 dicembre nel calcolo medio): in particolare il Nodo Nord, che indica la direzione evolutiva, sarà in Toro nel prossimo anno e mezzo.
Certo, in Italia ci aspettano cambiamenti istituzionali e forse anche politici, con l’elezione del nuovo Capo di Stato, e questo di per sé non influisce sull’andamento della pandemia; ma potrebbe influire, direttamente o indirettamente, sulla relativa gestione: sulla ripresa economica e sul recupero di stili di vita, individuali e collettivi, meno oppressivi e allertati. Non si tratta di tornare alla normalità: non potremo mai tornare indietro, né recuperare l’ingenuità con cui credevamo che tutto ciò fosse solo uno spiacevole inciso, una parentesi che si sarebbe chiusa – come si era aperta – da sola. Si tratta semmai di conquistare una normalità nuova, diversa, comprensiva di sacrifici ma anche di fiducia, vicinanza, unione. Nella consapevolezza di essere comunque, ancora, insieme. Nonostante tutto e nonostante noi.