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LA SINDROME DELL'ABBANDONO

a cura di Elena Cartotto
 

Sebbene non sia considerata una vera e propria patologia, la sindrome d’abbandono ha delle caratteristiche riconoscibili in chi ne è affetto. In primis sussistono comportamenti ossessivi e controllanti verso chi si ama, in particolare nei confronti del partner. Si vuole sempre sapere cosa fa, dove si trova e soprattutto che sentimenti prova. Questo è un atteggiamento tipico di quei soggetti che vogliono essere costantemente rassicurati emotivamente e che chiedono spesso agli altri: mi vuoi bene? Mi ami? O che lo dicono per primi allo scopo di sentirsi rispondere nello stesso modo.

Qui entra in gioco una seconda componente della sindrome d’abbandono, ossia la tendenza a manipolare i propri affetti per poter restare sempre al centro dell’attenzione: se ciò non avviene si può entrare nella spirale del ricatto emotivo. Il partner o gli amici, gravati dalle continue osservazioni, lamentele, eccessivi slanci di chi è affetto dalla sindrome, diventano inconsciamente responsabili del suo stato d’animo felice o infelice.

Sono persone che tendono a porsi come vittime: del destino, della cattiveria altrui, della loro eccessiva bontà e ciò al fine di tenere gli altri legati a sé.

Non è affatto detto che compiano tutte queste azioni in maniera strategica. Spesso non sono consapevoli di agire al fine di sviluppare relazioni di dipendenza e non di amore, fondate su un attaccamento morboso. Può essere che, come teorizzava il celebre psicologo Bowlby, in costoro l’attaccamento infantile alle figure genitoriali sia risultato, per un qualche motivo, penalizzante e insicuro. Forse sono stati bambini che venivano lasciati spesso da soli, i cui genitori si allontanavano, anche per lavoro, affidandoli a figure sostitutive sempre diverse. Oppure hanno avuto delle perdite effettive, hanno subito una cattiva separazione dei genitori, o dei veri e propri lutti in un periodo della vita in cui non erano ancora sufficientemente strutturati per elaborare il distacco. Alcuni studi parlano anche di veri e propri traumi della nascita in cui un parto a rischio, difficile, un cesareo dell’ultimo minuto possono aver lasciato strascichi nella psiche profonda del neonato che percepisce il venire alla luce come uno strappo lacerante dal suo mondo ovattato e simbiotico col materno.

Questo tipo di situazioni vissute nell’infanzia può sfociare in due atteggiamenti adulti apparentemente opposti: il ghosting, ossia la tendenza a sparire dalle relazioni all’improvviso, mettendo in atto tutta una serie di comportamenti atti ad evitare il partner, e la sindrome d’abbandono, che porta all’ossessiva ricerca della presenza del compagno/a e dei propri amici. La matrice, però, paradossalmente è la stessa e nasce dalla dialettica conflittuale tra il bisogno di appartenenza e la spinta all’allontanamento. Chi sceglie di allontanarsi e sparire in modo compulsivo lo fa con l’intento di anticipare l’abbandono degli altri. La paura, quindi, è identica a quella di coloro che sviluppano una sindrome d’abbandono, solo che viene affrontata in modo diametralmente opposto.

Chi teme di essere abbandonato non reagisce solo di fronte a minacce reali di separazione come può essere, ad esempio, la scoperta di un tradimento, ma vive di angosce continue e vede fantasmi dappertutto. Ciò può rendere le persone così segnate ipersensibili, soggette ad attacchi d’ira improvvisi, incapaci di sottrarsi a legami dannosi per la salute fisica o mentale. Però ci sono anche sfumature meno emotive, ma ugualmente interessanti da osservare in questo tipo di personalità: ad esempio la difficoltà a prendere posizioni nette su questioni anche di primaria importanza per la paura di deludere qualcuno con la conseguenza di essere abbandonato. La propensione a chiedere consigli su qualunque cosa, perfino inezie quasi per rafforzare il senso di dipendenza che si prova nei confronti degli altri. Inoltre c’è un forte timore del giudizio esterno: si teme la critica, si vuole piacere a tutti i costi perché questo è il modo migliore per tenere legate a sé le persone.

È difficile uscire da una sindrome d’abbandono, a meno che non sia molto lieve, senza un aiuto psicologico che rafforzi l’autostima e il senso d’identità. Infondo chi dipende dall’amore altrui, anche quando è palesemente malsano, non pensa di meritare di meglio e si sente andare in pezzi senza qualcuno accanto che lo guardi, lo guidi e lo consigli, anche se nel fare questo lo maltratta.

Astrologicamente ci possono essere vari elementi indicativi di una sindrome d’abbandono. Si può andare da forti lesioni su Luna e Venere, specialmente da parte di Saturno e Urano, pianeti freddi e chirurgici che possono aggredire sia l’emotività infantile non soddisfacendo i suoi bisogni primari di dipendenza, che l’affettività che diventa incerta, timorosa, perfino masochista in una ricerca continua di relazioni fotocopie che riportano a galla il trauma sepolto rimettendolo in scena senza risolverlo. Si pensi, ad esempio, alla Luna opposta a Marte e Urano e quadrata a Venere, di Lady Diana, figlia, per altro, di genitori speratisi in malo modo.
 
È possibile che il Sole e Marte non siano particolarmente forti: un Sole opposto a Plutone può spiegare una qualche forma di istinto distruttivo che si cela in queste persone e anche la loro tendenza a manipolare e a farsi manipolare dagli altri. Un Marte in caduta nel Cancro può esprimere la propria aggressività in maniera passiva, come spesso fanno coloro che si presentano come “vittime” di situazioni da loro stesse cercate o create.

È probabile che i pianeti siano disposti in maggioranza ad ovest, nella parte del tema natale che corrisponde agli altri: ci deve, infatti essere, di fondo, una forte permeabilità alla presenza altrui, al consenso che si riceve, alle critiche, agli apprezzamenti, nella necessità di stabilire una relazione qualunque forma essa abbia. Interessante a questo riguardo il Marte in Pesci in caduta per trasparenza di Tina Turner in casa 7^: molto leso racconta esaustivamente tutte le botte che ha preso dall’ex marito Ike fino a quando, grazie alla presenza di altri elementi astrologici di forte riscatto, è riuscita a interrompere la delirante catena di violenze che subiva restando all’interno di una relazione disfunzionale.

Un elemento molto rilevante nel valutare eventuali sindromi d’abbandono in un tema natale è dato dalla dialettica tra le case 2^ e 8^. Troppo spesso associate solo alle questioni finanziarie o sessuali, ci si dimentica che nella loro simbologia spicca quella di territorio: in cui radicarsi, se prevale la casa 2^, o da cui allontanarsi se a vincere è l’8^. A volte l’equilibrio tra le due case resta molto fragile e di fatto permane un’oscillazione perenne che non si risolve mai in una scelta netta a favore dell’appartenenza o del distacco.

Quando ci sono opposizioni tra le due case o quando una casa è troppo piena di fronte all’opposta vuota, è probabile che ci si trovi di fronte a soggetti che hanno una qualche forma, larvata o manifesta, di sindrome di abbandono. C’è qualcosa di irrisolto legato alla terra, al clan familiare che le spinge ad andare via, a diventare nomadi, migranti, da un punto di vista geografico o anche solo interiore. Si spostano di continuo, sentono di non appartenere veramente e nulla, ma al contempo hanno una forte nostalgia per le loro radici. Nel profondo vorrebbero, forse, tornare nel ventre della madre terra, come vuole la casa 2^, ma temono l’abbandono e l’espulsione come indica l’8^. Forse hanno subito dei lutti o dei fallimenti legati al clan che ha dilapidato le risorse: in ogni caso sentono di non avere una base dove poggiare i piedi e questo le rende predisposte ad attaccamenti relazionali altrettanto insicuri.

Non cercano propriamente l’amore ed è qui che, forse, nasce il problema: soggetti così connotati desiderano, in realtà, un legame di appartenenza totale e totalizzante come quello che si può avere con la propria terra; un legame da casa 2^ che sia, per l’appunto, di matrice taurina, ossia inglobante, possessivo, divorante. Questo legame è la risposta a un vuoto profondo, esprime il bisogno di trovare un affetto che sia riempitivo. Non a caso le sindromi di abbandono si accompagnano spesso anche a problematiche legate al cibo in questa continua tensione psicologica tra il bisogno di trattenere, casa 2^, e rilasciare, casa 8^. Anche qui il tema di Lady Diana è illuminante con le sue forti opposizioni tra casa 8^ e casa 2^.

Di frequente di fronte a un tema natale in cui prevalgono questi elementi “abbandonici” che finiscono per infettare le relazioni affettive di chi ha sviluppato la sindrome, potrebbe essere utile suggerire alla persona in questione un percorso di costellazioni familiari che può rivelarsi se non risolutivo, quantomeno riequilibrante per le opposizioni sull’asse 2^-8^ casa.




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