Probabilmente per molti la filosofia può apparire qualcosa di distante anni luce dall’astrologia, quanto non un qualcosa di inutile e tedioso, forse frutto di un condizionamento risalente agli anni del liceo, eppure nulla di più sinergico e intimo c’è tra queste due forme di pensiero, l’una intrecciata all’altra attraverso un piano logico, epistemologico, previsionale. Del resto grandi pensatori del passato, da Plotino a Tommaso, passando per Ficino, Campanella, Bruno, Galilei, Newton, e solo per citarne alcuni, si sono occupati in modo serio e onesto di astrologia e molti di essi non hanno fatto disdegnato né la pratica, né tantomeno il darcene la loro opinione per iscritto.
La filosofia, o meglio il fare filosofia è qualcosa d’insito nell’animo umano e non c’è popolo che non abbia lasciato un suo sistema di pensiero la cui base nasce da profonde riflessioni filosofiche appartenenti al momento storico nel quale viveva.
Non è tanto diverso per l’astrologia. Essa possiede una sua propria formae mentis che ha una struttura filosofica talmente raffinata e profonda, da non temere la supremazia di alcun altro pensiero filosofico. La sua identità nasce proprio da un pensare astrologico che nella sua complessità è una vera e propria visione del mondo e di tutte le sue molteplici sfaccettature.
Naturalmente, a seconda del luogo e della cultura di appartenenza, abbiamo una peculiare astrologia (si veda per esempio l’astrologia indiana, Joyotish, o quella tibetana, solo per fare un esempio di quelle più note), anche se seguendo la logica del modello WEIRD (acronimo di western, educated, industrialized, rich and democratic) è andata sempre più affermandosi quella occidentale, di stampo tolemaico, ed oggi arricchita dagli apporti della psicologia contemporanea e della psicoanalisi.
Infatti nel secolo passato una piccola elite d’intellettuali (weird) ha imposto un modello culturale che ha preso piede anche in luoghi con culture, immaginari, bisogni completamente differenti da quelli proposti da questo paradigma culturale, tant’è che è finito per diventare quello dominante anche laddove i presupposti erano ben altri. Chiaramente non mi riferisco solo al discorso astrologico, ma soprattutto a quello culturale in senso più vasto che va dalla letteratura, alla tecnologia, alla comunicazione, fino alla filosofia.
Ritengo che questa tendenza all’omologazione, che ha portato in molti casi ad un disconoscimento del valore antropologico di alcune culture, abbia generato anche una forte confusione sul piano morale e ancor più etico, tanto da permettere una vera e propria confusione tra questi due termini, se non ad una loro sovrapposizione e omologazione di significato.
E’ bene chiarire subito che morale ed etica non sono la stessa cosa, poiché la prima altro non è che l’insieme di principi, norme e condotte che dovrebbero regolare il nostro agire; mentre la seconda è inerente la scelta che viene fatta per il meglio, un qualcosa che mira ad un bene assoluto a prescindere dalla norme giuridiche o religiose che ne possono dettare la liceità o la proibizione.
Mi sono posto spesso la seguente domanda: Quanto può essere utile la conoscenza della filosofia a un astrologo contemporaneo? A cui ne sono seguite tante altro come ad esempio:
Cosa può insegnare ad un astrologo ancora oggi la filosofia? E’ davvero necessaria o è una semplice masturbazione mentale per menti erudite ma non colte? Ed ancora: La filosofia serve davvero ad allenare il pensiero, a porci in modo critico e non dogmatico nei confronti di un sapere millenario com’è quello astrologico?
Probabilmente la risposta può essere affermativa a tutte loro, anche perché ho la sensazione che sempre in più ambiti c’è un ritorno allo studio dei filosofi, come ad esempio avviene per alcuni psichiatri, i quali hanno abbandonato in parte le rigide classificazioni del DSM-5 (un prontuario nosologico di tutti i sintomi e patologie psichiche) a favore di letture più filosofico-esistenziali del disagio psichico, com’è facile appurare da una rapida visita agli scaffali di una libreria nel settore psicologia e scienze umane.
Un astrologo professionista è colui che ancor prima d’interpretare un tema natale deve pensarlo, nel senso che ne deve comprendere l‘essenza e la struttura basandosi su di un insieme di conoscenze che si spera abbia personalmente rielaborato attraverso la propria esperienza e visione del mondo.
Sia ben chiaro che non esiste una forma di astrologia superiore all’altra, di un autore migliore di un altro, in quanto l’astrologia è una, ed una soltanto, mentre le sue visioni sono molteplici e ognuna degna di rispetto e studio laddove non finisce nella deriva del dogmatico proselitismo che è peculiare delle umane miserie personali.
Proverò a rispondere alle domande di cui sopra prendendo spunto dalle dodici case astrologiche, dando ad ognuna di esse una possibile risposta circa la problematica etica, quanto morale, laddove possibile.
Naturalmente non si tratta di qualcosa di giusto o assoluto, e quanto andrò a scrivere sarà sicuramente fastidioso, creerà imbarazzo, forse rabbia, sicuramente ci metterà a nudo su moltissime cose, togliendo quella borghese parvenza di buonismo e perbenismo che impedisce il pensiero critico e lo sviluppo di qualsivoglia disciplina o scienza.
Partiamo allora dalla casa I che dovrebbe porci le seguenti domande:
- Perché sono un astrologo?
- Cosa mi motiva a voler scrivere, insegnare, elaborare teorie?
La risposta è abbastanza semplice e scontata, ma non piacevole: è il mio Ego, il mio bisogno di protagonismo, il voler affermare il mio Io. Più lo nego ipocritamente, nascondendomi dietro la falsa modestia, più sono pericoloso a me stesso e agli altri, sviluppando rancore, aggressività, rabbia e quant’altro, allorquando non vedo riconosciuto il valore della mia scelta, della mia identità.
Chiaramente se invece lo affermo, lo scelgo, me lo riconosco e non mi nascondo in un buonismo di facciata, avrò maggiore consapevolezza di cosa mi motiva a fare astrologia e sarò più chiaro non solo con me stesso, ma anche con chi avrò dinanzi come interlocutore.
Con la casa 2 la domanda che ci si dovrebbe porre è:
- Quali sicurezze cerco attraverso l’astrologia?
Ed ancora:
- In che modo mi è utile per trovare un fondamento nella mia vita?
- Posso costruirci su una vita?
- Oppure è solo un mezzo per ottenere successo, denaro, riconoscimenti che altrove non potrei ottenere?
Anche in questo caso le risposte non possono che giungere dalla riflessione personale, anche perché la filosofia non è solo teoria, ma è soprattutto pratica, un modo molto più profondo e potente di risolvere problemi, cosa che ha ben capito il cognitivismo e molte delle terapie strategiche che ne sono derivate.
Attraverso la casa terza in termini etici e morali, in qualità di astrologo, dovrei pormi le seguenti domande:
- In che modo scelgo di comunicare il mio sapere astrologico?
- Come posso far conoscere chi sono come astrologo?
- Qual è il modo giusto per comunicare?
Procedo velocemente con le domande presenti nella casa IV:
- Da dove nasce il mio interesse per l’astrologia?
- In che modo mi appartiene?
- Sono sicuro davvero di conoscerne le fondamenta?
Nella casa 5 trovo invece questi quesiti:
- E’ l’astrologia la mia porta al successo?
- Sono sicuro che non uso questa disciplina per affermare me stesso?
- Per rendermi noto agli altri?
- E quali rischi sono pronto a correre per mantenere questa eventuale visibilità?
Passando alla casa 6, il dilemma etico-morale che ci si può porre è il seguente:
- Come trovare la strategia di marketing per accedere nel quotidiano altrui?
Tradotto in altri termini corrisponde al modo in cui gli altri possono trovare il mio lavoro interessante per quello che io sono e propongo.
Oggi attraverso la rete c’è un’offerta di servizi astrologici spropositata e molto spesso di qualità pessima, se non truffaldina, un modo di procacciarsi clienti nascondendo spesso il poco che si possiede in termini di professionalità e sapere, grazie all’illusorietà dei vari social-network. In altre parole qui tutti noi attiviamo il Mercurio notturno, truffaldino, spacciandoci per sapienti, affermando sofisticamente che la realtà è così come appare.
La casa VII porta a riflettere e chiederci di conseguenza:
- Quali possono essere le amicizie utili, l’appartenenza alla giusta enclave nella quale trovare l’appoggio per poter avviare, consolidare e strutturare la carriera?
Spesso il nostro presentarci agli altri è un insieme di titoli, onorificenze, premi che mascherano l’oggettiva mancanza di sostanza. Ed eccoci arrivati ad uno dei punti nodali della riflessione filosofica: la Sostanza, passaggio da Aristotele a Spinoza che andiamo a trovare nella casa seguente.
E’ nella casa 8 che troviamo la Sostanza, l’essere al di là delle apparenze, il non cedere alle lusinghe del facile successo e riconoscimento e il riuscire a portare avanti il proprio compito evolutivo. Ciò è possibile solo se c’è sostanza, soltanto se si è consci di un proprio percorso, spesso lungo e faticoso, che dà quella possibilità di esser certi di sapere solo di non sapere.
Ed è con questa che finiscono le domande per passare alle considerazioni.
La casa 9 ci porta a fare una doverosa differenza tra erudizione e cultura, tra l’essere un replicante e un mutante. E’ la riflessione che induce questa casa sul fenomeno della emulazione dei maestri, che trasforma degli scialbi individui nei guru in seta e chiffon che vivono l’astrologia come strumento per l’esercizio di un potere personale mascherato spesso di buonismo pseudocattolico in salsa orientale e new-age.
E’ il pericolo maggiore per l’astrologia in quanto disciplina e per l’astrologo stesso, oltre che per i suoi consultanti, perché il rischio è quello di dare una visione falsata dell’astrologia al fine di dissimulare vuoti interiori ed esistenziali dell’astrologo, cosa che rende sempre ottimale, se non necessario, un percorso analitico di conoscenza di se stessi prima di avviare qualsivoglia attività implicante una relazione d’aiuto.
Con la casa X si può giungere a dire con orgoglio e consapevolezza Io sono un astrologo.
E’ l’avere coraggio di affermare se stessi nell’identità di astrologo, che allo stesso tempo porta a riflettere sulla forza delle proprie idee, ma anche a riconoscere l’ipocrisia zelante del mediocre che si nasconde dietro l’altisonanza di astruse teorie ammuffite dal tempo passato ma che ritiene, proprio perché vetuste, vere e indubitabili, le uniche degne di essere considerate.
E allora come non pensare alla riflessione di Hegel sul passato, quando si chiede per quale ragione crediamo che ciò che è antico abbia un valore indubitabile e ciò che non lo è, invece è da ritenersi poco interessante?
Ma non possiamo assolutamente dimenticare la dottrina nietzschiana sulla genealogia della morale e della suddivisione degli uomini in due categorie: gli schiavi, ovvero coloro che hanno deciso di rinunciare a qualsivoglia velleità di ricerca non conforme alla società in cui vivono, accettando anche la sofferenza e un vissuto misero, sperando in una ricompensa futura (cosa che troviamo spesso in chi crede nella reincarnazione e nel karma con occhi cattolici), e i signori, esseri che non accettano una vita obbligata e combattono affinché possano vedere realizzate le loro idee e affermare la propria volontà. E’ la differenza che riscontriamo tra i veri maestri e i loro allievi, divenuti in seguito gestori di un pensiero, vincolati e resi schiavi da una mentalità ristretta e maniacalmente ossequiosa del loro maestro, finendo così col tradirne il messaggio di apertura e innovazione.
La casa 11 è la riflessione sulla dimensione gruppale. Possiamo parlare delle utopie astrologiche, delle associazioni, dei gruppi di Fb, ovvero dell’idea di far parte di una comunità speciale, spacciando, forti dell’appoggio del gruppo di appartenenza, spesso un pensiero debole quanto non falso, come giusto, richiamando a sostegno delle proprie affermazioni codici e teorie morali ed etiche del tutto fasulle e confezionate a proprio uso e consumo.
Ormai ad un’analisi attenta della bacheca FB di una persona si possono dedurre molte sue complessità caratteriali, tant’è che mi piace spesso dire che FB ha sostituito il test di Rorschach come ausilio per conoscere in profondità la personalità di un individuo.
L’astrologia, sia ben chiaro, non contiene dettami morali o posizione etiche, è neutra, ma è l’astrologo con la sua personalità e formazione a darle tale connotazione, finendo spesso nel calderone settario e ossessivo del “o con me o contro di me”, mantenendo un senso d’illusoria
superiorità ammantata di buonismo e falsa tolleranza verso il diverso, rispettosi di quel politicamente corretto, che come afferma Jonathan Friedman, null’altro è che il conformismo morale come regime.
E giungiamo all’ultimo settore del tema natale, la casa 12. E’ qui che ci confrontiamo con i nostri nemici nascosti (anche quelli intrapsichici), con le guerre fratricide tra astrologi di orientamento diverso, utili se servono a far crescere la disciplina, ma del tutto sterili se invece sono solo espressione di frustrazioni personali.
E’ il confronto con il pozzo nero e meschino dell’Ombra presente in ognuno di noi e non esecrabile in quanto umani, troppo umani, tanto per parafrasare nuovamente il grande Nietzsche. Invidia, livore, malevolenza sono aspetti naturali dell’essere umano e negarli è molto più pericoloso che agirli perché possono diventare deleteri non solo per le singole persone, ma per l’intera disciplina di appartenenza, tanto da rischiare di vederla sminuita e oltraggiata, se non addirittura estinta nei suoi valori più profondi. A tal proposito, per coloro che sono coraggiosi lettori di tomi voluminosi, consiglio la fantastica lettura del testo di Oswald Spengler, Il tramonto dell’occidente. E’ un riflettere sul perché è giusto lottare per la propria identità e per i valori in cui si crede, ma anche per avere una visione eticamente altisonante del proprio sapere.
Se finora sono stato seguito nella lettura, se mi avete odiato e allo stesso tempo considerato capace di leggere nell’animo di ognuno di noi, se avete apprezzato il mio mettermi in discussione in prima persona (le riflessioni che avete seguito nascono dal mio continuo dubitare su ciò che faccio e come lo faccio), mostrando le incongruenze del mio essere prima come astrologo e poi come uomo, allora spero di avervi aperto un varco di consapevolezza verso un approccio etico, e perché no, anche morale, nei confronti dell’astrologia, tanto da spingervi a non cercare maestri, attestati vari, guru e risposte dogmatiche che rassicurano e danno certezze, anche se spesso false e presuntuose, ma ad amare e praticare quotidianamente questa fantastica scienza umana, che è appunto l’astrologia, l’unica conoscenza che in questo mezzo secolo di vita non mi ha mai deluso e tradito.
Bibliografia:
Z. Baumann – Meglio essere felici – Castelvecchi, Roma, 2017
G. P. della Mirandola – De hominis dignitate – Scuola Normale Superiore, Pisa, 2012
R. De Spinoza – Etica – Bollati Boringhieri, Torino, 2006
G. Federici Vescovini – I sistemi del mondo – Agora, Lugano, 2018
J. Friedman – Politicamente corretto – Meltemi, Milano, 2018
J. Haidt – Mente tribali – Codice, Torino, 2013
S. Iaquinto/G. Torrengo – Filosofia del futuro – Cortina, Milano, 2018
S. Kakar – Cultura e psiche – Alpes, Roma, 2017
M. Marzano – Etica oggi – Erickson, Trento, 2011
F. Nietzsche – Al di là del bene e del male – Adelphi, Milano, 1977
O. Spengler – Il tramonto dell’occidente – Aragno, 2017, Milano
E. Riverso – Esperienza e riflessione – vol I/II/III – Borla, Roma, 1984
R. Tarnas – Cosmo e Psiche – Mediterranee, Roma, 2012