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EROS E AGAPE : PAPA RATZINGER HA LASCIATO TUTTI DI STUCCO…

a cura di Lidia Fassio
 

Ebbene sì, Papa Ratzinger l’uomo considerato da molti opinionisti come il duro all’interno della Chiesa, l’intellettuale colto e freddo, colui che avrebbe riportato ordine e struttura alla Chiesa, rifacendosi a valori tradizionali ha invece spiazzato tutti con la sua prima enciclica manifestando pienamente il suo ascendente Pesci: il papa infatti tra le altre cose ci parla d’amore, trattandolo nelle sue due forme… principali, l’eros e l’agape e incentrando il suo messaggio proprio su questo sentimento che oltre ad essere il motore dell’uomo è fondamentale nel cristianesimo.

E’ interessante il fatto che Ratzinger durante la stesura di questa sua enciclica ha avuto Nettuno al trigono della sua Luna in Bilancia in casa settima e Urano che, dalla dodicesima casa ha fatto trigono al suo Plutone sulla cuspide della quinta; questi transiti sembrano averlo ispirato rispetto ai temi della sessualità e dell’amore.

Papa Benedetto XVI affronta nell’enciclica il tema dell’amore sacro e profano. E’ la prima volta che viene fatto un chiaro riferimento all’amore carnale (eros) in una enciclica papale considerandolo come un passaggio fondamentale all’interno della coppia, inscindibile però da quello più elevato e sublime (agape).

Si tratta di un passo importante: la nostra è l’unica dottrina che non prevede una "elevazione " nella sessualità come accade invece nel Tantrismo in cui la stessa ha un lato sublime, che conduce alla trascendenza e alla spiritualizzazione del desiderio che usa il corpo per incontrare il divino.

Ciò che ha colpito di più è l’attenzione posta all’unione di "eros e agape"; senza l’agape che è amore come donazione di sé insegnatoci da Cristo, l’eros finisce per essere un puro esercizio fisico in cui l’amore scompare perché non è finalizzato al vero incontro e alla relazione con l’altro.

Affronta senza alcuna inibizione il tema della mercificazione dei corpi che è tipico di questa dissociazione; Papa Ratizinger si rifà alla filosofia greca che affrontò questo tema nella mitica rappresentazione del dramma del Dio Pan che, essendo un Dio capro non poteva assurgere alla dimensione olimpica (spirituale) per cui è condannato a trovare solo apparente godimento nella sessualità fisica, tant’è che alla fine di ogni rapporto urla a tutto il mondo la sua tristezza cantando la "tragedia" intima che vive giorno dopo giorno.

Pan sente istintivamente che la dimensione dell’eros è la strada per arrivare all’agape, ma non riesce ad agganciarla perché non fa il salto di qualità, non ha una vera "tensione" verso l’altro che è tipica dell’amore e così, il suo corpo viene dato all’altro senza alcun desiderio di relazione e perciò il suo rapporto non porta a nulla e la tragedia che vive è l’essenza stessa di questa scissione: egli non ama, si limita a sedurre e così tutti i suoi rapporti fisici lo lasciano sempre più solo e triste, consapevole dell’impossibilità di appagamento che, ovviamente, può arrivare solo dalla dimensione del sentimento e della relazione.

I Greci vedevano nel canto di Pan la disperazione di chi non può passare dall’amore materiale a quello psichico e spirituale e che, pertanto, non può incontrare l’altro per cui si limita a cercare solo corpi che non gratificano.

In effetti, proprio partendo dall’enciclica di Benedetto XVI possiamo dire che l’amore parte dall’istinto ma deve trascendere questa parte per incontrare qualcosa di più; deve incontrare lo spirito e, solo in quel caso, si uniscono istinto e amore = eros e agape.

I greci in Pan vedevano l’aspetto ctonio della sessualità e mai quello celeste che chiede che siano i sentimenti ad entrare in gioco.

Ha fatto bene il papa a sottolineare la grave deriva che da circa due decenni sta traghettando l’occidente nella tragedia di Pan; la liberazione sessuale ci sta nutrendo di sesso ma ha mandato in crisi le relazioni che, invece, devono avere le loro radici ben piantate nei sentimenti.

Pan è la rappresentazione di ciò che accade oggi: si fa sesso e spesso in maniera ossessiva (oggi ci sono malati di sesso compulsivo) ma tutto ciò alla fine risulta insoddisfacente anzi, sembra un incubo, qualcosa che svuota e angoscia: contatti che non uniscono, ma che lasciano più separati di prima.

Ratzinger dedica poi molta parte all’agape che è la dimensione vera del Cristianesimo sottolineando che la carità è il compito stesso della Chiesa, come espressione dell’amore trinitario.

A anche a livello astrologico, i segni che si interessano simbolicamente di sessualità sono il Leone e lo Scorpione che, ovviamente, hanno motivazioni profondamente diverse: nel primo segno la sessualità è un impulso irrefrenabile che spinge verso l’altro per soddisfare un bisogno personale e collettivo; è un atto finalizzato esclusivamente all’Io, infatti in questo segno, simbolicamente l’altro non è ancora "riconosciuto" psicologicamente per cui, la sessualità in Leone è più un liberare l’uomo dal tabu’ della morte rinnovando e condividendo con Dio il grande mistero della vita; il sesso qui è compulsione ed è prettamente istintivo ed inconscio; un atto che rassicura e stabilizza l’Io che, attraverso il sesso e la riproduzione può illudersi di essere immortale.

In Scorpione la sessualità deve diventare un fatto cosciente, una scelta che, pertanto, deve soddisfare qualcosa in più del semplice impulso. Qui si raffina e si complica ma al tempo stesso si finalizza, anzi, si subordina alla relazione e al sentimento. In questo segno la sessualità è da intendersi come una possibilità di andare al di là dell’Io che avviene con l’altro e attraverso l’altro; per questo si carica di intensità, mistero, e a volte anche di paura e di angoscia perché quello che la muove è l’amore che ha lo scopo di allargare e di fare spazio nell’anima per "iniziarci" ad un vero cammino di completezza che trascenderà lo stato dell’Io e del mondo personale.

Questo passaggio che avviene simbolicamente nel segno dello Scorpione apre la via alla forma più elevata dell’amore, quello che intende il papa come "donazione di Sé" di cui possiamo vedere la massima espressione nell’aiuto agli altri, nel soccorso ai più deboli e diseredati del mondo, amore che nasce dal sentimento di compassione e di partecipazione, da quel senso di "comunione" con tutto ciò che c’è attorno a noi: forse, proprio quello che chiamiamo Dio.




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