Le complesse vicende della diaspora democristiana hanno portato ad una sovrapposizione di simboli nell’emblema di questo partito, pur conservandone intatto lo storico scudo crociato, per il cui ambitissimo possesso ci fu una durissima battaglia legale.
Lo scudo bianco con la croce rossa e la scritta "Libertas" è un chiaro riferimento ai cavalieri crociati e quindi alla loro fede religiosa che li portò a combattere in terre lontane.
Il partito, infatti, non nasconde le proprie radici, anzi rivendica con energia il ruolo di difesa politica di tutti quei princìpi che possano essere considerati di ispirazione cristiana e cattolica.
Lo scudo, inoltre, è da sempre un simbolo di difesa e di protezione, un’arma, per lo più passiva, che impedisce ai nemici esterni di colpire. San Paolo parla metaforicamente dello scudo per indicare la Fede, unica arma del cristiano contro le tentazioni dell’orgoglio, dell’eresia e della carne.
Ma lo scudo è anche un emblema araldico, un segno di identificazione forte da mostrare a nemici ed amici: è un blasone esaltante le nobili origini esposte con fierezza.
Talvolta sullo scudo si esponeva un’immagine dell’intero universo, come fece Efesto per le armi di Achille: tutti gli Elementi del mondo avrebbero così concorso alla protezione dell’eroe.
In altre occasioni lo scudo riportava immagini terrificanti o trofei con lo scopo di intimorire gli avversari: è famoso, a questo proposito, lo scudo della dea Atena, che vi aveva attaccato la testa mozzata di Medusa con i serpenti al posto dei capelli.
In questo caso lo scudo riporta il simbolo della croce: già emblema preistorico indicante la quadruplice partizione del Tempo, dello Spazio e della Materia, poi segno religioso cristiano fin dal primo secolo della nostra Era.
Nell’immagine la croce appare per ben tre volte, ripetendo con vigore la simbologia di questo segno antico, che, già in epoca precristiana, era ricco di significati più o meno sacri.
Una linea orizzontale è intersecata da una verticale, generando una quadripartizione dello spazio ispirata ai quattro Elementi della tradizione anche aristotelica: Aria, Acqua, Fuoco e Terra.
Si vuole esprimere, in tal modo, tutto lo spazio e tutto il mondo, ovvero tutta la manifestazione della Materia.
In primo piano c’è una croce rossa in campo bianco, ad esprimere passione e purezza: il vecchio simbolo della Democrazia Cristiana.
Dietro c’è una croce bianca in campo celeste su di una vela gonfiata dal vento, come simbolo di azione intellettuale e verbale, di movimento progressivo e propulsivo: un elemento teso a diminuire, anche graficamente, la staticità implicita in un partito conservatore e nello stesso suo simbolo.
Se, infatti, la croce esprime graficamente un certo immobilismo, la vela al vento è una decisa allegoria di cambiamento attivo, anzi, quasi di instabilità, richiamando alla mente ed all’inconscio quelle caratteristiche del vento che lo rendono uno dei fenomeni più incostanti della natura.
In questa ottica, la scarsa affidabilità dei venti, per intensità e soprattutto per direzione, non sembra rendere opportuna tale scelta simbolica per coloro che vogliano dare di sé un’immagine di persone coerenti e costanti, che sappiano "tenere la barra al centro", piuttosto che di "banderuole" che cambiano posizione in base ai variabili movimenti delle masse d’aria.
Per altri aspetti, invece, il vento è, per sua natura, una forza penetrante e purificante, un’arma contro la stagnante "malaria"; un vero e proprio soffio divino, e, talvolta, emblema dello stesso Spirito: un simbolo adatto per un partito che si ispira ai valori del cristianesimo.
Infine, sullo sfondo, appare una terza croce, più sfumata ma evidente, a richiamare il fatto di un perpetuarsi del simbolo anche attraverso le stratificazioni temporali ed i cambiamenti.