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LA PAURA DEL RIFIUTO

a cura di Lidia Fassio
 

Molte sono le persone che soffrono di "paura di essere rifiutate" e, per difendersi da questo dramma interiore finiscono per rifiutare sé stesse e gli altri, senza essere minimamente consapevoli dei comportamenti e del ruolo che giocano nella dinamica e nel favorire certi tipi di situazione. Chiaro che l’atteggiamento "rifiutante" nasce dall’aver sperimentato il rifiuto più e più volte nella vita, ma il vero problema è che questo ha strutturato una serie di meccanismi di difesa che comportano una fuga e una chiusura di fronte a qualsiasi persona che potrebbe offrire comprensione e affetto. Una sorta di circolo vizioso, come del resto lo sono tutte le dinamiche psicologiche.

L’essere stati respinti comporta il non fidarsi mai di sé stessi e, di conseguenza, degli altri e produce il bisogno - del tutto inconsapevole - di respingere proprio quelle persone che potrebbero avvicinare il soggetto al "cuore del problema". Infatti, l’essersi sentiti "rifiutati", ha colpito in profondità il diritto di "esistere" e ha prodotto un costante senso di inadeguatezza che si manifesta proprio sotto il profilo del sentimento e del valore personale.

Queste persone hanno imparato a compensare "facendo molte cose" sentendosi così utili ed efficienti in modo da essere accettati in quanto "capaci e abili"; tutto il resto è rimasto praticamente allo stadio infantile e, l’inadeguatezza sul piano sentimentale, continua ad alimentare il senso di disagio e il ritiro in sé stessi, cosa che non solo non favorisce il contatto con gli altri ma, è finalizzata a tenere distante da sé proprio chi vorrebbe entrare in relazione profonda perché fornirebbe l’opportunità di contattare il "problema" .

Infatti, il meccanismo di difesa è altamente sofisticato: per evitare di andare a toccare quel nucleo rimasto fragile e sofferente, la psiche si organizza per selezionare ed attrarre proprio le persone che rifiuteranno e che non creeranno quindi il problema di affrontare il proprio "rifiuto personale". In questo modo la sofferenza è praticamente continua ma, nell’inconscio del soggetto, è comunque considerata sopportabile rispetto a quanto si pensa che si dovrebbe soffrire se si arrivasse veramente al punto critico che comprende il "non accettarsi, il non piacersi e il non amarsi".

Questi soggetti, quando si trovano di fronte a qualcuno che li accetta e li ama, devono confrontarsi con sé stessi e superare il senso di soffocamento che sperimentano: hanno un’enorme fame di affetto, ma temono di ammettere questo bisogno e, il sintomo del soffocamento manifesta e materializza appieno il conflitto che hanno all’interno.

Le persone che sono state rifiutate finiscono per sentirsi sempre a disagio e sviluppano, anche fisicamente, un corpo minuto che non occupi troppo spazio: sono quindi "ritirate e chiuse", hanno le spalle curve e portate in avanti e, proprio da questa postura, si nota la loro "maschera caratteriale" che copre la sensazione di "non esistere e di non disturbare".

Queste persone hanno bisogno di imparare a credere in sé stesse, ad affermare i loro bisogni e a sostenere le loro potenzialità e capacità. Per ottenere questo devono permettersi di essere avvicinate in modo da avvicinarsi alla loro ferita ancestrale fino al punto da accettarla.. solo allora sarà possibile ritrovare il contatto con il mondo delle emozioni che è stato completamente tagliato fuori da quello della ragione e dell’istinto.

Sono persone che si sono sentite sole e che, per questo, cercano inconsciamente sempre quell’isolamento e quella solitudine che, in realtà è al loro interno più che all’esterno. Hanno bisogno di recuperare il contatto con il "bambino ferito" che ancora piange e cerca consolazione.

Astrologicamente parlando il rifiuto è legato alle dinamiche saturniane; o meglio, il grande vecchio mostra nel tema natale cosa non si è avuto nella modalità desiderata e cosa si è dovuto difendere attraverso la "negazione" e la "rimozione".

Le posizioni particolari di Saturno Luna e Saturno Venere creano una grande "ferita relazionale" che comporta un assoluto senso di inadeguatezza rispetto al proprio corpo, ai sentimenti e alle emozioni. C’è un grandissimo bisogno di affetto, ma lo si nega, prima a sé stessi e poi agli altri.

Sciogliere questo meccanismo di difesa comporta un rimarginare la ferita e un affidarsi nuovamente al proprio "sentire".




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