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ESISTE LA FORTUNA?

a cura di Lidia Fassio
 

Dalla notte dei tempi gli uomini sono convinti che esista la “FORTUNA” e che essa sia capricciosa (come del resto tutto ciò che è femminile) nel senso che bacia alcuni ed altri no, per cui, averla dalla propria parte è sicuramente fonte di grandi possibilità nella vita.

Certo, tutti i miti sulla Dea bendata oggi ci fanno tenerezza perché ci riportano ai nostri antenati che, non essendo ancora padroni delle loro potenzialità, si “affidavano” totalmente a qualcosa di esterno che quando premiava, era vissuto come “fortuna” e, quando non rispondeva nel modo giusto veniva percepito come “sfortuna”.

 

Certo, l’uomo moderno ha una diversa modalità di pensiero ed una maggior consapevolezza dei suoi meccanismi interni, tuttavia, l’idea della fortuna è ben lontana dall’essere superata. A volte è vero che è meno pesante incassare una sconfitta se si pensa di essere stati sfigati, mentre invece, qualcun altro ha avuto la FORTUNA dalla sua parte e gli è andato tutto bene.

 

La divinità che incarnava queste particolarità era già presente già nel mondo greco: i suo nome era TICHE ed era la dea della Fortuna; rappresentava sostanzialmente il CASO divinizzato e personificato in una figura femminile;  per i greci era una pura astrazione, tuttavia TICHE incarnò due simboli; per metà provvidenza e per metà caso… uniti in una sola divinità a cui il mondo  era sottomesso.

Ogni città aveva una statua di TICHE che, in alcuni luoghi era rappresentata cieca.. da qui, l’immagine della fortuna che non vedendo “andava a caso”.

I Romani introdussero il suo culto con Servio Tullio che si ritenne un imperatore baciato letteralmente dalla fortuna: nella mitologia capitolina la dea FORTUNA aveva incorporato FORS che era il principio maschile del CASO;  insieme avevano formato una coppia FORS FORTUNA che rappresentava ed esprimeva i due aspetti della divinità.

A lei ovviamente ci si rivolgeva ogni volta che si desiderava ottenere qualcosa, se ne richiedevano i “favori” in battaglia, nella quotidianità, di fronte alle avversità della vita e lei spesso si concedeva a chi sapeva comprenderla senza adularla e senza neppure criticarla. Lei doveva essere amata ed accolta… altrimenti non si presentava.

Per questo era considerata cieca…e “di parte”, perché aveva alcune persone che “amava particolarmente”: Servio Tullio riteneva di essere amato da FORTUNA che, manco a dirlo, gli faceva visita nella notte.

 

Tutto questo a noi uomini moderni e tecnologici sembra difficile da credere, eppure, molte persone sono convinte che esiste la FORTUNA e che a lei si debbano vittorie ed opportunità altrimenti impossibili da cogliere.

 

Che cos’ è per noi la FORTUNA? Sicuramente non è qualcosa di esterno a noi; se è vero che esiste la possiamo trovare nei nostri atteggiamenti, in quel senso di fiducia nella vita che nasce da dentro e che produce un’apertura agli eventi e alle possibilità. Infatti, non si tratta di “AVERE FORTUNA”, bensì di “sentirsi fortunati” il che, ovviamente, ci riporta ad un modo di essere e di sentire, piuttosto che a qualcosa che può accadere e giungere nella nostra vita.

Chi ha fiducia nella vita in effetti può essere visto dall’esterno come “particolarmente fortunato” ma questo solo perché non mette barriere, non chiude le porte di fronte a nulla ed è allora che la vita sembra rispondere con le stesse modalità: premiando, mostrando e permettendo di cogliere quelle opportunità che altri neppure intuiscono.

Certo, una parte di queste possibilità sta nel credere nelle proprie intuizioni, nel seguire il proprio fiuto; forse è li’ che lei ha il suo regno… non certo in quello della ragione e della logica.

In effetti, possiamo ritenere che sia una vera e propria fortuna non difendersi, non costruire muri nei confronti della vita e del mondo perché essi sono i veri responsabili della resistenza che finisce per bloccare qualsiasi opportunità, impedendoci di vederla.




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