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SINDROME DA ABBANDONO

a cura di Lidia Fassio
 

Molti adulti soffrono per la paura di essere abbandonati e la loro paura è così  forte da non essere controllabile al punto da comportarsi come bambini impauriti, fagocitando i rapporti che creano, fino a che, del tutto inconsciamente, obbligano i loro partners ad agire l’unica cosa che ovviamente vorrebbero evitare: l’abbandono.

 

Si tratta di una vera e propria “sindrome” che, quando è presente, ha una dinamica compulsiva che non lascia scampo al soggetto che razionalmente sa che ciò che “sente” è distruttivo e senza senso ma, dal punto di vista emotivo, si trova costretto a vivere e ad agire senza che possa opporre la sua volontà.

 

Ma cosa è che può devastare una persona adulta in modo così profondo e radicale da non permetterle una vita razionale tranquilla e sicura? Si tratta in genere di persone che sotto altri profili sono abilissime e totalmente affidabili, mentre sono assillate da paure, dubbi e insicurezze quando si innamorano.

 

Indubbiamente se ci si trova a vivere questa “sindrome” significa che ci sono delle carenze nella struttura interna che hanno lasciato un senso di precarietà  nella capacità di supportarsi e di nutrirsi emotivamente senza delegare ad altri questo compito.

Di solito, le persone che soffrono della sindrome di abbandono vivono una  condizione di vera e propria “fame” che è prodotta dalla sensazione di non essere state sufficientemente nutrite dal punto di vista affettivo ed emotivo. Si tratta infatti – astrologicamente parlando – di una patologia che riguarda il senso di sé e del prendersi cura (Venere e Luna)  che, in qualche modo, non riconoscono le risorse personali (casa IIa) né il senso della “costanza oggettiva” (casa IVa) che consentirebbe di sentirsi affettivamente nutriti  anche quando l’altra persona non è presente e non supporta costantemente “come una madre” ed ovviamente anche quando si è soli.

 

Queste persone sono reduci da grandi problemi che prendono origine nella  fase simbiotica e in quella della costanza oggettiva in cui non si sono sentite sufficientemente protette e contenute e non hanno sviluppato quella “base sicura” che consentirebbe di sentirsi stabili e sicuri all’interno, padroni delle risorse necessarie ad affrontare perdite, in grado di fronteggiare con le proprie forze ansie e drammi emotivi.

Proprio lo stato di continuità e la percezione di “poter contare” sono fondamentali per strutturare un “mondo stabile interiore” che superi la paura dell’abbandono facendo leva sulla solidità emotiva e sul senso di valore personale. La persona che soffre di questa sindrome ha una grande paura di “restare sola” e vive questa eventualità come una vera e propria morte.

 

Da questa percezione di vuoto e di fragilità interiore nascono poi tutte le dinamiche di difesa che sono finalizzate ad impedire che il partner possa abbandonare.

Le strategie che vengono adottate sono aggrappamento, manipolazione, eccessivo senso di fragilità che danno vita a ipercontrollo e ricatto emotivo, tutto per evitare ciò che temono di più al mondo: “la perdita”. In una parola queste persone sviluppano una forte “dipendenza affettiva” che le pone anche nel ruolo della “vittima” che – anche se del tutto inconsciamente – è strettamente funzionale al loro problema e serve ad attirare l’attenzione altrui.

 

La dipendenza è ovviamente difficile da fronteggiare a qualunque livello si presenti… e quella affettiva non fa eccezione. In realtà questi soggetti soffrono di svalutazione e di carenza di struttura per cui sono costantemente concentrati su di sé e credono di non avere mai sufficienti attenzioni dall’altro e dal mondo.

Sono persone che tendono costantemente a drammatizzare: ogni minima cosa attiva la “vittima interiore” che si attiva per scatenare il bisogno di attenzione.

 

Questi soggetti possono presentarsi nella duplice veste di “vittima” ma anche di “salvatore”: in effetti, entrambi i poli hanno la stessa problematica alle spalle e possono così incontrarsi e dar vita ad una relazione pesante ed invischiante in cui non vi è libertà per nessuno dei due.

Siccome sono entrambi dipendenti entreranno in un giro vizioso in cui uno farà il bambino bisognoso e l’altro il genitore accudente: chi fa troppo per l’altro… si sente forte ed importante.. mentre il compagno… sente finalmente tutti i riflettori puntati su di lui.

 

Questo modello di relazione è però destinato ad andare in crisi in quanto la psiche di entrambi i partners non si accontenterà di questa soluzione e vorrà una risoluzione della dipendenza per cui affioreranno segni di insoddisfazione e di infelicità che produrranno crisi.

Urano infatti non starà a guardare che tutto resti stagnante e si attiverà  sobillando dall’interno soprattutto il partner più attivo, quello che, interpretando la parte genitoriale ha un rapporto di maggior vicinanza con la rabbia che è la vera molla per uscire da questa dipendenza.

 

Ci sono alcune caratteristiche interessanti e molto visibili in questa tipologia di persone, alcune visibili anche nella loro postura che spesso ha la schiena curva ed un corpo ipotonico con le spalle più basse del normale; poi vi è la paura di prendere decisioni.. che deriva dal timore di alienarsi l’attenzione altrui; c’è il continuo bisogno di chiedere consigli che poi non si seguono perché a loro non interessa il “consiglio”, bensì il supporto che ottengono in questo modo …trasversale; c’è infine la grande paura di lasciare.. le cose e, il dipendente,  usa spesso frasi quali “devo proprio andare… devo lasciarti”.. che dimostrano la sua reale difficoltà nello staccarsi da qualsiasi cosa, persona o circostanza.

In fondo, ciò che temono più di tutto è la solitudine per evitare la quale finiscono dentro a situazioni e relazioni tragiche in cui vivono moltissima sofferenza che, dal loro punto di vista, è comunque meno drammatica di quella che deriverebbe dall’abbandono e dalla solitudine che credono di non poter in alcun modo gestire.

 

La risoluzione di questa sindrome passa attraverso una terapia che dia sostegno e supporto fino a che il soggetto non trovi dentro di sé le risorse necessarie per affrontare le dinamiche emotive che tanto gli fanno paura e che teme di non riuscire a reggere.

E’ importante per queste persone avere dei progetti chiari in cui investire e in cui dirigere le proprie energie; spesso nelle persone dipendenti vi è la convinzione di dover sacrificare i propri bisogni ed è qui che si autoingannano creando invece le situazioni in cui possano sentirsi deboli, fragili e soli.




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