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DONNE IN COPPIA O SOLE?

a cura di Lidia Fassio
 

Le donne moderne sono sempre più impegnate nella conquista di una loro identità e di una realizzazione personale; tutto questo è stato raggiunto grazie alle lotte femministe ma grazie anche alla possibilità di godere molto di più del proprio tempo, del proprio corpo e di prendere in mano la propria vita quella che, un tempo, era invece naturalmente indirizzata alla maternità e alla famiglia.

Ho sostenuto spesso che le donne hanno cambiato la loro vita grazie alle grandi possibilità che sono giunte dall’uso della “pillola e degli anticoncezionali”  senza i quali non sarebbe stato possibile questo processo in quanto nessuna donna avrebbe potuto buttarsi a capofitto nel lavoro, e seguire al tempo stesso la sua famiglia in quanto gli impedimenti sarebbero arrivati sia dalla cultura che dalle condizioni dettate dalle tante maternità. Le donne apprtenenti alla generazione delle nostre nonne avevano ancora tutte più di 4 o 5 figli a testa e qualsiasi rivendicazione di libertà sarebbe stata negata o tacciata di egoismo e di mancanza di senso di responsabilità.

Quindi, le conquiste sociali, sommate a quelle della scienza medica, hanno concesso alla donna di diventare veramente l’artefice del suo destino senza essere assoggettata esclusivamente al suo “ruolo più naturale” ma potendo scegliere.

Oggi, la donna si trova a svolgere più di un ruolo perché sta comunque dentro ad una famiglia, lavorando però anche fuori dove coltiva le ambizioni né più e né meno di un uomo.

Le donne sono molto coscienti dei loro desideri e delle mete che vogliono raggiungere; sono libere, hanno accesso a tutti i ruoli pubblici e privati e si sono conquistate sul campo una fetta di potere che nessuno può più portar loro via e tutto questo grazie alle loro competenze e capacità. Non c’è che dire, hanno sudato, studiato e spesso hanno superato l’uomo in tutti i campi ottenendo  risultati migliori.

Nonostante questo, la maggior parte delle donne non sono soddisfatte e si ritengono infelici e stressate, sicure di pagare un prezzo altissimo per la  libertà e la capacità di scelta acquisite. Come se la società in un certo senso avesse comunque deciso un prezzo.. e loro lo sentono e lo vivono come una ingiustizia.

Non solo, molte donne denunciano di non essere mai veramente entrate pienamente dentro alla loro “femminilità” e si sentono deprivate di qualcosa che le loro antenate hanno potuto sperimentare e godere, mentre loro, giovani e moderne, no.

E’ molto interessante tutto questo: quando le donne si raccontano sembrano inanellare rimpianti almeno per quanto concerne alcuni lati a cui sentono di non avere accesso o di non riuscire a vivere pienamente; le più sono in affanno nel vivere il lato domestico e casalingo e sentono addosso una sorta di condanna nel non poter seguire i figli nelle fasi più tenere del loro sviluppo in quanto devono comunque lavorare per non perdere stipendio ed opportunità. Proprio su questi temi sembrano invidiare le loro madri e le loro nonne che, pur con tutti i limiti sociali, culturali ed economici, erano in un certo senso le vere regine delle famiglie in quanto si interessavano dei figli attendendo pazienti i mariti che si occupavano dell’intera questione materiale e del sostentamento di casa.

Oggi la donna ricopre tanti ruoli: madre, moglie, amante, lavoratrice e li vive tutti contemporaneamente senza che le rimanga un vero spazio per sé stessa;  così in tutta questa giostra di personaggi, la “donna” sembra perdersi e non trovare più la sua essenza, ma neppure la sua serenità.

Se da un lato ogni donna è consapevole dei grandi passi ottenuti sul piano del diritto, passi che le consentono di dire la sua e di ribellarsi o lasciare le situazioni che non le piacciono e che non ama – un tempo impossibile se non sopportando una grossa emarginazione sociale - dall’altro è altrettanto conscia che qualcosa le viene portato via e che, nonostante sulla carta possa fare tutto ed anzi molto di più di quanto non facesse la loro madre, una parte di lei non è soddisfatta e continua a soffrire perché si sente sminuita, svalutata ed impoverita: quella  più nobile e più semplice della sua natura.

La conquista di una condizione sociale ed economica decisamente migliore di un tempo sta aprendo alla donna tutte le porte della cultura e del lavoro però   si sente anche molto più responsabile di ciò che accade fuori dalle mura domestiche e questo la imprigiona in una morsa di ambivalenza in cui i ruoli diventano sempre più stretti, impegnativi e pressanti ed è sempre più difficile viverli insieme integrandoli fra loro in modo che nessuno di essi debba essere negato o sacrificato.

La donna si trova sempre più frequentemente in conflitto tra la sua condizione familiare e quella lavorativa e tra la sua identità autonoma ed indipendente e la sua capacità di prendersi cura che la vede ancora portatrice di serenità e di crescita nella sua casa. Non vi è modo di avere una famiglia serena se la donna non è in grado di fare il ruolo della tessitrice che “tiene insieme” perché  “condivide e sostiene i bisogni emotivi e relazionali” degli altri membri della famiglia.

Indubbiamente oggi la donna desidera qualcosa di più e vuole sentire che la sua capacità di accudimento deve essere in un certo senso ricompensata a sua volta da una famiglia e da un compagno che fanno da contenitore anche ai suoi bisogni.

Quando questo non accade tutto sembra andare in pezzi.. e la donna per prima, in quanto si sente eccessivamente in dovere di mettere insieme le cose senza sentirsi però protagonista ma anzi, quasi schiava di una vita che non la soddisfa e che le nega il riconoscimento “affettivo” di cui dovrebbe nutrirsi.

Ovvio che noi stiamo vivendo una fase di passaggio molto importante: le donne sono effettivamente cambiate e con esse la società, la famiglia, il lavoro e gli uomini; in questo passaggio la sofferenza sta spesso nel non riuscire a integrare i tanti processi che sono avvenuti e nel sentirsi quindi “sole” a sperimentare sulla propria pelle la transizione dei tempi senza il necessario supporto.

Se l’uomo non comprende e non si offre come reale interlocutore in questa delicatissima fase di passaggio, le donne tendono a sentirsi tradite e a decidere di tagliarlo fuori, affrontando tutto da sole.

Per questo è importantissimo il dialogo, l’ascolto reciproco che diventa il solo strumento attraverso il quale far passare i pensieri, le ansie, le gioie ed i disagi; senza questa rete protettiva la donna può sentirsi privata di un reale interlocutore e, finisce per trovarsi, con il doppio di lavoro senza neppure la minima garanzia di poter condividere ciò che sente all’interno. 




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