Avevamo lasciato il Bagatto nelle braccia della Morte e, superato questo ostacolo, egli risorge e percepisce il completo possesso del suo cuore.
È un angelo (simbolo dell’eternità) ad accoglierlo verso il suo nuovo stato, ha due brocche, una d’oro e una d’argento e fa scorrere un fluido dall’una all’altra incessantemente. È l’acqua dell’esistenza che si bilancia tra la ragione e l’emozione.
Ora il Bagatto o Iniziato riesce a fondere le emozioni con la razionalità (i colori delle due anfore) per far travasare l’acqua della vita e accettare lo scorrere del tempo, delle emozioni e degli eventi. Le ali gli consentiranno di volare in alto per “consultare” il suo Maestro Interiore, per seguirne gli insegnamenti e captare le giuste vibrazioni per equilibrare le opposte istanze che ogni giorno deve affrontare. Le diverse sollecitazioni sono qui rappresentate dalle due anfore di colore contrastante: quella d’oro rappresenta la sfera solare del soggetto, la parte attiva e reattiva, la ragione, la coscienza, la volontà, l’affermazione di sé, mentre quella d’argento è più ermetica, più sottile, rimanda al mondo dell’inconscio, delle percezioni, delle intuizioni, del sentimento. Facendo scorrere simbolicamente il fluido della sua vita (notate che compie l’operazione all’altezza del IV chakra !) egli miscela le due parti di sé, imparando ad evitare il conflitto interiore che da sempre le contrasta.
Ma osserviamo che le anfore sono su piani leggermente diversi, quella d’argento è più in alto rispetto a quella d’oro: infatti la razionalità sarà illuminata dalla spiritualità, dall’intuizione, dal sentimento al fine di integrarle nell’uso quotidiano.
In questa lama è racchiuso il senso dell’accettazione totale del suo nuovo stato di risorto.
Qui c’è il superamento del 7, essendo il numero della Temperanza il 14, il superamento dei contrasti come espresso nella carta del Carro, dove la volontà e il sentimento (le due sfingi) viaggiavano in direzioni opposte, facendo rischiare al Bagatto di non muoversi assolutamente in nessuna direzione, sprecando solo energia. Ora invece il Bagatto appare pienamente in grado di gestire la sua vita, riconoscendone la fluidità ma sentendosi anche protetto dal simbolo del Sole che ha tra i capelli, riconosce la sua solarità ed insieme la sua unicità.
I colori dell’abito ci fanno riflettere: il colletto bianco ci suggerisce che all’altezza del Chakra della gola sarà ispirato dalla purezza, saprà quindi esprimersi in maniera equilibrata e semplice; il pettorale è multicolore, verde, giallo, blu: vitalità unita a spiritualità ed energia vitale. Le maniche e la veste sono rosse, indizio di energia fattiva, creatività ed operatività. I calzari sono neri e la posizione dei piedi rimanda a quella dell’Innamorato ….. ha capito, ma deve ancora decidere dove andare …. Ma il molto rosso deve farci anche da monito: attenzione a non venire indotti in errore da istinto e passione, esso infatti è nella parte bassa dell’abito.
I capelli lasciano il volto scoperto e la sua espressione è concentrata ma serena.
Il significato dell’acqua in questa lama è palese e rimanda alla sua capacità di lavare via le impurità, è la sorgente dell’esistenza, la serenità di spirito che solleva al di sopra delle miserie umane.
Ricordiamo anche che la Temperanza è l’ultima delle quattro virtù cardinali insieme alla Forza, alla Prudenza ed alla Giustizia.
Le 4 Virtù Cardinali si chiamano così proprio perché svolgono la funzione di "cardine" nella vita morale, in quanto attorno ad esse ruotano praticamente tutte le altre virtù.
La Prudenza (carta n. 9) è la prima di esse e consiste nel discernimento, cioè nella capacità di distinguere il vero dal falso e il bene dal male, al fine di agire con senso di responsabilità, cioè facendosi carico delle conseguenze delle proprie azioni. L'uomo prudente allora non è tanto l'indeciso, il cauto, il titubante, ma al contrario è uno che sa decidere con sano realismo, non tentenna e non ha paura di osare.
Prudenza allora è anche vigilanza, cioè disponibilità a vivere in stato di veglia permanente per contemplare gli avvenimenti con la luce del nostro Maestro Interiore.
La Giustizia (carta n. 8) è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. L'uomo è giusto quando dà a ciascuno il suo, cioè nella misura in cui riconosce i diritti di ogni persona, così come pretende che vengano riconosciuti i propri.
La Forza (carta n. 11) è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa presuppone il riconoscere la nostra vulnerabilità, la nostra fragilità di esseri terreni. Forte può essere solo colui che sa di essere debole, conosce i propri limiti e riesce a invocare il dono della fortezza. Essa è la capacita di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino di perfezione, cioè di andar avanti ad ogni costo, senza lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà, dalla paura. Si oppone alla pusillanimità che, come ci insegna S. Tommaso, è il difetto di chi non raggiunge l'altezza delle proprie possibilità, cioè non si esprime nella pienezza delle sue potenzialità, fermandosi davanti agli ostacoli o accontentandosi di condurre un'esistenza mediocre.
La temperanza (carta n. 14) è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati da Dio. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell'onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore.
Il Wirth ricorda che la Temperanza occupa il centro del secondo settenario degli Arcani Maggiori.
Mentre il primo settenario è lo Spirito, il secondo è l’Anima ed il terzo il Corpo materiale.
Proprio dalla posizione che occupa, la Temperanza rappresenta il centro dell’anima dell’iniziato, colui che ha raggiunto la sua meta e guarda serenamente le miserie umane, cercando di “curarle” con il suo fluido vitale.
Significato: forza di volontà, cambiamenti desiderati ed inseguiti, trasmutazione di una situazione da negativa in positiva, miglioramento causato da comprensione degli opposti. Serenità di spirito con la consapevolezza di avere compreso gli equilibri da tenere nella situazione. Cambiamento dovuto ad eventi naturali ma accettati. Umore costante, calma, adattamento, elasticità, docilità, affidamento.
Viceversa: indica la necessità di fermarsi per evitare il rischio di sbagliare percorso, natura instabile, mancanza di discernimento, passività, apatia, disinteresse per il quotidiano. Tergiversare inutilmente fra due contrapposizioni senza prendere una decisione.
Corrispondenza lettera ebraica: anche la NUN che ha due forme!
La NUN o NOU appare nell’alfabeto ebraico in due forme: quella normale e quella allungata che si usa solo alla fine di una parola.
Il valore numerico della Nun normale è 50 mentre quello della Nun Sofit è 700.
Funzioni della Nun normale: Trasformare (verbo transitivo), trasfigurare, cambiare, mutare forma o aspetto.
Essa è una lettera che indica il Germe della vita. La parola NUN significa “Pesce”.
La Forma Trasformabile: esempio il Seme dell’Uomo, lo Spermatozoo, che vive nel liquido seminale, il sacro rombo, il grande pesce. Questa lettera come immagine simbolica rappresenta il figlio dell’Uomo od ogni essere prodotto e particolare. Come segno grammaticale è quello dell’esistenza individuale e prodotta. Alla fine delle parole, diviene il segno aumentativo e dà all’essere ogni estensione di cui egli è individualmente suscettibile.
Funzioni della Nun finale: illuminarsi, irradiare energia, lealtà, anima ed apparizione.
La parola AMEN, sta per EMUNA' (fede). Quando si risponde Amen, ciò sta a significare che riconosciamo di credere nella manifestazione di Dio posta in ciò che abbiamo appena sentito. (Shabbat 110b). Le iniziali delle tre parole formano la parola Amen, che sta per: ALEF (primo) MEM (Re) AHARON (infinito oltre il tempo), perché quando tutto è andato, Dio rimane.
NUN in sé e per sé implica speranza, redenzione ed, eventualmente, la Futura Risurrezione: la NUN sta per NEFILA' (caduta), ma, allo stesso tempo, implica i concetti di NER (candela) luce nel buio e NESHAMA' (anima), spirito del corpo. Il termine NUN (pesce in aramaico) rappresenta propagazione; NIN (discendente) sta per il futuro del nostro popolo e YNNON (Messia) nomina il Redentore. Aggiungendo la NUN alla fine della radice di un nome, si può formare un aggettivo, esprimendo così la differenza tra una qualità occasionale ed una abituale. Questa lettera (e quindi anche il suo significato simbolico) è talmente duttile che, se seguita da un’altra lettera, lascia il posto a quest’ultima raddoppiandola.
Uno ZECHER è un ricordo, ma lo ZIKARON è memoria perpetua.
Ora passiamo alla fase pratica: quando si presenta indica il momento in cui abbiamo finalmente compreso qualcosa e da questa comprensione sappiamo trarre vantaggio per proseguire nel nostro cammino.