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PERCHÉ CI SI AMMALA

a cura di Lidia Fassio
 

Questa volta nella nostra rubrica, anziché parlare di una malattia specifica, vogliamo invece cercare di rispondere ad una domanda che spesso si affaccia alla mente “perché ci si ammala”… e  a cui non sempre è facile dare risposta.

Tra l’altro, da un po’ di tempo, tra i tanti luoghi comuni legati alla filosofia new age, appare anche l’idea che chi si ammala abbia anche una specifica colpa.. in quanto, la malattia sarebbe collegata ad un comportamento negativo preciso.

 

Su questo primo punto è bene intendersi e fare un approfondimento in quanto è ben diverso pensare che la malattia abbia sicuramente a che fare con noi e che sia, in un certo senso, un nostro disagio che ha il preciso compito di indurci a comprendere e ad elaborare qualche contenuto.. non semplice per noi; un altro è pensare che ci sia una colpa diretta tra i nostri comportamenti e la malattia che si sta manifestando come un sistema di causa effetto.

Non sono poche le persone che ho incontrato negli anni e che mi hanno detto di sentirsi in colpa per aver sbagliato e per essersi ammalate e questo di certo è un pessimo modo per aiutare le persone a crescere; esse infatti, in questa situazione, hanno bisogno di avere fiducia e comprensione e sarà questo che potrà aiutarli a lavorare sui loro problemi.. in serenità e senza aggiungere ulteriore stress con sensi di colpa assolutamente inutili oltre che dannoso.

 

Un’altra assurdità della filosofia new age è quella di pensare che vi sia un reale potere di intervento - efficace e a portata di mano - su tutte le cose; la frase “volere è potere” ha un senso, ma non è la ricetta per tutte le stagioni e, di sicuro, il “pensiero positivo” se da un lato è vero nella sua filosofia di base, può però venire utilizzato come un vero e proprio delirio di onnipotenza che non solo non servirà alla persona.. ma che finirà col frustrarla ancora di più nel momento in cui si accorgerà che la sua volontà non sempre è efficace e che non serve solamente desiderare intensamente una cosa per ottenerla e questo perché noi non siamo esclusivamente asserviti ad una volontà cosciente, ma siamo anche legati ad una volontà superiore che, non sempre è facile da contattare e che spesso ci è ignota sia per forza che per progetto.

 

Tornando alla domanda iniziale cercheremo di comprendere i meccanismi di base indicati dalla medicina psicosomatica, che vede nello stress e nella malattia un collegamento molto preciso.

 

Ci sono molti studi ormai che dimostrano una precisa relazione tra gravi stati di depressione e malattie tumorali, tra sofferenze emotive sindromi degenerative, tra frequenti ed irrisolvibili traumi e alterazioni del sistema immunitario e, infine tra stati dolorosi a livello emotivo e psichico e patologie cardiache.

Da queste osservazioni si è quindi compreso che l’organismo si trova continuamente sottoposto a stress perché sono richesti adattamenti continui che devono essere affrontati per entrare nelle nuove situazioni che la vita ci propone pressochè quotidianamente; tuttavia, vi sono persone che hanno più facilità a gestire questi nuovi adattamenti e persone che, per costituzione, per storia personale o per particolare risposta organica, faticano e quindi entrano in stato di stress cronico che, alla fine, provoca gravi alterazioni al corpo.

 

In pratica, molto semplicemente, la malattia sarebbe il frutto di una “mancata risposta adattiva” che andrebbe a produrre uno stato di “distress” in grado di provocare severe  alterazioni chimiche che finiscono per devastare il corpo che non riesce più a far fronte alle disfunzioni che si creano con l’accumularsi di tensione e di continua ipervigilanza.

 

In effetti, il nostro corpo è assolutamente strutturato per sostenere anche gravi stati di stress.. l’importante però è che non siano eccessivamente prolungati nel tempo, nel qual caso, le difese si trovano impegnate in una battaglia assolutamente impari per le loro forze andando a sottrarre energie indispensabili alla salute.

 

Eppure, la medicina ha indicato anche un altro tipo di stress, chiamato “eustress” che, a differenza del “distress” è considerato positivo ed efficace proprio nei momenti difficili perché produce capacità di concentrazione, grande adattabilità e opportunità di comprendere e risolvere efficacemente e in modo originale il problema che si presenta.

 

La psicologia ha individuato da un po’ di tempo una tipologia di soggetti definiti “resilienti”; costoro sono particolari perché, contrariamente a quelli affetti da “distress” utilizzano lo stress in modo positivo dando il meglio di sé proprio nelle situazioni difficili; riescono infatti ad entrare in uno stato di eccitazione che individua una vera possibilità di sperimentare e di rimettere in gioco le loro potenzialità; sono persone che sanno resistere molto bene alla tensione perché la utilizzano come uno strumento per crescere e per aprirsi nuove strade nella vita. In pratica, i resilienti.. decidono con grande rapidità, utilizzano l’energia per rispondere, agire e affrontare la situazione in cui si trovano evitando di entrare in crisi e di cadere in uno stato di stagnazione.

 

In pratica, i resilienti di fronte ad una difficoltà mettono in moto la totalità del loro essere e rispondo sia mentalmente che psicologicamente ed emotivamente andando alla ricerca di nuove strade che possano rispondere più efficacemente alla situazione oggettiva o psicologica  che si è prensenta nella vita.

 

E’ provato che sono persone che hanno una buona fiducia nelle proprie possibilità, senza però cadere nell’onnipotenza e che non credono che la vita debba essere sempre e solo buona;  utilizzano bene sia la resistenza che la forza.. senza mai girare a vuoto; imparano dai loro errori ed evitano in questo modo di crogiolarsi in fasi stagnanti; sono cooperative e sperimentaliste.

 

Da un punto di vista astrologico questi soggetti hanno sicuramente un buonissimo Urano che sembra rispondere proprio a queste caratteristiche e che trova nella difficoltà le sue risorse migliori, aprendosi nuove possibilità per programmare, agire e trovare nuovi adattamenti rispettosi della loro natura.

 

Ragion per cui, se ci ammaliamo è inutile che stiamo a pensare a colpe così come altrettanto sbagliato è pensare che la malattia arrivi dall’esterno e ci colpisca senza un collegamento con noi; sarà invece utile e saggio reagire con comportamenti tesi a trovare soluzioni elaborando strategie nuove e non ancora sperimentate.

In questo modo tutte le energie fisiche, psicologiche ed emozionali verranno rimesse in gioco e, con esse, arriverà la possibilità di “guarire”.




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