Il limite della materia e dei suoi 5 sensi sembra ora essere completamente superato, il mondo sensibile sembra non costituire più un ostacolo per il nostro Bagatto; compenetrato di luce divina egli si accinge a completare il suo processo di Reintegrazione ... ed eccolo vagare nel Mondo con il suo fardello di esperienze ... IL MATTO.
Agli occhi degli altri egli inevitabilmente apparirà ora diverso ed incomprensibile, senza schemi (il suo strano costume) e soprattutto non riconducibile in alcuno di essi ... egli apparirà pericoloso ai più e il suo fardello pieno di inutilità e superficialità. Possibile oggetto di scherno.
Ciò nonostante il nostro Bagatto-MATTO muove i suoi passi sostenuto e spinto dalle certezze dello spirito (le calze giallo oro) ma il bastone rosso (colore della materia e del corpo) che egli tiene in mano sembra intralciarlo anziché sostenerlo nel suo cammino, le sue calze gialle pendono e rischiano di mostrare ciò che non si dovrebbe.
Egli è ancora immerso, suo malgrado, in un mondo materiale; egli è ancora vivo e l’animale che gli morde pericolosamente i polpacci, quasi a volerlo costringere a guardarsi indietro, l’animale dalle sembianze di una lince, gli ricorda i rimpianti per ciò che ha lasciato. E’ il simbolo della lucidità cosciente e dei rimorsi legati agli errori commessi.
Davanti a sé la testa di un coccodrillo fa capolino dietro un obelisco rovesciato a sottolineare che, fino a quando sarà legato alla materialità, la seduzione della materia sarà sempre in agguato.
Egli sembra volutamente ignorare entrambi e volge lo sguardo all’Alto, nonostante la sua testa sembri pronta a voltarsi indietro.
Ma a questo punto del percorso egli sa con certezza che, se così facesse, dovrebbe ricominciare da zero il suo cammino, vanificando tutto quanto fatto finora.
L'abito variopinto, dove compaiono, oltre al verde, i tre colori fondamentali, rosso, blu e giallo, corredato dal berretto a sonagli, tipico copricapo dei buffoni di corte, vuole indicare le molteplici e incoerenti influenze che lo spingono da ogni parte, il suo fagottino penzoloni sulle spalle, pieno dei suoi intangibili tesori. Il Matto ci fa comprendere quanta assennatezza sia necessaria per non uscire dal campo della ragione, da cui troppo facilmente si sconfina ogni volta che si tenta di entrare in contatto con ciò che è troppo grande: l'Infinito.
Il Matto è l'essere incosciente, avventato e passivo, che sembra passare attraverso l'esistenza cedendo solo agli impulsi razionali. È il Bagatto che, attraverso le tappe della via iniziatica, ha conseguito la vera saggezza: quella del filosofo, di colui che ha finalmente trovato il coraggio di andare controcorrente, muovendosi all'interno di se stesso, lungo le strade del cuore.
Esaminiamo attentamente la simbologia della carta: essa è l’ultima tappa del cammino, ma è contrassegnata dal numero 0.
Il Matto è chi "risale controcorrente", il "diverso", l'anticonformista che ricerca la verità oltre l'apparenza. È colui che parla una lingua incomprensibile ai più, ma chiara agli Iniziati: la lingua degli alchimisti. La via del Matto è la Via dell'autoiniziazione.
La "diversità" di questo matto non è data dal suo carattere, ma dal diverso percorso che egli intraprende, frutto di una visione diversa da quella comune, non condizionata dalla convenzione profana. La paura scompare scoprendo se stessi. E non c'e nessun bisogno di diventare un eremita per "conoscere se stessi".
Lo zero rappresenta il cerchio che si chiude e ciò che era all’inizio ora è alla fine, egli ora comprende interamente il significato di questa lama: assoluta libertà interiore, priva di ogni inibizione. Ma è davvero la fine o è un nuovo inizio? E cosa troverà dopo? Il tutto o il nulla? Cosa lo aspetta? Ma egli sa bene che questa non è la fine. Superata questa tappa la sua vita cambierà radicalmente: il vecchio se stesso non esiste più ed al suo posto è nato l’essere di luce, vivo e forte, pronto per la sua nuova vita.
Lo Zero è assimilabile ad una pagina vuota, ad uno spazio bianco, ad un possibile universo che noi stessi possiamo tracciare, inventare, come fa uno scrittore con la propria trama. E questo spazio vuoto paradossalmente ci fa incontrare le nostre origini e ci mette in contatto con tutte le altre possibili trasformazioni. L’incontro con lo Zero è dunque quasi una tappa obbligata della nostra vicenda esistenziale che deve fare i conti con il Folle, entrare nei suoi panni e non può limitarsi a ritrarsene scandalizzata.
Il Folle è una presenza esorbitante che contraddice tutte le regole, che mette in crisi ogni verità. Itinerante come l’Eremita, il Folle non ha meta, non fa progetti, non si lascia catalogare, spirito libero, anarchico puro, si è messo contro tutti e contro la società, che è sgomenta per il suo comportamento anormale.
Per natura il Folle non è soggetto a nessuna limitazione e per questo fa affermazioni che nessuno potrebbe sostenere e che mettono in crisi il “senso comune” che ne esce sempre profondamente provato.
Egli ora sarà veramente libero interiormente. infatti sul terreno vi è un tulipano rosso, indice di spiritualità attiva. Questo fiore è ancora vivo, ciò significa che lo spirito non abbandona gli irresponsabili, i quali sono esseri innocenti ed anche la vita che, incurante dei cammini personali, continua all’infinito .......... non esiste errore che non possa essere riparato, non esiste un fondo nel pozzo delle opportunità.
Ora la scelta è solo sua: se sarà capace di portare con sé solo ciò di cui ha veramente bisogno, e lasciare andare il superfluo, oppure se, in preda alla paura di percorsi nuovi e sconosciuti, si volgerà indietro a ricominciare il percorso dalla tappa che avrà meno compreso ed elaborata.
Ma la saggezza e la follia sono la stessa cosa? Il saggio e il folle hanno compreso entrambi qualcosa di più rispetto a coloro che si trincerano dietro la più razionale delle esistenze … sì forse sono proprio la stessa cosa: hanno travalicato i confini del sensibile per investigare nell’Assoluto.
Al bivio egli potrà scegliere se tornare indietro in seno al mondo profano, nei conflitti che lo hanno divorato fino ad adesso, ma dandogli una sorta di illusione di sicurezza o … avanzare sul sentiero della mutazione. Continuare a cercare la verità a rischio dell’incerto e della solitudine. È la scelta di ognuno di noi quando si pone seriamente il problema del significato dell’esistenza.
Corrispondenza lettera ebraica
SHIN: SH o S, a seconda che il puntino sia in alto a destra o in alto a sinistra.
Esempio: SHIR (canto) oppure SADE' (campo). Il valore numerico della Shin è 300.
La lettera Shin rappresenta il potere divino ma anche la corruzione.
La SHIN è una delle più importanti lettere, perché rappresenta due Nomi di Dio: SHEDAI (Illimitato) e SHALOM (Pace).
La forma della lettera ricorda fenomeni naturali che sembrano sollevarsi verso il cielo, come a cercare Dio. Ad esempio i rami di un albero, le fiamme del falò, o un campo di fiori. Questo simbolismo si trova anche quando Mosè prega mentre Israele combatte Amalek. La Torà ci dice che Israele prevaleva quando Mosè teneva alzate le sue mani.
La SHIN è una raffigurazione di Mosè, con le due braccia larghe e la testa in mezzo.
Quindi, non furono i supposti poteri magici di Mosè a dare la vittoria, ma la EMUNA' (fede) con la quale egli ispirava il popolo di Israele a rivolgere i propri occhi verso HASHEM (il Nome).
Il nome della vocale SHURUK (vocale U) è formato dalle stesse consonanti di SHEKER (falso). Quindi questa vocale non appare in nessuno dei Nomi Divini.
La vocale non appare nemmeno nella prima frase della Genesi, che è stata completamente basata sulla verità, né nei Dieci Comandamenti, che sono chiamati TORAT EMET (l'insegnamento della verità), e neppure nei nomi dei padri e delle madri di Israele, che sono chiamati ZERA EMET (il seme della verità).
Nonostante il fatto che la lettera SHIN denoti i Nomi Divini, quando essa si lega a KOF (scimmia - mimo stupido) ed a RESH di RASHA' (malvagio), forma insieme ad esse il SHEKER (falso).
Sebbene nell'alfabeto la SHIN compaia dopo la KOF e la RESH, essa (la SHIN) appare all'inizio della parola SHEKER (falso), perchè anche la più nefanda menzogna cerca sempre di travestirsi da verità.
SHIN è correlata a SHEN (dente). La forma della SHIN ricorda un molare, che macina il cibo con le sue punte acuminate. La parola SHIN (dente) è, a sua volta, legata a SHANAN (acuto). Quindi la frase “VESHINANTAM LEBANECHA (ripeterai queste cose ai tuoi figli)”, significa "insegna ai tuoi figli così intensamente che essi capiscano la Torah chiaramente e le sue parole saranno acutamente definite, oltre ogni dubbio.
Ora esaminiamo l’Arcano alla luce dei numeri
Lo Zero non può essere analizzato seguendo le medesime procedure usate per tutti gli altri Numeri, perché sfugge ad una descrizione ‘logica’, essendo per natura stravagante ed imprevedibile.
Da un punto di vista ‘cabalistico’ lo Zero non compare mai da solo, perché nessuna operazione dà come risultato 0.
Lo Zero dunque precederà o seguirà sempre un altro Numero e, in questo caso, farà la sua comparsa il Folle, con tutte le caratteristiche che gli sono proprie.
Lo Zero svolge una funzione duplice e contraddittoria:
- posto accanto all’Uno movimenta le cose, la Ruota (10)
- posto accanto al Due distrugge il sistema mondo attraverso il Giudizio (20).
Significato:
genialità, follia, gli opposti. Favorevole a nuovi progetti, a patto di accettarne il cambiamento che questi comporteranno. Nuove esperienze, mutamenti imprevisti, emozioni inattese. Di fronte ad una scelta che si impone, consiglia di lasciarsi andare anche alle soluzioni più estreme, meno convenzionali, purché dettate dal cuore. Originalità, esuberanza, dinamismo, lucidità, voglia di ricominciare. Libertà dopo costrizioni, rimozioni di un vincolo pesante. Consapevolezza estrema e libertà al di sopra di tutto. Spazi mentali aperti, innocenza, intuito.
Sul piano affettivo può indicare necessità di spazi autonomi. Sul piano professionale: un progetto che comporti viaggi verso mete lontane. Se indica una persona si tratterà certamente di una persona sensitiva, anticonformista e profondamente idealista.
Viceversa, se male circondato, questa lama esaspera il suo carattere irrazionale e “pericolosamente” avventuroso, situazione di blocco, insicurezza, influenzabilità, fuga dalla realtà.