La ricerca di completezza e di estasi è sicuramente qualcosa a cui tutti gli esseri umani tendono; ogni essere umano infatti ha sperimentato uno stato di totale completezza dal momento in cui è stato “parte” di una totalità, fuso con la madre, in una situazione di totale sospensione in cui non erano presenti conflitto, paura e separazione.
La nascita si sa è la prima grande separazione che si sperimenta nella vita, qualcosa che suona come sgradevole, angosciante e, a volte traumatico. Dopo aver vissuto l’esperienza della nascita una parte di noi, quella rappresentata dall’archetipo di Nettuno, continua a fantasticare di poter un giorno far ritorno a quello stato paradisiaco in cui non era ancora presente la realtà con la sua dualità e il suo assoggettamento alle leggi della materia. In pratica tutti noi, dal momento in cui nasciamo, siamo tirati da due bisogni opposti: quello di dipendere per continuare a stare bene in totale assenza di affanni e quello di diventare autonomi in grado di scegliere cosa e come vivere e realizzarci, affrancandoci giorno dopo giorno dal bisogno di essere sostenuti e supportati, ma lavorando sulle risorse interne che diventano i nostri punti di sostentamento.
Dall’adolescenza in poi, chi è molto segnato da Nettuno, comincia ad avvertire una sorta di “vuoto” interno che lo spinge a cercare fuori qualcosa che plachi l’ansia e “risani” l’antica ferita da separazione in modo da risperimentare quello stato d’animo imprintato nella psiche da cui origina il profondo senso di nostalgia e di rimpianto.
In particolare, chi ha rapporti di Nettuno con la Luna, con Venere o – per quanto riguarda le donne, con il Sole, in particolare se dinamici – tende a sentire più degli altri questo vuoto, questa mancanza e vive in uno stato di inquietudine che, nel tempo, lo obbligherà a cercare fuori una compensazione. E’ così che molti cominciano a vedere – soprattutto in un’altra persona - ciò che sembra placare il senso di angoscia, qualcosa che sembra riempire quel vuoto originario che urla da dentro e che, se inascoltato, fa sprofondare nell’abisso della solitudine e della paura.
Nettuno ha una strana modalità di lavorare all’interno della nostra psiche: il suo scopo finale è quello di farci capire che ci “illudiamo” quando pensiamo di aver trovato la nostra metà perfetta, quella che, secondo noi, potrebbe restituirci lo stato di grazia che abbiamo in memoria. Nettuno infatti in ogni modo ci ricorda che la perfezione e la risanazione si trovano solo nel “ritornare alla fonte originaria”, a quel senso di amore universale che è il solo a dare completezza e rasserenamento.
Nettuno ha il preciso scopo di portarci a trascendere l’ordinarietà della vita, spingendoci a ritrovare l’unità interna attraverso il senso spirituale che equivale alla “partecipazione” a tutto ciò che ci circonda. Forse però non abbiamo sempre ben chiaro questo stato per cui, ognuno di noi, tende ad identificarlo in vari modi, quello più comune è la parola AMORE ragion per cui andiamo a lungo a cercare completezza attraverso un’altra persona.
L’amore - dice Umberto Galimberti – non è però solo una vicenda umana poiché l’uomo, avendo la consapevolezza di dover morire, ha bisogno di coltivare un senso dell’al di là, ha bisogno di darsi risposte profonde che possano colmare la sua paura; per questo, da sempre ha avuto bisogno di poiettare la completezza e, forse, la parte migliore di sé, quella che vuole evolversi e non restare aggrappata al solo lato materiale della vita su un qualcosa che non è tangibile e che spesso ha chiamato Dio. In fondo Nettuno occupa tutte queste simbologie: è completezza, è totalità, è spiritualità.. e, in una parola è l’immagine che noi abbiamo di Dio in quanto “essere perfetto” e non più separato e diviso.
In questa ricerca i Nettuniani possono fantasticare fino a confondere il meraviglioso ma illusorio stato di innamoramento con la ritrovata completezza spirituale, vivendo così in modo altalenante tra esaltazioni e cadute nonché tra sacralità e dipendenza.
Nettuno è un archetipo che poco si interessa di ciò che è prettamente concreto e tangibile, tuttavia si occupa dell’evoluzione di ciò che è umano e quindi, può far passare i suoi stimoli e i suoi simboli attraverso Venere, la Luna e il Sole, inducendo i soggetti che hanno questi aspetti a vagheggiare il senso di completezza attraverso il partner giungendo a pensare che la “fusione” sia la vera panacea di tutti i mali e che, la trascendenza dei confini dell’Io tanto sbandierata, sia la perdita di sé stessi dentro ad un’altra persona.
Di confusione in confusione possiamo così trovare persone che credono che sia il “sacrificio di sé stessi” a redimere e a far trovare il senso spirituale della vita, ma, così facendo scambiano il masochismo con il significato autentico del sacrificio che significa rendere sacro un proprio atto.
Nettuno, se non viene interpretato bene, tende ad esprimersi ai suoi livelli più bassi.. tra cui, di sicuro vi è la “dipendenza” che, nel caso specifico è dipendenza amorosa.
Certe persone scambiano “l’attaccamento” che è la capacità di stabilire un legame affettivo stabile tra due persone distinte e separate che, pur all’interno di un vincolo solido e scelto, mantengono una indipendenza l’uno dall’altro con un legame di “dipendenza” che, invece, non solo non è una relazione bensì un fortissimo bisogno che entrambi hanno di stare legati l’uno all’altra senza che vi possa essere “separazione”, poiché questa viene vista come una minaccia alla sopravvivenza individuale.
Il confine tra le due forme è sottile ma sono le piccole cose che possono darci la misura della differenza.
Possiamo vedere la dipendenza come un vuoto profondo, un bisogno disperato di qualcosa che si pensa di non avere e che, pertanto, si cerca all’esterno; nel caso della dipendenza affettiva, in una persona.
La dipendenza è una BOA, un attracco, un luogo nel quale ci si sente sicuri, o meglio aggrappati.. e in questo sta il concetto di “sopravvivenza”; l’altra persona, in questo caso, serve per vivere… ed è interessante l’uso della parola “serve” perché è proprio di questo che si tratta. Per molti la dipendenza è l’unico modo che conoscono di stare al mondo, utilizzando un’altra persona.
Anche il masochismo però è una dipendenza in quanto la persona è convinta – spesso a qualche livello inconscio - di non poter in alcun modo sopravvivere da sola e quindi si fossilizza dentro ad una relazione in cui perde qualsiasi valore e dignità, ma in cui può riconoscersi come buona ed accettabile e non sola. Nelle persone dipendenti c’è la paura di essere rifiutate e di essere abbandonate e questo le porta a fare qualunque cosa pur di avere accanto una presenza che si sente indispensabile per vivere.
I Nettuniani sono dipendenti non solo quando assumono il ruolo di vittime, ma anche quando stanno dall’altra parte della barricata e si sentono “salvatori” di tutte le vittime di questa terra.
Anche in questo caso, Nettuno non viene assolutamente interpretato bene; infatti, qui non vi è traccia di spiritualità, ma vi è – nella vittima - fragilità ed incapacità di sostenere sé stessi e il proprio valore mentre, nel caso del salvatore, vi è la necessità di proiettare all’esterno la propria debolezza in modo da sentirsi forti a spese di qualcuno che sembra non farcela e che deve rimanere in condizioni di bisogno.
Tutto ciò capirete bene che è molto distante dal vero e reale significato di Nettuno che, come ultimo signore dello Zodiaco, in quanto signore dei Pesci e della relativa casa XIIa, desidera che noi usciamo gradualmente da ogni forma di dipendenza giacchè sono proprio i bisogni a rendere schiavi e ad impedire di ritrovare il senso di unità all’interno, unico che può farci nuovamente sentire parte di quel TUTTO da cui siamo emersi un giorno.
Per Nettuno è importante “curare e risanare”, ma il vero guaritore è colui che libera dalle dipendenze e mai colui che le crea e le mantiene.