Nel suo lato positivo l'aggressività è una componente costitutiva della vita come una spinta in avanti che tende ad affermarsi di là di tutti gli ostacoli. L'uomo, porta in sé quella tensione vitale che Jung chiamava libido, che si esprime attraverso i due rami fondamentali, l'amore e l'odio e in quest'ultimo rientrano tutte quelle gradazioni, emotive, comportamentali, di significato, dell'aggressività.
L’aggressività è basilare nella storia dell'evoluzione poiché legata alla sopravvivenza, come difesa dai predatori, per procacciare il cibo e nel tempo si raffina e assume, almeno nei contesti più evoluti, forme più ambigue, mascherate, ma non per questo meno potenti e precise.
L'aggressività è un ingrediente importante, anche se talvolta scomodo, della crescita.
I nostri figli spesso si mostrano oppositivi e tale opposizione è ancora più eclatante negli adolescenti che devono affrontare il difficile compito evolutivo di un distacco definitivo che è simile ad una nuova nascita e investono tutte le loro energie in modo propulsivo e aggressivo.
L'aggressività può esser vista come una componente-base su una linea ai cui estremi stanno polarità opposte come l’impulsività cieca che distrugge qualsiasi significato, oppure la totale accondiscendenza che coincide con l'inerte oggettualità del soggetto.
In entrambe le situazioni viene meno la sua funzione fondamentale intesa, etimologicamente, come un andare verso il primo altro, ovvero se stessi. Le intenzioni, i gesti, le parole diventano il banco di prova del proprio valore, la prova palpabile del proprio esistere, l’ingresso nella vita reale, il confronto con se stessi e il mondo.
In entrambe le situazioni la soggettività sembra incapace d’emergere in una modalità relazionale accettabile, si inserisce in ogni caso nel rapporto attraverso significati faticosamente traducibili e proprio per questo spesso non raccolti. Dietro i massicci agiti si può nascondere una profonda valenza trasformativa è proprio in virtù di tale necessità le pulsioni e le azioni che ne conseguono sono così prorompenti ed esplosive e così come avviene in natura, dietro la violenza si nasconde la vita che spinge verso il bisogno d’affermazione.
Sembrerebbe che negli esseri umani, talvolta, la violenza costituisca l’unico canale del sentirsi e del sentire in cui la modalità relazionale passa attraverso il non detto e orizzonti perduti. Gli esseri umani desiderano poter controllare le proprie emozioni, soprattutto quelle considerate negative, ma quanto più si rimuovono le istanze propulsive profonde, tanto più queste rischiano di sfuggire di mano. Anche per gli animali, misurarsi con l’aggressività significa capacità di riprodursi e avere un ruolo definito all’interno del gruppo.
L’aggressività, intesa in senso evolutivo, significa misurarsi con la competizione e il confronto, mettersi in gioco e costruire qualcosa dentro e fuori di noi, emanciparsi a partire dal rapporto con le figure genitoriali per non rischiare di vivere all’interno di una dipendenza cronica e nociva all’espansione della coscienza.
L’affrancamento dalle figure genitoriali è un compito arduo poiché il distacco è temuto e vissuto a livello di fantasia inconscia come una morte dell’individuo, ma la pulsione aggressiva trattenuta è possente e massiccia e come un fiume in piena, può rompere gli argini di controllo e cedere i territori all’agire prorompente e irriflessivo. Tanto più urgente è l'istanza inconscia, in termini di soggettività, tanto più aggressiva sarà la risposta all'ambiente relazionale. Dietro molta violenza si nasconde l’urlo di una coscienza che ha bisogno d’emanciparsi e di un’umanità che vuol farsi intera.
Nell’universo relazionale che lega gli esseri umani in modo inscindibile è spesso difficoltoso riconoscere il lato affermativo dell’aggressività e la tendenza a reprimere, nasconde sotto la pelle dell’individuo la fecondità dei possibili significati. L’aggressività mascherata o il sintomo reiterato che esprimono il vuoto esistenziale, confinano la soggettività indebolita sempre più sullo sfondo e aumentano l’inefficacia a sfere sempre più ampie di comportamento. Per l’essere umano è di vitale importanza imparare a gestire l’aggressività e la storia dell’evoluzione ne è il risultato. La metamorfosi dell’istinto in cultura significa usare al meglio la tensione vitale e tradurre l’aggressività in parole e azioni propulsive della trasformazione.
L’espressione adeguata e funzionale della propria aggressività significa poter dar voce alla propria auto-affermazione armonizzata in uno sviluppo cosciente ed equilibrato che renda giustizia alla personalità intera, significa fondare l’essere umano sia su un piano individuale sia sociale a testimonianza di una migliore possibilità di un’esistenza prospera e serena.