Se prendiamo in considerazione la ruota zodiacale come un “archetipo” ed un modello universale di come nascono, crescono e si sviluppano i sistemi tra cui l’uomo con tutto il suo corredo iniziale (istinti, emozioni, corpo e mente), allora possiamo renderci conto che il primo step è sicuramente quello in cui prevalgono l’istinto, le emozioni e le reazioni fisiche che devono ancora trovare una loro differenziazione e, soprattutto, una direzionalità. Questo significa che il segno dell’Ariete – da un punto di vista simbolico - è quello che, nello Zodicaco - rappresenta l’inizio e la nascita delle cose, per cui, nella sua valigetta degli attrezzi, si ritrova un concentrato energetico potente che lo predispone alla sopravvivenza; archetipicamente possiamo dire che è il meno dotato di riflessione e di capacità strategiche, mancanze che vengono compensate o ipercompensate dall’aggressività, dall’impulsività e dalla reattività.
Oggi come mai nella storia, ci danno fastidio i modi brutali, l’incapacità di contenere gli istinti e l’aggressività e questo perché, ritenendoci persone “civili”, pensiamo che certe potenzialità siano addirittura superflue e le percepiamo come un vecchio ed obsoleto bagaglio che ci ricorda, nostro malgrado, il lato più vicino agli animali che, ovviamente, hanno istinti molto potenti, in grado di essere coercitivi e di piegarli ai loro dettami.
Gli istinti però sono parte del DNA e sono assolutamente definiti, precisi, vere e proprie forze motrici che spingono a comportarci in un certo modo, indipendentemente dalla consapevolezza e dalla volontà; sono predisposti geneticamente per far “agire” e sono stati pensati per “guidarci biologicamente”.
Ogni volta che pensiamo all’istinto puro ci viene in mente l’uomo primitivo, un essere alto, possente e fortemente aggressivo, un concentrato di muscoli in grado di vivere in un ambiente pressochè ostile, lottando con tutte le sue forze per la sopravvivenza che, in quel caso, è più che altro fisica. Oggi ci sembra che tutto ciò sia molto lontano da noi, ma, magari basterebbe allontanarsi di qualche migliaia di chilometri per renderci conto che non possiamo ancora fare a meno dell’istinto e che, in situazioni veramente precarie e difficili, è proprio lui a mettersi al timone e a guidare la nostra barca.
Certo, oggi abbiamo sviluppato altre parti della nostra natura che sono intelligenti, interessanti, in grado di permettere all’uomo di vivere in maniera più tranquilla, senza dover ricorrere sempre alla forza per dimostrare chi deve vincere, ciò nonostante chi potrebbe mai dire di poter vivere senza i suoi “istinti”?
Indubbiamente l’istinto è codificato ed è attrezzato per “farci sopravvivere” e lo fa nel migliore dei modi, o meglio con il massimo dell’efficacia. La natura infatti non è predisposta per essere “civile” ma per essere “funzionale”.
L’istinto più presente, dopo quello vitale è l’aggressività che non ha niente a che vedere con la violenza, la distruttività e la crudeltà che, contrariamente a quanto si pensi, non sono più istinti puri ma sono già interamente governati dalla mente che, intromettendosi, li stimola e può alimentarli in modo molto sofisticato rendendoli, in quel caso, veramente perniciosi.
In effetti, l’aggressività in sé e per sé non si accende senza un preciso motivo legato alla sopravvivenza e, altra caratteristica comune a tutti gli istinti, agisce nel momento in cui serve, dopo di che, si placa e si spegne fino a quando qualcosa non la solleciterà nuovamente. In pratica l’aggressività è mossa dalla paura che accende la rabbia che, a sua volta, richiama una reazione.
Fromm, nel suo bellissimo saggio “anatomia della distruttività umana” parla dell’uso improprio della parola “aggressione” in quanto viene usata in modo indiscriminato per descrivere sia chi difende la propria vita in caso di un attacco, sia al ladro che vuole portare via il portafogli ad un’altra persona e sia a chi tortura in modo sadico una persona inerme. Lui sostiene poi che c’è ancora più confusione in quanto viene usato questo termine anche per definire l’approccio sessuale del maschio nei confronti della femmina. In pratica, dice Fromm, si applica questa parola a tutti gli atti “nocivi” senza distinguere tra ciò che è finalizzato a proteggere e ciò che, invece, è finalizzato a distruggere che, quindi contiene una precisa intenzionalità.
Dobbiamo partire da questo assunto per comprendere la vera natura dell’aggressività.. che, prima di ogni altra cosa è un istinto che serve a proteggerci il che significa che tutti lo riceviamo in dotazione al momento della nascita in quanto può letteralmente salvarci la vita.
Ovviamente, in astrologia, l’aggressività è assegnata a Marte che, manco a dirlo non serve solamente per aggredire, ma anche e soprattutto, o meglio prioritariamente per proteggerci e per difenderci, o meglio, per scattare nelle situazioni in cui una parte di noi subdora un pericolo o una minaccia.
Se non fosse chiaro il concetto possiamo andare ancora più in là e pensare a Marte come ad una parte importantissima del nostro sistema immunitario che, solo in casi di “deformazione” attacca il nostro corpo, ma in condizioni di normalità, si attiva nel momento in cui qualche virus o batterio ci attacca per “difenderci e proteggerci”.
Certo, nella carrellata dei segni, ci sono quelli più vicini all’istinto, che mostrano una maggior aggressività e quelli che, per complessità, sono maggiormente in grado di gestire questa parte e di sottometterla ad altre funzioni quali il pensiero, la ragione e la solidarietà.
Indubbiamente L’Ariete, che è il primo segno dello Zodiaco, e che ha al suo interno Marte, Plutone e Sole, è il segno che ha più a che fare con l’istinto e che, pertanto, ha minori difese da un punto di vista razionale ed è meno vicino ai processi “sociali” (mancanza di Venere).
Sappiamo però che non possiamo considerare gli istinti come “belli, brutti, buoni o cattivi” giacchè si tratta di energie che hanno una precisa e specifica funzione; sarà poi l’uomo a fare questa differenza, decidendo come utilizzarle e se lasciarle andare a ruota libera, oppure cominciare a domarle, assoggettandole agli ideali e alle motivazioni dell’Io.
Indubbiamente, gli Arieti si caratterizzano per avere una fortissima reattività il che vuol dire che hanno una scarsa capacità di mediazione con i loro istinti per cui, quando l’aggressività appare, trova autostrade per potersi esprimere.
Bisogna però pensare che l’istinto non è inutile e, soprattutto, non è stupido per cui, se l’Ariete risponde in questo modo, indica che c’è una precarietà di base su cui si inserisce l’aggressività che risponde a qualcosa di preciso. Significa che i nativi soffrono spesso di paure e di timori che, anche se coperti da una certa baldanza, tendono ad emergere in modo compulsivo scatenando reazioni del tutto incontrollate che finiscono per essere scaricate sui malcapitati di turno.
Negli Arieti l’insicurezza è anch’essa una caratteristica di base ed è sicuramente questa che dà vita ad una permalosità che genera frustrazione il tutto collegato ad una difficoltà di riflessione (mancanza di Mercurio e di Saturno) e ad una troppo prepotente tendenza a reagire per scaricare la tensione, senza prima aver elaborato l’emozione scatenante (mancanza di Luna).
Indubbiamente la vita accanto a persone compulsive può essere complicata e difficile perché le loro reazioni lasciano spesso senza parole, in una situazione di totale sconcerto in quanto sembrano brutali e senza senso e spesso del tutto immotivate in quanto non è facile capire cosa e con che intensità si muove all’interno. Gli Arieti soffrono di vere e proprie tempeste emotive che non sanno in alcun modo gestire e che, di conseguenza, tendono ad uscire in modo assolutamente grezzo e non mediato da nulla.
E’ vero che questi soggetti sono poi altrettanto pronti a cercare di riparare al danno fatto, proprio a dimostrazione della semplicità e dell’assoluta incapacità di trattenere l’impulso che parte al di fuori di ogni loro volontà cosciente.
Parte del progetto dell’Ariete consiste nel trovare realmente la forza che possa sostenere un Io capace di porsi come mediatore tra interno ed esterno, convogliando la parte istintiva attraverso una volontà cosciente in grado di organizzare risposte più sofisticate.
In caso contrario resteranno sempre in balia di compulsioni che li avvicinano più all’uomo di “Cromagnon” che al “Sapiens sapiens”.
Questo significa che ogni Ariete ha bisogno di conquistare un minimo di padronanza di sé sviluppando proprio le parti che sono inizialmente meno visibili quali il contenimento emotivo, la capacità di mediare e la capacità di trattenere gli impulsi, dirigendoli nel modo scelto dall’Io.