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IDENTITÀ ED IDENTIFICAZIONE

a cura di Lidia Fassio
 

I termini usati nella psicologia sono diventati di uso comune ma, per chi non ha una reale conoscenza, vengono spesso utilizzati in modo scorretto.

Due termini che spesso vengono confusi sono “identità ed identificazione” e, visto che questo è il mese del Leone che, come tutti i segni di Fuoco, è particolarmente interessato alla strutturazione dell’identità, cercheremo insieme di comprendere le differenze.

 

Per identità si intende un processo che inizia intorno ai sei, sette mesi di vita e perdura per tutta la stessa. L’identità è, nel gergo comune, il senso che abbiamo di noi stessi, è ciò in cui ci riconosciamo, quella parte a cui diamo il nome di “IO”. In realtà questo è assolutamente impreciso in quanto, esistono due “identità”:

 

-         quella conscia che si riferisce appunto a ciò che ognuno conosce di sé stesso e che permette quell’auto osservazione che chiamiamo “riflessione” attraverso la quale ci definiamo e scopriamo le differenze rispetto agli altri;

-         quella inconscia  che invece a noi appare del tutto sconosciuta. La particolarità di questa parte di identità consiste nel non procedere ad alcuna separazione tra l’universo interno e quello esterno.

 

Da un punto di vista astrologico possiamo dire che l’identità cosciente si può leggere nella combinazione tra Sole e Luna e i tre pianeti personali:

 

-         il Sole rappresenta la parte attiva della nostra identità, quella che fa capo all’Io che si pone progetti, ambizioni e realizzazioni e che opera affinché giorno dopo giorno noi possiamo crescere, differenziarci e comprendere “chi siamo”;

 

-         la Luna rappresenta la parte ricettiva dell’Io e della nostra identità, quella che mantiene in ogni istante un rapporto privilegiato con l’inconscio che non smetterà mai di dare informazioni alla coscienza e di spingerla a realizzare sé stessa. L’inconscio si mette in contatto con la Luna attraverso il canale emozionale che manda in circolo informazioni preziose e utili alla nostra sopravvivenza;

 

-         Mercurio rappresenta il lato “intelligente e discriminatorio” di cui l’Io si serve per capire, orientarsi ed adattarsi all’ambiente in cui si nasce e in cui si deve crescere.  E’ anche il lato percettivo che permette alla nostra identità di portare dentro le informazioni necessarie nonché di reagire all’ambiente e di trovare via via sempre nuovi adattamenti; è anche la possibilità autentica di scambio che l’Io possiede.

 

-         Venere rappresenta il lato “affettivo” dell’Io, la possibilità di partecipare e di relazionarsi con gli altri e di far parte di quella che si chiama prima “umanità” e poi “socialià”; è il principio di piacere attraverso il quale l’Io comprende cosa “desidera” e cosa “non desidera”, un radar che lo aiuterà un giorno a formarsi un sistema di “valori” che guideranno le scelte.

 

-         Marte rappresenta il lato “affermativo” dell’Io ovvero la possibilità di possedere un’autentica forza in grado di conquistare ciò che desidera e di affermare le proprie idee, i propri valori e i propri sentimenti. Senza queste tre funzioni (cognitiva, affettiva ed affermativa) l’Io non potrebbe definirsi e l’identità non esisterebbe.

 

Si tratta pertanto di un processo molto delicato che si costruisce giorno dopo giorno attraverso la relazione che abbiamo con le persone fondamentali e con l’ambiente ma non solo in quanto l’identità è anche il frutto di ciò che la nostra memoria assembla insieme, qualcosa che non si basa esclusivamente sul nostro vissuto ma sulle impressioni che di esso abbiamo; in pratica sull’elaborazione che il nostro Io riesce a fare di tutte le nostre esperienze.

Questa elaborazione permette di legare insieme il senso del passato al presente e al futuro. In un certo senso quindi possiamo dire senza tema di smentita che l’identità è più che altro una costruzione della nostra memoria più che una registrazione del nostro vissuto.

Non a caso infatti, le persone che hanno subito un trauma o chi viene colpito da “amnesia”, perde chiaramente il concetto di “identità” in quanto, non ricordare una parte della propria vita, è come non averla vissuta, ovvero “non essere esistiti”.

L’identità quindi è quel senso di continuità che ci permette di “riconoscerci” in ciò che siamo, nel nostro modo di pensare, di sentire, di amare e di affermarci, un filo conduttore che unisce ciò che siamo stati, siamo e saremo, e questo ci rassicura perché ci permette di avere costantemente il senso del nostro “essere”.

In Astrologia, l’identità non può essere solamente letta nel Sole, come erroneamente molti fanno; deve infatti essere attentamente ricavata dalla lettura dei due luminari e dei tre pianeti personali, analizzando attentamente tutte le fasi infantili che pongono i mattoni di base per la sua costruzione. I blocchi che il  bambino pone nella delicata relazione tra l’espressione della sua essenza e l’adattamento all’ambiente saranno decisivi per comprendere se l’identità sarà sana o patologica.

 

L’identificazione invece è anch’essa un processo che, nella crescita normale, avviene nell’infanzia e precisamente nel periodo tra i 4 e i 6 anni, allorché il bambino deve legare il sesso fisiologico a quello psicologico.

Il bambino impara per imitazione e, prima di potersi riconoscere in una “identità” personale, ha necessità di “identificarsi con una figura del suo stesso sesso assimilando molti tratti di quest’ultimo e modellandosi pian piano su di esso.

Astrologicamente parliamo della fase legata alla casa Va e al Leone; chiaro, questo fenomeno è normale se perdura durante questo periodo infantile in quanto serve a formarsi dei parametri di pensiero e di comportamento che lo aiutino poi a sviluppare i propri tratti caratteriali. In questa fase infantile il bambino, dopo aver concluso la fase edipica, si avvicina tantissimo ed emula il genitore dello stesso sesso e, riconoscendosi in lui, inizia a sperimentare cosa significa essere uomo o essere donna.

Chiaramente i processi di identificazione cambiano man mano che si cresce; nell’adolescenza è molto comune che i ragazzi che hanno un’identità ancora molto informe e plasmabile, si identifichino sempre con gli eroi del cuore; vengono così prese a prestito “identità temporanee” che permettono in ogni caso di scoprire delle parti di sé.

 

Possiamo dire che l’identificazione è un passaggio importante che aiuta ogni individuo a formare quella che sarà la sua “identità” nelle fasi in cui questa non è stabile e quindi non vi è ancora modo di riconoscersi in quel “continuum” di cui si parlava all’inizio.

La psicologia infatti la considera una vera e propria forma di apprendimento che passa attraverso l’esperienza altrui; questa modalità si contrappone all’apprendimento per “prova ed errore” che è invece personale.

I modelli che vengono presi a prestito nelle varie fasi di “identificazione” sono quelli che hanno caratteristiche che soddisfano certe necessità e certe aspirazioni. L’identificazione può avvenire anche prendendo a prestito i “ruoli sociali” che si vogliono acquisire.




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