Tra i segni che hanno più problemi di autostima vi è sicuramente quello della Vergine; generalmente i nativi vivono a lungo con un senso di inadeguatezza che li porta a sentirsi inferiori agli altri e spesso in colpa anche senza precise connotazioni.
Non è certo l’unica difficoltà del segno; il grande Barbault sosteneva in un suo testo che la Vergine è un segno “anale trattenuto” il che, psicologicamente, può mostrare connotazioni tendenti ad un velato “masochismo”. Il masochismo è fondamentalmente un problema legato al “controllo”; chiunque conosca bene una Vergine sa che il controllo è parte integrante della sua vita e sa anche che è proprio il controllo che impedisce ai nativi di rilassarsi e di vivere sereni.
Il controllo è una forma di difesa attraverso la quale i soggetti inibiscono tratti della loro personalità e, in particolare, pulsioni, desideri ed istinti che vengono considerati “sporchi” ed appartenenti al lato imperfetto della nostra natura.
Da dove deriva il controllo? Perché una persona ha così poca fiducia in sé stesso e nelle sue capacità di scegliere da dover bloccare una serie di contenuti psicologici attraverso il controllo fino ad arrivare – in casi estremi – alla maniacalità, all’ossessività e alla ritualizzazione.
Queste tematiche nascono dalla sensazione di “imperfezione” che la Vergine spesso si porta dentro e che deriva da forme infantili di non riconoscimento di parti della sua natura (in genere quelle sessuali e pulsionali ma, a volte, anche l’aggressività) e dall’aver sperimentato il “non essere perfetti” come un difetto, una mancanza che veniva considerata umiliante; qualcosa di cui vergognarsi e da tenere a bada.
Indubbiamente, quando un adulto infligge una simile sofferenza al figlio ingenera una scissione all’interno della psiche che raggiunge uno scopo preciso: assoggettare il figlio alla sua volontà e renderlo succube.
Ovviamente, non tutte le Vergini hanno alla base questo tipo di esperienza, ma nel caso si sia in presenza di un eccesso di controllo che sfiora forme maniacali ed ossessive, possiamo essere certi che siamo di fronte ad un certo tipo di difficoltà vissuta da piccoli.
Certo, il masochismo è sempre meno presente oggigiorno, lo era sicuramente di più nelle vecchie generazioni che subivano veri e propri attacchi da parte di persone autoritarie e affette da moralismo (di solito le due cose vanno di pari passo). Tutti noi abbiamo bisogno di avere contatto con un’autorità, ma quando questa tende a minare la sicurezza del bambino e a farlo “capitolare” facendolo sentire “sbagliato e inadeguato” allora si va molto più in là perché si infliggono frustrazioni che portano a sperimentare “impotenza e piccolezza” ma anche un continuo senso di ”imperfezione”, un non “essere all’altezza” e non “possedere quelle qualità che il genitore sostiene essere positive.
In questa situazione si sviluppano sistemi di difesa molto potenti che rispondano al desiderio interno di “diventare perfetti” chiedendo il massimo a sé stessi, esattamente come un tempo qualcuno richiedeva una perfezione che non poteva esserci. L’idea di “diventare perfetti” è quindi una forma di compensazione al senso di inadeguatezza sperimentato; fino a quando permane il perfezionismo significa che il dramma interno non è superato; certo, nel tempo questa difesa tende a diventare un vero e proprio tratto caratteriale; infatti, il perfezionismo non appare mai da solo: si collegano ad esso altri tratti, tutti difficili e tutti presenti - in maniera più o meno palese – nel segno della Vergine. Possiamo quindi cominciare dallo sviluppo di un Super Io rigido, ipercritico che, quasi sempre, diventa sabotante; non a caso, i perfezionisti sono soggetti che utilizzano tantissimo le parole “devo fare, devo essere responsabile, devo fare di più, potevo fare di più e …meglio”; è proprio da questa interiorizzazione di un’autorità esagerata, giudicante e non premiante che il perfezionista ha sviluppato anche un senso ipercritico che lo riporta continuamente ciò che gli rimproverava il genitore o chi si occupava di lui.
Il perfezionista è un soggetto che tende sempre a mettersi mete ed ideali irraggiungibili; in effetti la perfezione non esiste nell’essere umano ma, questi soggetti iniziano a controllare tutto di sé facendo e rifacendo e non essendo mai soddisfatti di nessun risultato, in quanto “mai perfetto”; in questo modo il perfezionista può continuare:
- a mantenere un basso concetto di sé;
- a mettere in moto il lato “critico” e quello “sabotante” che possono così criticare e frustrare togliendo qualsiasi soddisfazione.
- mettersi ideali elevatissimi “perfetti” ovviamente irraggiungibili.
IL problema è che, chi ha questi tratti caratteriali, ha interiorizzato anche il veto del genitore a “diventare bravo” e, per questo, teme fortemente la riuscita e, tutti questi meccanismi, gli consentono di rispettare il suo ruolo senza mai poterlo cambiare. Chiaro, come tutte le problematiche psicologiche anche il perfezionismo porta ad una vera difficoltà di vivere e quindi, in un modo o nell’altro, l’ansia e l’ossessione che ne derivano, scompenseranno la personalità fino a portare il soggetto a chiedere aiuto.
Il perfezionismo può trovarsi a livelli bassi o a livelli patologici: in ogni caso si tratta di una difficoltà enorme che blocca la persona che viene colpita in un meccanismo di coazione a ripetere che crea un profondo conflitto tra le mete che vengono individuate e le effettive possibilità di attuarle.
Astrologicamente i perfezionisti possono essere individuati non solo nei valori Vergine – casa VIa – ma anche e soprattutto, con un Saturno molto leso che tende a riflettere problemi con un’autorità inibitoria che vessa e non conferma mai il figlio e che pretende responsabilità e prestazioni che il bambino non è ancora in grado di dare a causa dell’età e dell’immaturità.
E’ molto interessante il fatto che una patologia che induce a sviluppare un perfezionismo quasi assoluto è l’ANORESSIA; Marion Woodman addirittura le chiama “malate di perfezione”. Le anoressiche sono persone che pretendono tantissimo da sé stesse, esattamente come un tempo pretendevano le loro madri che, quasi sempre, cercano un riscatto ad una vita insoddisfacente attraverso i successi delle figlie; in questo modo le ragazze tendono ad essere eccessivamente responsabilizzate anzi, in molti casi, rinunciano completamente alla loro infanzia nel tentativo di soddisfare le ambizioni materne che, però, non si fermano mai.
L’anoressica ha quasi sempre lesioni sulla casa VIa, mostra quadrature tra la Luna e Saturno e mostra, in moltissimi casi, uno dei due pianeti proprio in Vergine o in casa VIa.
La Vergine ha già di suo alcune peculiarità: è critica, tende a non avere fiducia in sé stessa, ha un grande bisogno di raffinare le sue capacità in modo da superare i limiti e le imperfezioni che tende a vedere con la lente di ingrandimento per questo, ha bisogno di essere sostenuta ed apprezzata in modo da imparare a credere nelle sue doti.
Un tempo, almeno sul piano professionale, si pensava che il perfezionismo fosse una qualità: studi recenti di psicologia sociale hanno invece sottolineato il contrario: i perfezionisti sono soggetti complessi, spesso introversi e poco socievoli, che, nell’ambito lavorativo rallentano i processi perché non si fidano delle proprie capacità e quindi sottopongono le loro prestazioni a continui e plurimi controlli; se lavorano con altre persone finiscono per bloccare anche gli altri non fidandosi e non delegando.
Per superare il perfezionismo occorre:
- lavorare sull’autostima e sul valore personale che sono sempre carenti;
- abbandonare l’idea di poter “essere perfetti” poiché si tratta di un vero e proprio delirio di onnipotenza che imprigiona in una dinamica che non dà via di scampo in quanto rende la vita un inferno fatto di controlli, di insoddisfazioni, di frustrazioni e di sensazioni di inadeguatezza;
- mettersi obiettivi “raggiungibili” in modo che si possa sperimentare la gratificazione e non solo la frustrazione;
- prendere consapevolezza che ogni cosa “è sempre migliorabile” e che dagli errori si impara tantissimo;
- diventare più elastici ed accettare la sconfitta non come fallimento, ma come possibilità di comprendere quali sono i limiti da superare.